Gentile direttore,
nella vicenda riguardante le scuole a rischio vari interventi hanno sottolineato
la scarsità delle risorse e quindi la conflittualità nata
come espressione di un particolarismo che non sa guardare ai problemi generali.
Si difende quindi 'trasparenza e oculatezza delle scelte, per rimandare
la soluzione del problema a un allargamento delle risorse. Questo modo di
porre il problema credo non risponda alla domanda e alle attese di quei
docenti che in qualche modo si sono mobilitati e che ora ordinatamene
si sono rimboccati le maniche e stanno lavorando senza incentivi come hanno
sempre fatto. La domanda a cui bisognava e bisogna rispondere
é se gli incentivi sono una misura che serve a migliorare la
qualità complessiva dell'istruzione o serve a migliorare solo la
retribuzione e la carriera individuale di qualcuno. Le due cose si conciliano
se e solo se l'incentivo individuale si lega a filo doppio alla qualità
del progetto educativo che si realizza in una area. Qui il disposto contrattuale
é ambiguo, ancora più ambigue sono le circolari applicative,
ancora più ambigua l'applicazione locale. In altre parole il modo
in cui viene concesso l'incentivo ha il sapore di una "indennità
di rischio" che trovo offensiva per chi abita in queste zone - sono
nato e vivo molto bene in una zona a rischio - e per i docenti che
da decenni si impegnano senza alcun riconoscimento. Questa interpretazione
é legittimata dal fatto che l'incentivo sia distribuito a pioggia
a tutti gli insegnanti di una scuola con la semplice dichiarazione di una
'ferma di tre anni'. I riferimenti alla qualità del progetto sono
generici e non vincolanti. E viene ulteriormente rafforzata dal fatto che
oggi si dibatte in termini di incremento delle risorse 'per accontentare
tutti'. E no! Non bisogna accontentare proprio nessuno. Ha protestato chi
ritiene di avere un progetto di qualità che non é neppure
stato preso in considerazione. Con questo non accuso nessuno, dico solo
che le difese d'ufficio non bastano, che non basta la trasparenza, che non
basta la concertazione, dico che il contratto é sbagliato e ancora
più sbagliata la sua applicazione. Dico che mi sembra essere tornato
venti anni indietro negli interventi sulla dispersione perché in
questo incentivo non c'é traccia di quell'intervento sistemico ormai
consolidato nella teoria e nella prassi di chi si occupa di prevenire la
dispersione. Noi andiamo verso la scuola autonoma che però
é anche integrata nel territorio. L'autonomia dice cose importanti
e decisive su questo; andiamo verso il riordino dei cicli, eppure
si sono distribuiti gli incentivi al di fuori e contro queste tendenze,
non solo a Napoli ma anche in altre zone del meridione. Una scuola media
ed una scuola elementare stanno addirittura nello stesso edificio, si passano
gli alunni l'una con l'altra, é evidente quindi che quale delle due
abbia l'incentivo l'altra potrà più che legittimamente reclamare
e l'autorità potrà rispondere che se avesse fatta la
scelta opposta avrebbe reclamato comunque l'esclusa. La soluzione
é semplicissima: l'incentivo andava dato alle due scuole consorziate
e lasciare a loro e alla distribuzione interna dei carichi di lavoro l'attribuzione
ai singoli docenti. Così hanno fatto a Palermo, cosi si fa nelle
Education Action Zone di Birmingham, Brighton, Sheffield dove il governo
Blair affronta problemi analoghi ai nostri. Il legame con gli enti
locali a Napoli c'é, é forte ed é positivo. Chi scrive
lavora in un progetto che riceve dal comune di Napoli un finanziamento complessivo
di 900 milioni in tre aree a rischio della città. Questo è
fuori discussione. Il problema é l'integrazione delle risorse, ossia
combinare assieme la parte della scuola con quella del comune, con quella
dei docenti. Chi scrive insieme a 20 colleghi prende atto che con
il 30 ottobre é entrato ufficialmente tra i finanziatori del progetto
con 84 milioni, perché tale é la cifra che si sarebbe spesa
se i docenti Chance avessero percepito l'incentivo. Fino ad oggi svolgevamo
lavoro volontario oltre l'orario senza conoscerne il prezzo. Oggi lo conosciamo.
Ci pare un gran progresso e ringraziamo. Il contratto
nazionale diceva che dove erano in piedi iniziative con gli enti locali
queste andavano integrate. La circolare ministeriale 224 del 24 settembre
diceva il contrario. Il telex N° 42980 del Ministro in data 7 ottobre
diceva il contrario del contrario. Ho scritto al Ministro per evidenziare
il problema, ho scritto per dire che forse le cose non stanno andando nella
direzione desiderata, che questo incentivo crea divisione invece che unità,
amarezza invece che incoraggiamento. Questo é un dato di fatto incontrovertibile,
e non significa che qualcuno abbia sbagliato o sia in mala fede: c'é
un errore collettivo a cui va posto riparo con intelligenza, guardando a
uno scenario più ampio e a più lunga scadenza. Le accuse generiche
e le difese d'ufficio non servono a nessuno.
Cesare Moreno |