Il romanzo

 

IL GATTOPARDO  

Il romanzo , presumibilmente scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa tra il 1955 e il 1956, quindi in tempi brevi, ma a seguito di una lunga meditazione interiore, fu pubblicato nel 1958 da Feltrinelli, a cura di Giorgio Bassani.   Il romanzo è in otto capitoli (o "parti", come riporta il manoscritto) e a ciascuno l'autore ha premesso una breve didascalia riassuntiva.   

 Il romanzo è ambientato in Sicilia e si svolge tra il 1860 e il 1862, negli anni cruciali che vedono lo sbarco dei Mille sull’isola e l’organizzazione del nuovo Regno d’Italia. Protagonista è don Fabrizio, principe di Salina (modellato sulla figura del nonno dell’autore), sul cui stemma nobiliare campeggia l'insegna araldica del gattopardo ,un animale dai grandi baffi ritto sulle enormi zampe , che dà il titolo al romanzo.

Mentre l’aristocrazia dell’isola, consapevole della propria fine imminente, attende con sgomento l’instaurarsi del governo piemontese, i nuovi ricchi – amministratori e mezzadri – si preparano a impossessarsi dei privilegi e del potere della vecchia nobiltà. Don Fabrizio, colto e raffinato aristocratico di antico lignaggio, assiste passivamente, con rassegnato distacco, al crollo del suo ceto e della sua famiglia, convinto della vanità di ogni tentativo di contrastare il nuovo. Guarda tuttavia con favore il comportamento spregiudicato del giovane nipote Tancredi, che si è schierato con i garibaldini e sostiene che “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.

All’arrivo dell’estate, come ogni anno, la famiglia del principe si trasferisce da Palermo alla casa di campagna, a Donnafugata, dove è appena stato nominato il nuovo sindaco, Calogero Sedara, uomo di umili origini che si è recentemente arricchito. Tancredi, che in precedenza sembrava corteggiare una delle figlie di don Fabrizio, volge subito la sua attenzione verso la figlia di don Calogero, Angelica, attratto non solo dalla sua bellezza ma soprattutto dalla sua ricca dote.

Il nipote del principe, adeguatosi rapidamente al nuovo clima politico e sociale, si mescola con l’emergente ceto borghese sposando Angelica. Al contrario, don Fabrizio rifiuta la nomina a senatore che il nuovo governo piemontese gli offre; anzi, come candidato ideale a quella carica suggerisce il nome di Calogero Sedara, percependo se stesso come irrimediabilmente legato al passato, incapace di sottostare al cambiamento e perciò destinato a scomparire insieme alla sua casata.

Infatti, dopo la morte di don Fabrizio nel 1883, il romanzo si conclude nel 1910 con l’estinzione della famiglia, poiché le tre figlie del principe sono rimaste nubili e Angelica vedova di Tancredi.

LA GENESI DEL ROMANZO

Giuseppe Tomasi di Lampedusa cominciò a scrivere il suo romanzo probabilmente dopo il giugno del 1955 e terminò la prima stesura alla fine del 1956. L’opera non nasceva a caso, ma era il frutto di un’esperienza che era durata tutta una vita. Secondo la testimonianza della vedova, Lampedusa aveva già manifestato l’intenzione di comporre qualcosa, diciotto anni prima di iniziare la stesura del Gattopardo. I motivi che spinsero Lampedusa a rinviare la composizione del suo romanzo furono soprattutto i fatti esterni che condizionarono la vita dello scrittore.
Il progetto iniziale di Lampedusa era quello di narrare la giornata di un principe siciliano nel 1860; col tempo l’idea si chiarì nella sua mente e all’inizio della sua prima stesura del romanzo, Tomasi disse a Gioacchino Lanza: "Saranno 24 ore della vita del mio bisnonno il giorno dello sbarco di Garibaldi". Più tardi però si rese conto che questa organizzazione del libro era limitativa, così decise di ripiegare sullo schema di tre tappe di 25 anni: il 1860, 1885 con la morte del Principe (che è anche la morte del bisnonno e che nella finzione romanzesca diventerà il 1883) ed infine il 1910.
In uno dei primi mesi del 1956, Tomasi presentò ai suoi amici il primo capitolo, ancora senza titolo, ma in una stesura quasi definitiva. A questa si aggiunsero, una dopo l’altra fino al marzo 1957, tutte le altre parti scritte a mano su grandi quaderni formato protocollo. E' il cosiddetto "Gattopardo (completo)", come si legge nell'intestazione del manoscritto. Di questa stesura si servì Bassani per confrontarla con le parti dattiloscritte, se pure incomplete, di cui disponeva. Anche se Tomasi disse che si trattava della prima stesura del romanzo, la vedova rivelò che in realtà una stesura antecedente a questa esisteva e presentava rispetto a quella definitiva, alcune varianti.
Il manoscritto del 1957, nelle sua integrità, senza alcuna revisione, mantenendo intatta anche la punteggiatura dell’autore, venne pubblicato da Feltrinelli nel dicembre del 1969.

TEMATICHE PRINCIPALI

Il romanzo, nonostante non si basi su una vicenda vera, descrive molto bene un’epoca importante per il nostro Paese. Ci viene dato un quadro dettagliato della situazione sociale in Sicilia al termine del regno borbonico: l’aristocrazia in declino, l’ascesa della borghesia sono elementi ricorrenti nell’opera. In qualche caso ci viene anche fornita una nuova visione della “questione meridionale”.  Interessanti sono anche le riflessioni sulla morte e sul destino comune degli uomini fatte dal principe Fabrizio, soprattutto quando si trova in punto di morte.

 

NARRATORE E FOCALIZZAZIONE

Chi narra le vicende di casa Salina è un narratore onniscente, che conosce in partenza il reale svolgimento dei fatti. La focalizzazione è dunque di tipo "zero", caratteristica di un narratore esterno alla vicenda ( nel nostro caso identificabile con l'autore stesso), che si limita solo a raccontarla, non rimanendo però totalmente al di sopra dei personaggi: non è escluso infatti qualche intervento del narratore magari a sfondo comico-sensuale, come quando esso ci rivela un segreto dell'intimo di Don Fabrizio, vale a dire che anche al principe di Salina sarebbe piaciuto odorare il "profumo" delle lenzuola della bella Angelica, sollecitato a farlo da Don Ciccio Tumeo.  

LIGUA E STILE

Il linguaggio usato dall’autore è molto elaborato e curato. Nei frequenti discorsi diretti è fatto largo uso deldialetto siciliano, nonché di citazioni latine e frasi in francese. Spesso l’autore utilizza anche personaggi mitologici per spiegare delle vicende o puntualizzare dei particolari. L’ipotassi prevale indubbiamente sulla paratassi: i periodi sono molto lunghi e complessi e talvolta addirittura difficili da capire.

 

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