Circolo di Rifondazione Comunista di Palata (Cb)
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Prima pagina     Da Liberazione      Il commento di Noam Chomsky


11settembre 2001
Apocallisse negli Stati Uniti


«America under attack». La rete internazionale Cnn, la prima ad offrire le immagini sconvolgenti del fumo nero che avvolge l’isola di Manhattan, sceglie di presentare con queste parole quella che con il passare delle ore assume le terribili proporzioni della più grande tragedia della storia degli Stati Uniti. Alla fine di una sanguinosa giornata di guerra per le strade di una delle più grande metropoli del mondo si parla di oltre diecimila vittime, ma ogni bilancio è purtroppo ancora prematuro. Quanto accaduto in questo martedì 11 settembre, una data che segnerà senza alcun dubbio un prima e un dopo nella storia mondiale, per quello che è già stato definito come il più grande attentato terroristico di tutti i tempi, sembra varcare ogni possibilità di immaginazione. Nemmeno il cinema e la fantascienza, gli scenari di guerra dei romanzi di Tom Clancy e le anticipazioni iperrealiste di Philip Dick avevano saputo immaginare tanto.
Aerei come bombe Otto aerei sono stati ditottati da ignoti attentatori negli Usa e lanciati contro obiettivi del potere a stelle e strisce. I kamikaze che in Medio oriente si imbottiscono di esplosivo, nelle auto ma anche sugli stessi abiti che indossano, hanno scelto di lanciarsi questa volta con aerei di linea che hanno dirottato contro i simboli degli Usa, le torri gemelle di New York, già vittime di un attentato nel 1993, e il cuore del potere militare Usa, il Pentagono di Washington. Nei prossimi giorni sapremo con certezza come è andata davvero, ma quanto già è noto lascia senza parole.
Una giornata di terrore La cronaca della giornata più terribile di tutta la storia degli Usa è lunga e tremenda nella sua tragica cronologia. La prima notizia che proviene dall’America è arrivata nel nostro paese quando sono passate da poco le 14 e 50: a New York non sono ancora le 9 di mattina, una folla incredibile di oltre quindici milioni di persone sta affluendo ancora verso l’isola di Manhattan per stiparsi negli uffici ospitati negli alti grattacieli che domino l’Hudson. Le prime righe battute dalle agenzie parlano di un incidente, di «un boeing 737 che si è andato a schiantare contro una delle torri del World Trade Center. Almeno due piani del grattacielo sarebbero in fiamme». Passano pochi minuti e arrivano le prime immagini della Cnn che mostrano la torre in fiamme, colpita da un aereo che vi si è letteralmente schiacciato contro. Esattamente diciotto minuti dopo, mentre ci si sta ancora chiedendo cosa sia accaduto davvero, un altro aereo, questa volta trasmesso in diretta dalla Cnn, si scaglia contro l’altra delle due torri che dominano New York. Che si tratti di un attentato è ormai certo. Si saprà solo dopo parecchie ore che i due Boeing di linea, un 757 dell’American Airlines e un 737 della United, usati per gli attentati, erano stati dirottati dopo essersi alzati in volo da Boston.
Manhattan in fiamme L’isola di Manhattan viene isolata, le autorità ordinano la chiusura di tutti i ponti e i tunnel che conducono al cuore di New York. Alle 15 e 44 italiane arriva la prima reazione del presidente Bush: «Oggi abbiamo avuto una tragedia nazionale, due aerei si sono scagliati contro il World Trade Center in quello che appare essere un atto terroristico contro il nostro paese». Più tardi lo stesso presidente convocherà “il consiglio di guerra” dei vertici del paese.

Assalto al Pentagono Passano poche decine di minuti e la scena della tragedia si sposta a Washington: questa volta il bersaglio è il Pentagono. Un aereo si è andato a schiantare contro l’edificio che ospita i vertici militari americani. Per alcuni minuti si è temuto il peggio, ed è scattato l’allarme nucleare: l’aereo che ha colpito l’edificio è stato fatto cadere vicino al punto in cui c’è un reattore nucleare nel sottosuolo. Secondo un testimone oculare, si tratta di un aereo che si è schiantato sulla piazzola di atterraggio degli elicotteri. Un incendio avvolgerà rapidamente metà dell’edificio, subito fatto evacuare, una cui ala crollerà più tardi. Subito dopo verrà evacuata per sicurezza anche la Casa Bianca a Washington e il palazzo di vetro dell’Onu. Lo stesso George W. Bush sceglie di salire sull’Air Force One, l’aereo presidenziale, per restare in volo per diverse ore, per “motivi di sicurezza” e scendere solo quando in Italia è ormai sera, in una base militare della Louisiana. Per ore il presidente osserverà la situazione dal suo aereo, senza far conoscere il luogo del suo atterraggio successivo, giudicando evidentemente la situazione a terra troppo pericolosa.

Bush in volo Gran parte degli edifici federali e del governo cominciano ad essere evacuati in tutto il paese, si teme che altri attacchi possano avere ancora luogo. Intanto a New York le torri gemelle stanno cominciando a crollare. Le Twin Towers, i due grattacieli più alti della città, oltre110 piani ciascuna si abbattano al suolo a distanza di una decina di minuti l’una dall’altra, schiantando una massa di macerie fumanti su più di metà dell’isola di Manhattan, trasformata in uno scenario da fine del mondo. Sono passate quasi due ore dal primo attacco sul cuore dell’America e il panico si è diffuso in tutto il paese. Anche tutti i grattacieli e gli edifici più elevati di Chicago e delle altre grandi metropoli americane sono stati sgomberati. E l’allarme si è spostato anche sulla west coast degli states: l’aeroporto di Los Angeles è stato chiuso ed evacuato. Perfino Disneyworld, il parco dei divertimenti di Orlando, in Florida, è stato sgomberato.
Crollano le torri Ma intanto all’appello mancano ancora altri aerei di linea che si presume siano stati dirottati. L’autorità che controlla i cieli del paese dichiara di non avere più notizie di alcuni voli. Caccia militari si sono levati, secondo quanto riferiscono le tv americane a metà del pomeriggio, per cercare d’intercettare eventuali aerei dirottati ancora in volo sul territorio degli Stati Uniti. Poco dopo viene annunciato che un aereo di linea in volo tra Newark e San Francisco, con quaranta persone a bordo, è caduto in Pennsylvania, nella zona di Somerset County. Alcuni testimoni oculari riferiscono che sarebbe stato abbattuto dai caccia militari Usa che lo collegavano all’ondata di attacchi in corso. Mentre ancora non si sa se gli attentati sono finiti, nelle città americane colpite, il primo allarme è per l’emergenza dei soccorsi. Il sindaco di New York, Rudolph Giuliani, chiede l’evacuazione di tutta l’area sud di Manhattan parlando di un numero di vittime tremendo. Negli ospedali della città è ressa, manca il plasma e molti feriti devono essere trasportati al di là dell’Hudson negli ospedali del New Jersey. Il numero dei feriti è enorme, solo nelle due torri lavoravano oltre cinquantamila persone, e molti sono stati feriti dai frammenti caduti tutto intorno su altri edifici, alcuni addirittura crollati sotto il peso delle macerie.
Ospedali al collasso Quanto agli aerei, trasformati in vere bombe, American Airlines ha confermato di aver perso due velivoli con un totale di 156 passeggeri, ma in tutto, a bordo dei quattro aerei dirottati c’erano almeno 266 passeggeri. Sono passate solo poche ore dal primo atto di questa giornata di attentati e di guerra contro le città americane, resta l’allarme anche se non ci saranno più altri attacchi, ora si deve pensare ai feriti e a come fare fronte ai danni degli edifici sventrati, a Washington e New York trasformate in pochi minuti in Belfast e Sarajevo. L’America si guarda allo specchio ferita e in questa immagine sanguinosa, che i cittadini statunitensi sono abituati ad osservare solo in televisione, fa fatica a riconoscersi.
La guerra in casa Le ferite e le immagini di questo attentato resteranno per sempre impresse nel profondo del paese che ha sempre creduto nella propria invulnerabilità e che ha visto sgretolarsi questa certezza in una mattina terrificante di fuoco e di sangue.

( Guido Caldiron, Liberazione 11 settembre 2001)