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Introduzione
Le
lingue Indiane comprendono oltre
150 lingue indigene parlate nel subcontinente indiano, la grande maggioranza
delle quali appartiene o al ramo indoiranico della famiglia delle lingue
indoeuropee, o alla famiglia dravidica, non indoeuropea.
Una rappresentanza molto
più esigua di lingue indigene appartiene alla famiglia austroasiatica. Si
tratta, in particolare, di una dozzina di lingue del gruppo munda e del khasi,
una lingua appartenente al gruppo mon-khmer, parlata nello stato dell'Assam.
Infine, anche alcune lingue sinotibetane sono parlate lungo i confini
dell'India, dal Tibet a Myanmar.
Lingue
ufficiali
Data la grande vastità
del territorio e le differenze etniche, non esiste una lingua comune che venga
parlata in tutto il subcontinente indiano. L'hindi e l'inglese sono le due
lingue ufficiali dell'India, ma la Costituzione della Repubblica federale
indiana riconosce quindici lingue ufficiali di singoli stati, che sono insegnate
nelle scuole e usate nelle transazioni ufficiali. Queste sono: l'assamese, il
bengali, il gujarati, il kashmiri, il marathi, l'oriya, il panjabi, il sindhi,
l'hindi, l'urdu, il tamil, il telugu, il kannada (canarese), il bhojpuri e il
malayalam. In Pakistan, la lingua ufficiale è l'urdu; la lingua ufficiale del
Bangladesh è il bengali. Il singalese, sempre appartenente al gruppo
indoiranico, è la lingua ufficiale dello Sri Lanka.
La maggior
parte delle lingue diffuse nelle aree settentrionali del paese (urdu, hindi e
bengali, ma anche punjabi, assamese) appartengono al ceppo indoeuropeo e
derivano dal sanscrito, l'antica lingua con cui fu stilato il vasto corpo di
scritture religiose e laiche che costituisce il nucleo della letteratura indiana
classica. Per contro, le lingue dravidiche parlate al sud (telugu, kannada,
malayalam), traggono le loro origini dal tamil che, utilizzato anticamente a
livello letterario, è ancor oggi molto diffuso. Il manipuri (parlato nello
stato del Manipur, nell'estremo nord-est del paese) si ritiene appartenga al
ceppo sinotibetano.
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