UNA VITA PER...

A cura di G. Vettorato e G. Roggia

 

Presentazione

La parola “vocazione” tra gli adolescenti ottiene lo stesso effetto di una fiala puzzolente: fa schizzare tutti lontano.

Eppure se c’è un’età importante per decidere del proprio futuro è proprio l’adolescenza. Ed il proprio futuro, se non si vuole lasciarlo al caso o alle bizzarrie del mercato, va pensato, progettato, discusso, programmato... Certo, oggi è assai difficile progettare il proprio futuro, con le incertezze del mercato, la velocità dei cambiamenti sociali, l’evoluzione tecnologica...

Ma il processo di definizione dell’identità sfocia necessariamente nella scelta di cosa fare nella vita.   Chiamatelo progetto di vita, chiamatelo realizzazione di sè, chiamatelo vocazione, sempre di quello si tratta!

Però la parola “vocazione” evoca immagini di tenere fanciulle precocemente rinchiuse a macerare la loro vita in convento. “Gertrudine” costrette dalla volontà paterna o dal fato a diventare per forza “monache (di Monza)”. Cose da Medioevo. Oggi, che siamo più evoluti, i seminari si svuotano ed i conventi diventano musei!

Proporre un incontro/ritiro/settimana “vocazionale” sembra la trappola attraverso cui il prete cerca di accalappiare quel poco che è rimasto sul mercato: l’ “imbranato” che non riesce a difendersi dal prete, o la “verginella” che tutti evitano. Figure come il promotore/promotrice vocazionale sembrano residui dell’epoca coloniale, come i cacciatori di farfalle esotiche. In effetti l’ “homo vocabilis” è un specie in via d’estinzione, su cui s’è scatenata una gara all’acquisto degli ultimi esemplari rimasti.

Perciò chi (prete, suora, animatore, catechista) voglia aiutare gli adolescenti a maturare arrivando a rifletere sulla propria vocazione, si trova davanti a barriere culturali e meccanismi di difesa praticamente insormontabili. Cosa fare? Stare zitti? Affrontare di brutto la questione senza mezzi termini? Mascherare i propri obiettivi con termini alternativi e manovre diversive?

Non esistono soluzioni sicure. Molte volte la soluzione dipende dal temperamento di chi propone, dalla sua forma mentale. Certamente la questione non va elusa. Quello che è importante è di evitare di far coincidere il terminine “vocazione” con la vocazione “religioso-sacerdotale”. Questa è una delle forme di vocazione, non certo l’unica.

La Chiesa lo ha espresso chiaramente a più riprese. Dice il documento sulla vocazione e missione dei laici nella chiesa e nel mondo (Chiristifideles Laici): “Operai nella vigna sono tutti i membri del popolo di Dio: i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i fedeli laici, tutti ad un tempo oggetto e soggetto della comunione della chiesa e della partecipazione alla sua missione di salvezza”. Sono modi diversi di essere cristiani e di collaborare al regno di Dio. Ognuno deve scoprire qual è la sua “vocazione”: anche quella laicale è una “vocazione”. Sposarsi, diventare madri o padri, impiegarsi in banca o fare il medico sono scelte “vocazionali”. Come lo è quella di fare il volontario civile in Italia o all’estero, ma anche quello di dedicare qualche ora agli ammalati o ai poveri, o andare a trovare ogni tanto i nonni...

Ci sono mille modi di sentire la “vocazione” e di realizzarla. Anche all’interno della stessa vita laicale (come in quella religiosa). Perché la vocazione indica innanzitutto “rapporto con Dio”, con cui si dialoga per capire cosa dobbiamo fare, cosa ci riserva il futuro, come ci piacerebbe spendere la vita... Mica è detto che dobbiamo fare tutti la stessa cosa! Diceva s. Franceso di Sales (‘600!): “La devozione dev’essere pratica in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata”.

E’ allora importante far prendere contatto all’adolescente con le aspirazioni più profonde e genuine che ci sono in lui, aiutandolo a “discernere” (altra parolaccia ecclesiastica!) ciò per cui è fatto. Si può aiutarlo a rendersi conto che nel mondo ci sono tanti che hanno bisogno di lui, che gli chiedono di mettere a loro disposizione i suoi talenti. Si richiedo perciò un atteggiamento di base che è l’amore alla vita, la disponibilità al servizio.

Appurato questo, lo si può aiutare a capire che tutto questo è anche progetto di Dio su di Lui. Che lo chiama a servire, accanto ad altri, i fratelli, operando in un organismo vivo che è la Chiesa, nella quale tutto si struttura secondo funzioni e ruoli. Questo richiede a sua volta capacità di introspezione ed una certa dimestichezza con Dio.

Se si procede invece in maniera inversa, dal progetto di Dio all’obbedienza umana (schema classico della catechesi tradizionale) si rischia di far sembrare la vocazione come un obbligo, una condanna.

Colui che vuole aiutare l’adolescente a maturare, a risolvere positivamente lo stato di incertezza identitaria, deve offrirgli le possibilità di capirsi, di conoscere le opportunità che gli sono offerte, di fare delle scelte sagge ed occulate, senza tramandare troppo il momento della decisione. Ciò non vuol dire forzare i tempi. Vuol dire invece predisporre un itinerario, far fare una cammino, delle esperienze, aiutare a capire quello che sta succedendo in modo che l’adolescenza tutta diventi un cammino vocazionale. Non c’è bisogno di mettere il titolo in cima. Ma l’educatore deve avere chiaro l’obiettivo, aiutare l’adolescente a liberare le sue energie migliori e ad organizzarle secondo un obiettivo, controllando nel contempo le tendenze distruttive che possono manifestarsi cammin facendo. Queste cose, curate in modo adeguato e per tempo, conducono ad evolvere positivamente il processo di maturazione e a fare delle scelte di vita, che è la propria vocazione. L'adolescente ha bisogno infatti di essere aiutato in modo rispettoso ad elaborare una prima ipotesi di sé e della sua vita, tenendo conto di tutte le dinamiche della sua personalità.

Istruzioni per l’uso

Il presente sussidio vuole aiutare quegli animatori, operatori pastorali che intendono affrontare  il tema vocazionale in maniera corretta con un gruppo di adolescenti. Si presenta strutturato in quattro grandi tappe: l’amore alla vita, l’incontro con Cristo, la scelta del servizio, la vocazione nella chiesa. A queste si aggiungono due appendici: una tavola rotonda ed una celebrazione.

Ogni capitolo si struttura con una fase di innesco (= stimoli, provocazioni per avviare il discorso): un film, un racconto (ma se ne possono scegliere altri, v. le vite dei santi, brani di cronaca, su figure di missionari, volontari, personaggi che hanno dato la vita per un ideale, ecc.). Dalla fase di innesco di dovrebbe passare alla discussione in gruppo. Ad un certo punto della discussione, quando sembra che il clima sia abbastanza caldo o sia opportuno inserire una variante che porti a fare un passo ulteriore, si può leggere il passo della bibbia e con questo introdurre la riflessione su ciò che può significare tutto quello che si è detto alla luce della Parola di Dio. Così che questa non sembri una cosa che cade dall’alto in mezzo al deserto, ma la luce che illumina e mette a fuoco la ricchezza umana che già è presente. Una proposta di impegno e la preghiera finale costituiscono la fase conclusiva dell’incontro. A questa si aggiungono delle proposte per proseguire il discorso che possono essere collocate dove si ritiene più opportuno, o come diverso tipo di innesco, o come alternativa alla discussione, o come approfondimento successivo.

Questo materiale può essere utilizzato per una settimana vocazionale, in cui ogni giorno vengono proposte delle brevi riflessioni, o in un mese vocazionale in cui in ogni incontro settimanale si tratta un aspetto specifico della vocazione. Può essere utilizzato anche in campi-scuola, ritiri, esercizi spirituali, week-end di approfondimento. Evidentemente il film necessità di un certo tempo, per cui la proposta vale solo che si ha a disposizione questo tempo. Ma una volta tanto, un film non fa male...

E’ materiale già collaudato da un’ampia esperienza e questo costituisce il suo pregio migliore, ma non è detto che vada bene per tutti così com’è disposto: va rielaborato in funzione del tempo, del tipo di ragazzi e degli obiettivi di ogni incontro. Soprattutto se lo si vuole utilizzare per appuntamenti settimanali, bisogna saper scegliere con accuratezza il modo di presentarlo.

Sottolineiamo l’importanza della tavola rotonda finale con rappresentanti autentici e credibili delle varie vocazioni che esistono all’interno della Chiesa. Se si vuol provocare una riflessione ancora più forte sulla vocazioni, si faccia incontrare gli adolescenti con figure significative, come una religioso o religiosa di clausura, un missionario, religioso o laico, che passi per il paese, un volontario impegnato in una missione difficile (con i tossicodipendenti o con gli immigrati...). Questi incontri, preparati con qualche domanda iniziale, risultano molto toccanti per una riflessione autentica sulla vocazione.

DOCUMENTI DELLA CHIESA

Il concilio Vaticano II

Tutti nella Chiesa, sia che appartengano alla Gerarchia, sia che da essa siano diretti, sono chiamati alla santità... E’ chiaro dunque a tutti, che tutti i fedeli di qualsiasi stato e grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità: da questa santità è promosso, anche nella vita terrena, un tenore di vita più umano (Lumen Gentium, nn. 39-40, passim).

 

Il papa

Operai della vigna sono tutti i membri del popolo di Dio: i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i fedeli laici, tutti ad un tempo oggetto e soggetto della comunione della chiesa e della partecipazione alla sua missione di salvezza. Tutti e ciascuno lavoriamo nell’unica e comune vigna del Signore con carismi e con ministeri diversi e complementari.

Già sul piano dell’essere, prima ancora che su quello dell’agire, i cristiani sono tralci di quell’unica e feconda vite che è Cristo, sono membra vive dell’unico corpo del Signore edificato nella forza dello Spirito...

... unico è il loro significato profondo: quello di essere modalità secondo cui vivere l’eguale dignità cristiana e l’universale vocazione alla santità nella perfezione dell’amore. Sono modalità insieme diverse e complementari...  tutti sono al servizio della crescita della chiesa...

Veramente ciascuno è chiamato per nome, nell’unicità e irripetibilità della sua storia personale, a portare il suo proprio contributo all’avvento del regno di Dio. Nessuno talento, nemmeno il più piccolo può essere lasciato inutilizzato. (Christifideles laici, nn. 55-56 passim).

 

Un santo

Nella creazione Dio comandò alle piante di produrre i loro frutti, ognuna “secondo la propria specie” (Gn 1,11). Lo stesso comando rivolge ai cristiani, che sono le piante vive della sua chiesa, perché producano frutti di devozione, ognuno secondo il suo stato e la sua condizione. La devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal domenstico, dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata. Ciò non basta, bisogna anche accordare la pratica della devozione alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona [...]. E’ un errore, anzi un’eresia, voler escludere l’esercizio della devozione dall’ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati. E’ vero, Filotea, che la devozione puramente contemplativa, monastica e religiosa può essere vissuta solo in questi stati, ma oltre a questi tre tipi di devozione, ve ne sono molti altri capaci di rendere perfetti coloro che vivono in condizioni secolari. Perciò dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta. (S. Franceso di Sales,  Introduzione alla vita devota).

Microfono aperto...

Secondo me la vocazione, anche una baby-sitter ha la vocazione, che ne so... ha l`istinto di tirare su bambini, di curarli, di farli crescere. Il prete ha la vocazione di fare il prete. É una persona che è più portata di altre a fare il prete (o la suora è lo stesso). Secondo me è un istinto. Secondo me una persona è più portata di altre a diventare prete o suora o qualsiasi altro mestiere. Secondo me, prete o suora, è una professione.

INT.: E tu invece a cosa sei portata? Cosa vedi nel tuo futuro?

Io ho sempre sognato di fare un... dare un aiuto agli altri, in comunità, in case di cura per gli anziani o cose del genere, bambini malati, handicappati... Un`amica ha 22 anni e va in casa di un ragazzo che è handicappato, e sta quattro ore al mattino e lo aiuta, gli fa fare ginnastica, lo fa disegnare, ecc... Io ho sempre sognato di fare una cosa del genere, ecco. Io mi sento portata ad aiutare gli altri, anche da piccola. (Milano H., ragazza di 16 anni)

 

INT. immagini un tuo futuro personale, una tua vocazione?

Sì, più che immaginarlo, questo cerco di sentirlo come una cosa abbastanza concreta più che un sogno, nel senso che è qualcosa che piano piano sto già realizzando adesso, è un sogno che piano piano si sta avverando, una vocazione che sento essere quella dello sposarsi, dell`avere una famiglia, dell`avere dei figli, e che si sta avverando adesso perché essendo in una fase terminale degli studi ed avendo un ragazzo, in qualche modo il problema si sta affrontando come situazione più presente che futura, nel senso che ci sono delle scelte che devi fare che condizionano quella che appunto senti essere la tua vocazione; il fatto, per esempio, di scegliere un lavoro invece di un altro, è una scelta importante se credi che la tua vocazione sia di avere una famiglia e di avere dei figli, nel senso che si può dover decidere tra un lavoro che ti apre alla carriera e un lavoro che invece non lo fa. (Luisa, 24 anni)

 

INT.: Quale progetto personale...

Non lo so. A livello di vita penso che ci tengo molto a capire quale sarà la cosa che mi farà sentire me stessa e per ora non l`ho ancora trovato. Adesso come adesso non ho nessuna risposta... Mi aiutano in questa ricerca mia mamma, mio fratello... e indirettamente anche altre persone.

INT.: Quale ideale di vita religiosa...

Dovrebbe essere una vita piena e viva. Penso che qualsiasi persona ha una sua vita religiosa, in ricerca, pur non essendo consacrati. Io mi sogno sempre quando sarò mamma, mi affascina molto la vocazione di mamma e di moglie. (Francesca 17 anni)

 

INT.: Quindi da quello che capisco la tua vocazione iniziale era quella di insegnare?

Non era quello di andare a lavorare per gli aeri, sì, di insegnare hai bambini, di avere a che fare con i bambini. Io penso di essere stata l`unica in Italia a fare le magistrali non perché erano quattro anni, ma perché volevo insegnare, mi piaceva e mi piace ancora adesso, cioè io se ho la possibilità di stare con un bambino, mi scordo di tutto, però non si può avere tutto dalla vita, quindi. (Anna Maria 26 a.)

...E IO DA CHE PARTE STO?
(chiamati alla vita)

 

CARO AMICO Tl SCRIVO...

... perché c'è una grossa novità...

Finalmente qualcosa di veramente sensazionale, di grandioso: la VITA... Sì, la VITA!

Anche tu sei chiamato a questa avventura meravigliosa, un dono immenso, mitico.

Una chiamata da scoprire un po' alla volta e da condividere con altri amici .

E' Dio che ti fa questa chiamata. Prendine coscienza!

 

PRESENTAZIONE

Il primo atteggiamento “vocazionale” da curare è l’amore alla vita. Ci sono oggi molti segnali di morte nella nostra società. Anche molti giovani sono tentati dalla morte. Una distinzione fondamentale è tra gli uomini che amano la vita e quelli che amano la morte. Il Signore Gesù ha scelto la vita, il nostro Dio è il Dio della vita. L’amore alla vita è il requisito minimo per fare parte del Regno di Dio e ciò che accomuna i cristiani con gli altri uomini, quello su cui accordarsi per camminare insieme e fare dei progetti comuni. Perciò é da verificare l’esistenza di questo requisito, farne prendere coscienza, svilupparlo fino alla sua piena maturazione. Suggeriamo alcuni stimoli per avviare questo tipo di riflessione.

INNESCO

FILM:

*   “L’olio di Lorenzo” di G. Miller - 1992 - (l’impegno di una mamma per accettare e far crescere un figlio handicappato)

*   “Il mio piede sinistro” di J. Sheridan - 1989 - (la voglia di vivere di un handicappato)

*   “Figli di un dio minore”  di R. Haines - 1986 - (la storia d’amore tra una handicappata ed il suo istruttore)

 

RACCONTO

 

Sono la tua futura mamma

 

Maria Chiara, 16 anni, studentessa dell'Istituto magistrale di Grosseto ci ha inviato il testo di un suo tema in classe, in forma di una lettera sul valore della maternità. Nello stile del libro di Oriana Fallaci: "Lettera a un bambino mai nato".

Sono la tua futura mamma e ti scrivo una lettera che ancora forse non puoi capire, ma ti prometto che quando sarai un po' più grande la leggeremo e ne parleremo insieme. Non so neppure chi sarà il tuo papà, né se io potrò essere veramente la tua mamma, ma non importa, nel mio cuore tu sei già la mia bambina, sei già una parte di me.

A volte immagino come sarà la tua vita quaggiù sulla terra... ah, già, tu non sai nemmeno che cos'è... Per qualche mese la tua "terra", la tua "casa", sarò io e crescerai dentro di me; dopo un po' inizierai a vedere cose mai viste, alcune enormi, quasi paurose, e altre piccole, colorate e divertenti. Conoscerai tante persone nuove ogni giorno, ma papà ed io ti saremo sempre vicini. La tua presenza sarà per noi un'esplosione di gioia continua, nelle tue parole un po' storpiate, nei tuoi sorrisi, nei tuoi pasticci, nei tuoi abbracci. Sarai il frutto del nostro amore e noi tre saremo come una cosa sola.

E' probabile che non ti piacerà molto questo mondo in cui dovrai vivere, ma ti aiuteremo e vedrai che imparerai ad apprezzarlo. Ti insegneremo a guardare la realtà che ti circonda con "occhi nuovi", a cogliere sempre il positivo in tutto, esseri umani compresi, e ad amarli per quello che "sono" e non per quello che "hanno".

Oggi ci sono persone che non conoscono questo modo di pensare, forse perché nessuno ha insegnato loro ad amare il prossimo o perché, risucchiate dalla stressante routine quotidiana, non hanno mai provato il valore di una parola, di un gesto, di un sorriso. Molte di queste, mediante l'uso dei mass media, approfittano della debolezza di altre persone per "bombardarle" con tutto il negativo che c'è nel mondo... in un mondo così allora è facile cadere nelle tentazioni e soprattutto è dilagante fra i giovani la voglia di trasgressione.

Pensa, piccola mia, che ci sono dei ragazzi che dopo una serata in discoteca, per concluderla in allegria o molto spesso per apparire "forti" di fronte alle ragazze, compiono l'ultima bravata della sera e, a volte, della vita. Dicono che così manifestano la loro voglia di divertirsi e di vivere, perché per loro "è meglio morire giovani in allegria che vecchi in un letto"; però, non poche volte, la serata di follia termina in uno schianto. Così dicono di "no" a quel prezioso dono che è la vita.

Tanti genitori si chiedono allora: perché dobbiamo far nascere dei figli e far subire loro tutta la triste realtà di questo mondo? Non è facile rispondere... Ora, però, non giudicare queste persone, perché il loro atteggiamento deriva dalla mentalità consumistica e efficientistica, molto radicata nella nostra civiltà occidentale dove l'egoismo prevale sull'amore verso il prossimo, soprattutto verso i più deboli.

Se la nostra è una civiltà senza speranza, il nostro compito è quello di ridare speranza a chi non ce l'ha, nel mettere al primo posto l'uomo che è unico e irripetibile. Infatti ciascuno, se vive per se stesso, muore; ogni persona esiste se è relazione con gli altri, se ama, se crede, se spera in un futuro migliore. Nessun ostacolo è talmente grande da impedire la nascita di una vita.

Io sono convinta che non dirò mai di "no" alla vita, anzi, di fronte al pessimismo dilagante cercherò di essere sempre me stessa: e se credo nella vita non la tradisco, ne ora. né mai.

Il mio sogno? Che tanti altri scelgano di vivere come me, senza spaventarsi per il male che c'è nel mondo: penso che sia importante cogliere e valorizzare il bene che, anche se nascosto, si trova in tutti. Solo così, se saranno chiamati ad essere padri o madri, accoglieranno la nuova vita come espressione vivente del loro "si" impegnativo, ma preziosissimo.

Sarei contenta che quando tu dovrai esplorare questo mondo, lo trovassi migliore di come te l'ho descritto io: comunque sia, per qualsiasi difficoltà puoi contare su di me e ricorda che "nascere è meglio di non nascere". Si può essere affamati, infreddoliti, offesi, addolorati, ma non importa, l'importante è saper ricominciare: ogni giorno si può rinascere.

(Maria Chiara, 16 anni, Grosseto)

 

DISCUSSIONE

Partire dal racconto o dal film per innescare una discussione sul significato della vita e sul suo valore.

Si può cominciare ponendo in rilievo i punti salienti del film, soprattutto quelli in cui c’è più tensione, evedenziare le difficoltà da una parte e dall’altra la voglia di vivere che spinge i personaggi a lottare tenacemente per continuare. Aiutare a chiedersi cosa avremmo fatto noi al loro posto, se anche per noi la vita ha lo stesso significato. Se ci teniamo. Se riteniamo che valga la pena di spendere qualcosa per la vita.

Lo stesso vale nei confronti del racconto, dove è importante cogliere le frasi più significative, sottolinearle per far vedere il valore della vita prima di ogni altra scelta. Si può fare un confronto con scelte di morte che vengono invece fatte da altri giovani, come quelle di rischiare la vita sulle strade al Sabato sera, di rischiare la vita con la roulette russa, o con altre sfide mortali, di suicidarsi, di drogarsi, di abortire, di lanciare sassi dai cavalcavia...

 

LETTURA : Sap. 11,23-26; Lc 7, 11-15; Lc 8,40-55

Attraverso il confronto con una di queste letture che ci presentano un Dio che ama la vita, aiutare a fare una scelta per la vita.

 

IMPEGNO

Individurare dei gesti concreti che esprimano la scelta della vita.

 

PREGHIERA

Ti lodo, Signore, per tutte le tue meraviglie. Per il sole, per il cielo, per i verdi prati, per gli alberi, per i fiori. Ti lodo, Signore, per la vita che hai donato ad ogni creatura. Ti lodo perché Tu vuoi che siamo felici e ci dai la possibilità di esserlo davvero. Aiutaci sempre a saper apprezzare tutti i tuoi doni e a condividerle con i fratelli.

(Alessandro, 19 anni)

PER PROSEGUIRE IL DISCORSO

- Per approfondire il discorso sull’amore alla vita v. in Denicolò, Movilla, Sigalini “Vita di gruppo”, il capitolo “La mia vita vorrei che fosse...” (pp. 143-174): ci sono esercizi molto utili e ben fatti.

- Incontrare qualcuno che faccia parte del Movimento per la vita o lavori nei Centri di aiuto alla vita, in consultori familiari o presso i pronto soccorso dell’ospedale.

- Invitare a parlare una giovane mamma o dei genitori che hanno dei figli adottivi. Sentire le loro esperienze, cosa vuol dire sentire una vita che cresce, dare una famiglia a chi non ce l’ha. Cercare di sapere quanti sono i bambini che vengono adottati ogni anno.

- Fare una ricerca per scoprire quanti sono i giovani che muoiono negli scontri stradali, soprattutto al Sabato sera, quanti sono i suicidi giovanili, i decessi per droga, alcool e stupefacenti e cosa li porta a qual punto (per informazioni v. Brunello, De Martis, Le stragi del Sabato sera; Marsilio, Venezia 1993; M. N. De Luca, La tribù dell’ecstasy, Theoria, Roma 1996; oppure parlare con qualche discotecaro, qualcuno della questura, o del tribunale dei minori).


GESÙ, QUESTO SCONOSCIUTO
(chiamati da Gesù Cristo)

 

Cl VORREBBE UN AMICO...

 

...l'amore è darsi tutto dal profondo.

Per questo è bello scoprire la novità di vita proposta dal Vangelo, anche se bisogna camminare per è una strada difficile!

Però non siamo soli: proprio Lui, Gesù è presente nella storia degli uomini.

Egli è per noi un amico e un modello da imitare: ci ama tantissimo e ce lo dimostra continuamente.

Scopriamo che è l'incontro con Lui che ci cambia la vita e se la consegniamo a Lui, scopriremo che realizziamo di più.

 

PRESENTAZIONE

Il secondo movimento del cammino vocazionale è dato dalla consapevolezza di essere chiamati da qualcuno (”vocazione” vuol dire letteralmente “chiamata”), dal Dio di Gesù Cristo per noi cristiani. Non è possibile percepire questa chiamata se non ci si trova in un rapporto di confidenza, di intimità con Dio. Solo in una tale relazione è possibile percepire la chiamata come un gesto d’amore e non d’imperio.

Di più, nel contesto secolarizzato di oggi, non si riesce nemmeno più a percepire l’esistenza di una vocazione se non si ha già una certa esperienza di Dio. Già per chi vive un rapporto di familiarità con Dio oggi è difficile fare riferimento a Lui per le scelte di vita; figurarsi se non si è in tale rapporto! Pertanto è indispensabile curare la costruzione e l’intensificazione del rapporto con Dio come condizione preliminare e indispensabile per ogni ulteriore discorso di vocazione.

Il rapporto con Dio, l’esperienza di Dio è un’esperienza assolutamente unica e strettamente personale, ma l’educatore può introdurre a quest’esperienza, offrendo degli stimoli, guidando a riconoscere la voce di Dio (come il sacerdote Eli nei confronti del giovane Samuele).

A questo offriamo è presentato il seguente materiale.

INNESCO

FILM

“Francesco” di L. Cavani - 1988 -

 

TESTIMONIANZA

...Dopo un certo periodo sono arrivato al punto in cui il direttore dell`oratorio mi chiese se volevo fare qualcosa per la comunità e quindi impegnarmi in un discorso di animazione. Io piangendo ho detto "sì". Perché mi accorgevo che era un qualcosa che mi partiva da dentro, ho detto di sì ed ero contento, sereno... E iniziai il discorso dell`animazione.

... Poi ho avuto un problema di salute che mi ha toccato a fondo. Venne all`improvviso... In una visita mi dissero che ero afflitto da un tumore. Me lo dissero così, senza troppi giri di parole... Dopo i controlli mi tennero in ospedale. Dopo tre giorni mi avevano già operato e mi avevano tolto un testicolo.

Una paura tremenda! Ho vissuto un periodo... Anche perché, tolto il male, rimanevano i segni: bisogna curare e togliere.

Però da questo evento ho capito tutto quello che mi era capitato prima, cioè ho riletto tutta la mia vita alla luce di questa nuova ottica. Ho capito che il Signore mi aveva portato a fare un certo cammino in prospettiva di questo evento. Ora lui mi chiedeva di vivere questa nuova realtà.

Ho subìto un secondo intervento, e non credo che lo avrei affrontato serenamente se non avessi avuto questa nuova realtà... Se io avessi continuato a vivere come prima, non so se sarei stato sereno come lo sono adesso. Però ho vissuto...

Il fatto di sentire vicini alcuni amici, il fatto della comunità, il sentire le loro preghiere in una situazione così drammatica, sentire il Signore vicino ed affidarmi completamente a lui... Il fatto di riscoprire la famiglia, i miei fratelli che erano tutti rivolti a me, tutti proiettati su di me... Vedi la vita in maniera diversa.

È vero che è una situazione drammatica, però è stata di crescita. È un paradosso, ma una cosa come questa ti può anche portare a crescere.

Ho superato il momento dell`intervento, ma sempre con una sorta di paura... All`inizio non sai quale è il discorso futuro, quindi si blocca anche il discorso delle amicizie: non riuscivo proprio a parlare... Ne ho parlato con la mia giuda... Mi ha detto "è vero, è successo questo. Ma perché non vai verso gli altri con questa nuova situazione? perché non rendi partecipi loro di questa cosa?". Questo mi ha aiutato a vivere questa malattia in maniera diversa.

In quel periodo è arrivato anche il discorso di vocazione di coppia. Qualcosa di grande Avevo conosciuto una ragazza che aveva fatto come me il periodo di verifica: questa aveva detto sì al suo amore per me, voleva donarsi col suo amore a me e accettarmi per quello che ero, cercare di costruire qualcosa di profondo per potere veramente avviare una crescita di coppia. Io ero contento di questa cosa ma anche un po’ perplesso per la situazione in cui mi trovavo. Mi chiedevo " perché?". Questo mi ha un po’ frenato...

Dopo l`operazione ho ripreso il discorso spirituale e ho avuto un altro periodo di riflessione per vedere fino a che punto potevo dire "sì" a questo nuovo orizzonte che il Signore mi affriva. E allora ho maturato il mio "sì": anch’io le ho offerto la mia vita, cercando veramente di non tenerla stretta. Infatti a volte tendo a chiudermi, ed anche discorso di coppia potrebbe diventare una chiusura agli altri. Non sempre riesco a capire fino a che punto devo aprirmi e quanto rimanere chiuso. Allora, per paura di chiudermi, sto troppo aperto. Così non vivo bene il discorso affettivo...

Adesso ho ripreso nel gruppo anche il discorso di Dio, come amico, perché prima non lo vedevo come amico. E poi tutto il discorso di vedere la morte come una chiamata al Signore. Una chiamata diversa dalle altre: una chiamata ad amare di più... E non vedere la morte solamente come distacco, con la paura di perdere chissà cosa... Capire che è il Signore che dà la vita ed è colui che ti riceve: "Io ti dò la vita e questo è il mio dono; nella tua vita cerca di attuare il mio progetto". E’ stata quindi una ricerca del progetto, che adesso ho più chiaro.

Riuscire ad offrire le cose al Signore è veramente difficile, è difficilissimo e penso che sia difficile per tutti. Però il capire che il Signore ci vuole veramente bene e che ci fa capire determinate cose, rende sicuri... ci si sente meno soli.

Sembra un paradosso, però è una cosa che ti senti dentro. Questo ti porta a essere sereno. Succederà che una mattina soffrirò, però ho imparato a vevere nell`ottica del Padre.Tutta la mia vita adesso è incentrata sul capire che cosa il Signore mi chiede in questo momento. Perciò vado avanti cercando di fare la volontà del Signore e di darmi in tutto quello che faccio, sia nel discorso di coppia, sia nel discorso delle amicizie, della comunità, della famiglia, dei miei genitori, del lavoro... (Vito, 24 anni)

DISCUSSIONE

Condurre una riflessione a partire da questo racconto. (Se si parte invece dalle vite dei santi, si può cercare di capire il perchè del loro amore per Cristo). Chiedersi come oggi è vista la figura di Gesù soprattutto tra i giovani. Qual è l’immagine di Dio prevalente oggi?

LETTURA

L’incontro tra Gesù e i primi discepoli (Gv 1, 35-39).

 

A confronto con l’esperienza fatta da Giovanni e Pietro posso chiedermi: Chi è per me Gesù Cristo? Cosa mi dice la sua figura? Quale esperienza posso dire di aver fatto di Cristo? L'ho veramente incontrato? Quando? Posso dire di essergli amico? Gli parlo? E' per me un modello di vita? Lo seguo?

IMPEGNO

Un momento di preghiera, colloquio con Gesù ogni giorno.

PREGHIERA

Gesù, io credo in te. Tu sei il Dio della mia vita. Non voglio più essere il centro della mia vita, Signore. Prendi Tu la guida. Ti affido tutto me stesso e ti proclamo Signore di tutta la mia esistenza. Non voglio essere schiavo né dei soldi, né del piacere né di qualsiasi altro legame che mi allontani da Te. Dammi la Tua vita in cambio della mia.

PER PROSEGUIRE IL DISCORSO

- In De Nicolò,... “Vita di gruppo”, v. “La vita cristiana” (pagg. 207-255).

- in Y. Cousineau, “Attività formative per gruppi”, v. “Le immagini di Gesù” (p. 9), Il primo incontro” (p. 75), “La conversazione con Dio” (p. 193).

- in B. Hintersberger,”Meditazioni con gli adolescenti”, 7° esercizio: “Il mio rapporto con Gesù” (p. 140 ss.).

- Fare un’esperienza di ritiro, di deserto, di esercizi spirituali.

- Intervistare un cristiano della propria parrocchia per chiedergli chi è per lui Gesù Cristo. Fare un’inchiesta tra quelli che vanno alla messa alla Domenica, facendo alcune domande su chi è Gesù, secondo loro...

C’E’ POSTO PER ME IN QUESTA SOCIETÀ?
(Chiamati al servizio)

 

Sl PUO' DARE Dl PIU'...

 

... e non puoi dire lascia che sia.

Ogni giorno il mondo in cui viviamo manda messaggi: guerra, fame, ingiustizie, e povertà. Il mondo interpella noi cristiani e noi non possiamo rimanere indifferenti.

Testimoniamo Cristo che abbiamo accolto con la vita e come comunità di credenti.

Siamo chiamati ad essere uniti, per poter dare di più.

 

PRESENTAZIONE

Il terzo movimento è costituito dall’orientamento al servizio. E’ un atteggiamento di base fondamentale per un autentico cammino vocazionale. Percepire che la vocazione è data da due movimenti convergenti: l’ascolto di se stessi, delle proprie attitudini, doti e capacità; l’ascolto dell’altro che, nella sua situazione di bisogno, mi interpella e invoca la mia attenzione. Vocazione vuol dire capire che Dio mi ha dato dei doni, ma non per custodirli gelosamente in me stesso, ma perché ne faccia dono agli altri. Solo condividendolo, il dono manifesta tutto il suo splendore. La maturità è la capacità di farsi carico degli altri, di diventare responsabili. La stessa esperienza di paternità o maternità è possibile solo a questi condizioni. Proponiamo perciò un cammino di scoperta delle proprie doti e di scelta di servire gli altri.

INNESCO

 

CANZONE: “Viva la gente”

 

FILM

*   “Il grande cocomero” di F. Archibugi  - 1993 - (l’impegno di un neuropsichiatra per un ragazzo in difficoltà)

“Aggiungi un posto a tavola” con J. Dorelli (commedia presentata in TV).

 

LA PAROLA AI GIOVANI

 

I giovani sono Stefano, Camillo, Maddalena, Gianni, Monica, Antonio...

 

Troppe volte si sente parlare di "questa gioventù" bruciata nei miti di un mondo migliore, compromessa in circoli viziosi, venduta al consumismo, abbandonata alla perdizione.

Sì certo, non possiamo negare l'evidenza, ma questo è solo un'apparenza. Perché, mi chiedo, i giornali riportano solo i dati agghiaccianti dei morti del sabato sera, le statistiche dei morti per overdose? Si dimenticano forse che esistono ragazzi come Stefano e Camillo, che spendono le loro domeniche in un ricovero per anziani, come Maddalena e Gianni che. assistono i disabili, come Monica, Antonio, Nicoletta, e Gioia che si occupano di un centro per handicappati? Non sono forse anche questi i nostri ragazzi?

E perché scordarci di Lucia, che a diciassette anni anima con entusiasmo indicibile un gruppo missionario nel suo oratorio, o Francesco e Pierluigi che hanno deciso insieme, dopo un campo scuola estivo, di voler entrare in prenoviziato.

Non sono forse anche questi i ragazzi d'oggi?

Basterebbe girarsi un po' intorno e vedere quanti ragazzi fanno della loro vita un dono per molti! E non sono degli eroi!!! Non sarebbe giusto porli su di un piedistallo... né tanto meno loro vorrebbero essere posti!

Tante se ne dicono e tante se ne diranno su questi ragazzi... Ma mai nessuno si prenderà la briga di trasmettere in tv, come lo è stato per gli "omicidi del cavalcavia", almeno uno dei tanti atti d'amore che molti ragazzi... troppe volte non considerati, compiono giorno dopo giorno. E ora ditemi voi: non è stupendo tutto questo? E se si chiede il perché del loro operare, schiettamente rispondono che non si può non aiutare chi è in difficoltà... perché Uno con la "U" maiuscola prima di noi ci hai amati... e ancora continua a farlo.

 

(oppure)

Un Natale di due anni fa. Avevo celebrato solennemente la santa notte e il mattino con un pontificale. Ero pieno di gioia natalizia ed avevo programmato un pomeriggio di quiete, da solo, immaginando di prolungare il mio "stare nella grotta di Betlemme" in contemplazione. Venne un mio parroco a raccontarmi di una famiglia particolarmente disagiata: sarebbe stato un vero dono natalizio visitarla.

Una famiglia di sei persone. Un padre disoccupato e alcolizzato; quattro bambini che non conoscevano neppure la compagnia degli altri e che comparivano e scomparivano assieme come topi incuriositi e impauriti. Avevo portato con me tanti cioccolatini. Ne davo a manciate ogni volta che apparivano.

L'abitazione sudava povertà appena smorzata dalle cure che alcuni volontari ponevano, non riuscendo a nascondere le profonde piaghe che trapassavano per ogni dove.

E infine su un letto, pulito, la mamma. Poteva avere quarant'anni, ma aveva il petto squarciato da un tumore che la rendeva mostruosa agli occhi di tutti. Mi accolse come la venuta del bambino Gesù. Non ebbe vergogna di mettere a nudo il suo dolore: e per me era atroce resistere a quella vista. Non mi disse tante cose, perché le avevo già dentro di me.

Sedetti sulla sponda del letto, come per condividere il dolore. Mi colpiva la serenità di quella donna, povera veramente di tutto. Non aveva maledizioni per alcuno, Nella vita non aveva neppure avuto modo di essere troppo vicina alla Chiesa come struttura. La loro condizione li costringeva a stare "fuori dalle mura delle nostre città".

A un certo punto mi strinse le braccia al collo e mi disse: «Grazie per essere venuto nella mia casa! Ma prima di morire vorrei che lei venisse qui a far nascere Gesù in questa povera casa, vicino a me che nessun ospedale vuole più accogliere per il ribrezzo che faccio. E Gesù che veramente viene qui vorrei vederlo nell'assistere alla sua Messa. Sarà come sentirmi dire che Gesù ama anche me, i miei figli, mio marito, questa mia casa. Ma è già Natale, perché lei è qui e lei è Gesù». Nel frattempo si erano accostati i bambini ormai tutti con le lacrime.

(mons. A. Riboldi)

 

DISCUSSIONE

- Chiediti quanti Stefano, Camillo, Maddalena, Gianni, Monica, Antonio... hai incontrato nella tua vita... e prova ad evidenziare cosa li differenzia dagli "eroi del cavalcavia"!!!

- Cosa faccio io per gli altri? Posso fare di più? C’è qualcuno che mi chiede con il suo bisogno di farmi carico della sua sofferenza? Cosa potrei fare con le mie doti, le mie capacità? Posso dedicare qualche momento del mio tempo per attività di volontariato, servizio?

 

LETTURA

Lavanda dei piedi (Gv 13)

 

IMPEGNO

Scegliere qualche piccolo gesto di servizio quotidiano (ad esempio aiutare in famiglia) ed qualche impegno di gruppo (esempio andare a trovare ammalati, anziani, handicappati).

PREGHIERA

 

Che tu ti arrabbi se non mi comporto bene, questo lo capisco, ma che ti arrabbi pure se non ho vissuto felicemente la mia vita, questo mi sembra strano... Strano, perché, fino a qualche tempo fa, credevo che tu fossi un Dio seduto su di una sedia grande e dorata, e ti riducessi, con un calcolatore elettronico, a "controllare" tutti i peccati della gente. Ora invece ho capito che tu, tutto quello che fai, lo fai perché siamo felici... e mi sembra pure giusto che ti arrabbi e ci tratti male quando vedi che agiamo contro noi stessi, rovinandoci la salute e i nervi. Sì, molti ti avranno detto di non impicciarti, perché si sentono più felici fregandosene di tutto e di tutti, provando a "fare due tiri"; giocando con il fuoco. Ma io ti dico, perché so che quelli sono solo effimeri riflessi della vera felicità, di intervenire perché tu hai un desiderio infinito di amare!

 

PER PROSEGUIRE IL DISCORSO

 

“Le mie doti”

Riscaldamento

Fai un elenco delle tue doti principali: fisiche, mentali (intelligenza, memoria, perspicacia, calcolo, organizzazione), emotive (sensibilità, entusiasmo, calma/freddezza, fedeltà, dedizione, indipendenza, ecc...), morali (fortezza, umiltà, coraggio, equilibrio, ottimismo, spirito di sacrificio, pazienza, bontà/generosità). Una volta fatta la lista confrontati con con un compagno e vedi se lui è daccordo, se ne devi aggiungere oppure togliere.

 

Lettura: I talenti (Mt 25,14-30)

 

1. Riflettendo sulla lettura posso dire di

Ü essere dotato di (metti un cerchietto sulla quantità che pensi di avere in rapporto agli altri)

1          2          3          4          5          talenti.

Ü usarli al 1                           50                   100%

(metti una crocetta sul livello di impiego che pensi di avere).

Ü voglio rischiare                                                     ho paura di sbagliare.

 

2. Le scuse che di solito accampo per non utilizzare le mie doti sono:

Troppa fatica...

Rideranno di me

Mi esibisco solo per un folto pubblico

Ho altro da fare

Per adesso penso a divertirmi

Sono rimasto deluso dall’ultima volta e non voglio scottarmi più

Ho paura di sbagliare

Non sono così dotato come...

Altro..................

 

3. Quale conclusione posso trarre da tutto ciò per la mia vita?

Secondo le capacità che Dio ci ha dato, ognuno di noi ha compiti diversi... Chi ha ricevuto il dono di aiutare gli altri, li aiuti. Chi ha avuto il dono dell’insegnamento, insegni. Chi il dono di esortare, esorti. Chi dà qualcosa agli altri lo faccia con semplicità. Chi ha la responsabilità della comunità, dimostri cura e diligenza. Chi aiuta i poveri, lo faccia con gioia” (Rm 12,6-8).

Qual è il punto che fa per me:.............................................

 

4. Applicazioni personali

Torna indietro al “riscaldamento” e rivedi le tue qualità. Quali di queste vuoi mettere più a profitto quest’anno? Su che cosa vuoi impegnarti?.....................................................

 

5. Preghiera

Mio Dio ti ringrazio per i doni e le capacità che mi hai dato, specialmente per......

....................................................................................................................

Inoltre, Signore, ti sono grato anche per alcune cose nelle quali non sono così bravo, perché mi stimoli a crescere, specialmente...

.............................................................................

Il versetto della Scrittura che voglio ricordare maggiormente dopo questo incontro è....

.................................................................

 

GIOCHI/ESERCIZI

- In K. Vopel, “Giochi di interazione per adolescenti e giovani”, possono essere interessanti per la conoscenza di sè (valori, doti, orientamenti di vita): “Verso nuovi approdi” (vol.1, n. 1), “Verifica valori” (vol.1, n. 3), “L’uomo/la donna del futuro” (vol. 1, n. 5),  “La felicità comune” (vol. 1, n. 13), “Quattro immagini” (vol. 1, n. 20), “Mandala e Mantra” (vol. 1, n. 24), “Ciò che vorrei realizzare” (vol. 4, n. 17), “Mete di vita” (vol. 4, n. 18), “Il sogno della vita” (vol. 4, n. 19)

- In Y. Cousineau, “Attività formative per gruppi”, v. “Il biglietto degli ideali” (p. 71).

- In De Nicolò, ... “Vita di gruppo”, v. “Sulla via dell’identità: la conoscenza di sè” (p. 112-142).

- Anche in M. Jelfs, “Tecniche di animazione”, ci sono delle buone indicazioni su come trasformare i sogni in una strategia per il cambio della società (da p. 105 in poi).

- Qualcosa del genere lo si può tovare anche in J. K. Liss, “La comunicazione ecologica”, La Meridiana, Barletta (BA) 1992.

 

ALTRE INIZIATIVE:

- Prendere contatto con le iniziative di volontariato (soprattutto con i ragazzi in difficoltà, gli emigrati, gli ammalati, gli handicappati, gli anziani,...) della propria zona e farle visitare, oppure chiamare un esponente di queste iniziative per presentarle ai ragazzi.

- Aiutare i ragazzi a farsi un’idea delle immense possibilità che offre il volontariato oggi (attraverso la Caritas parrocchiale o diocesana, i Centri di prima accoglienza, le Comunità di recupero TDP, le USL, i Comuni, le Regioni).

- Presentare l’esperienza del servizio civile alternativa a quello militare (invitando qualche obiettore di coscienza o qualche esponente di enti convenzionati) e la possibilità del servizio di volontariato all’estero (v.CISV, VIS, VIDES, ecc..., tutti associati alla FOCSIV).

- Far fare esperienze di volontariato (con ammalati, handicappati, poveri, cura dell’ambiente). Organizzare delle giornate, settimane o anche qualche estate di servizio. Ottime idee si trovano in J. Griesbeck, “Tecniche per gruppi di azione” Elle Di Ci,Torino 1991.

 

INFORMAZIONI

Per una più ampia informazione a livello nazionale, si può richiedere materiale alla “Fondazione Italiana per il Volontariato” (Via Nazionale 39, 00184 Roma, tel. 06/47.48.11), che pubblica mensilmente la Rivista del volontariato” e varie altre pubblicazioni occasionali. Si possono trovare informazioni anche in Internet, nel sito “NAVIGA CON NOI” http://www. Axnet.it/sociali.html; oppure nel sito “SOLIDARITY IN ITALY” http://www.crs4.it/HTML/solidarity.html.

MA IO IN CHE RUOLO GIOCO?
(le vocazioni nella chiesa)

 

... NORD SUD OVEST EST...

 

Da che parte si va? Viso pallido, ti stai sbagliando... vado in missione, oppure mi sposo, anzi faccio il prete o mi impegno da laico nel sociale... e se diventassi animatore, catechista o suora?

Sì, viso pallido, tante e ancora di più sono le possibilità, che il Signore offre ad ogni uomo, per realizzare la propria vita. Sono tutte belle, ma ognuna è specifica, diversa dalle altre.... Si chiama vocazione. E sono tutte importanti: nella grande famiglia di Dio, non ci sono vocazioni di serie A o di serie B, perché ... giochiamo tutti in NAZIONALE!

 

PRESENTAZIONE

La ricerca vocazionale sfocia inevitabilmente in una scelta di servizio. Per i cristiani questo avviente nella chiesa, anche se lo si svolge fuori delle sue mura, perché la chiesa è una struttura di servizio. Il primo servizio fondamentale è quello di di far incontrare Dio all’uomo, ma questo servizio ha bisogno più della testimonianza che dell’annucio, dei fatti che delle parole. Perciò si è autenticamente nella chiesa se si sceglie di servire. E’ però importante capire che ognuno in questa organizzazione ha il suo ruolo, il suo compito. Decidere quindi di stare nella chiesa vuol dire decidere di starci con un ruolo preciso. Gli adolescenti sovente si sentono fuori da questa chiesa. Non sarà forse perché non hanno un ruolo preciso? Certo, devono capire qual è il loro, ma è importatne che lo facciano sperimentando già da ora le possibilità che hanno attorno e si orientino verso le infinite vocazioni che si trovano nella chiesa. Offriamo del materiale per questo orientamento.

 

INNESCO

 

FILM:

“La valle di pietra” di M. Zaccaro - 1992 -(storia di un prete che si prodiga per gli altri, anche se con qualcosa di strano...),

“Violenza per una monaca” di J. Buchs - 1968 -

“Dio ha bisogno degli uomini”, “Lo spretato” (anni ‘50...)

 

RACCONTO

 

Sui muri e sul giornale della città comparve uno strano annuncio funebre: «Con profondo dolore annunciamo la morte della parrocchia di Santa Eufrosia. I funerali avranno luogo domenica alle ore 11".

La domenica naturalmente la chiesa di Santa Eufrosia era affollata come non mai. Non c'era più un solo posto libero neanche in piedi. Davanti all'altare c'era il catafalco con una bara di legno scuro. Il parroco pronunciò un semplice discorso: «Non credo che la nostra parrocchia possa rianimarsi e risorgere, ma dal momento che siamo quasi tutti qui voglio fare un estremo tentativo. Vorrei che passaste tutti quanti davanti alla bara, a dare un ultima occhiata alla defunta. Sfilerete in fila indiana uno alla volta e dopo aver guardato il cadavere uscirete dalla porta della sacrestia. Dopo chi vorrà potrà rientrare dal portone per la Messa".

Il parroco aprì la cassa. Tutti si chiedevano: «Chi ci sarà mai dentro? Chi è veramente il morto?»..

Cominciarono a sfilare lentamente. Ognuno si affacciava alla bara e guardava dentro, poi usciva dalla chiesa. Uscivano silenziosi, un po' confusi.

Perché tutti coloro che volevano vedere il cadavere della parrocchia di Santa Eufrosia e guardavano nella bara vedevano in uno specchio appoggiato sul fondo della cassa il proprio volto.

LETTURA

La prima comunità cristiana (at 2,42-3,6)

 

"Essi ascoltavano con assiduità l'insegnamento degli apostoli, vivevano insieme fraternamente, partecipavano alla Cena del Signore e pregavano Insieme.

Dio faceva molti miracoli e prodigi per mezzo degli apostoli: per questo ognuno era preso da timore.

Tutti i credenti vivevano insieme e mettevano in comune tutto quello che possedevano. Vendevano le loro proprietà e i loro beni e distribuivano i soldi fra tutti, secondo la necessità di ciascuno.

Ogni giorno, tutti insieme, frequentavano il tempio. Spezzavano il pane nelle loro case e mangiavano con gioia e semplicità di cuore.

Lodavano insieme Dio ed erano benvisti da tutta la gente. Di giorno in giorno il Signore faceva crescere il numero di quelli che giungevano alla salvezza.

Un giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio. Erano le tre del pomeriggio, l'ora della preghiera.

Presso la porta del tempio che si chiamava la "Porta Bella" vi era un uomo, storpio fin dalla nascita. Lo portavano là ogni giorno ed egli chiedeva l'elemosina a tutti quelli che entravano nel tempio.

Appena vide Pietro e Giovanni che stavano per entrare, domandò loro l'elemosina. Ma Pietro, insieme a Giovanni, lo fissò negli occhi e disse:

- Guardaci!

Quell'uomo li guardò, sperando di ricevere da loro qualcosa. Pietro invece gli disse:

- Soldi non ne ho, ma quello che ho te lo do volentieri: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina (At 2,42-3,6)

 

Ecco il segreto della gioia della prima Chiesa, la comunità cristiana di Gerusalemme, che era stimata da tutta la gente: la semplicità e la condivisione di tutto, specialmente della ricchezza più grande, il suo signore Gesù.

Oggi molti giovani cristiani si impegnano nel volontariato, cioè regalare il proprio tempo ai bisognosi, portare speranza e gioia a chi non ne ha. E' una missione grande, che ci sollecita ad essere Chiesa, perché è facendo catena di solidarietà che si possono compiere grandi cose.

 

DISCUSSIONE

- E' possibile tornare al modo di vivere delle prime comunità cristiane?

Di fronte ai bisogni del mondo in cui viviamo, possono incontrarsi il mio piccolo servizio e la missione della Chiesa?

- Chiediti se sei mai andato oltre "l'abito" di una suora o il "camice" di un prete...

- Chiediti se ti ha toccato più di tanto la "barba" di quel missionario... tanto da poter conoscere meglio tutta la sua storia e quindi capire di più sulle tante possibilità che il Signore dà ad ognuno per realizzare la propria vita.

- Chiediti, prova... agisci!

- Pensi che tutti quelli che hai accanto hanno scelto la strada giusta?

 

LETTURA 2

Samuele 3, Giudici 6, Giona

 

RIFLESSIONI

- Chiediti se ti sei immaginato diverso da così come sei, se ti sei mai immaginato uno di una "fantastica banda" di persone realizzate...

- Chieditelo e se ti piace l'idea cerca con grinta la "tua "vocazione" fino a farla diventare realtà!

-  La ricerca non è facile... ma è possibile!!! Chiediti, perciò, quante occasioni hai speso inutilmente cullandoti sull'onda del "tanto non ci riesco"!!!

- Ti sei mai fermato per un po' di tempo in silenzio, lontano dai rumori, tutti i rumori, ed esaminato seriamente la tua vita? Se non lo hai ancora fatto, cosa aspetti a darti una regolata?

 

TESTIMONIANZA: Ho smesso di gridare al mondo di cambiare, ho iniziato a cambiare me stesso

 

Carissimo Giovanni,

questa volta non posso stare zitto, non posso non dire come la penso, cosa mi frulla nella testa, sentendo il tuo sfogo.

Questo nostro povero mondo va a pezzi; l'indifferenza, soprattutto nei giovani dilaga. Il caos, il disordine, i problemi aumentano ogni giorno. E non si risolvono.

Abbiamo tutto, ma stanno venendo meno le cose più belle in noi giovani: gli ideali, la voglia di libertà, il desiderio di cambiarla questa società; ci hanno tarpato le ali, e non osiamo più guardare in alto, il cielo; non osiamo più guardare il mare all'orizzonte in cerca di terre nuove da scoprire.

Cosa fare?

Negli anni che ho passato a scuola, ho vissuto tante di quelle contraddizioni che tu mi dici tue, e non sono riuscito a stare zitto.

Quante volte in classe abbiamo discusso, quanti scioperi, quanti manifestazioni negli anni del Liceo mi sono trovato a fare e ad organizzare!

Cercavamo di dire la nostra, di far vedere ai "grandi" che c'eravamo anche noi e che la pensavamo diversamente da loro. Volevamo cambiare il mondo, o, perlomeno, pensavamo di cambiarlo.

Mi sono reso conto però che non basta gridare qualche slogan e sfogare la rabbia per cambiarlo.

E' necessario buttarci dentro l'anima, la vita intera, la testa e il cuore... Ogni giorno.

Allora ho deciso: divento prete! Ho smesso di gridare al mondo di cambiare; ho iniziato a cambiare me stesso.

Da quando ho preso questa decisione, non ho abbandonato mai la possibilità di fare grandi esperienze: sono stato al Cottolengo per un mese di servizio; ho vissuto tre anni in una comunità di giovani che, come me, desiderano spendere la vita per gli altri; sono stato in Africa tra la bellissima gente del Malawi; ho incontrato centinaia di giovani che... vorrebbero volare e tanti altri che non sanno nemmeno camminare.

Quanto sono fortunato! Non smetterò mai di gridare il mio grazie!

Piano piano mi sto incamminando verso il sacerdozio e, se Dio vorrà, fra quattro anni sarò prete.

Solo con la vita giocata veramente, per qualcosa di Grande, si può cambiare il mondo. Non tutti devono diventare preti, certo, ma tutti devono aspirare a cose grandi, e sui grandi ideali "perdere" la vita.

(Luca da "Lettere dal tempo" - DIMENSIONI NUOVE Aprile 1993)

 

IMPEGNO

Decidere quale servizio fare all’interno del proprio oratorio, parrocchia...

PREGHIERA:

Ma chi sei Tu, Dio, che mi chiami? Tu hai fatto della mia vita questa strana avventura. Tu hai scavato in me il desiderio di Te con i richiami dei miei fratelli. Mi sono messo in cammino... Ho scoperto di non essere solo ed ho imparato a riconoscere il tuo passo.

Tu ti sei fatto per me Dio della tenerezza nell'incontro con tutti quei fratelli che cercano, che tendono una mano perché un'altra la stringa.

Tu, o Dio che mi chiami, ora vuoi che io, io solo e non altri, risponda alla tua chiamata di amore.

Sono disposto a farlo, ma veramente mi trovo ad un crocevia. Le risposte sono tante e tutte belle... e io mi sento confuso...

Ed è per questo che ti chiedo, tu che hai scavato in me il desiderio di te, di indicarmi la strada che da sempre hai pensato io percorressi.

PER PROSEGUIRE IL DISCORSO

 

INTERVISTA

Ad una suora di clausura, ad un missionario, ad eremita...

con visita al monastero e giornata di ritiro.

 

Il mio domani”

 

Riscaldamento

Ufficio di collocamento

Supponi che il tuo oratorio, parrocchia, centro giovanile, scuola abbia alcuni incarichi scoperti. Ti si chiedono dei suggerimenti. Segna il nome delle attività che potresti fare tu e quale potrebbero fare i tuoi compagni di gruppo.

 

Lettura

Gesù ed i mietitori (Mt 9, 35-38)

 

Domande

1. Cosa intendeva Gesù con la parola

messe = ....

operai = ....

raccogliere la messe = ....

2. Secondo te, c’è ancora della messe in giro? C’è ancora bisogno di operai? Cosa dovrebbero fare oggi per “raccogliere la messe”?

3. Fai un esempio di qualcuno che ha bisogno di essere mietuto......

4. Su una scala graduata da 1 a 10, dove ti collochi? Sei più “messe” o “mietitore”?

messe_1___2___3___4___5___6___7___8___9___10__mietitore.

 

6. Cosa vorrebbe dire per te fare il “mietitore”..............

5. Sei interessato a diventare “mietitore”? Si     Forse           No.

7. Ti chiedi mai cosa voglia il Signore da te?

 

In gioco

Immagina che il campo di Dio sia un campo di calcio, di basket o di un altro sport. Tu quale posizione occupi?

Lo schema sottostante riproduce un campo di basket. Metti una x per indicare dove attualmente ti trovi. Per esempio:

1. Campo da gioco: mi trovo nel pieno dell’azione.

2. Panchina: sono in squadra, ma attualemnte non coinvolto e impegnato.

3. Tribune: interessato solo a guardare.

4. Spogliatoi: mi sto riposando dopo la partita.

5. Palestra: mi sto allenando per giocare le prossime partite.

 

 

Per l’azione:

Rivedi il riscaldamento iniziale: confronta con qualche altro tuo compagno le risposte che avete dato: i ruoli scoperti e chi li potrebbe occupare (più si allarga il contributo, più la cosa assume validità). Quando su un ruolo-compito c’è molta convergenza, è probabile che l’individuo abbia effettivamente le doti per ricoprirlo. E’ un modo per scoprire la propria vocazione. Se uno acetta di ricoprire quel ruolo, ammesso che ce ne sia bisogno, si può dire che stia assumendo un atteggiamento di responsabilità verso il cammino vocazionale.

 

 

ESERCIZI

- in De Nicolò,... “Vita di gruppo”, v. “L’annuncio incontenibile” (p. 268  e ss.).

- Prendere contatti con il seminario diocesano, cercare di conoscere le iniziative che propone, parteciparvi a qualcuna, invitare un seminarista a parlare della propria esperienza, fare una visita guidata al seminario. Lo stesso vale per gli Istituti religiosi della zona.

- Partecipare a campi-scuola di ricerca vocazionale, ad iniziative per cammini di ricerca approfonditi...

 

PER INFORMAZIONI:

- La rivista “Se vuoi...” (Via Mole 2 - 00040 CASTELGANDOLFO, tel. 06/932.03.56) che produce interessanti sussidi vocazionale e organizza anche campi scuola vocazionali.

- Informazioni sulla Chiesa italiana e le sue offerte in internet: http://www.chiesacattolica.it/

- Informazioni sui principali ordini religiosi: http://spavalda.polito.it:80/webclesiae/ordini/itindex.html.


TAVOLA ROTONDA VOCAZIONE

 

1. Preparare un bell'ambiente di festa.

 

2. Invitare una coppia di sposi (o fidanzati prossimi al matrimonio), un giovane seminarista (un diacono per esempio), un/a giovane consacrato/a, un/a animatore/trice, un/a volontario/a.

- Canto di inizio: "Un'altra umanità", Gen Rosso "In concerto per la pace"

- L'animatore può introdurre con un commento di riflessione di questo tipo:

La vocazione non è una cosa facile né per chi si accinge a rispondere, né per chi ha già dato una risposta e cerca di rendere concreta la prima risposta data.

Non è una cosa facile perché tutte le vocazioni richiedono radicalità.

Non è una cosa facile perché "molto" non si conosce. Tutto sembra sospeso anzi legato ai deboli fili del "non so cosa mi capiterà"...

Eppure, chi ha fatto anche solo un passo di cammino nella vocazione, sa che tutti i dubbi, le domande, le paure degli inizi, con il tempo e una buona dose di coraggio, svaniscono: e la voglia di vivere sempre più con grinta la propria vocazione diventa un bisogno incontentabile.

Tutto questo potrà sembrare strano, ma è proprio così.

La testimonianza di questi nostri amici ci aiuterà a rendercene conto.

 

3. Lettura di Matteo 19, 16-22 ... il giovane ricco.

Un tale si avvicinò a Gesù e gli domandò:

- Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna? Ma Gesù gli disse:

- Perché mi fai una domanda su ciò che è buono? Dio solo è buono.

- Ma se vuoi entrare nella vita eterna ubbidisci ai comandamenti. Quello chiese ancora:

- Quali comandamenti? Gesù rispose:

- Non uccidere

- Non commettere adulterio;

- Non rubare;

- Non dire il falso contro nessuno;

- Rispetta tuo padre e tua madre;

- Ama il prossimo tuo come te stesso. Quel giovane disse:

- lo ho sempre ubbidito a tutti questi comandamenti: che cosa mi manca ancora?

E Gesù gli rispose:

- Per essere perfetto, vai a vendere tutto quello che hai, e i soldi che ricavi dalli ai poveri. Allora avrai un tesoro in cielo. Poi, vieni e seguimi.

Ma dopo aver ascoltato queste parole, il giovane se ne andò via con la faccia triste, perché era molto ricco.

 

4. A questo punto le testimonianze. 10 minuti a testa con questi due requisiti:

a. essere sinceri e concreti

b. che sappiano suscitare interesse

 

5. Dopo le testimonianze, lasciare spazio alle domande. Questo momento, riuscirà nella sua importanza solo se sarà previamente preparato: i ragazzi devono essere sollecitati e dai "testimoni" e dagli animatori dell'incontro.

Per rompere il ghiaccio si può iniziare con domande preparate precedentemente.

 

6. Tempo per preghiere spontanee. ( Anche qui, se è necessario, prepararne alcune precedentemente).

- Canto conclusivo: "Non ti fermare mai", Cittàgiovane '88.

 


CELEBRIAMO LE VOCAZIONI

... ORA TOCCA A TE...

 

Canto d'inizio: "Vieni e seguimi" da: Se siamo uniti (Gen Rosso)

 

Saluto del celebrante: Carissimi ragazzi, siamo qui, oggi, perché siamo stati convocati! Anzi meglio, siamo stati chiamati da una persona amica, una persona che vuole la nostra realizzazione.

Non è un incontro semplice questo di oggi perché siamo chiamati ad iniziare un grande lavoro, un lavoro interiore.

Per far questo, quindi, non possiamo essere superficiali, non possiamo giocare... perché ne va della nostra esistenza.

E allora via ogni dubbio, ogni diffidenza e qualsiasi altro ostacolo al lavoro proprio e altrui, e chiediamo con insistenza ad ognuno di noi di non fermarsi alle prime difficoltà, convinti anche che in questo lavoro di introspezione non siamo da soli.

 

1° Momento: Lettura della Parola di Dio

 

- Viene portata solennemente in processione il Vangelo.

- Intanto si canta l'alleluia.

- Quindi si proclama la Parola:

dal Vangelo secondo Matteo (11, 16-19).

"Ma a chi paragonerò io questa generazione?

Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono:

- Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,

 abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.

E' venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto:

- Ha un demonio.

E' venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono:

- Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.

Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere".

 

2° Momento: Drammatizzazione

 

(Presentazione di alcuni personaggi positivi e non. La lettura di questi brani deve essere fatta a mo' di edizione straordinaria; si possono aggiungere anche altri nomi che si creda colpiscano di più.)

 

1° personaggio

Amici, abbiamo ascoltato che siamo qui per iniziare un serio lavoro di analisi. . .

Siamo qui non per dire alla fine, tutti insieme: "Debbo mica farmi prete?"... ma per capire qual è il nostro posto nella Chiesa e nella Società.

Non siamo i primi a farlo... e non saremo gli ultimi: prima di noi ce ne sono stati tanti, e tanti ce ne saranno dopo di noi, perché la vocazione è la cosa più seria della vita!

E' un lavoro non facile questo, perché molte voci ci parlano, troppi sono gli "slogan" che ci vengono proposti, infiniti sono i disturbi e i rumori provenienti da fonti inaspettate.

Sta a noi scoprire i ciarlatani, i facili venditori di ideologie superate, di idee distruttrici, anche se sono tanto bravi da nascondersi nei panni di profeti.

 

2° personaggio

- Torino, 1842. Un giovane sacerdote sceglie di rispondere alla chiamata del Signore prendendosi cura dei giovani, gli ultimi e più abbandonati... il suo nome è don Bosco!

 

3° personaggio

- Italia 1993. Arriva il TERREMOTO TOUR dei LITFIBA. Milioni di giovani seguono le orme di questi nuovi eroi e con il suo "El Diablo" Piero dice: "Il paradiso è un'astuta bugia!"

 

4° personaggio

- India. Mentre in Europa infuria la prima guerra mondiale, con una valigetta di tela, avvolto solo da un lenzuolo bianco, due grossi sandali e un bastone, un uomo, chiamato con venerazione "Mahatma", comincia il grande viaggio attraverso tutta l'India. A piedi e su carri agricoli percorre migliaia di chilometri. A tutti parla con dolcezza e con forza dell'India libera, che bisogna unirsi e volersi bene, abolire le divisioni... E' Gandhi!

 

5° personaggio

- Italia 1990. Giovanni Paolo II proclama beato Pier Giorgio Frassati, un giovane torinese studente di ingegneria... Lui stesso scrisse: "Nella vita, dopo l'affetto dei genitori e dei fratelli, uno degli affetti più belli è quello dell'amicizia" .

 

6° personaggio

- "La nostra jeep aveva appena sorpassato il villaggio africano, allorché fummo costretti a fermarci presso uno stagno per dissetare il motore. In quel momento emersero dalla foresta alcuni visi spauriti, poi, alcuni corpi famelici. Gridai loro di avvicinarsi. Alcuni fuggirono. Gli altri, i più coraggiosi, rimasero immobili... Domandai alla guida:- Chi sono quegli uomini?

- Lebbrosi - mi rispose.

- Perché stanno là?

- Perché sono lebbrosi.

- Capisco, ma non starebbero meglio al villaggio? Verrebbero nutriti... Che cosa hanno fatto per essere cacciati via?

- Sono lebbrosi - rispose l'uomo cocciuto. - Vengono almeno curati? Allora il mio interlocutore alzò le spalle e se ne andò senza dir nulla". E' Raoul Follereau che racconta.

 

7° personaggio

- Italia 1992. Il famosissimo Zucchero Sugar Fornaciari lancia il suo nuovo disco sul mercato: "Miserere". Dice di essere in crisi, in ricerca di senso, ne soffre... tutti ne parlano e ... lui ci guadagna!!

Chissà che non sia lui - afferma qualcuno - il profeta del 2000?

 

8° personaggio

-1921... Sono passati ormai sedici anni dalla sua nascita e Agnes ha pensato e ripensato "che cosa fare" della sua vita. L'idea delle missioni è penetrata in lei sempre più a fondo. Ha pregato, perché la sua non sia un'illusione. Ha domandato al suo confessore: "Come posso sapere se Dio mi chiama?". Si è sentita rispondere: "Attraverso la gioia. La gioia profonda ha funzione di bussola, anche se indicasse la rotta che appare più dura e più difficile".

Sono passati ormai tanti anni e oggi quella Agnes è Madre Teresa di Calcutta.

 

9° personaggio

- America... il mondo dello spettacolo è in lutto per la perdita di Kurt Kobain, leader dei “Nirvana. Dopo tanti successi, e con una vita economicamente invidiabile, si toglie la vita con una overdose di eroina... Perché questo?

 

A questo punto, senza nessuna parola, fare ascoltare il canto di Biagio Antonacci "Non so più a chi credere" Sanremo '93

 

No, no non so... non so più a chi credere no.

No, no non so... non so più a chi dare del tu

se vuoi vivere una vita così basta dire sì, io dico no

No no non so... non so più se crederti o no no,

no io no... io non credo all'uomo che sei.

Tutti dicono le stesse bugie.

Tutti parlano non sanno ascoltare.

Non so vivere una vita così

Non so a chi credere... non so se credere

confuso e schiavo di... chi non sa decidere

se vuoi vivere una vita così

basta dire sì io dico no.

Non puoi vivere una vita così...

Mentre loro sparano al sole

mentre loro sporcano il cielo

io continuo a gridare.

Vivere di pelle e di cuore

e amare fino a farsi del male

resta l'unica cosa... l'unica cosa da fare.

I bambini giocano al sole

nei loro disegni c'è il cielo e devono continuare.

Io non so cosa fare... io non so cosa fare

confuso e schiavo di... chi non sa decidere

per me, per te, per noi....

 

10° personaggio

Si, le voci sono tante e molte volte assordanti; ci lasciano confusi, impacciati! Ci fanno rimandare decisioni e scelte importanti per la nostra vita, o, ancora peggio, ci fanno scegliere così come vogliono loro! Ma fino a quando si parla di scelte poco importanti, si può anche sopportare... Quando si tratta di scelte vitali (e la vocazione è una scelta vitale)... NO! non possiamo, non dobbiamo accettare!!! Ecco perché ora tocca a noi, a noi soli prendere nelle nostre mani la nostra esistenza e decidere, liberi da ogni condizionamento.

 

11° personaggio

E' proprio vero: la Vocazione è una cosa seria! E noi non possiamo sottovalutarla, non possiamo non rispondere!!!

 

Omelia

 

Ora sottofondo musicale, mentre si presentano, alcuni personaggi significativi del proprio ambiente con nome e cognome, per far capire che la vocazione non è una cosa che sta sulle nuvole: animatori, genitori impegnati, parroco, suore,

direttore dell'oratorio, laici impegnati, qualche personaggio simbolo soprattutto coetaneo degli adolescenti.

 

Celebrante: Come (... ripetere solo i nomi dei personaggi del proprio ambiente) anche noi siamo chiamati a dare in dono agli altri ciò che noi stessi abbiamo ricevuto e ad interrogarci, per rispondere seriamente alla chiamata specifica, che il Signore ha fatto a ciascuno.

Come abbiamo già più volte ascoltato, non sarà facile... ma, restando uniti, formando una sola forza, tutto sarà più semplice; per questo, ora, tenendoci per mano e alzando le braccia, ringraziamo il Padre che è accanto a noi, per averci fatto comprendere che ognuno è tenuto a dare una risposta alla Sua chiamata, una risposta di amore. Poi ringraziamolo, perché è riuscito a smuoverci, forse, dal nostro assopimento... e facciamo tutto questo con la preghiera che Cristo stesso ci ha insegnato.

 

Padre nostro (che può essere anche cantato)

 

Saluto conclusivo

 

Canto finale a Maria madre delle vocazioni:

"Servo per amore" da: Se siamo uniti, Gen Rosso.

Indicazioni per sussidi

Y. Cousineau, “Attività formative per gruppi”, Elle Di Ci,Torino 1993 .

G. De Nicolò, S. Movilla, D. Sigalini, “Vita di gruppo”,. Elle Di Ci,Torino 1994

J. Griesbeck, “Tecniche per gruppi di azione”, Elle Di Ci,Torino 1991.

B. Hintersberger,”Meditazioni con gli adolescenti”, Elle Di Ci,Torino 1991.

M. Jelfs, “Tecniche di animazione”, Elle Di Ci,Torino 1986

J. K. Liss, “La comunicazione ecologica”, La Meridiana, Barletta (BA) 1992.

K. Vopel, “Giochi di interazione per adolescenti e giovani” (vol.1-4), Elle Di Ci,Torino 1991

K. Vopel, “Giochi interattivi” (vol. 1-6), Elle Di Ci,Torino 1994