dentro e fuori la discoteca L’EDUCAZIONE A RITMO DI TECHNO

 

A cura di Giuliano Vettorato e Anna Maria Maffi

1. pro e contro le discoteche
istruzioni ad uso degli educatori

Sulle discoteche non si danno pareri sfumati: o le si ama alla follia o le si odia. E gli educatori hanno la ventura di trovarsi quasi tutti da quest’ultima parte. Cosicché non si danno mediazioni. Quando si tocca l’argomento discoteca tra un genitore e un figlio si entra sovente in rotta di collisione. Alla fine ognuno fa quello che ritiene meglio. Il figlio passa la notte in discoteca o sulle strade a divertirsi, i genitori la passano in bianco in attesa di sentirlo ritornare. Poi tutti si addormentano!

É possibile uscire da questo circolo vizioso, dalla coazione a ripetere?

Noi riteniamo di sì. Ed invitiamo gli adulti a fare il primo passo. Andare incontro agli adolescenti che smaniano di andare in discoteca e cercare di capirli.

Se la discoteca piace, qualche motivo dev’esserci. Probabilmente la maggioranza dei giovani va in discoteca solo per divertirsi.  Se si vuole affrontare seriamente il problema dal punto di vista educativo, non ci si può limitare a denunciarne i pericoli. E’ preferibile cercare di entrare nella pelle di chi la frequenta e percepire i motivi per cui tanti giovani la scelgono. Avremo così l’opportunità di cogliere anche quanto di bello e di buono fornisce la discoteca ed evidenziarne le implicanze educative. E questo senza rinunciare al ruolo di adulti e di educatori, e quindi essere giustamente critici, oltre che offrire proposte alternative.

Il senso del sussidio

Ciò che proporremo in questo sussidio non sarà quindi una condanna della discoteca, bensì vorremmo fare di questo, che comunque è un problema per molti educatori, una risorsa per riflettere sulle carenze ed i ritardi che la nostra società manifesta nei riguardi degli adolescenti ed una finestra per capire le loro esigenze ecome si stia evolvendo il loro mondo. Riteniamo inoltre che nel mondo giovanile ed anche di quello della discoteca si possano trovare delle interessanti alleanze per fare di questa riflessione un’occasione per migliorare i rapporti tra società e giovani.

E’ vero che molti giovani vivono la discoteca come un mito e sono refrattari a qualsiasi discorso che osi porla in discussione, però altri sono più disponibili ad un confronto critico sia perché hanno già passato la fase della infatuazione, se ne sono stancati, oppure perché hanno avuto qualche brutta esperienza e adesso la vedono con un certo disincanto... Questi potrebbero diventare i migliori collaboratori per una riflessione critica sulla da discoteca. Così pure in vari personaggi delle discoteche (gestori, direttori, DJ, PR, baristi, ecc.) si possono trovare delle interessanti alleanze, perché conoscono molto bene il loro ambiente, i rischi che esso rappresenta e sono per primi interessati a migliorare l’ambiente, se non altro per motivi economici.

Perciò proponiamo di affrontare il tema discoteca secondo questa prospettiva:

*   Analisi critica dei bisogni giovanili a cui la discoteca risponde, e di quelli a cui non risponde;

*   Vedere se a questi bisogni la società risponde o no, e perché?

*   Cosa fare per migliorare la situazione in discoteca (salute, rapporti tra persone, ecc.)

*   Cosa fare per migliore la situazione nella società, migliorare l’ambiente in cui viviamo, soprattutto trovare degli spazi e dei modi con cui la vita giovanile possa esprimersi senza dover ricorrere sempre e solo alla discoteca.

Ecco allora il titolo del sussidio: dentro e fuori la discoteca.

E’ importante entrare dentro la discoteca, conscerla, valutarne tutti gli aspetti, anche quelli positivi. Suggeriamo di far cogliere questi aspetti agli adolescenti ed aiutarli a viverli bene, a considerare quest’esperienza come un elemento di crescita. Troppo sovente la svalutazione della discoteca ha portato a viverla con un senso di colpa, come un fatto marginale, insignificante, trasgressivo. Accentuando perciò gli effetti negativi (che pure esistono).  Inoltre non va trascurata la possibilità per l’adolescente di adoperarsi per migliorarla. Se educhiamo dei giovani che agiscano responsabilmente verso le discoteche, forse dovremo lamentarci meno dei loro pericoli.

Ma la discoteca va anche portata fuori: tutta la ricchezza che la discoteca esprime, i bisogni che interpreta, le soluzioni che propone, devono diventare degli stimoli per migliorare la nostra vita quotidiana. Per troppo tempo le istituzioni politiche ed educative si sono disinteressate dei nuovi bisogni giovanili. Questi sono stati colti ed interpretati più da strutture commerciali, con evidente interesse soprattutto per economico. E’ ora che le istituzioni si facciano di nuovo interpreti dei bisogni giovanili e da essi si lascino mettere in discussione. Forse solo così potranno recuperare l’interesse dei giovani e dare una risposta formativa a questi bisogni.

Un itinerario

Il sussidio, fa proprie queste idee e cerca di svilupparle secondo questa percorso:

1. Presentazione del “fatto-discoteca” corredato di alcuni dati per conoscerla e capirla

2. Riflessione su alcune dimensioni della discoteca che rappresentano altrettanti bisogni giovanili: queste arricchite di alcune opinioni di giovani intervistati e di una pista di riflessione per il lavoro di gruppo.

3. Alcune attività alla fine come stimolo per rendere più dinamico il confronto con la discoteca e tradurre in pratica alcuni dei soggerimenti offerti nel corso della trattazione.

Tutto quello che viene offerto è solo del materiale. Ogni animatore-educatore dovrebbe essere capace di servirsene secondo le sue esigenze ed obiettivi. Non è stato facile preparare questo materiale, perché è difficile pensare alle tante situazioni in cui si si può imbattere trattando del tema della discoteca. Si passa dal gruppo che la conosce solo per sentito dire a quello che invece la frequenta abitualmente. Diverse diventano a questo punto le conoscenze che si hanno, gli obiettivi che si pongono e le dinamiche di cui avvalersi. E’ allora importante selezionare il materiale e le proposte in base al tipo di pubblico e agli obiettivi che si hanno. Non tutto ciò che proponiamo è utilizzabile da tutti. Va dosato e amministrato con una certa sagacia e fantasia.

Un percorso possibile sarebbe quello di fare una esperienza in discoteca (o vedere un film sulla discoteca); discutere insieme su questa esperienza, utilizzando alcuni dei suggerimenti offerti nel sussidio; preparare delle domande da fare a degli esperti; invitare ad una tavola rotonda gli esperti; preparare un articolo di giornale, un manifesto sulla discoteca. Organizzare un festival/rassegna della espressività giovanile, al cui interno invitare alcune personalità pubbliche (amministratori, forze sociali, operatori del tempo libero e della discoteca) a dibattere sugli spazi giovanili nel tempo libero e sui modi di rispondere meglio alle loro esigenze.

2. Techno generatioN
ovvero... il fenomeno discoteca alle soglie del 2000

La discoteca è  un sano luogo di tentazione. Sano perché ballare è  comunque divertente, liberatorio, creativo, ti fa fare movimento,  ti riporta alla tua “naturalità”, ti fa staccare la spina, ti fa incontrare e scontrare con tanti tipi che altrimenti non conosceresti mai; così come può favorire un incontro su basi diverse con i tuoi amici di “fuori”. Tentazione perchè la discoteca puòanche essere il luogo dove le regole possono essere rotte con una certa facilità, dove i limiti del possibile sono molto sfumati e soggettivi, dove non c’è nessuno che ti controlla o che ti dice quello che è più giusto per te, conoscendo quello che sei, quello che provi, quello che cerchi... E lì, se non sei un tipo “tosto”, puoi perderti in tanta nebbia... (Tiziana, 22 anni)

“Nella mia vita sono stato in discoteca una sola volta a Londra, una decina di anni fa, e sono dovuto scappare quasi subito, stordito dal rumore e dalle luci. Cio’ che ricordo e’ l’impressione di una grande confusione e di ragazzi completamente stravolti e sudati che ballavano. Uscendo mi sono chiesto se era normale fare tanta fatica per divertirsi.” ( E. Biagi )

Io i ragazzi piu’ interessanti li ho incontrati in discoteca. Gente simpatica, “vera” e allegra che si sa divertire ma con cui ci puoi anche fare un discorso.

In discoteca sono andato pochissime volte. Le prime per curiosità. Qualche altra partecipando a feste organizzate. Una volta a Capodanno. Per carità! Pagare per trascorrere l’intera serata nella più assordante delle confusioni o per finire rifugiati nei salottini a bordo pista pur di scambiare qualche parola, è un’idea assolutamente folle.

È un mondo che non comprendo, nel quale mi sono sempre trovato a disagio. Niente di drammatico, ma un certo disagio c’era. Penso di essere un ragazzo normale, né seguace di una moda fino alla morte, né per principio contro tendenza. Sono io, come mi piace e basta.

“Il bello è che riesco a non pensare. Ascolto solo la musica e mi sento bene. Non c’è più niente che mi fa soffrire, nessuna sensazione di disagio. Mi dimentico di essere una buona a nulla e arrivo perfino a volermi bene. La testa diventa leggera e vola come un palloncino. Mi muovo per conto mio, non mi sforzo neanche di seguire il ritmo. Chiudo gli occhi e faccio in modo che nessuno mi sfiori. Voglio stare sola e parlare con il mio corpo. Dimenticare di essere circondata dalla folla. Se avessi i soldi, fitterei il locale solo per me. Gli altri non mi interessano. Quando li guardo non mi piacciono, anche se mi somigliano in tutto quello che fanno. Poveretti anche loro. Non ho paura qui. Questo è il mio mondo, tondo e senza spigoli, che non può ferirmi. Non chiede spiegazioni e non pretende di cambiarmi. Non devo sforzarmi di apparire diversa da quello che sono per paura dei giudizi altrui. Qui nessuno sa niente dell’altro. Come se non ci vedessimo. Ed è terribile quando arriva l’ora della chiusura, quando si spengono le luci e devo tornare a casa. Sopportare lo sguardo di compassione di mio padre e mia madre, due persone in gamba, che hanno studiato e si sono costruite una posizione e non meritavano una figlia come me. Per loro sono stata subito una delusione. Almeno si arrabbiassero. Invece mi guardano e non dicono niente. Ma io lo so che si vergognano”. (Paola  17 anni)

Questo mondo anche per me non è il migliore dei mondi possibili, ma non capisco a cosa porti rinchiudersi e rifiutare sia di parlare che di pensare. Abbiamo tutti le stesse paure, di non farcela, di faticare sui libri inutilmente, di vederci passare avanti gente meno preparata ma raccomandata. La paure sono le stesse, io però penso che si debbano affrontare in modo costruttivo e non arrendersi subito. Tanto, se ci si nasconde, nessuno verrà mai a cercarci”. (Fabrizio, 19 anni)

Io non ci sono mai stata in discoteca un po’ perche’ negli ambienti in cui sono cresciuta, famiglia, amici di scuola e anche gruppo parrocchiale, me ne hanno parlato quasi sempre negativamente; e poi non mi attira proprio il tipo di gente che ci va, non mi sembra che sia migliore di me o che abbia meno problemi a vivere la propria vita, anzi secondo me e’ l’opposto. Sono sicura di poter fare degli investimenti migliori per i pochi soldi che ho in tasca  (Claudia, 18 anni)

Non esiste la “DISCOTECA”. Tu puoi fermare 10 ragazzi presi a caso e chiedere loro se vanno in discoteca e vedrai che alla fine loro ti parleranno di 10 posti diversissimi tra loro, accumunati solo dal fatto che c’e’ musica e ballo, forse. Se poi gli chiedi il perche’ ci vanno, avrai altre dieci versioni diverse... Vuoi la mia versione? Boh, per dirla alla Jovanotti credo possa davvero rappresentare “l’ombelico del mondo” per i giovani ...          (Daniele, 23anni)

R - Veniamo in discoteca anche perché altre cose da fare non ce ne sono. In settimana si può andare in birreria ed il sabato sera, tanto per cambiare, si viene qua. E... niente. E poi è un ambiente abbastanza strano, in cui, almeno io, mi diverto tantissimo, e difatti il lunedì aspetto subito il sabato per venirci di nuovo.

B - Diciamo che si aspetta il sabato sera, per uscire la sera. Però non è che vengo qua perché non c'è altro da fare, è ovvio... non perché manchino i divertimenti, secondo me, perché siamo noi anche non sappiamo divertirci: è la mia opinione. Non sappiamo divertirci perché, trovo, che ci sia tanta gente che, magari se non beve quel bicchiere in più o non si fa un cannone, droga o alcol, non riesce a divertirsi. Trovo che ci sia tanta gente che fa così, io compreso. Non so, vengo in discoteca perché è un modo di passare la serata, però non è che aspetto il sabato sera per venire qua. Vengo qua perché ci vengono tutti, perché mi piace la musica e via discorrendo. Però, se ci fosse dell'altro da fare, mi va benissimo. (Bitto, 20 anni, Romina, 19 anni)

Luci accecanti, continui flash, buio a tratti, volumi altissimi, una massa sudaticcia, informe si muove, si urta, gesticola contendendosi lo scarso spazio: sembra la descrizione di una bolgia infernale; invece è una discoteca. Agli adulti fa impressione e a volte ribrezzo: non riescono a capire cosa ci sia di divertente.

Ma loro, i giovani, ci vanno matti. Infatti il divertimento in discoteca rappresenta una delle attività di tempo libero più diffuse: è l’obiettivo di milioni di giovani, sovente con la più totale esclusione del mondo adulto. Infatti secondo i dati dello Iard, che ogni quattro anni scandaglia il mondo giovanile, il ballo coinvolge almeno otto milioni di giovani italiani, soprattutto in età adolescenziale. Con una continua crescita; anche se i discotecari (con dati SIAE alla mano) piangono per la riduzione delle entrate.

L'interesse per le discoteche è connesso alla frequentazione del gruppo dei pari, un momento particolarmente atteso e voluto soprattutto in quel tempo della vita in cui si cerca l'incontro con l'altro con il desiderio di conoscere e sperimentare il sé attraverso l'esplorazione di nuovi territori. La discoteca diventa la continiuazione delle compagnie del muretto o all'angolo della strada.

Importante è il ruolo di queste esperienze anche nell'ambito della socializzazione. Nell'epoca contemporanea i processi di socializzazione tendono a moltiplicarsi, a differenziarsi e a intersecarsi in analogia con i processi di pluralizzazione che investono il sociale. La socializzazione viene così a configurarsi come una rete di relazioni che attraversa molteplici territori di azione, reali e simbolici, e si declina secondo il paradigma comunicativo. Spesso queste attività si configurano come un pretesto per stare assieme e per rispecchiarsi nell'amico, cercando in lui l'aiuto di cui ogni adolescente ha bisogno per crescere. Lo strumento che facilita l'identificazione con il gruppo di coetanei è quello comunicativo. I codici e i linguaggi si sviluppano in modo orizzontale, nell'intreccio dei rapporti tra i diversi gruppi dei pari e i vari ambiti comunicativi di socialità e di aggregazione, delineando una prospettiva di autosocializzazione. Anche i luoghi della socializzazione sono mutati e si trasformano. Per i giovani la dimensione del loisir assume una crescente importanza come laboratorio dell'esperienza e della costruzione dell'identità.

In una società che spesso costringe le nuove generazioni ai margini della vita produttiva, il tempo di non-lavoro ridisegna i ritmi e i modi dell'esistenza. Sono allora i luoghi del consumo a divenire gli spazi significativi dei processi e dei riti dell'interazione sociale dove si compongono le nuove geometrie relazionali.

Gli studi e le ricerche condotte sul fenomeno mettono in evidenza che le motivazioni prevalenti della frequenza delle discoteche sono essenzialmente di tre tipi: la passione per il ballo e la musica, le possibilità di incontri e di aggregazione, l'adesione alle scelte degli amici, uscire fuori dal grigiore quotidiano e fare qualcosa di diverso.

Un giro di miliardi

Io a grandi linea non ho niente da ridire sulla discoteca in sé, ma mi spaventano gli interessi economici che si intrecciano dietro il fenomeno discoteca e che fanno si’ che i ragazzi spesso siano in balia di autentici criminali che pur di fare quattrini sulla loro pelle, vendono qualunque tipo di schifezza, senza curarsi minimamente del bene dei giovani. Dalla droga, al rumore travestito da musica, dai vestiti piu’ assurdi, antiestetici e pericolosi (tipo gli zatteroni); dai gadgets piu’ inutili, ai personaggi piu’ trasgressivi. E te li vendono come se fossero fantomatiche chiavi di accesso per reconditi paradisi che il mondo degli adulti cattivoni ed egoisti gli vuole tenere nascosti. E i ragazzi, soprattutto i più confusi e fragili “bevono” tutto... A proposito di bere poi, ma non hai notato come spesso il mondo musicale, cosi’ tanto caro a tutti i giovani sia sponsorizzato da case che producono alcool, birra su tutti. O ancora da case che producono affascinanti automobili da corsa... Poi le stragi del sabato sera tra i giovani che guidano in stato di ebbrezza sono solo una tragica ed inevitabile fatalita’... Ma dai, a chi vogliono darla a bere?... E vogliamo parlare poi del tipo di cibo “normale” che le vogliono rifilare ai giovani, dolci e roba gassata, cioè roba che fa male che ti gonfia e ti ingrassa solo a guardarla, salvo che poi la stessa discoteca prima bombarda l’immaginario dei ragazzi con i modelli dei corpi perfetti di ballerini super dotati e di cubiste provocanti, poi casualmente ti presenta la sua convenzione con la tal palestra... Secondo me tutto questo non c’entra molto con lo stare bene e il far crescere delle persone libere, sane, felici...  Mi chiedo se i ragazzi sono così  svegli, preparati e forti per capire e resistere al GRANDE INGANNO.   ( Fabio, 28 anni )

Le discoteche in Italia sono circa 6.000, più degli Stati Uniti, quante quelle di Francia e Germania messe assieme. Tuttavia i numeri sono aleatori: continuamente ne nascono e ne muiono e nemmemo il Sindacato dei Locali da Ballo riesce a star dietro all’evoluzione del settore. E’ un settore in continuo movimento, che se non si rinnova diventa rapidamente out e perde clientela. Così per la discoteca si assiste ad uno dei più alti livelli di turn-over: gli ultimi ritrovati tecnoplogici, mode e musiche d’avanguardia, nuovi personaggi, creatività nell’arredamento, nella disposizione degli spazi, nei giochi e nelle ambientazioni. Ed ogni tanto il rifacimento completo del locale, magari con cambio di nome e di clientela. Ovviamente tutto questo ha un costo. Secondo alcune stime una discoteca media, da 1000 posti, costa, chiavi in mano, sui 3 miliardi, gli effetti luce e annessi 300-400 milioni, non parliamo poi della sicurezza, per cui le discoteche sono controllatissime, o i costi del personale.

Per realizzare un’attività di tali proporzioni, di quante entrate dispone la discoteca? Quali sono gli utili? Risposte precise non ne esistono. C’è chi fantastica attorno al miliardo tondo incassato da una discoteca top nei tre appuntamenti classici: Natale, Capodanno e Ferragosto. Però serate dai 50 ai 70 milioni sono consuete nei posti migliori, dove l’ingresso sta tra le 20 e le 30 mila lire, consumazioni aggiuntive a 10 mila lire. Un incasso annuo di 2 miliardi è alla portata dei locali aperti tutto l’anno.

Oggi la discoteca è una vera industria del tempo libero, che fa girare sui 2.000-2.500 miliardi l’anno: più del calcio o del cinema. Con l’indotto, arriva a dare lavoro a circa 100 mila persone. Le medie e piccole industrie che lavorano per la discoteca si aggirano sulle seicento con circa diecimila addetti e 2.600 miliardi di fatturato annuo.

Le mille e una discoteca

Alla discoteca vengono sovente associati immagini di giovani che danzano invasati in un sabba di droga, sesso & rock’n roll. La contiguità con la droga, le ore notturne, gli alti volumi della musica, le luci stroboscopiche, le corse verso la morte contribuiscono a ribadire quest’idea. Ma pensare alla discoteca come ad un luogo sempre uguale è l’errore più madornale che si possa fare.

La stessa ricerca scientifica ne ha preso atto. Alcuni anni or sono Lamberto Cantoni ha elaborato una tipologia di effetti dell’intrattenimento notturno di musica e ballo articolata per target di pubblico e di locali e suddivisa in quattro categorie:

*    l'effetto nazional-popolare: un tipo di serata o di locale frequentato da persone di tutti i ceti che privilegiano soluzioni di intrattenimento conclamate come feste o animazioni e che non sconfinano quasi mai negli eccessi. Si balla di tutto e la musica viene vissuta senza isterismi;

*    l'effetto teatro: privilegia l'aspetto trendy, l'eleganza e l'originalità dell’ambiente sono importanti così come il pubblico che viene selezionato. Sono eventi dove l'animazione deve essere curata come spettacolo a sé stante e sono graditi anche testimoni importanti. La musica e il ballo non producono mai vistosi effetti di coinvolgimento di pubblico;

*    l’effetto tendenza: esaspera il riferimento alle tendenze della moda interpretate creativamente dai giovani; la musica e il ballo sono maggiormente ritualizzati rispetto all'effetto teatro; la musica diventa avvolgente e aumenta l'importanza del dee-jay;

*    l’effetto border line: privilegia il carattere estremo dei vari componenti utilizzati per la ritualizzazione; è evidente l'eccesso di decibel, l'abuso di alcol, la destrutturazione delle apparenze. Per Cantoni l'effetto border line "nasce nei rave party, si espande alle feste organizzate in club, in luoghi abusivi, poi arriva in discoteche alla frutta, affittate per una serata a gruppi di giovani, alla ricerca del business facile". Ed è proprio questo segmento di pubblico che è stato utilizzato nelle campagne dei media per etichettare sbrigativamente, e con titoli sensazionali, il cosiddetto "popolo della notte". Una definizione generica e impropria sotto un duplice profilo: intanto perché si tratta di un universo molto differenziato di individui e di gruppi, diversi tra loro per età, condizioni e stili di vita, modelli culturali, attese verso il futuro, modalità stesse di fruizione del tempo libero, della musica dei riti del ballo; in secondo luogo, perché le ore della notte sconfinano ampiamente nella luce del giorno, in un continuum temporale che non corrisponde più alla consueta sintassi dell'orologio.

Altri studiosi hanno messo a fuoco sette profili di giovani partecipanti ai riti del ballo:

*   gli integrati, ossia coloro per cui la discoteca rappresenta la ricerca di sensazioni positive in relazione alle possibilità che essa può offrire, senza propensioni verso lo sballo;

*   gli alternativi, giovani alla ricerca di particolari sensazioni "sia in relazione a sostanze psicotrope sia in relazione alla ricerca di nuovi codici espressivi che nella realtà quotidiana non sono permessi";

*   gli adattati, che scelgono la discoteca solo per passatempo, in funzione delle preferenze degli amici o per mancanza di offerte più valide;

*   i non adattati, che frequentano i locali solo occasionalmente e li vivono quasi come un obbligo aggregativo;

*   per gli sballati la discoteca "rappresenta sia la causa che l'effetto di una ricerca di sensazioni estreme per poter strafare, per non essere da meno degli amici, per alterare le proprie facoltà" magari entrando nei locali già “su di giri”;

*   i seduttori, soprattutto uomini, e in parte donne, alla ricerca di avventure e di incontri piacevoli;

*   i violenti invece  “sfruttano il sovraffollamento del locale, la musica assordante per provocare o rispondere a provocazioni”.

Tutto questo dice quanto diversificate siano le discoteche e varie le persone che le frequentano. Pensare alle discoteche solo come fossero dei festini sabba, corrisponde più ad un luogo giornalistico che reale. Si va dalla discoteca all’angolo della strada per famiglie, ai mega incontri sulla riviera romagnola che muovono giovani da un capo all’altro dell’Italia. Dalla discoteca organizzata dalla scuola per un compleanno al rave-party clandestino per i patiti di musica underground e pasticche a vagoni. Cos’hanno in comune questi fatti? Solo il fatto che c’è gente, musica e ballo. Ma volerli equiparare è come mettere insieme “L’osservatore romano” e “Novella duemila”, solo perché scrivono notizie su carta...

Anzi, c’è chi si lamenta che in questi anni le discoteche sono diventati luoghi eccessivamente normati e codificati. Ci sono i buttafuori e i buttadentro; c'è il biglietto da pagare o c'è la consumazione obbligatoria; c'è quello che ti controlla, e quello che non ti lascia entrare se non corrispondi a certi requisiti. All’uscita dalla discoteca ti puoi trovare addosso i cani, polizia e carabinieri che ti perquisiscono o ti fanno il palloncino. Così tanta gente si stanca e cerca altro.

Oltre ai già citati rave, sono nati gli “after-hours”, che è un modo di prolungare la festa, una volta chiuse le discoteche, fino a mezzogiorno o anche alla sera. Si arriva, attraverso spostamenti vari, a maratone di ventiquattro-trentadue ore. Prevale infatti, negli ultimi anni, l'attitudine all'attraversamento: in una serata o un fine settimana si cerca di fruire del più elevato numero di offerte possibili. Stanno nascendo sempre più bar che offrono musica e possibilità di ballare senza eccessive pretese.

La domanda giovanile sembra orientarsi verso contesti che pongano minori vincoli e che offrano climi di novità e di libertà: le opzioni verso le feste autogestite, su un versante, e quelle verso i discobar, sull’altro, possono essere considerate come indizi di conferma. Si nota, infatti, una certa insofferenza nei confronti della pesantezza di apparati e procedure: nella sfera del divertimenti si è alla ricerca di occasioni più spontanee di aggregazione, di spazi liberi da griglie e obblighi.

3. in discoteca per...

Passiamo in rassegna in questa sezione alcune dimensioni della discoteca che evidenziano i principali motivi per cui gli adolescenti la frequentano così assiduamente. Questi motivi sono a loro volta delle spie dei bisogni segreti di questa generazione. Bisogni da tenere in attenta considerazione. Probabilmente ci rivelano un mondo giovanile sconosciuto; tensioni, appetiti, voglie ritenute, forse a torto, non importanti. E’ l’averle trascurate ha messo le istituzioni educative e sociali all’angolo. Invitiamo perciò a fare dell’analisi dei motivi per la discoteca, un’occasione per riflettere su queste dimensioni dimenticate, per, non solo vedere se in discoteca si può far meglio, ma anche se si può migliorare l’offerta educativa globale. La discoteca diventa un tema generatore: dalla riflessione su di essa, si può riflettere su tutta la vita, la società, i comportamenti, le convinzioni di fondo.

... stare insieme e incontrare facce strane

-La discoteca è un posto dove si ritrovano tutti gli amici... Diciamo, più che altro, non per ballare, ma per ritrovarsi insieme agli amici. Così, farsi due risate... (Paolo, 18 anni)

- Uno già viene qua con degli amici, dopo dentro più o meno cono­sce tutti quanti con un po' di tempo. Dopo che uno conosce tutto quanto dentro balla, parla con degli amici con cui è venuto da casa, poi con altri che stanno qui e con cui uno si riunisce il sabato e la domenica quindi è tutta una comitiva. Dopo è chiaro, se ci sono altre ragazze nuove uno cerca di conoscerle. (Federico, 18 anni)

- Non ho difficoltà a comunicare con altri, affatto. Magari incontro una persona che neanche conosco: è capace che parlandoci, una piccola parola, poi ci divento subito amica.... (Federica, 17 anni)

Vivere nella vasca del pesce rosso, con le bocche dei miei amici che si aprono e chiudono senza che esca una sola parola con suono proprio, può essere l’esperienza di una volta, forse qualcuna più di una, ma niente di più (N.N.).

L'amico della discoteca è l'amico di una sera: la vera amicizia non nasce da un incontro così, di una sera. Nasce da una profonda conoscenza sia dell'uno che dell'altro, per cui una cosa così in discoteca non di può fare (Raffaella, 20 anni).

La discoteca è in assoluto il posto dove ci si sente più soli nella vita. La discoteca è il luogo emblematico dove tutti devono fingere di divertirsi, fingere di parlare con gli amici e invece guardano alla ragazza che sta passando. E' un ambiente segnato da un sacco di piccole ipocrisie che fanno sì che alla fine ci si senta soli (E. Ruggeri).

- Ormai ci sono sempre le stesse persone: c'è un gruppetto, il clan con il capo e chi è nuovo non è accettato. Dicono: «straniero, mai venuto...». Almeno, da quel che consco io, tagliano fuori. Anche con le ragazze è difficile; non puoi dire un «ciao»: pensano subito al peggio. In tutta la discoteca non c'è un paio di ragazze che ti rivolga la parola: fan già parte di una compagnia e snobbano tutti quelli che vengono da fuori (Andrea, 19 anni).

Vanno offerti ai giovani degli spazi dove potersi incontrare e manifestare ballando, parlando, esibendosi, comunicando... Una delle sofferenze più grosse dei giovani di oggi è la solitudine. Non è soltanto di essere da soli, ma di avere una grande difficoltà a comunicare tra amici, tra ragazzi e ragazze. Di qui scatta l’illusione di vivere alcune ore insieme in discoteca dove potersi toccare e esprimere senza inibizioni al suono della musica. Così la discoteca finisce per offrire quella relazione che è un bisogno vitale (d. Gino Rigoldi).

Uno dei motivi  che le ricerche indicano più importanti per cui i ragazzi vanno in discoteca è quello di trovarsi insieme ad altri. E’ rarissimo che un giovane vada in discoteca da solo. Di solito ci va con la  comitiva, un gruppo di persone molto omogeneo nei gusti e nel modo di pensare, di parlare, di vestire e di sentire. E con la speranza di poter allargare questa comitiva a qualche altra persona, a qualche nuovo incontro.

Questa ricerca di socialità ed aggregazione è un fenomeno tipico dell’adolescenza, e corrisponde al grande moviemento di distacco dalla famiglia e di creazione di nuovi rapporti sociali. In questo contesto il gruppo funzione come zattera di traghettamento. Esso offre all’adolescente

*   uno “status simbolico autonomo”, che assicura parità e partecipazione ed è fonte di autostima;

*   un quadro di riferimento, di valori e di norme, che rappresenta la cultura del gruppo;

*   un appoggio emotivo nella fase dell’emancipazione familiare;

*   protezione contro gli adulti.

Praticamente il gruppo consente di soddisfare il “bisogno di autonomia, di protagonismo, di sperimentazione, la voglia di fare e sperimentare in proprio”. Questo particolarmente in una situazione come l’attuale in cui ai giovani è dato poco spazio e in un contesto di complessità sociale e pluralismo culturale in cui è difficile trovare un proprio ruolo in società ed avere delle idee chiare.

D’altra prte nel gruppo si corrono anche dei rischi, come quello di un eccessivo conformismo, di una acquiescenza acritica alle norme e ai codici del gruppo, di un annullamento delle qualità individuali. Tutto questo può portare a comportamenti collettivi distruttivi, come l’esclusione dell’altro, la violenza, il razzismo, il vandalismo, le scorribande notturne, la delinquenza, l’uso e lo spaccio di stupefacenti, ecc. Questi vantaggi e rischi sono tutti presenti nei gruppi che frequentano le discoteche, fino al punto che alcuni fanno di una certa discoteca la loro base, su cui pongono una specie di protettorato, con norme a cui tutti devono sottostare.

Inoltre, già all’inizio sottolineavamo che gli adolescenti di oggi prediligono la comunicazione. Lo si vede anche in discoteca attraverso la ricerca di nuovi contatti, i tentativi di stabilire rapporti con persone nuove. E’ la socialità che si apre a nuovi orizzonti, per cui la discoteca può diventare una situazione di “stato nascente” per il modo diverso di stare assieme a dischiude.

Però c’è anche da interrogarsi sulla qualità dei rapporti in discoteca. Alcuni dicono che sono stupendi, altri invece che sono inevitabilmente condannati alla superficialità e al pressapochismo, anche perché non c’è possibilità di comunicare molto, dato l’elevato volume della musica. Per cui il rischio della solitudine, a cui uno cerca di sfuggire in discoteca, non verrebbe risolto, ma solo eluso.

 

DOMANDE:

I giovani parlano della discoteca come di un luogo dove fare nuove conoscenze e nuove esperienze con un grado di libertà e di immediatezza spesso sconosciuto negli altri ambiti sociali della loro vita. Un posto che permette loro di sviluppare un nuovo codice di gesti, parole, abitudini e comportamenti totalmente slegato dal mondo degli adulti. Prova a parlare con tuoi amici sul tipo di rapporti che si stabiliscono in discoteca confrontandoli con quelli fuori. Che cosa si potrebbe fare per migliorare gli uni e gli altri?

*   Secondo qualcuno si va in discoteca per stare con gli amici, per trovare persone nuove? Sei daccordo che sia il motivo principale?

*   Può essere soddisfacente l’amicizia, il tipo di rapporti che si costruiscono in discoteca, oppure sono solo superficiali?

*   Dall’esperienza che hai tu o da quello che hai sentito delle discoteche della zona, rapporti sono tranquilli, soddisfacenti o ci sono dei problemi (indifferenza, esclusioni, bande, risse...)?

*   Come sono i rapporti negli ambienti che frequenti (gruppo, oratorio, parrocchia, scuola, famiglia, quartiere/paese)?

*   E’ vero che il mondo giovanile soffre di solitudine? Ne sai qualcosa personalmente? Sai di qualcuno che è particolarmente solo? Cosa si fa per venirgli incontro?

*   Prova a fare una analisi comparata sulla qualità dei rapporti in discoteca e in qualche altro ambiente dove vivi. Prova per esempio ad analizzare i riti di accoglienza, oppure la preparazione delle feste, il tipo di comunicazione verbale o quello non verbale. Come vengono gestiti i rapporti con le persone, tra i vari gruppi, come viene gestita (o non gestita) la violenza. Vedere alla fine cosa si può imparare dalla discoteca e cosa si può fare per evitare alcuni inconvenienti sia in discoteca che nella vita quotidiana. Per esempio: posso fare qualcosa per migliorare i miei rapporti con gli altri? Per aprirmi a conoscenze, amicizie nuove? Superare situazioni di conflitto?

... per cuccare

- La maggior parte dei miei coetanei pensa che la discoteca sia un posto dove si può trovare la ragazza, e basta.  (Massimo, 19 anni).

- Se uno va in discoteca parte con l'idea... oggi mi faccio quella, oggi mi faccio quell'altra...!         (Gino, 18 anni).

In discoteca non esiste l'amore vero (Massimo, 19 anni).

Ti fai la ragazza, magari ci esci ancora un po' assieme e basta. Però io più che altro vengo per divertirmi e bon. Cioè, senza problemi! (Daniele, 18 anni).

- Le ragazze da discoteca sono superficiali, quindi non è che si instaura un rapporto molto profondo, più che al­tro superficiale  (Raul, 16 anni).

- Se vai a ballare hai voglia di stare con gli amici, fai bordello con gli amici... e non te ne frega niente. Certe volte... ogni tanto ti viene la voglia di andarti a cercare una ragazza, perché non puoi mica stare sempre senza. Ogni tanto c'è bisogno!          (Gino, 18 anni)

Cosa cercate dal rapporto con una persona?

C - Prima di tutto l'amicizia, conoscersi meglio, poi se c'è qualcosa... se uno sente qualcosa di diverso... insomma, se è reciproca questa cosa, allora sì, se no... se non è reciproca, non vedo perché lui deve insistere. E poi non penso che ci sia solo quella cosa, ma ci può essere anche un'amicizia.

A - Ad esempio se io guardo un ragazzo, magari mi interessa, ma non è perché mi interessa fisicamente, perché vorrei conoscerlo, invece non ti danno modo di conoscerli. ... Appena guardi un ragazzo questo viene là... e allunga le mani. Una cosa che mi dà molto fastidio (Cristina, 15 anni, Arline, 16 anni)

Secondo un certo immaginario collettivo, il successo della discoteca è dovuto alle opportunità di “rimorchiare” o “cuccare”, come si dice, cioè di qualche avventura amorosa.

Le ragazze siano sembrano meno ossessionate da quest’idea. L’analisi di alcuni dati conferma quest’indicazione: i maschi che indicano nell’incontro con persone dell’altro sesso i motivo per venire in discoteca sono il 46% contro il 21,6% delle femmine. Ma sarà poi vero? I ragazzi, dicono che le ragazze hanno i loro stessi desideri, ma li manifestano meno apertamente.

L’adolescenza rappresenta il momento in cui questa ricerca ha più senso che mai. L’adolescente sta preparandosi ad avere una sua vita autonoma e a formare una famiglia propria. Perciò va alla ricerca dell’anima gemella. La discoteca diventa un luogo dove mettersi alla prova come essere sessuato e cercare il/la proprio/a partner. Ma in un'epoca in cui la maturazione biologica viene sempre più anticipata e quella sociale viene sempre più posticipata, si allontana sempre più il momento di costruire una propria famiglia ed avere una vita sessuale equilibrata e responsabile. Perciò la discoteca diventa sovente il luogo dove giocare all’amore senza che questo implichi un impegno ulteriore.

C’è perciò da chiedersi se il vero amore sia compatibile col mondo delle discoteca.

L'esperienza della discoteca, secondo un studioso della musica e gioventù moderna, “non fa che celebrare l’artificialità nei sentimenti sessuali,... collegati a contatti emozionali passeggeri, alle relazioni provvisorie proprie di una cultura in cui tutto accade in una sola notte” (Frith).

E’ stato denunciato da più di un frequentatore di discoteca l’impossibilità di stabilire un rapporto profondo e serio in discoteca. D’altra parte qualcuno, pur riconoscendo questa superificalità, non nega la possibilità di un rapporto più profondo, qualora si presentasse l’occasione. E gestori di discoteche affermano di aver visto, nella loro lunga carriera, più di una coppia formatasi in discoteca arrivare al matrimonio.

Va inoltre considerato il bisogno dell’adolescente di sperimentare se stesso come essere “amabile”, capace di seduzione, dotato di una identità sessuale. Non è colpa sua se la società gli rende più difficile la completa assunzione di tale compito. Anche se l’educatore (e lo stesso adolescente) deve vegliare perché questa esperienza lo faccia diventare arido ed incapace di amare.

 

DOMANDE:

*   Il ballo, riducendo le distanze fisiche, può aiutare a superare le timidezze, i pudori eccessivi di alcuni adolescenti?

*   Il fatto che la discoteca faccia incontrare giovani provenienti da posti lontani può aiutare a trovare un partner più adatto alle proprie caratteristiche? Quanto contribuisce questo fatto sul desiderio di andare in discoteche anche lontane?

*   Quanto influisce la paura dell’AIDS nei rapporti sessuali? Nelle discoteche vengono offerti aiuti per evitare rapporti occasionali pericolosi? Quali?

*   Quanto conta il fatto estetico in discoteca, il piacersi o meno? Quali sono le tecniche di approccio più usate (trucco, abbigliamento, abilità, pose, battute, accostamenti)? C’è diversità tra quello che si fa in discoteca e quello che si fa negli altri ambienti quotidiani?

*   Ci sono nel nostro ambiente delle occasioni in cui sviluppare la conoscenza maschi-femmine, in cui stabilire nuovi rapporti, in cui è possibile tentare approcci a persone nuove? Come sono viste queste cose dall’ambiente? Viene svolta una vera educazione sentimentale e sessuale? Com’è il rapporto ragazzi-ragazze? Sono affrontarte in modo soddifacente queste problematiche? Si può dire che c’è una vera formazione al fidanzamento?

...per farsi travolgere dalla musica

- Il divertimento consiste nell’ascoltare musica, ballare, ridere, scherzare... nel saper gustare quello che si sta facendo. Ascoltare la musica può sembrare una cosa banale... però bisogna farsi prendere. Se ti fai prendere dalla musica, che ti piace, balli, ti diverti  (Daniele, 18 anni, Massimo, 19).

Per quali motivi venite in discoteca?

S - Per sentire un po' di musica liberamente

Perché a casa non la senti?

S - No, veramente no

A - Io a tutto volume, ma i miei ogni tanto...

S - Un po' di trasgressione e basta! (Silvia, 16 anni e Alessia, 15 anni).

  Mi fa star male questo genere di mu­sica.  Io che sono un collezionista di dischi, un esperto musicale e che spero di lavorare il prossimo anno con il mio istruttore di chitarra che è uno dei più grossi jazzisti Italiani, non riesco a sopportarla   (Giovanni, 16 anni).

“La techno è  la musica del presente e del futuro, un autentico fenomeno popolare di dimensioni mondiali... E’ una forma di espressione sonora tutt’altro che monocorde, ha mille forme e mille colori. E’ passionale ed intelligente... E poi il pubblico della techno è  un pubblico adorabile, simpatico e gentile. Invece si preferisce dipingerlo come demoniaco e si reprime ogni sua iniziativa, lo si costringe all’illegalità. La techno non è  un fenomeno passeggero, da liquidare con interventi di autorità. Anzi, sono da proporre gli “Stati Generali” delle nuove musiche, per stabilire un dialogo tra organizzatori, creatori e poteri pubblici.” ( J. Lang - ministro francese della Cultura durante il governo Mitterand )

  Violenta, ossessiva, metallica, rincretinente: questo il primo impatto (e anche il secondo) del profano con la TECHNO-MUSIC. Semplificando, si dice che ogni decennio ha avuto la sua musica e la sua droga correlata: gli anni `60, quelli del boom e dell’ottimismo, il rock & roll e l’erba, o hashish; i `70, quelli della prima crisi petrolifera e della disoccupazione, il punk e l’eroina; gli `80, quelli dello yuppismo, del profitto finanziario, del mito dell’efficienza diurna e notturna, la disco-dance e la cocaina; i `90, anni della confusione e dello stordimento di fine millennio, la techno e l’ecstasy. Sul piano sonoro la techno non è nè  il primo    l’unico inferno sonoro che abbiamo incontrato: ma in generale è sicuramente il più ossessivo ed idiota. Negli altri generi ci è capitato di trovare dell’autentica creatività musicale e teatrale, al di là del manierismo espressivo; la techno invece rinuncia, come anche hanno dimostrato le “performances live” dei gruppi musicali che la propongono, a ogni teatralità, visto che il “set” è affidato ai fruitori, figure sudate che si muovono in maniera ossessiva in un ambito comunicativo puramente gestuale e rituale. L’impressione, dall’esterno, è  quella di un’aggregazione sofferente, faticosa, mossa da una voglia di fuga totale dal reale... (M. L. Fegiz, critico musicale)

Il fattore musica è molto importante. Evidentemente la discoteca trae il suo fascino dal fatto che ci sia musica, e musica per ballare.

Il potere della musica sull’uomo è stato variamente studiato. E’ stata una delle prime forme di espressione artistica dell’uomo. Insieme con la danza fu connessa, fin da principio, ai riti sia religiosi che guerrieri di molti popoli, con carattere rituale e magico. Riesce a dare voce al sentire comune di un popolo o di un gruppo umano e  ha la funzione di stringere gli individui in comunità e di esprimere sentimenti collettivi. Essa coinvolge tutto l’essere, che diventa ‘espressione’ nella totalità del suo essere, grazie alla musica ed al ballo. Essa crea benessere, è fonte di identificazione, unisce in comunità, fa superare le barriere sociali, razziali, culturali. Muove a grandi ideali e mobilità su temi significativi dell’esistenza umana. Conferisce identità e cultura alle comunità. Danza e musica costituiscono insieme un medium comunicativo di grande efficacia evocativa.

I giovani si dimostrano molto sensibili a questi medium, talmente che attraverso la musica hanno trovato la via per elaborare una specie di cultura comune su tutto il pianeta. E’ un fatto quindi che va preso nel suo significato più pregnante e valorizzato nei rapporti con i giovani.

Qui vogliamo mettere a fuoco alcune caratteristiche della musica da discoteca, prevalentemente house, rap, techno. Soprattutto analizzare ciò che può essere fonte di malessere e di disturbi fisico-psichici.

Da alcuni istituti di ricerca è stato rilevato che i suoni hanno sul corpo umano degli effetti simili a quelli prodotti dalle droghe, di prolungamento del rendimento psicomotorio. Oppure che inducono sensazioni diverse, di solitudine o di solidarietà a seconda del tipo di suono emesso e/o del carattere del soggetto. La batteria, i bassi colpiscono il ventre, i muscoli; gli acuti risuonano nella testa e i medi collegano testa e ventre. Si ascolta non soltanto con le orecchie ma con tutto il corpo, che si mette a vibrare all'unisono con la musica e ne viene come catturato. Si entra come in una specie di vibrazione collettiva che tocca le dimensioni più intime della struttura fisica. Questo induce alla danza, creando un rapporto di totalità tra musica e danza che investe tutto l’essere, provocando sensazioni di benessere generale.

Questo mette in movimento, scatena le energie fisiche, permette di sfogare tensioni represse, rilassarsi. Inoltre mettersi in risonanza con i ritmi biologici permette di stabilire un contatto con stati emozionali profondi, consentendo di ritrovare equilibrio, armonia con se stessi e con la natura.

Tutta la musica rock, ed in particolare quella disco, fa sentire “forti e vivaci”, dà un senso di esaltazione, procura la sensazione di rompere con gli schemi quotidiani, con il sistema di costrizioni sociali, con la realtà. La disco music induce un senso di esaltazione e la voglia di ballare fino ad estenuarsi. Il martellamento musicale dà come un'energia nuova. Nell'esperienza di alcuni giovani sembra che sia come una linfa che anima il corpo e caccia via la pigrizia, il disinteresse per il mondo. "Questa musica acquista in sostanza le connotazioni di un antidepressivo" (Frontori).

Sembra anche che la discoteca crei una situazione di "fusione", in cui l'individuo vive la sensazione di essere completamente invaso da un altro o di formare insieme a questo un tutto unico. La sensazione di totalità di cui si fa esperienza in discoteca, come nei concerti pop, soprattutto attraverso la vibrazione all'unisono di tutto il proprio essere con la musica, il movimento, la collettività può preludere al bisogno di ricomposizione, di integrazione di parti del sé frammentate.

Sembra addirittura che si realizzino delle momentanee rotture con la realtà. I ragazzi, presi dal ritmo, hanno la sensazione di avvolgersi in se stessi in modo compatto ed impenetrabile, abitati come si sentono solo dal ritmo, in una situazione che sembra preludere a un momento di liberazione esplosiva, totale, esaltante. Inoltre la musica rock sembra assumere per gli adolescenti una struttura che rimanda all'esperienza religiosa, al mondo mistico, alla trance. Essa suscita una grossa adesione emotiva, pervasa da forti implicanze fisiche a vivaci tinte erotiche. Forse, più che la rottura con le regole del vivere sociale, prevale il desiderio di essere aiutati dalla musica a realizzare un profondo contatto con se stessi e con i pari età.

Quindi la discoteca è un ambiente di intensa comunicazione, che crea una nuova fratellanza con una comunicazione a-verbale. Sono i gesti, i suoni, il ritmo, il movimento, i corpi che mettono in comunicazione le persone in discoteca, non le parole.

 

DOMANDE:

Nelle riflessione sopra riportata sono elencati i pro ed i contro della musica da discoteca, in particolare quelli della musica techno. Discuti con i tuoi compagni sulle cose dette, utilizzando anche le domande che sono proposte qui di seguito:

Quando ascolti musica di solito? Quale tipo di musica preferisci?

Quali sensazioni, sentimenti, pensieri, comportamenti induce in te la musica? Hai mai avuto delle esperienze particolari nell’ascoltare musica?

Hai mai ascoltato musica da discoteca, soprattutto tEchno? Quali sensazioni ha prodotto in te? Cos’hai provato? Cosa ne pensi della musica techno, rap, house, ecc... cioè della musica che si suona in discoteca?

Un recente decreto governativo vorrebbe costringere le discoteche ad abbassare il volume sotto i 110 decibe, in quanto la quantita media di decibel sparata nelle orecchie dei giovani frequentatori di discoteche provocherebbe delle lesioni irreversibili all’apparato dell’udito e ai centri nervosi deputati alla recezione dei segnali acustici. Cosa ne pensi di questa proposta? Sarebbe ancora attraente la discoteca se i volumi fossero più bassi? Perché?

Nell’ambiente in cui vivi ci sono sufficienti proposte musicali? C’è possibilità di ascoltare della buona musica? Di farsi una cultura musicale? Di comporre musica, di imparare a suonare ed esercitarsi per conto proprio? Se non ci sono molte proposte, cosa si può fare per migliorare la situazione?

...per ballare

- Per me il ballo è divertimento. Anche perché sono molto snodata per cui avrei voluto fare una scuola di ballo ma il mio lavoro non me lo permette perché lavoro molto, per cui non posso fare anche la scuola di ballo. Allora in discoteca sfogo tutte le mie doti  (Federica, 17 anni)

- Mi piace ballare e ci metto tutte le mie energie: ha un valore catartico per me. Anche perché faccio poco sport, dove sono impacciato, non riesco, mi sento handicappato. Invece nel ballo mi scateno e mi realizzo. Ci può essere anche un po' di esibizionismo... (Igino, 19 anni)

- Quando sento la musica mi viene spontaneo ballare (Raffaella, 19 anni)

Ballo ore e ore di seguito, senza mai fermarmi: è molto bello, secondo me, perché mi sfogo (Massimo, 19 anni)

- In discoteca mi rilasso dopo tutta la tensione della settimana... Vengo qua per sfogarmi. Diciamo... mi sfogo ballando               (Rossana, 18 anni)

- Hai gli studi, stress, litigate con i genitori. Invece qui ti scateni, non pensi a niente non hai neanche in mente chi è tua madre? boh! Non lo so! Io non penso a niente quando ballo  (Arline, 16 anni)

- Se io mi metto a ballare in un certo modo, nel modo che sento, subito si avvicina un tipo che balla diversamente dal mio modo, proprio per farmi vedere "ma tu perché balli così? fai schifo!"             (Alessandro, 20 anni)

Ballare fa bene, anzi benissimo. La danza, in tutte le sue forme, mantiene il corpo in  forma e libera la mente. Andrebbe suggerita a chi soffre di stress o di depressione, sopratutto agli intellettuali che generalmente la snobbano e in realtà invidiano moltissimo la disinvoltura del  ballerino. Ci sono due aspetti che vanno considerati, nell'affrontare il discorso del rapporto tra ballo e salute. Il primo è quello medico, legato al corpo, il secondo, più complesso, riguarda i risvolti psicologici.

Il corpo è fatto oggetto di attenzione deliberata in discoteca. Questa attenzione corrisponde ad un grande movimento culturale di quest’ultima parte di secolo. Si è passati dal corpo “repressso” delle epoche precedenti, al corpo “esaltato” di questi ultimi decenni. Ciò corrisponde ad una mutamento nella mentalità occidentale, che sta cercando di superare l’antica dicotomia corpo-mente, ma anche a nuovi bisogni economico-sociali, che necessitano più di consumatori che di lavoratori. Così si assinte in questi anni allo sviluppo di pratiche legate al corpo, alla sua cura: footing, stretching, break-dance, massaggi, lifting, piercing. Insieme vediamo crescere palestre, body-building centers, piscine, saune, health club ed altri templi del culto della scultura corporea.

Il successo della discoteca va inquadrato in quest’ampio movimento culturale. Che comporta un utilizzo più ampio del corpo come strumento comunicativo ed una maggior attenzione al benessere della persona.

Tuttavia il corpo è anche al centro dell’ostentazione di sé che viene fatta attraverso l’abbigliamento, il trucco, le esibizioni in pista. In una società di rapidi mutamenti e di massa, comunicare al primo impatto è diventato un fatto fondamentale. Così si affida la presentazione di sé al look. Esso diventa un modo attraverso cui si afferma la propria identità. Gli adolescenti, che stanno faticosamente elaborandola, trovano nella discoteca un modo per tentare sperimentazioni nuove. Un’identità fondata più sull’apparire che sull’essere.

Anche le trasgressioni sono sovente centrate sul corpo: si va dalle intemperanze alimentari (alcool, droghe) a quelle sessuali, fino a quelle motorie (ballo sfrenato e prolungato, velocità delle corse in auto quando si ritorna dalle discoteche).

Perciò è necessaria una giusta attenzione al corpo, che lo valorizzi come strumento di espressione e di comunicazione; ma anche che ne tenga conto delle esigenze e dei limiti, evitando di  chiedere delle prestazioni che lo mettano a dura prova o ne compromettano il funzionamento.

 

DOMANDE:

*   Pensi che il ballo possa essere una forma di comunicazione? Quando ti muovi esprimi qualcosa? Cosa significa per te ballare? Come ti senti mentre balli? In che misura con il ballo riesci a sviluppare un certo rapporto con la corporeità, tua e dell’altro?

*   Quant’è importante il fatto di saper ballare e/o averne voglia per andare in discoteca?

*   Come gestisci il tuo corpo? Quale attenzione gli presti (cura, bellezza, sport, salute, riposo). Hai delle forme di eccesso o di intemperanza nell’uso del corpo? Quali? Perché lo fai?

*   Quali forme usi per comunicare attraverso il corpo (abbigliamento, acconciature, gadgets, trucco, piercing, tattuaggi, ecc...? Queste forme cambiano a seconda degli ambienti e delle circostanze, o dei tuoi stati d’animo? Cosa vuoi dire agli altri attraverso queste forme?

*   Come giudichi le persone del tuo ambiente e quelle delle discoteche rispetto alla gestione del corpo e del look? Li gestiscono bene o sono esagerate?

*   Ti senti bene nel tuo corpo? Le forme attraverso cui ti presenti agli altri risentono di più di ciò che tu vuoi esprimere o delle esigenze della moda e delle imposizioni dell’ambiente?

... per stare alla larga degli adulti

“Una delle cose belle della discoteca è che è uno dei pochi posti dove i genitori non possono entrare perchè si rendono conto che non c’entrano niente e che sarebbero solo ridicoli...

... Inoltre a me è capitato una volta di vedere una madre tutta “acchittata” che ballava insieme alla figlia e alla sua comitiva di amici... lei diceva di essere una madre moderna, a me ha fatto solo pena!...

... In effetti è vero che se sapessi che in disco ci sono i miei che mi stanno guardando... beh, me ne andrei. La disco è davvero l’ultimo posto che vorrei condividere con i miei... Secondo me poi, uno dei motivi per cui i genitori ce l’hanno tanto con le discoteche è che sono gli unici posti che non controllano, che li escludono a priori... Già e credo che questo è  il primo motivo del loro fascino: ADULTS OFF LIMITS!!!”  ( Marco, Stefania, Michela 16-17 anni )

“Mi piace stare in mezzo a tanta gente che la pensa come me. Lì fuori litigo perché la vediamo in modo diverso. Qui non succede: siamo tutti d’accordo. Fuori mi guardano storto perché porto l’orecchino al naso invece che all’orecchio. Ma che c’è di strano? Chi decide dove l’orecchino va e dove non va? Guardano storto le mie scarpe e i capelli come li taglio. A volte mi diverto a tingerli di arancione o viola. E allora? Qui per fortuna nessuno mi scruta, anzi vado alla grande. Non sopporto la gente fuori di qui, il mondo fuori di qui. Tutte quelle regole, e se non le rispetti sei strano e tutti ti giudicano. Devi vestirti in un certo modo, studiare e parlare per bene. Così la gente pensa che sei qualcuno o che lo diventerai presto. Al cinema, in televisione, ovunque si vada, ti raccontano che basta essere intelligenti e decisi per farcela. Basta essere disposti a faticare e se sei in gamba veramente il mondo ti accoglierà a braccia aperte. Tutte balle. Non devi avere le idee giuste. Devi avere le conoscenze giuste, e allora, comunque tu sia, vai bene. Ecco, io mi ribello a questa ipocrisia. E vengo qui tutte le sere perché anche gli altri hanno scelto di abbandonare questo mondo con queste regole. Se per arrivare da qualche parte è necessario accettare dei compromessi senza vergogna, sottomettersi a qualcuno pur di avere una protezione ed un sostegno, rifiutare ciò che si pensa per pensare con la testa di un altro, allora io mi diverto a scandalizzare questo mondaccio. Lo offendo e sono contento, violando i suoi ordini” (Marco, 18 anni).

I miei genitori mi hanno sempre dato un sacco di libertà, ma credo che se me ne avessero data di meno sarebbe stato meglio. Mia madre mi diceva sempre che io ero adulta, ma in fondo se mi avesse controllata di più forse non mi sarei ridotta così.La verità è che fion da piccola ho cercato di frequentare gente più grande di me, e mi sentivo timida; allora per “fare il salto”, per essere come loro, prendevo le pasticche. Ho cominciato a “calare” a 16  (Lisa, 20 anni ).

Per le famiglie è importante toglierseli di torno. Prendi l’auto, prendi i soldi e arrivederci. Se ne fregano del fatto che il Sabato sera i rrgazzini cercano di sabllare più che possono e la droga se comprano ovunque... (Un commissario di polizia).

Un altro dei motivi per cui si va in discoteca è quella sottrarsi alla tutela dei genitori, insegnanti, educatori: degli adulti insomma. Quest’esigenza è pienamente plausibile per il peiriodo che l’adolescente sta attraversando.  Egli infatti ha bisogno di uscire dalla cerchia familiare per avviarsi ad entrare in società e trovarvi il suo posto. In mancanza di “riti di passaggio” isitituzionalizzati ed in una società assai complessa questa attraversata avviene gradualmente per mezzo di passaggi progressivi che prevedono la frequentazione di gruppi e luoghi diversi. Di questi i più significativi per il grado di libertà che concedono sono il gruppo dei pari ed il tempo libero. La discoteca, che offre un luogo per incontrarsi tra giovani, con musica giovanile, dove il controllo è ridotto al minimo ed i giovani possono esprimere liberamente comportamenti che altrove sarebbero censurati, ha tutti i requisiti per presentarsi come un luogo di sviluppo autonomo. In essa si sviluppano anche forme di trasgressione che rappresentano anch’esse un modo di affrancarsi dalla tutela del mondo adulto e di elaborare norme proprie.

Tuttavia gli autori di una ricerca sulle discoteche mettono in dubbio la presunta libertà della discoteca. Essa non è nè quel regno della libertà sognato dai giovani, nè quel “posto senza freni” denunciato dai moralisti. In discoteca sono sospese le norme della vita reale, ma ci sono le sue prescrizioni e codici normativi. Codici a cui si deve cercare di conformarsi. Codici diversi da discoteca a discoteca, da serata a serata, che comunque hanno un loro potere prescrittivo. Essi sono sostenuti dai vari personaggi della discoteca, veri “cerimonieri” del rito: PR, animatori, ballerini, direttori artistici, coreografi, DJ, buttafuori-battadentro. Cerimonieri per lo più adulti (Castelli, La Mendola,...).

Pertanto va rivista l’illusione di libertà in discoteca e l’adolescente va aiutato a riconoscere ciò che c’è di autentico da ciò che invece è solo una chimera. Questo anche per evitare che consegni i suoi sogni di libertà a qualche illusionista come il mangiafuoco di Pinocchio e si ritrovi più schiavo di prima. Perciò vanno disitnte le autentiche esperienze di llibertà dalle varie forme di latente schiavitù, come le mode, il sonsumismo di massa, le pressioni di conformità, le trasgressioni collettive. Va invece allenato a sviluppare la capacità di ragionare con la propria testa e a trovare soluzioni forse più faticose, ma più autentiche

 

DOMANDE:

*   Cos’è per te la libertà? Quando ti senti libero? Cosa vorresti per essere libero? Dove o come ti senti veramenti te stesso?

*   Nella vita della discoteca quali comportamenti/manifestazioni corrispondono a libertà e quali no?

*   Perché tanti adolescenti sentono il bisogno di trasgredire? Tu hai mai trasgredito in qualcosa? Come ti sei sentito?

*   Secondo te, la ricerca di trasgressione si coniuga con la libertà? Ci sono delle trasgressioni utili ed altre dannose? Fai qualche esempio.

*   Cosa ne dici della parole di Lisa? E’ vero che oggi certi genitori concedono troppa libertà? Che sarebbe meglio che controllassero di più dove vanno i propri figli? Che tanta autonomia vuol anche dire che se ne fregano? Com’è la tua situazione? E quella dei tuoi coetanei?

...per sballare

Mi fanno ridere quelli che ti dicono che non devi andare in discoteca perché gira la “roba”, ma pure fuori (e certe volte pure dentro!) scuola mia gira gente che ti vende il “fumo” eppure non c’è mai stato uno che m’ha detto no, adesso tu non devi andare a scuola.

Tutti parlano del problema della droga in discoteca, ma la discoteca è come dappertutto: se tu la vuoi provare troverai sempre qualcuno che te la procurerà. Se a te non interessa basta che eviti certa gente e certe situazioni “pericolose” e nessuno ti passa la roba senza la tua volonta’. In discoteca ognuno e’ quello che sceglie di essere e tutti ti lasciano fare basta che non rompi le scatole. Ti vuoi drogare, ti droghi; vuoi restare pulito, lo resti. E secondo me questa e’ la dimostrazione che esiste una certa liberta’e sarebbe ora che tossici o no ognuno si facesse carico delle proprie scelte.   

E’ normale che in discoteca si faccia uso di ecstasy, tutte le volte che ci vado si vedono ragazzi che lo prendono... Se in un gruppo tutti fanno una cosa e’ difficile dire di no perche’ automaticamente ti metti fuori dal gruppo.

In discoteca ci sono dei ragazzi che li vedi sono timidi e impacciati e che poi prendono quella roba li’ e cominciano a ballare da campioni e si fanno sotto con le ragazze senza problemi. Si vede che quella roba gli da’ la carica per sentirsi grandi. Io non ho bisogno di quella roba per ballare; mi diverto con i miei amici, ballo come so e me ne frego di quello che la gente puo’ pensare di me o magari di come ballo.

 “Quello che a me fa paura di questa droga nuova e’ che brucia le cellule cerebrali, cellule che non si possono sostituire, tale e tanta e’ la loro importanza, questo vuol dire che a poco a poco distrugge le tue capacità di conoscere, di comprendere, di giudicare e di scegliere; la tua capacita’ di relazionarti con gli altri in maniera semplice e naturale. E’ molto più facile recuperare un ragazzo che si fa di eroina in dosi massicce che un giovane che fa un consumo “normale” di ecstasy.  ( A. Muccioli - fondatore della comunità di S.Patrignano )

- Diciamo che farsi lo spinello, fumarsi la sigaretta con qualcosa dentro, non è neanche un lasciarsi andare, diventa una riunione di amici: così, passare un po' il tempo. Non è niente di eccezionale.   (Paolo, 18 anni).

All'inizio si fuma soltanto, poi si inizia con le sostanze pesanti, prima al sabato, poi ogni giorno e allora ti rendi conto che ci sei dentro e non riesci più a gestirti la cosa. Inizialmente non mi «facevo» tutti i giorni, e in quei giorni lì mi sentivo male e uscivano fuori tutte le mie paure e le mie incertezze, e allora aumentava il bisogno di fare uso di queste cose per tirare avanti e la mia vita è cambiata, sono cresciuta in fretta e sono arrivata a fare tutte le cose che una tossica fa: mi prostituivo, magari con un ragazzo che aveva la «roba»; e anche il rapporto con la discoteca è cambiato, non c'era più il divertimento.                (Manuela, 23 anni)

R - Si, anch'io bevo. Bevo anche perché penso che sia... ma non so... un modo per passare una serata. Molti ragazzi, che conosco anche, la interpretano molto diversamente, però nella compagnia in cui giro il modo di divertirsi è questo.

B - Per quello che ti dico che il problema nel divertimento non sono le strutture, è tutto il resto. Siamo proprio noi, perché uno arriva a divertirsi solo facendosi lo spinello o bevendosi tre o quattro birre.    (Bitto, 20 anni, Romina, 19)

La discoteca è per antonomasia un luogo “pericoloso ed eccitante” che può offrire il giusto “cocktail” di ingredienti che possono far uscire fuori di sé, far sballare. C’è chi parla dello sballo come di una valvola di sfogo necessaria e salutare per chi vive questi nostri tempi frenetici; e questo vale soprattutto per i giovani che di questa frenesia spesso sono le prime vittime. Altri dipingono lo sballo come l’anticamera dell’autodistruzione.

Cos’è allora questo bisogno di sballare, di fare pazzie, di uscir di testa, che sembra essere il vero obiettivo della discoteca? Ma avvengono solo in discoteca queste cose? Che dire di quelli che arrivano a casa si fanno un’abbuffata di “gentilini e nutella”, o di quelli che fanno le gare automobilistiche “a fari spenti nella notte”, o che vanno a scalare in notturna il Gran Sasso o altre attività estreme come il “free climbing”, il deltaplano. Cos’è questa corsa alla grande emozione “che mi fa sentire vivo”? Gli psicologi della ricerca già citata parlano di “esperienze del limite”: un tentativo di mettere alla prova se stessi.

C’è nella nostra società una bisogno di uscire dalla routine quotidiana, di entrare in un mondo altro, dove siano sospese le regole del vivere abituale. Uscita che richiede certi riti ed anche l’assunzione di sostanze pre-attivanti. In discoteca l’opera concomitante di musica e luci, ballo e corpo dà origine ad una situazione di benessere che porta ad uno stato sospensivo dei pensieri quotidiani. Questo stato sospensivo si allarga verso livelli più centrali della persona attraverso un progressivo lasciarsi andare. Si entra in uno stato alterato di coscienza, simile alla dimensione onirica. Si dà così quello stato di trance che alcuni frequentatori di discoteca descrivono.

Queste sono variamente interpretate. Chi parla di sabba, di demonio, di gente invasata. Altri invece che, per attenersi a spiegazioni scientifiche, parlano di partecipation mistique. Secondo uno di questi studiosi “nella stretta del ballo i giovani si sentono parte del tutto, hanno la sensazione di comunicare senza parole, ricchi di quell’empatia propria dell’ecstasy, che spartiscono fraternamente perché nessuno resti al di fuori del cerchio. La danza aiuterebbe ad integrarsi in quella che i sociologi chiamano ‘il gruppo dei pari’ proprio perché ciò che accade in discoteca va a toccare la radice arcaica del rito, perché ‘la funzione essenziale di ogni rituale collettivo, soprattutto quello originario, consiste nella reintegrazione del singolo nel gruppo’”. Questa integrazione sarebbe attuata mediante tatuaggi e abiti da cerimonia, bevande inebbrianti droghe e musica. “Nella danza, nel canto e nel culto il gruppo riacquista quelle caratteristiche di globalità di cui era inizialmente dotato, e  il singolo ha così la sensazione di essere come trasformato e nel contempo di nuovo accolto in una comunità che lo libera dalla sua condizione profana, dall’isolamento”. Questa descrizione, tratta da un classico dell’antropoligia culturale, suggerisce che ciò che si compie in discoteca sia come un rito antico, che  aiuta ad integrarsi con la collettività. Ed un DJ, Luca De Gennaro, racconta che ad una festa rave “lavorando con i piatti e con brani incisi su bobina, Frankie Knuckles ha fatto entrare i seimila presenti in uno stato di trance ipnotica”.

Tutto questo deve farci riflettere seriamente. Forse non è necessario ricorrere a spiegazioni “diaboliche”, ma riconoscere che ci sono dei bisogni che non vengono soddisfatti. Si cerca qualcosa che aiuti a compensare questa carenza di anima che caratterizza il nostro tempo. La discoteca sembra perciò “il luogo dove diverse forze oscure o inconscie si liberano, generando processi diversi, anche negativi, tragici, ossessivi, che nel recinto della dance esplodono”. Il fatto che questo sballo non sia prerogativa della discoteca dice quanto il fenomeno possa essere profondo.

Tuttavia non può lasciarci indifferenti il fatto che questo stato venga raggiungo attraverso l’assunzione di sostanze eccitanti. La più frequente è l’ecstasy. Da un’indagine condotta da una psicologa di Torino su 160 intervistati, risulta che il 4% fa uso di droghe pesanti ed il 34% ha provato per curiosità droghe, definite “non pericolose”.

E’ sintomatica la convinzione che l’ecstasy sia una droga “innocua”. Questa favola ha circolato per anni nelle discoteche. Finchè nel 1991 al SERT di Padova non arrivò uno ormai “bruciato”. Aveva tutti i ritmi vitali alterati, il sonno e la veglia capovolti, crisi di panico, aggressività e depressione, voglia matta di cioccolata. Ed ogni volta che vedeva semaforo rosso, invece di fermare, accelerava: aveva già distrutto chissà quante macchine. Nemmeno in psichiatria lo volevano più. Il medico Fabrizio Schifano che lo prese in cura volle andare a fondo. Dopo un po’ venne fuori che era un patito di discoteca e che aveva preso 150 pasticche in due anni. Era quella la causa. Da allora il SERT di Padova ha curato oltre 200 intossicati da ecstasy.

 

Anche lo “spinello”, la “canna”  è considerato una cosa di poco conto, una pura formalità, un'esperienza per stare con gli amici. Però gente che è andata avanti con la droga dice che si parte con lo spinello per arrivare alla droga pesante.

Ma anche chi non prende stupefacenti, facilmente in discoteca cerca qualcosa di eccitante, che lo faccia sballare, uscire fuori di testa. Se non lo si ottiene dalle droghe, lo si cerca da altro, come gli alcolici... La stessa musica sembra che sia connessa ad un certo tipo di droga e le performance richieste dal ballo al ritmo della techno non possono ottenrsi se non ricorrendo a particolare eccitanti. Tuto ciò non può non porre un problema, sia per cercare di evidenziare quali possano essere i bisogni di questa genrazione, sia per le indubbie devastazioni che l’assunzione prolungata di stupefacenti può produrre sia a livello fisico che psichico.

 

DOMANDE:

La “liturgia” dell’andare in discoteca. L’andare in discoteca non è solo un recarsi in un determinato posto, ma lo svolgere tutta una serie di riti che riescono a coinvolgere l’interesse dei giovani molto più di tanti classici riti sacri o profani offerti dalla “tradizione”. Dal vestirsi al truccarsi, dal mangiare (o magari dal sostenersi) in un certo modo all’arrivare in un certo orario, dalla scelta della discoteca adatta al momento e al gusto alla scelta di chi chiamare per fare una comitiva “giusta”, dai tempi e i modi del ballo ai tempi e modi del rientro, ecc. ecc...c’e’, in somma, una sacra liturgia da celebrare e della quale vale la pena di conoscere modi e significati.

Alcune delle testimonianze ci parlano della discoteca come di un porto franco per qualunque pulsione dell’animo. E così la discoteca diventa il luogo di tutte le trasgressioni, degli eccessi. E’ giusto tutto questo? E ciò che veramente i giovani vogliono? Cerchiamo insieme di andare alle radici di questo fenomeno, aprendo un confronto su quali risposte può dare la discoteca al ragazzo che semplicemente cerca la sua strada, o al ragazzo che vive in realtà problematiche.

*   E’ vero che c’è in giro una certa insoddisfazione per l’esistenza? Perché?

*   Avverti anche tu, sia in te stesso che nelle persone che conosci, il bisogno di “uscire fuori di sé”, di un mondo “altro”? Se sì, come te lo spieghi? Come rispondi a questo bisogno?

*   Secondo te, la società è in grado di offrire una risposta soddifacente a questo bisogno? Cosa può fare?

*   E’ vero che la discoteca può essere un luogo catartico? Che nel ballo fino allo stremo delle forze posso conoscere meglio me stesso?

*   E che dire delle corse in macchina o altre sfide in cui la vita è messa repentaglio? Sono forme di conosenza di sè o di follia?

*   Secondo te, per divertirsi oggi bisogna per forza trasgredire? Perché?

*   Quando lo sballo diventa autodistruzione?

*   Alla mancanza di riti nella società sembra far da contrappeso la creazione di nuovi riti, di cui quelli della discoteca rappresentano uno spaccato. Conosci altre forme rituali nella vita sociale, soprattutto dei giovani? Perché c’è questo recupero del rito? Cosa cerca l’uomo con il rito?

attività

*          SONDAGGIO

Fare un sondaggio tra il gruppo, cercando di vedere quali sono i motivi per cui, secondo loro, i givani vanno in discoteca. Stillare una classifica dei motivi più forti.

Fare un sondaggio tra gli adulti per vedere quale idea hanno della discoteca e dei ragazzi che vi si recano, dei motivi che li spingono. Confrontare le due classifiche.

*          UN SABATO DA INVIATO SPECIALE -

Visita ai luoghi simil discoteca che ci sono nella propria zona, cercando di raccontare, come in un reportage, il tipo di frequentatore e il genere di prodotto che offre. L’obiettivo potrebbe essere quello di delineare una mappa del mondo della discoteca che vi circonda.

Notare quali sono le caratteristiche, gli orari, i tipi di musica, l’ambiente, il tipo di pubblico, le trasgressioni più frequenti,  i pericoli che corre la persona che si reca in una tale discoteca.

*            ANATOMIA DI UNA DISCOTECA -

        Si fanno provare ai ragazzi riuniti in gruppo alcune delle diverse componenti della discoteca una alla volta. Ad esempio: li si fa stare in una stanza dove sono sottoposti solo allo scintillio delle luci, oppure solo all’ascolto della musica a volume da “disco” ma senza muoversi, o ancora li si invita a ballare come fanno di solito in discoteca ma senza sottofondo musicale... Al termine sara’ interessante il confronto su come ci si è sentiti e su quello che si è provato.

*          ESPRESSIONE CORPOREA

Far fare delle esperienze con il corpo, per valorizzarlo e sfruttare tutta la potenzialità espressiva: comunicazione con gli altri, conoscenza attraverso il tatto, ascolto del proprio corpo, dei sentimenti e sensazioni, esperienze con la luce o i rumori, miuoversi al suono della musica, ecc. Molte suggerimenti è possibile trovarli in libri sull’espressione corporea (cf Bossu, Chalaguier, L’espressione corporale, LDC), oppure molti esercizi del Vopel.

*          ORGANIZZIAMO LA NOSTRA DISCOTECA – gli ingredienti-

Elenchiamo i diversi tipi di discoteca che conosciamo e di cui abbiamo sentito parlare e “cogliendo fior da fiore” organizziamo la nostra discoteca ideale in ogni minimo aspetto. Dal tipo di struttura, posizione, organizzazione degli spazi interni ed esterni, personale, frequentatori, tipo di illuminazione e di programma musicale ecc. pensiamo a ogni possibilità e discutiamo il progetto con dei frequentatori assidui dell’ambiente, integrando il nostro lavoro con le loro eventuali proposte. L’optimum sarebbe poter sottoporre il tutto alle persone che lavorano nel settore per verificare quanto le nostre idee siano u-topia o eu-topia.

*      CONFRONTO GENITORI-FIGLI SULLA DISCOTECA

E sempre piu’ probabile che i giovani di oggi siano figli di genitori che a loro volta hanno trascorso parte del loro tempo libero in discoteca toccandone con mano i pregi ed i difetti, gli entusiasmi e i pericoli. Si può organizzare un confronto tra la discoteca dei “nostri tempi”  e quelle di oggi. Il tutto può essere corredato da un confronto anche sui balli. Una specie di corrida del ballo, con musiche e stili diversi. All’insegna del “vinca il migliore”. Oppure una serata danzante con alternanza di balli degli “anni che furono” e quelli di oggi. Sarebbe bello se anche l’ambientazione riuscisse a ricreare i diversi stili che si sono susseguiti. Altirmenti anche al visione di qualche film classico, tipo La febbre del Sabato sera o Ballando, ballando può dare l’idea della evoluzione nel ballo.

*          PROCESSO ALLA DISCOTECA

Un’occasione per riunire intorno ad un “banco degli imputati” le tante idee che circolano sulle discoteche; un’occasione di incontro tra adulti e giovani su di un tema “spinoso” che a sua volta può offrire altri spunti da discutere insieme con persone competenti e non prevenute (qualche persona dell’ambiente della discoteca, qualche ragazzo habituè, qualche educatore o esperto ed una buona presenza di pubblico, giovanile e non).

*          FESTIVAL DELL’ESPRESSIVITA’ GIOVANILE

Indire una festa (o un wek-end) dell’espressività giovanile, in cui offrite a tutti i giovani della zona l’opportunità di esprimersi secondo i modi a loro più congeniali. Si può prevedere modalità espressive con la pittura, i graffiti, il fumetto, la musica, la cucina, la ginnastica, la danza, gli equilibrismi (anche con le moto o con gli skate-bard), la resistenza, abilità particolari, ecc. Organizzare eventualmente un bando, degli stage preliminari, delle prove di ammissione. Poi durante la festa prevedere degli stand dove la gente può passare a contemplare, con possibilità di voto o con una gara alla fine in cui emerga il migliore di ogni specialità. Il tutto condito da una giornata speciale anche dal punto di vista culinario.  Si può inserirvi all’interno anche una tavola rotonda sulla espressività giovanile nel tempo libero.

*          MAPPA DELLE OPPORTUNITA’ DI TEMPO LIBERO

Fare un sondaggio nella zona sulle opportunità di passare il tempo libero che ci sono per i giovani (dai divertimenti, alle associazioni, alle proposte culturali e di aggregazione). Costruire una mappa della zona, segnando sulla mappa con un simbolo, i vari tipi di proposte.

Riportare in elenco le varie proposte iniziative che esistono, indicando il tipo di proposta, a chi è rivolta, quanta popolazione coinvolge, quali sono i suoi obiettivi, con quali mezzi opera, quante persone impiega, in quali tempi/orari, quali risultati consegue, ecc...

Dare una valutazione in gruppo a questi risultati, per dire se le proposte sul territorio sono sufficienti per il tempo libero dei giovani, se mancano alcune aspetti (divertimento, aggregazione, sport, cultura, ecc.). Se sono tutte valorizzate. Cosa si potrebbe fare per valorizzarle meglio, farle conoscere, farle diventare più utili alle esigenze dei giovani, più costruttive, più vivaci, ecc. Preparare una serie di domande e di proposte per l’esercizio seguente.

*          TAVOLA ROTONDA SUL TEMPO LIBERO

Sarebbe bello alla fine di tutto organizzare una assemblea cittadina o di quartiere in cui invitare gli amministratori pubblici, le forze sociali, gli organizzatori di attività di tempo libero, i discotecari, gli educatori e l’intera cittadinanza per un pubblico dibattito sui temi del tempo libero dei giovani e sulla nuova espressività giovanile. Si può iniziare con i risultati della mappa del tempo libero e con alcune domande preparate dai giovani. Provocare le forze vive della zona a dare una risposta pertinente alle esigenze di tempo libero dei giovani.

 

I FILM

- Gioventù bruciata

- La febbre del Sabato sera

- Footloose

- Dirty dancing

- Ballroom

- Sabato Italiano

- Strange days

- Lezioni di tango

- Ballando, ballando

 

LE CANZONI

 

- Discotheque - U2

 


L’ombelico del mondo - JOVANOTTI

 

Questo e’ l’ombelico del mondo

dove si incontrano facce strane di una bellezza un po’ disarmante;

pelle di ebano di un padre indigeno e occhi smeraldo come il diamante;

facce meticce di razze nuove come il millennio che sta arrivando;

questo e’ l’ombelico del mondo e noi stiamo gia’ ballando...

Questo e’ l’ombelico del mondo...

Questo e’ l’ombelico del mondo dove non si sa dove si va a finire

e risalendo dentro se stessi alla sorgente del respirare;

e’ qui che si incontrano uomini nudi con un bagaglio di fantasia;

questo e’ l’ombelico del mondo senti che sale questa energia...

Questo e’ l’ombelico del mondo...

Questo e’ l’ombelico del mondo e’ qui che c’e’ il pozzo dell’immaginazione

dove convergono le esperienze e si trasformano in espressione

dove la vita si fa preziosa e il nostro amore diventa azioni;

dove le regole non esistono, esistono solo le eccezioni...

Questo e’ l’ombelico del mondo...

Questo e’ l’ombelico del mondo e’ qui che nasce l’energia,

centro nevralgico dell’universo, da qui che parte ogni nuova via;

dalle province del grande impero sento una voce che si sta alzando:

questo e’ l’ombelico del mondo e noi stiamo gia’ ballando!

Questo e’ l’ombelico del mondo...

 

INTERVENTI

Don Gino Rigoldi

Il problema di “quella tribù di giovani che balla di notte” continua a far discutere. Don Gino Rigoldi, animatore della Comunità Nuova che accoglie giovani sbandati o colpiti dalla droga e da ventitre anni cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, ha lanciato su Famiglia Cristiana un’idea: “Lasciamo aperte le discoteche fino alle sei del mattino e facciamo concludere ai giovani la magica notte con cappuccino e brioche”. 

“Dobbiamo, dice, chiederci perché ai giovani piacciono tanto le discoteche e perché di notte? Io vorrei ricordare che tutti questi giovani vivono in una società frammentata, confusa, priva di valori forti a cui richiamarsi per sentirsi parte dell’ethos collettivo e, quindi, si sentono soli. E per sfuggire a questa solitudine quotidiana i giovani sentono l’attrazione potente di ritrovarsi insieme in discoteca e di notte che per loro ha qualche cosa di magico. In discoteca è come vivere un’altra vita e, ballando, si prova il trasporto del contatto del corpo. E a tale proposito, va sottolineato che non tutti i ragazzi si ubriacano o si drogano anche perché non in tutte le discoteche è possibile trovare la droga. Proviamo, quindi, ad ascoltare questi giovani e capire le ragioni per cui cercano in discoteca quell'insieme che è sempre più difficile trovare nella nostra società”.

 

Ballate, senza perdere la testa

Intervista al vescovo di Arezzo, D’Ascenzi, che invitò i “discotecari” alla visita di Wojtyla

La “pastorale delle discoteche”? Secondo monsignor Giovanni D'Ascenzi si può fare, ma non alla garibaldina. E comunque senza dimenticare l'altra metà del problema: ovvero i gestori che sono i primi responsabili della sicurezza dei ragazzi. Per questo il vescovo di Arezzo esprime un giudizio “molto favorevole” sulla presenza del Sindacato italiano locali da ballo all’udienza del mercoledì.

 “Forse è la gestione delle discoteche che dovrebbe responsabilizzarsi maggiormente”. 

 “Nel senso di creare un ambiente e proteggerlo da trasgressioni che sono sempre dietro l’angolo. Nel far sì che i servizi sussidiari rispetto alla musica siano veramente controllati. Che ad esempio le bevande offerte non sconvolgano i giovani per i contenuti alcolici o per qualcosa di peggio. E anche nel senso di stare attenti a programmare gli spettacoli. I cantautori possono andare bene, in linea di massima. Certi gruppi che si esibiscono con spettacoli talvolta indecenti hanno invece effetti deleteri sui giovani”.

“Per esempio si potrebbe provvedere alla creazione in ogni locale di uno spazio, anche piccolo, di silenzio per consentire ai giovani di pensare, di ritrovare se stessi. Uno spazio così, anche all’interno di una discoteca, non sarà mai inutile. A maggior ragione perché si nota tra i giovani una certa stanchezza del fenomeno e forse un ritorno al desiderio di comunicare o comunque di avere rapporti interpersonali che i decibel e le luci certamente non consentono”.

E a i giovani cattolici che vanno in discoteca che cosa si può dire?

“Innanzitutto di non farsi vincere dal clima dominante. Se non sanno trovare alternative, che ci vadano pure. Ma la pudenza è il minimo che si possa chiedere”.

E il massimo?

“Che inventino forme di divertimento alternativo, così da attirare tanti giovani oltre a quelli che abitualmente frequentano le sagrestie. Credo non sia impossibile”.

Cosa pensa del fenomeno delle “stragi del sabato sera”?

“Non si può chiedere ad un ragazzo, dopo ore di musica assordante, che esce dal locale caricato, con una tensione, anche sessuale, fortissima, di essere normale e di avere comportamenti sereni e tranquilli. Occorre invece intervenire sui meccanismi che contribuiscono all’eccitamento psicologico e fisico del ragazzo”.

 

I consigli di d. Tonino Lasconi

I rimedi veri vanno cercati, come sempre, dentro se stessi. Non sono facili perché richiedono intelligenza e buona volontà, ma non falliscono mai. Possono essere riassunti così:

 

1. Non dare alla discoteca più importanza di quella che ha. È una buona occasione per passare qualche ora in allegria, non una soluzione a tutti i problemi dell'età giovanile. Questi vanno risolti altrove e con altri mezzi.

 

2. Non vendere mai la propria intelligenza al gruppo e diffidare di quegli "amici" che, quando stanno con la truppa, hanno un comportamento troppo diverso da quando sono soli.

 

3. Rifiutarsi di accettare, quando si è insieme, ciò di cui ci si vergogna quando si è da soli.

 

4. Coltivare il coraggio di prendere decisioni impopolari. Quando la massa si muove "a gregge di pecore", tirarsi fuori subito, perché si può andare a finire male. Questo è coraggio!

 

5 Non perdere mai il controllo del proprio cervello. Chi non è più cosciente, non si diverte più perché non se ne accorge. La cosa furba non è ubriacarsi uno alla volta, ma non ubriacarsi mai.

 

 

Bibliografia

F. Bagozzi, Generazione in ecstasy, EGA 1996

C. Castelli, S. L Mendola, ecc., Esperienze del limite: effetto discoteca, in Psicolgia contemporanea nn. 125-126 (1994).

M. N. De Luca, Le tribù dell’ecstasy, Theoria 1996

M. T. Torti, Abitare la notte, Costa & Nolan 1997

G. Vettorato, R. Mion, Giovani in discoteca tra espressività ed evasione, in Tuttogiovani notizie, n.38 (1995).