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Una giornata napoletana
Sabato, 17 Marzo 2001 - 23:09


"Sono successe cose nuove oggi a Napoli, se non capiamo questo, rischiamo di non capire quello che dovremo affrontare nei prossimi mesi." Nelle parole di Giovani Russo Spena, senatore di Rifondazione, c'è l'analisi amara di una giornata iniziata con un grande corteo di almeno ventimila persone. La cosa nuova è l'evidente assenza di controllo e coordinamento tra le forze dell'ordine.
Già dai brandelli di conversazione carpiti questa mattina ai capannelli di poliziotti e carabinieri che si preparavano alla "giornata" si capiva che le cose non sarebbero andate lisce. "Vorrà dire che li picchiamo con le rose", ha risposto un agente al suo superiore che gli diceva che tra i manifestanti ci sarebbero stati molti pacifisti.
Il corteo, però, partito attorno alle undici da piazza Garibaldi, era festoso e chiassoso. Nessun problema alla stazione, dove erano arrivati i treni speciali da Palermo e da Milano, oltre ai gruppi dalla Calabria, dalla Puglia e dal resto della Campania. Centinaia di persone, controllate dai cordoni di polizia, si sono unite alle delgazioni dei Cobas, ai comitati dei disoccupati, ai rappresentanti delle comunità di migranti, che si stavano radunando sulla piazza antistante la stazione centrale.
Davanti a tutti, il furgone del Network campano per i diritti globali, con un enorme pannocchia di gommapiuma. Dietro, le delegazioni dei giovani comunisti e di rifondazione, i kurdi, i palestinesi, i centri sociali, e poi una miriade di associazioni, comitati, Ong e gruppi di anarchici.
Corso Umberto, la strada che dalla stazione porta verso il centro, era costellata di presidi polizieschi: ad ogni incrocio un gruppo di agenti, già con caschi e manganelli in mano. Ma comunque tutto filava liscio, salvo qualche scaramuccia davanti a una banca.
Quando la testa del corteo è arrivata sulla piazza municipio, sono iniziate le trattative. I manifestanti hanno chiesto che una delegazione fosse lasciata passare e arrivare a Piazza Plebiscito, davanti al Palazzo reale. Proposta rifiutata. La pannocchia che stava sul furgone è diventata un rudimentale gommone, per spingere, simbolicamente, i poliziotti a farsi da parte.
Dal corteo, mentre l'ariete di gommapiuma avanzava, sono partiti alcuni sassi e qualche bottiglia, che sono bastati a far scattare la trappola. Piazza Municipio, un quadrato, è con poche vie d'accesso e di fuga, è stata completamente chiusa dalle cariche della polizia e dei carabinieri, che non si sono limitati a controllare la situazione, ma hanno lanciato una vera e propria caccia all'uomo, nei vicoli e sulla piazza stessa.
La prima carica, violenta, è stata nulla a confronto delle altre, portate dai reparti che erano rimasti in seconda linea, pronti a entrare in azione anche alle spalle dei manifestanti. La piazza, fino alle torri del Maschio angiono, è diventata una trappola per topi. Piccoli gruppi manifestanti venivano inseguiti da poliziotti urlanti. Cariche indiscriminate e una vera e propria nebbia di lacrimogeni, a fatica dispersi dal vento e dagli elicotteri che volavano a bassissima quota.
Il corteo e i cordoni delle forze dell'ordine si sono trasformati in un caos di pestaggi e inseguimenti. Ragazzi con la testa insanguinata trascinati per decine di metri, prima di essere caricati sui cellulari; cameramen dei media indipendenti braccati per sequestrare i nastri con le immagini della carica; giornalisti picchiati, perché "erano vestiti come manifestanti".
Centinaia di persone rimbalzavano da un cordone di poliziotti all'altro, cercando una via d'uscita che non è stata aperta se non dopo mezz'ora di cariche. Ma gli agenti hanno continuato a colpire anche dopo. Il resto della cronaca è un puzzle di meschinerie: ragazzine insultate, studenti letteralmente calpestati, lavoratori pestati.
Una cura particolare è stata dedicata ai fotografi e ai cameramen di Indymedia e dell'agenzia di informazione InfoAut, che, nonostante i sequestri di nastri e la distruzione di telecamere, sono riusciti a salvare le immagini di alcuni "trattamento Ludovico" che gli agenti hanno attuato. Nei filmati si vedono chiaramente i calci in faccia e sulla testa, gli agenti che lanciano pietre contro il corteo, i lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo...
Più di un funzionario di polizia ha cercato di fermare i propri uomini, evidentemente fuori controllo, ma la palma dell'inefficenza è stata dei reparti della Guardia di Finanza, particolarmente "larghi" nell'interpretare la "funzione di ordine pubblico" come licenza di picchiare. Qualche basco verde, di fronte ai funzionari che intimavano l'alt, ha sfogato la propria frustrazione per non aver potuto "fare il proprio dovere" dando manganellate per terra.
Eppure questa mattina, alcuni funzionari di polizia, ci avevano assicurato che gli ordini erano chiari e tassativi: evitare le cariche indiscriminate. Come è successo durante la manifestazione contro Haider, il 16 dicembre a Roma, a un certo punto l'ordine è cambiato. Chi l'ha dato?
Alla fine della mattinata, verso le 14, il grosso dei manifestanti si è riunito davanti la facoltà di architettura, temporanemente occupata. Ci si conta: decine di feriti, la maggior parte medicata nelle infermerie volanti allestite al laboratorio Ska e nella stessa facoltà. Almeno quindici persone, però, sono ricoverate in ospedale. Due sono ferite in maniera piuttosto seria, si tratta di uno psicologo di Taranto, che ha riportato una commozione celebrale, e di un ragazzo di Torino, che ha fratture in diverse parti del corpo. Alcune decine, forse 50, forse più sono i fermati. Un gruppo di avvocati è andato nei commissariati per chiedere informazioni sulle condizioni di chi è stato trattenuto, ma il tesserino dell'ordine degli avvocati non è bastato a convincere i poliziotti: "Andate via, non vi diciamo niente".
"In Messico - dice durante la conferenza stampa Vitaliano della Sala - i comandanti di un movimento di guerriglia hanno marciato per tutto il paese e sono arrivati davanti al palazzo presidenziale; hanno riempito piazze e hanno tenuto un comizio davanti a un milione di persone. La polizia messicana si è comportata meglio di quanto non abbiano fatto oggi i carabinieri, i poliziotti e i finanzieri".
"Che sia chiaro per tutti", dice Peppe de Cristofaro, coordinatore dei giovani comunisti, "il movimento, che oggi ha portato in piazza decine di migliaia di persone diverse, ma unite, non si ferma con le manganellate. La manifestazione di oggi è stata una grande vittoria politica. E a Genova saremo centomila, decisi e determinati a bloccare il G8".
(fonte Carta)