RAGGEA
Genere “caribeño”
per eccellenza, il reggae nasce in Jamaica e, come tutti
sanno, si diffonde nel mondo grazie soprattutto ad un
musicista: Bob Marley. Cuba, nonostante l’isolamento che
soffre (dovuto non solo alla sua posizione geografica), viene
investita dal fenomeno agli inizi degli anni ’70 che arriva
direttamente dalla vicina terra, parte anch’essa del Caribe.
Anche qui, il musicista per eccellenza, il piú importante, il
piú conosciuto e portatore di tutta la filosofia “rastafari” é
sempre lui: il grande Marley.
É solo nell’84 peró che sorge il primo gruppo reggae in Cuba,
e non é formato da cubani. Si tratta infatti di alcuni
studenti africani, che frequentano l’Universitá dell’Havana,
che integrano un gruppo chiamato “Wuenda – Zaza”. Il gruppo
pare abbia avuto successo, ma si scioglie alla fine del ciclo
di studi, quando gli studenti lasciano Cuba. La musica
comunque rimane, e la filosofia “rastafari” continua a
coinvolgere una certa quantitá di cubani, che formano una
comunitá abbastanza forte nell’Isola Grande.
Il primo gruppo cubano che si dedica a questo genere, nasce
solo nel 1992 col nome di “Tierra verde”. Il 1998 vede nascere
invece quella che é attualmente l’aggruppazione piú importante
e riconosciuta a Cuba in quest’ambiente: 100% Reggae, che
diventa col tempo l’attuale Manana Reggae. Ed é proprio questo
gruppo che mi aiuta a capire un poco del mondo reggae qui in
Havana, in particolare uno dei suoi integranti (il
saxsofonista Depestre) che mi spiega il perché della loro
esistenza: adottare il reggae ed adattarlo a quella che é la
realtá musicale cubana, aggiungendo quindi i tipici strumenti
musicali della loro terra (tumbadoras ecc.) per dare al
pubblico qualcosa di autenticamente cubano.
La parola “Manana” significa cuore, sentimento. Mi dicono
quindi che la “banda suona e vive con sentimento”. Di fatto,
ascoltando e vedendo un concerto dei nove musicisti (numero
che é variato durante gli anni, dovuto ai vari cambiamenti
derivanti dalle varie vicende di vita dei diversi integranti),
mi é parso anche che si esibiscano con sentimento.
Il pubblico che il loro stile attrae, é composto da varie
tipologie di persone. Ovviamente coloro che possiamo definire
“rasta” sono in cima alla lista (anche se é difficile
distinguere tra di loro i “puri” da chi appare come tale solo
per la moda di avere i capelli tessuti in “dreadlock”, ma
effettivamente non lo é), seguiti peró da gente di tutti i
generi e gusti. Anche le etá sono le piú disparate: ci sono i
giovani, ma anche coloro che sono giá abbastanza adulti da
avere i ricordi di gioventú negli anni 70, quando il reggae
cominciava ad esplodere e farsi sentire dappertutto. Anche gli
stranieri, accompagnati o no dai colorati “rasta” cubani, sono
presenti ai concerti di Manana Reggae e degli altri pochi
(meglio dire pochissimi) gruppi reggae cubani. Ho voluto
informarmi anche sul fatto di come venire a conoscenza delle
varie attivitá culturali dove la musica raggae la fa un pó da
padrona in Havana. Il problema della pubblicitá, come sempre a
Cuba, é abbastanza sentito anche da questi musicisti. Pare
peró che, dirigendosi direttamente alla gestione del Parco
Almendares, si possa venire a conoscenza dei vari concerti
.... soprattutto di Manana Reggae, che sotto quest’aspetto
sono abbastanza privilegiati e molti sanno dove si esibiscono
puntualmente. Per la cronaca, lo fanno – oltre che nel Parco
Almendares – anche nel club l’Atelier, nel Cabaret Nacional e
nel club Las Vegas.
Purtroppo, la filosofia originaria di questo stile di musica
é, nello stesso tempo, anche il suo problema piú grande. Con
ció mi riferisco a quello che é l’uso (e qualche volta
l’abuso) di droghe da parte della comunitá rasta, legata alla
loro religione e filosofia di vita. |
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