Sant'Agnese Vergine

e Martire

 

21 gennaio - Memoria

Roma, fine sec. III, o inizio IV

Agnese, romana, non ancora sedicenne, posta nell’alternativa fra Cristo e questa vita mortale, scelse senza esitazione il suo sposo celeste, al quale, come desiderava, si unì per sempre mediante il martirio. La tradizione sulla sua passione ebbe grande popolarità e fu raccolta da papa Damaso (+384), da sant’Ambrogio, da Prudenzio e da altri scrittori ecclesiastici antichi.

Patronato: Ragazze

Etimologia: Agnese = pura, casta, dal greco

Emblema: Agnello, Giglio, Palma

Agnese nacque a Roma da genitori cristiani, appartenenti ad illustre famiglia patrizia, nel III secolo. Decise di consacrare al Signore la sua verginità. Quando era ancora dodicenne, scoppio una persecuzione e molti furono i fedeli che s’abbandonavano in massa alla defezione. Agnese rimase fedele al Cristo e gli sacrificò la sua giovane vita. Fu denunciata come cristiana dal figlio del prefetto di Roma, invaghitosi di lei e da lei respinto per mantenere fede al suo voto di verginità. Fu esposta nuda al Circo Agonale, un luogo di piazza Navona (oggi cripta di Sant'Agnese) delegato alle pubbliche prostitute. Un uomo che cercò di avvicinarla cadde morto prima di poterla sfiorare e altrettanto miracolosamente risorse per intercessione della santa. Gettata nel fuoco, questo si estinse per le sue orazioni, fu allora trafitta con colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. Per questo nell'iconografia è raffigurata spesso con una pecorella o un agnello, simboli del candore e del sacrificio. S. Ambrogio e S. Damaso hanno esaltato il suo esempio e il suo nome è scritto nel canone della messa. Nel Martiriologo romano è riportato lo scritto del beato Girolamo, che di lei dice: "Con gli scritti e con le lingue di tutte le genti, specialmente nelle chiese, fu lodata la vita di Agnese; la quale vinse e l'età e il tiranno, e col martirio consacrò la gloria della castità". La principessa Costantina, figlia di Costantino il Grande, fece erigere in suo nome una chiesa sulla via Nomentana dove ogni anno, il 21 gennaio, due agnelli allevati da religiose vengono benedetti e offerti al papa perchè dalla loro lana siano tessute le bianche stole dei patriarchi e dei metropoliti del mondo cattolico. E' patrona delle giovani, dei Trinitari, dei giardinieri, degli ortolani e protettrice della castità. La data della morte non è certa, qualcuno la colloca tra il 249 e il 251 durante la persecuzione voluta dall'imperatore Decio e ordinata dal prefetto di Roma Sinfronio, altri nel 304 durante la persecuzione ordinata da Diocleziano.

 

Agnese, santa, martire di Roma, morì probabilmente verso la metà del III secolo. Il secolo successivo, secondo la tradizione, sul luogo della sua sepoltura, Costantina, figlia di Fausta e Costantino, volle costruire una chiesa per onorarla. Nel IX secolo il corpo di S. Agnese, venerato in una arca fissata alla parte superiore della cripta, fu privato della testa che venne trasportata nel Sancta Sanctorum. Plausibilmente in quell'occasione vi si aggiunsero le spoglie di S. Emerenziana. Il 21 gennaio del 1621 il corpo della santa fu riposto, unitamente ai resti d'Emerenziana, in una cassa d'argento, sotto l'altare maggiore della basilica di Via Nomentana. Il 7 ottobre 1625, durante alcuni lavori, venne operata una ricognizione del loculo. L'insigne reliquia della testa, per volere di S. Pio X (1903-14), è oggi venerata in un prezioso reliquiario, dono del cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, posto nella cappella, dovuta al principe Don Alfonso Doria Pamphily, nella chiesa a lei dedicata a Piazza Navona. Il Posterla, nella sua guida del 1707, Roma Sacra e Profana, menziona un prezioso reliquiario in argento, contenente un braccio della Santa, custodito nella sagrestia di S. Pietro in Vincoli.

[Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari]

L'esistenza di questa giovanissima martire, vissuta agli inizi del secolo IV, vittima a dodici anni della feroce persecuzione di Diocleziano, è ben documentata. La popolarità i questa martire e la devozione che ha suscitato in ogni epoca sono tali da ritenere non improbabili le varie leggende, tramandate a voce e negli scritti, alle quali si ispira la stessa ufficiatura liturgica. Attenéndosi ad una tradizione greca, papa Damaso parla del martirio di S. Agnese su un rogo. Sembra però più verosimile l'affermazione del poeta Prudenzio, e con lui di tutta la tradizione latina, secondo cui la giovanetta, dopo essere stata esposta all'ignominia di un luogo malfamato per aver rifiutato di sacrificare alla dea Vesta, venne decapitata con un colpo di spada.

Il fatto è così commentato da S. Ambrogio, al quale viene attribuito l'inno in onore di Agnes beatae virginis: « In un corpo tanto piccolo, c'era posto ove ferire? Le fanciulle della sua età non riescono a sostenere lo sguardo adirato dei genitori, e la puntura di un ago le fa piangere: ma Agnese offre tutto il suo corpo al taglio della spada, che il carnefice brandisce con furore sopra di lei».

Attorno alla sua immagine di purezza e di costanza nella fede, la leggenda ha voluto intessere una vicenda che ha la stessa matrice della storia di altre giovani martiri: Agata, Lucia, Cecilia, inserite come lei nel Canone romano della Messa. Secondo la popolare leggenda, ad insidiare alla pudicizia di Agnese sarebbe stato addirittura il figlio del prefetto di Roma. Respinto, il giovanotto l'avrebbe denunciata come cristiana e il prefetto Sinfronio in persona, dopo averle invano comandato di rendere omaggio alla dea Vesta, l'avrebbe fatta esporre in un postribolo. Agnese però uscì prodigiosamente intatta da quella infamante condanna, poiché il solo uomo che ardi avvicinarsi a lei cadde ai suoi piedi privo di vita. (Sul luogo, identificato con il circo di Domiziano, sorse poi la chiesa di S. Agnese in Agone).

L'ostinazione del prefetto non gli permise di arrendersi dinanzi al prodigio e la fanciulla diede la suprema testimonianza a Cristo con il cruento olocausto della sua giovane vita, tenero e candido agnello offerto in dono a Dio. Un antico rito perpetua il ricordo di questo esempio di purezza. La mattina del 21 gennaio vengono benedetti due agnelli, offerti poi al papa affinché con la loro lana siano tessuti i palli destinati agli arcivescovi. L'antichissima cerimonia si svolge nella basilica di S. Agnese, costruita sulla via Nomentana da Costantina, figlia di Costantino, verso il 345.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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