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Prima giornata a Seattle
di Sabina Morandi, Seattle 29 nov 1999

La prima giornata non è nemmeno cominciata che già il WTO ha subito il primo affronto. Durante la notte gruppi di attivisti hanno scalato il palazzo — pare che si siano preparati a lungo con appositi corsi di free-climbing — e si sono introdotti proprio lì, nel ventre della balena. Il risultato è stato che la prima giornata ufficiale dedicata alla salute e all’ambiente, nella quale i delegati del WTO avrebbero dovuto incontrare le ONG accreditate, è cominciata con un ora e mezza di ritardo. La polizia ha dovuto perquisire il palazzo per avere la certezza che, oltre allo striscione, gli attivisti non avessero lasciato anche una bomba. Così, mentre i poliziotti imbarazzati cercavano la bomba inesistente sotto gli occhi ironici dei giornalisti, i delegati e i rappresentanti delle Ong di mezzo mondo non nascondevano una certa soddisfazione. "Sembra di essere tornati trent’anni indietro" è scappato a Gianni Tamino, che insieme a Grazia Francescato costituiscono la delegazione dei verdi italiani. "Sono bravissimi" ha aggiunto lei "è stato uno smacco incredibile, considerando tutto il sistema di sicurezza che avevano messo insieme. Peccato che, in quanto a profondità di analisi, lascino un po’ a desiderare". Bravi lo sono davvero se, durante la notte, avevano già dato prova di incredibile efficienza occupando un palazzo per trovare da dormire alle migliaia di attivisti che stanno giungendo da ogni parte del mondo. Azioni pulite, rapide e assolutamente non violente anche nei confronti della proprietà, i militanti anti WTO sanno bene che l’apparato repressivo schierato non aspetta altro che una scusa per intervenire. La profondità d’analisi lascia a desiderare? Sarà, ma a noi non sembra proprio. La sensazione anzi è che una serie di questioni stiano andando a loro posto, come i pezzi di un gigantesco puzzle, trovando facili soluzioni, inquadrando precisi obiettivi e ricomponendo conflitti che si pensavano insuperabili, come quelli nazionali.

A proposito di nazioni, le dichiarazioni stizzite di Mike Moore, direttore generale del WTO, non possono che suscitarel’ilarità generale. "Protezionisti e razzisti. Questo è l’unico modo per definire chi si oppone alla globalizzazione. Gente che protegge solo gli interessi del proprio paese e della propria razza, e che vuole costringere il terzo mondo a restare nel sottosviluppo". Mister Moore forse dovrebbe dare un’occhiata fuori dalla finestra dello Sheraton, o magari accendere la televisione, costretta dagli eventi a dedicare un po’ di attenzione anche ai manifestanti. Quello che potrà vedere è un’incredibile mescolanza di razze e un’altrettanto incredibile convergenza di obiettivi sulle parole d’ordine più radicali. Smell of movement La sessione plenaria del tribunale internazionale per "Un commercio dal volto umano" si riunisce nella Chiesa Metodista della 5° strada, che è anche il centro nevralgico da cui partono le marce giornaliere, in attesa di quella generale, di domani, e che ospita molti dei militanti arrivati in città per l’anti-round. Fa una certa impressione vedere insieme i berretti da baseball dei metalmeccanici e i cappelli da tartaruga degli ambientalisti seduti fianco a fianco. Ma fa ancora più impressione fa ascoltare l’eco degli applausi e delle urla che accompagnano gli interventi. Per parlare di salute e di ambiente sono arrivati deputati statunitensi e canadesi, alcuni parlamentari europei come Magda Aelvoet, ministro della Protezione dei consumi del Belgio, più vari rappresentanti di organizzazioni tipo Health Action International e Medicine sans Frontieres, che si occupano di salute nei paesi in via di sviluppo. Le parole d’ordine, dicevamo, si sono fatte più radicali in appena ventiquattro ore. Se ieri si domandava un WTO dal volto umano oggi Zafar Mizra dell’Health Action International pakistano, chiede a gran voce l’accesso libero alle medicine essenziali: "Il WTO mira solamente a privatizzare le cure mediche anche i quei paesi che ancora possiedono un sistema sanitario. Tutto ciò è semplicemente inaccettabile". Nel mirino ci sono i famosi Trips, gli accordi sui diritti di proprietà intellettuale che questo WTO vorrebbe estendere a tutto il pianeta. "Mister Moore parla del WTO come della panacea di tutti i mali. Ma cosa ha conseguito il WTO in cinque anni? Il peggioramento delle condizioni di vita dei paesi poveri insieme a quello di larghi strati della popolazione dei paesi ricchi. E’ ora di dirlo a chiare lettere: il libero mercato senza freni minaccia direttamente la sopravvivenza degli esseri umani." Le ovazioni si susseguono in un clima di euforia generale che lascia i giornalisti accreditati, fuggiti dalle noiose e rituali dissertazioni ufficiali, con gli occhi sgranati e il telefonino perennemente incollato alla testa. La ministra belga rincara la dose: "a nessuno può essere proibito di proteggere la vita e la salute dei propri cittadini e l’integrità del proprio ambiente. Non possiamo venire a patti con questi banditi". A pochi minuti da mezzogiorno i manifestanti stanno già tirando fuori i cartelli per sfilare fino al palazzo del WTO per la seconda manifestazione della giornata: la prima si è svolta alle nove, mentre i poliziotti cercavano la bomba, e l’ultima di oggi è fissata per il pomeriggio, quando una grande catena umana chiederà l’abolizione della pena di morte nel mondo. Ma l’intervento conclusivo incolla tutti alle panche di legno. Sarà perché è nera, sarà perché siamo in una chiesa, sarà perché Maxine Waters ci sa davvero fare con le folle, fatto sta che la deputata democratica fa quasi venire giù le vetrate decorate. "Vedo facce che non vedevo da anni, unite su temi che da anni ci contrapponevano uno contro l’altro... Sento puzza di movimento nell’aria!" esordisce, e continua in un crescendo da predicatore: "il signor Moore accusa gli attivisti d avere dei preconcetti nei confronti dell’agenda del WTO. Ma quale agenda? I loro piani sono tenuti strettamente segreti, come si conviene a un’istituzione che nessuno ha eletto. Noi, che crediamo nella democrazia, abbiamo discusso pubblicamente la nostra agenda, e democraticamente, abbiamo deciso quali sono i nostri obiettivi. Noi crediamo in tutto ciò che abbiamo ottenuto per i lavoratori con anni di dure lotte, e non torneremo indietro. Noi crediamo nel rispetto dell’ambiente e nella forza dei piccoli coltivatori di tutto il mondo. Noi crediamo nella medicina per tutti, e in un mondo libero dalle multnazionali. Noi crediamo nella democrazia vera, fondata sui diritti. Noi crediamo nella possibilità di venire liberati dall’asbesto, dai pesticidi, dalla carne agli ormoni, dal cibo transgenico e dallo sfruttamento delle multinazionali e uccidono lavoratori e avvelenano i consumatori. Perciò, anche se sono in una chiesa, permettetemi di dirlo: Chiquita, Monsanto, Cargill: andate a farvi fottere!" I seminari Fra una coloratissima dimostrazione davanti a McDonalds e un danzatissimo sit-in davanti al WTO, gli attivisti trovano anche il modo di trascinarsi dentro l’ennesima chiesa — attivissime in questi giorni — e di approfondire le questioni, estremamente complicate, che stanno dietro agli slogan. Sì perché "globalizzare la lotta" significa imparare come funziona il mondo della finanza, i trattati internazionali, i trabocchetti della scienza. Oggi, giornata dedicata all’ambiente e alla salute, i seminari si susseguono e si sovrappongono, tutti affollatissimi di gente attenta che pone domande pressanti e intelligenti, se non è crollata in un angolo a dormire. I temi vanno dalla pesca, ai modi in cui i governi possono riprendere i mano il commercio, la salute e la tutela ambientale, e ai binari su cui viaggiano gli investimenti internazionali. Gli esperti delle varie Ong e associazioni del pianeta, come Third World Network, gli Amici della Terra, la Humane Society, la Societad Pervana de derecho ambiental, tanto per citarne alcune, si aggirano fra gli improvvisanti studenti come professori in un aula, per spiegare cosa si nasconde dietro gli accordi del WTO. Affollatissime le vere e proprie lezioni che si sono tenute sulle biotecnologie: accordi sui brevetti, salute pubblica, accesso alle medicine essenziali. La connessione fra accesso alle medicine e diritti di proprietà intellettuale è stato certamente l’aspetto più trattato quando si è parlato di brevetti, diversamente da quanto accade in Europa, dove il tema più sentito è certamente quello della sicurezza alimentare. Sui diritti di proprietà intellettuale il Millennium Round si era posto un preciso obiettivo: estendere le norme di brevettazione statunitensi a tutto il pianeta. Se questo progetto avrebbe conseguenze disastrose dal punto di vista agricolo — basti pensare a cosa può significare per milioni di indiani dover pagare una royalty sul riso basmati, brevettato negli Usa — dal punto di vista della salute farebbe di fatto saltare ogni politica sanitaria. Gli esperti di varie università del mondo hanno spiegato molto chiaramente quali sarebbero gli effetti di un’estensione degli accordi sui Trips. Il WTO arriva perfino a proibire a una nazione di affrontare un’epidemia producendo in proprio medicine brevettate da una multinazionale, cosa che invece gli Stati Uniti hanno fatto in passato, per esempio per la poliomelite. Ma gli effetti perversi di questa politica si fanno già sentire nei paesi poveri. Di fatto i prezzi sono aumentati moltissimo nel Terzo mondo perché l’applicazione dei Trips rende le medicine più economiche solo dove ci sono molte industrie farmaceutiche che si fanno concorrenza fra loro, ovvero negli Usa, mentre le fa aumentare in quei paesi che dipendono dall’estero, come dimostrano chiaramente alcuni recenti rapporti dell’OMS. Senza contare che la maggior parte dei paesi del mondo non ha i soldi per la ricerca e, anche quando c’è qualche spicciolo, come nel caso dell’Italia, il brevetto sulla scoperta finisce sempre nelle mani delle stesse tre o quattro transnazionali che hanno fior fiore di avvocati e i soldi per comprarsi anche il ricercatore, casomai non riuscissero a ottenere il brevetto. Ma i seminari sono stati anche l’occasione per dare qualche buona notizia. Come quella sul Sud Africa, che è riuscito a bloccare la ritorsione prevista dal WTO, per avere osato stilare una politica dei prezzi sui farmaci anti-Aids. Le ritorsioni sono state rimandate a tempi migliori, quando le associazioni e l’opinione pubblica avranno abbassato la guardia. Un altro esempio che dimostra quanto i potenti della terra siano vulnerabili alla cattiva pubblicità e alla presa di coscienza della gente.