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ROME
in the footsteps of an XVIIIth century traveller
 
 

DAY 1

From Ponte Molle (Milvio) to S. Croce in Gerusalemme

The itinerary of Day 1 is very long, but it is not unrealistic to think that a traveller arriving in Rome would rush to see many of its main monuments on the first day of his stay. The itinerary (red line) starts outside the map at Ponte Milvio and then follows Via Flaminia (to see the location of these monuments see the Map of the Environs of Rome in Book 5); it enters Rome at the green dot (Porta del Popolo). The blue dots indicate a print by Giuseppe Vasi. The red numbers make reference to the numbering of the landmarks of Rome shown in the Grand View of Rome. The yellow dots indicate that the topic is covered in a page included in another itinerary. The itinerary ends at the large red dot. The itinerary is shown making use of sections of the map of Rome designed by Giovan Battista Nolli in 1748.

Day 1 Map

7 - Plate 1 - Porta del Popolo 8 - S. Maria del Popolo in Plate 21 9 - Obelisco Egizio in Plate 21 10 - Chiesa di S. Maria in Montesanto in Plate 21 11 - Chiesa di S. Maria dei Miracoli in Plate 21 12 - Chiesa di S. Giacomo degli Incurabili in Plate 140 13 - Chiesa di Gesù e Maria in Plate 140 14 - Plate 140 - Chiesa di S. Carlo al Corso 15 - Plate 128 - SS. Trinità 16 - Plate 68 - Palazzo Ruspoli 17 - Plate 105 - S. Lorenzo in Lucina 18 - Palazzo di Fiano in Plate 68 19 - Convento di S. Maria Maddalena in Plate 67 20 - Plate 153 - S. Silvestro in Capite 21 - Palazzo Chigi in Plate 22 22 - Colonna Antonina in Plate 22 23 - Plate 23 - Piazza di Monte Citorio 24 - Palazzo Spada in Plate 22 25 - S. Maria in Via in Plate 104 26 - Plate 67 - Palazzo di Sciarra 27 - Plate 24 - Piazza di Pietra 28 - Plate 163 - Collegio Romano e S. Ignazio A - Chiesa di S. Macuto in Plate 165 29 - Plate 133 - S. Marcello 30 - Plate 44 - S. Maria in Via Lata 31 - Plate 162 - Prospetto Principale del Collegio Romano 32 - Plate 66 - Palazzo Panfilio 33 - Plate 170 - Palazzo dell'Accademia di Francia 34 - Palazzo d'Asti in Plate 170 35 - Palazzo Bolognetti in Plate 65 36 - Plate 65 - Palazzo della Serenissima Repubblica di S. Marco 37 - Palazzo Panfilio in Plate 39 38 - Plate 79 - Palazzo Altieri 39 - Plate 135 - Chiesa del Gesù 40 - Plate 116 - SS. Venanzio e Ansovino 41 - Plate 130 ii - S. Maria in Aracoeli 42 - Plate 80 - Palazzi di Campidoglio 43 - Rupe Tarpea in Plate 80 B - Plate 42 - S. Pietro in Carcere 44 - Plate 31 - Parte di Campo Vaccino verso il Campidoglio 45 - Chiesa di S. Lorenzo in Miranda in Plate 32 46 - Chiesa de' SS. Cosma e Damiano in Plate 32 47 - Tempio della Pace in Plate 102 48 - Chiesa di S. Maria la Nuova in Plate 32 49 - Arco di Tito in Plate 32 50 - Plate 197 - Orti Farnesiani al Palatino 51 - Plate 54 - S. Maria Liberatrice 52 - Plate 33 - Piazza del Colosseo 52 - Plate 33 - Piazza del Colosseo 53 - Plate 51 - S. Clemente 54 - Chiesa dei SS. Quattro Coronati in Plate 50 55 - Chiesa di S. Stefano Rotondo in Plate 52 56 - Plate 52 - S. Maria in Dominica 57 - Plate 53 - SS. Giovanni e Paolo 58 - Plate 196 - Casino di Villa Mattei 59 - Acquedotti dell'Acqua Claudia in Plate 52 60 - Plate 172 - Spedale di S. Giovanni in Laterano 61 - Obelisco Egizio sulla Piazza del Laterano in Plate 34 62 - Plate 50 - SS. Pietro e Marcellino 63 - Plate 46 - Basilica di S. Giovanni in Laterano 64 - Plate 101 - Battisterio Lateranense 65 - Scala Santa in Plate 34 C - Plate 8 - Porta S. Giovanni 66 - Plate 47 - S. Croce in Gerusalemme

The links lead to the plate of the 10 books where the subject is discussed.

1) Ponte Molle (Milvio) (Plate 84) (Map of the Environs of Rome in Book 5)
2) Via Flaminia (Plate 84) (Map of the Environs of Rome in Book 5)
3) Statua di S. Andrea Apostolo (Plate 84) (Map of the Environs of Rome in Book 5)
4) Chiesa di S. Andrea Apostolo (Plate 84) (Map of the Environs of Rome in Book 5)
5) Casino di Papa Giulio III (Plate 186) (Map of the Environs of Rome in Book 5)
6) Casino della Regia Camera (Plate 186 (Map of the Environs of Rome in Book 5)
7) Porta del Popolo (Plate 1)
8) Chiesa di S. Maria del Popolo (Plate 21)
9) Obelisco Egizio (Ramses II) (Plate 21)
10) Chiesa di S. Maria di Montesanto (Plate 21)
11) Chiesa di S. Maria dei Miracoli (Plate 21)
12) Chiesa di S. Giacomo degli Incurabili (Plate 140)
13) Chiesa di Gesù e Maria (Plate 140)
14) Chiesa di S. Carlo al Corso (Plate 140)
15) Chiesa della SS. Trinità a strada de' condotti (Plate 128)
16) Palazzo Ruspoli (Plate 68)
17) Chiesa di S. Lorenzo in Lucina (Plate 105)
18) Palazzo di Fiano (Plate 68)
19) Monastero di S. Maria Maddalena (Plate 67)
20) Monastero di S. Silvestro in Capite (Plate 153)
21) Palazzo Chigi (Plate 22)
22) Colonna Antonina (Plate 22)
23) Curia Innocenziana (Plate 23)
24) Palazzo Spada (Plate 22)
25) Chiesa di S. Maria in Via (Plate 104)
26) Palazzo di Sciarra (Plate 67)
27) Dogana di terra (Piazza di Pietra) (Plate 24)
28) Chiesa di S. Ignazio (Plate 163)
A) Chiesa di S. Macuto (Plate 165)
29) Chiesa di S. Marcello (Plate 133)
30) Chiesa di S. Maria in Via Lata (Plate 44)
31) Collegio Romano (Plate 162)
32) Palazzo Panfili (Plate 66)
33) Accademia di Francia (Plate 170)
34) Palazzo d'Asti (Plate 170)
35) Palazzo Bolognetti (Plate 65) (lost)
36) Palazzo S. Marco della Serenissima Repubblica di Venezia (Plate 65)
37) Palazzo Panfili (South side) (Plate 39)
38) Palazzo Altieri (Plate 79)
39) Chiesa del Gesù (Plate 135)
40) Chiesa dei SS. Venanzio e Ansovino (Plate 116) (lost)
41) Chiesa di S. Maria in Araceli (Plate 130bis)
42) Palazzi del Campidoglio (Plate 80)
43) Rupe Tarpea (Plate 80)
B) Chiesa di S. Pietro in Carcere (Plate 42)
44) Campo Vaccino (Plate 31)
45) Chiesa di S. Lorenzo in Miranda (Plate 32)
46) Chiesa dei SS. Cosma e Damiano (Plate 32)
47) Tempio della Pace (Plate 102)
48) Chiesa di S. Maria la Nuova (S. Francesca Romana) (Plate 32)
49) Arco di Tito (Plate 32)
50) Orti Farnesiani (Plate 197)
51) Chiesa di S. Maria Liberatrice (Plate 54)
52) Anfiteatro Flavio o Colosseo (Plate 33)
53) Chiesa di S. Clemente (Plate 51)
54) Chiesa dei SS. Quattro Coronati (Plate 50)
55) Chiesa di S. Stefano Rotondo (Plate 52)
56) Chiesa di S. Maria della Navicella (Plate 52)
57) Chiesa de' SS. Giovanni e Paolo (Plate 53)
58) Villa Mattei sul Celio (Plate 196)
59) Acquedotti dell'Acqua Claudia (Plate 52)
60) Spedali di S. Giovanni in Laterano (Plate 172)
61) Obelisco Egizio sulla Piazza del Laterano (Plate 34)
62) Chiesa de' SS. Pietro e Marcellino (Plate 50)
63) Basilica Lateranense (Plate 46)
64) Fonte Battesimale (Plate 101)
65) Scala Santa (Plate 34)
C) Porta S. Giovanni (Plate 8)
66) Basilica di S. Croce in Gerusalemme (Plate 47)




Itinerario istruttivo
per ritrovare con facilità tutte le
Magnificenze di Roma
e di alcune città, e castelli suburbani.

Prima Giornata



Prefazione

Siccome fu mio pensiero d'incidere in rame tutte le parti delle antiche e moderne magnificenze di Roma divise in X. libri: cioè le porte della Città; le piazze principali; le Basiliche; i Palazzi più cospicui; i ponti sul Tevere; le Chiese parrocchiali; i Conventi e Case di preti; i Monasterj e Conservatorj di donne; i Collegj e Spedali, e le Ville, tanto quelle di dentro, quanto quelle, che sono fuori della Città; ai quali per maggior chiarezza de' medesimi, e per dare compito piacere ai Signori Dilettanti delle cose di Roma, aggiunsi una spiegazione istorica, ricavata dalli Scrittori ed Antiquarj più accreditati, e da monumenti antichi, con tutte le notizie più interinanti ancora delle cose moderne; così ora, affinchè riesca facile ad ognuno, che viene a Roma trovare da per se tutte le parti più riguardevoli di quest'Alma Città, senza lasciare inosservata cola alcuna, che sia di particolare erudizione, ho preso il carico di farne un breve ristretto, e regolarlo secondo l'indice del gran Prospetto, che medesimamente ho fatto di questa Metropoli, aggiungendovi una breve relazione delle pitture, e sculture più insigni. E perchè sia di maggior comodo, e facilità a tutti, l'ho regolato in forma d'itinerario diviso in otto giornate di cammino, ed ho posto il numero della tavola in ciascun capitolo correlativo ai X. libri, acciò si possa ivi osservare la magnificenza degli edifizj incisi in rame, e similmente ritrovare le notizie più distese.
Prima però di entrare in questo oceano di cose stupende, memorabili, ed oscure, mi sembra molto ragionevole di accennare prima d'ogni altra cosa, l'origine, situazione, ed estensione della Città, ed altresì da quali popoli venne formata e popolata: onde possa il cortese Lettore vedere, sebbene di passaggio, ed in confuso da quali bassi principi sia ella nata, e poi, come sia giunta a tale e tanta grandezza, che in tutto il Mondo non ve n'è stata alcun'altra, che la superasse.
Intanto dovendoci trattare di una stupenda farragine di cose in gran parte fondate nella tradizione de' nostri maggiori, e nelle congetture, talvolta non lungi dal vero: non solamente non ho voluto allontanarmi da queste, ma nemmeno ho creduto, dovermi opporre senza nuovi e chiari documenti; ho bensì tralasciato l'antico e consueto sistema di rintracciare la serie delle cose da Rione in Rione, non per altro motivo, che per fare continuato, e senza salti il nostro cammino. Ho aggiunto poi nell'ultimo dell'Itinerario una breve Digressione, per ritrovare le cose più memorabili, e celebri di alcune città, e castelli suburbani, affine di godere ancora le delizie, e magnificenze moderne, che ivi sono: pertanto se in qualche parte io non avessi corrisposto al purgato gusto ed aspettazione del cortese mio Lettore, o per disavventura fossi incorso in qualche errore, come di facile può accadere nella moltiplicità delle cose oscure, ed astruse, non tanto per il continuo cambiamento de'secoli quanto per la variazione de'moderni Scrittori, talvolta non versati in tali materie; perchè omnis homo mendax, perciò, sebbene io non meriti un generoso compatimento,almeno lo spero dalla pietosa sofferenza del mio Lettore.

Approvazione

Avendo letto il presente Itinerario Istruttivo, o Giornale per ritrovare con facilità le magnificenze di Roma non ci ho trovato cosa alcuna contraria alla nostra santa Fede, nè ai buoni costumi.
In fede di che questo dì 7. Febbraio 1761.

Gio. Bottari.

Prima Giornata

Volendo ora intraprendere con buon'ordine il nostro cammino, ed osservare con piacere tutte le parti di quest'Alma Città, farà cosa molto spediente incominciare dal Tevere, mentre essendo questo Fiume reale assai celebre nell'Istoria Romana, ci darà grande ajuto a ritrovare e riconoscere il sommo pregio delle magnificenze di questa Metropoli, tanto più, che da questo Fiume la maggior parte delle Nazioni dovrà passare prima di entrare in Roma.
Chiamossi ne' primi tempi Albula, per le acque torbide, che portava, com'anche oggidì; poi si disse Tibris da Tibri Re, o Capitano de' Tuschi, che vi si affogò; ora però dicesi corrottamente Tevere, ed in latino Tiber. Nasce più in alto, e presso all'Arno nel monte Appennino, e nel corso intorno a 150 miglia, entrano in esso 42. fiumi: onde gonfio passando di fianco a Roma, la rende colla sua navigazione non solo deliziosa, ma altresì abbondante di ogni sorta di viveri, e di mercanzie. Sono in oggi sopra di questo Fiume cinque ponti tutti antichi, il primo de' quali è lungi dalla città quasi due miglia, e dicesi volgarmente
Ponte Molle
Or dovendo da questo principiare il nostro dilettevole viaggio, non bisogna, mio Lettore gentile, mirare solamente la semplice struttura di esso, ma scorrere più presto col pensiero a rammemorarsi quei tanti Eroi, che passando per esso vennero a Roma vincitori di Regni, e Provincie le più vaste e lontane; ed insieme quanti Re e Capitani prigionieri, o pur tributarj, ed officiosi vi possarono per venire a prestare omaggio al senato e popolo romano. Da Emilio Censore, che lo edificò fu chiamato Ponte Emilio, dipoi Milvio, ed ora Ponte Molle vien detto. Dell'antico non ritiene altro, che la torre fatta da Bellisario, e i piloni sopra cui Niccolò V rifece il ponte. Ne' secoli antichi si difendevano fin quì le oscenità del gentilesimo, perciò era frequentata questa contrada da Nerone. In oggi però dal medesimo ponte principia a farsi vedere la pietà de' Fedeli, e la santità della nostra Religione, essendo sopra di esso collocata un'immagine della santissima Vergine, ed al fianco la statua di s. Giovanni Nepomiceno.
Via Flaminia
Da Cajo Flaminio vincitor de' Liguri prese un tal nome la via, che passa sopra questo ponte, perchè con generosità la lastricò l'anno 533. di Roma fino a Rimini, ove finiva la Gallia cisalpina; né ha mutato nome, anzi con esso seguita, come anticamente, fino alla piazza di Sciarra, ove si unisce colla Via Lata. Era in quei tempi come la trionfale ornata di archi, e statue di uomini illustri; ora però vi sono de' sagri tempj, e sagre immagini: si vede in primo luogo la seguente
Statua di S. Andrea Apostolo
Pochi passi dopo il detto ponte evvi a sinistra la statua di s. Andrea Apostolo alzata sin dall'anno 1462. da Pio II. in memoria di essere stata ivi per una notte conservata la di lui sagra Testa, quando dal Peloponneso fu portata a Roma, e però fuvvi eretto un frontespizio, con 4 colonne, e vi fu destinato un Eremita, che ne avesse cura. E poco dopo evvi la
Chiesa di S. Andrea Apostolo
Giulio III. per una grazia ricevuta dal santo Apostolo mentre era Prelato, crede questa piccola chiesa con disegno però di Giacomo Barozio da Vignola, e se ne vede in stampa la pianta, lo spaccato, ed il prospetto.
Casino e Vigna di Papa Giulio
Giulio III. suddetto fece il nobilissimo Casino, che si vede pocoltre la detta chiesa, con disegno di Baldassare Peruzzi da Siena, e fu poi terminato da s. Carlo Borromeo nel Pontificato di Pio IV. suo zio. Incontro a questo evvi la famosa Osteria, che porrà il medesimo nome della vigna, ed entrambi spettano ora alla Ecc. Casa Colonna.
Palazzo della Reverenda Camera Apostolica
Nel vicolo a sinistra dell'accennato casino si vede in lontano il magnifico palazzo fatto dal sopraddetto Giulio III. ma con disegno del Vignola, e vi sono delle pitture e marmi antichi. A destra di questo evvi un arco lungo ed oscuro, perchè sopra vi passa ad unirsi una vigna coll'altra, e sotto si custodisce un immagine della ss. Vergine, di cui tiene cura un Eremita. Dopo non breve cammino si giunge al fonte della celebre Acqua acetosa buona per mille mali. Quindi ritornando sulla via Flaminia, dopo alcune ville, e casini si giunge alla
Porta del Popolo
In oggi questa è la Porta principale di Roma, non solamente perchè tra tutte le altre è la più magnifica, ma ancora perchè la maggior parte delle nazioni entra per essa, e per essa fanno l'ingresso pubblico gli Ambasciatori, e Cardinali quando vengono la prima volta in Roma, ed ancora i Re, e Regine, l'ultima delle quali fu Cristina Regina di Svezia in tempo di Alessandro VII. Chiamossi anticamente questa porta col medesimo nome della via Flaminia; ora però prende il nome dalla chiesa, che le sta accanto, o secondo altri da' pioppi del mausoleo di Augusto, che fin quì si distendevano, che populi diconsi in latino.
Tutto quel vasto sito, che da una parte è circondato da monti, e dall'altra dal Tevere, dicevasi anticamente Campo Marzio, perchè da Romolo dedicato a Marte, affinchè in esso si esercitasse la gioventù nell'arte militare, ed ancora per tenervi i comizi nell'elezione de' Magistrati; e però non era lecito ad alcuno abitarvi: vi furono bensì eretti fabbriche pubbliche molto magnifiche, cioè Circi, Naumachie, Teatri, Archi trionfali, Obelischi, Tempj, Portici, e Statue di uomini illustri senza numero: onde Aureliano, per non lasciar tante magnificenze esposte agl'insulti de' nemici, le incluse entro Roma, con distendere fin a quella parte le mura della Città. Fu rinnovata questa Porta per ordine di Pio IV. da Giacomo Barozio, ma con disegno del Buonarroti, e poi vi furono poste le due statue di s. Pietro, e di s. Paolo fatte dal Mochi; l'architettura però della parte dentro la Città è del Cav. Bernini.
Chiesa di S. Maria del Popolo
Si slarga all'entrare di questa porta una gran piazza, ornata di un maraviglioso Obelisco antico e di varj tempj, e fontane. A sinistra della detta porta appoggia la chiesa di s. Maria del Popolo, la quale fu eretta l'anno 1099. da Pasquale II. per cancellare la nefanda memoria di Nerone, le di cui ceneri quivi negli orti di sua famiglia Domizia stettero sepolte. Ed essendo poi nell'anno 1227. riedificata dal Popolo Romano, prese di questo il nome; e perchè si continuasse la devozione verso la ss. Vergine Gregorio IX. riposevi l'immagine della medesima, che stava nella celebre cappella di Santa Sanctorum: E in forma di basilica a tre navi, e fu data in cura ai Frati Agostiniani della congregazione di Lombardia. Giulio II. adornolla di pitture e di marmi; ed Alessandro VII. la rinnovò con disegno del Bernini.
Due nobilissime cappelle, oltre quella dell'Altare maggiore, sono in questa chiesa, una a destra del Card. Cibo, e l'altra a sinistra di Agostino Ghigi; e fra le pitture evvi nella prima cappella a destra la Natività del Signore fatta dal Pintorecchio; nella seconda poi ornata tutta di marmi e sculture, evvi sull'altare la ss. Concezione con 4. Santi dipinta da Carlo Maratti, e di laterali sono uno di Monsù Daniele, e l'altro di Gio. M. Morandi: le pitture però a fresco nella cupola sono di Luigi Garzi. Il s. Agostino colla ss. Vergine nell'altra cappella è del detto Pintorecchio, e la Visitazione di s. Elisabetta nell'altra è del Morandi suddetto; l'Angelo però a destra è scultura di Ercole Ferrara, e l'altro a sinistra di Gio. Antonio Mari. Il s. Tommaso di Villanova nella cappella, che segue, è di Fabbrizio Chiari, e le pitture nella cupola della chiesa sono del Vanni. Il nobilissimo altare maggiore, in cui si custodisce l'immagine della ss. Vergine fu fatto da Urbano VIII. con disegno del Cav. Rainaldi, e i due sepolcri nel coro sono sculture di Andrea Sansovino. Il quadro dell'Assunta nella cappella che segue, è di Annibale Caracci, e i laterali di Michelangelo da Caravaggio; però le pitture nella volta sono d'Innocenzo Tacconi, ed il resto di Gio. Batista Novara; le pitture e statue nell'altra cappella sono di Giulio Mazzoni. L'altro quadro nella crociata è di Bernardino Mei, l'Angelo a destra è scultura del Raggi, e quello a sinistra del Mari. Le pitture nella cappella che segue sono di un Fiammingo, e quelle nell'altra di Gio. da s. Giovanni; li depositi però furono fatti col disegno dell'Algardi. Siegue appresso la celebre cappella fatta da Agostino Ghigi con disegno di Raffaele da Urbino, e con i suoi contorni fu dipinto il quadro dell'altare da Fra Sebastiano del Piombo; li mosaici nella cupola furono similmente cavati da' cartoni di Raffaello; le lunette però sono del Vanni. La statua di Elia e quella di Giona furono scolpite da Lorenzetto con disegno, e direzione di Raffaello, e però pajono antiche; le altre due e i depositi sono opere del Cav. Bernino; il paliotto dell'altare con i bassirilievi, e candellieri di metallo sono opere del mentovato Lorenzetto; il quadro nell'ultima cappella e di Pasqualino de' Rossi, ed il resto di pitture e sculture in varj altri luoghi della chiesa sono riguardevoli, ma per brevità si tralasciano.
Piazza del Popolo, e Obelisco Egizio
Come la porta, e la chiesa suddetta, così chiamasi questa gran Piazza, in mezzo alla quale si vede il maraviglioso Obelisco, colla ss. Croce inalberata in legno di nostra santa Religione. Questo smisurato sasso, fu un opera delle più ammirabili de' Re di Egitto, fatto in tal forma da Semneferteo, che regnò 522. anni prima della nascita del nostro Redentore. È alto palmi 108, e col piedistallo 145; nel suo vivo è largo palmi 12. e mezzo, e nelle 4. faccie è lavorato con note e simboli Egizj, cavato in un sol masso di granito rosso. Da Eliopoli lo condusse in Roma Augusto, e lo eresse nel Circo massimo, ove poi giacque con tante altre rarità sotto le rovine fino al Pontificato di Sisto V il quale nel 1589. quì fecelo trasportare, facendovi collocare nella sua cima il segno della ss. Croce sopra il Tuo stemma, il tutto fatto di metallo alto palmi 17. e mezzo, sicchè dal piano si contano palmi 162 e mezzo. Il fonte, che adorna il piede di questo, è notabile per la tazza superiore, perchè ricavata da una base delle colonne, trovate nel giardino Colonnese.
Via del Corso
Tre strade si aprono su questa piazza, divise da due chiese erette ugualmente con magnifica architettura, onde rendono maestoso e nobile il primo ingresso della Città. La strada di mezzo seguita, come dicemmo, fino alla piazza di Sciarra col nome di Flammia, ma dopochè vi fu introdotta da Paolo II. la corsa de' cavalli in tempo di Carnevale, prese ancora il nome di Corso. A destra del quale evvi la
Chiesa di S. Maria di Monte santo
I Frati Carmelitani della provincia di Monte santo in Sicilia possedevano quì preso una piccola chiesa, ed avendo principiata la nuova sotto Alessandro VII. col disegno simile a quella dell' altra parte del Corso, per mancanza di danaro, fu poi proseguita dal Cardinale Girolamo Castaldi sotto la direzione del Cavalier Bernini, quasi simile all'altra . Sono in questa delle cappelle ornate di marmi, pitture, e stucchi dorati. Fra le pitture sono riguardevoli quelle nella prima cappella a destra del ss. Crocifisso fatte da Salvatore Rosa, e quelle nella terza di Niccolò Berrettoni. L'Altare maggiore è ornato di marmi e colonne; sonovi ne' depositi laterali delle sculture e busti di metallo condotte dal Cav. Lucenti. Il quadro nella cappella, che siegue, e di Carlo Maratti, e i laterali, uno è di Luigi Garzi, e l'altro di Monsù Daniele, ed è degna di osservazione la sagrestia di quella cappella per le pitture del Baciccio, e del Chiari. Finalmente la s. Maria Maddalena de' Pazzi nella cappella, che siegue è del Gimignani, e la s. Anna nell'ultima del Berrettoni suddetto. A sinistra del Corso è la
Chiesa di S. Maria de' Miracoli
Avevano i Frati Riformati del Terz'Ordine di s. Francesco Francesi una piccola chiesa presso al Tevere, con una immagine della ss. Vergine molto miracolosa; e perchè fosse tenuta con maggior decoro, fu da Alessandro VII. ordinato, che si facesse quivi una chiesa col disegno del Cav. Rainaldi; ma essendo mancato il Pontefice, fu proseguita la fabbrica dal suddetto Card. Gastaldi Genovese, con gli avanzi dello spurgo fatto in tempo del mal contagioso, poco prima sofferto da questa Città, e ne ebbe la direzione il Cav. Bernini, che ridusse la chiesa in figura ovata con cupola, e portico esteriore. Sono in questa delle cappelle ornate di pitture e marmi: specialmente l'altare maggiore è ornato ne' laterali con depositi, le cui statue e putti sono di Antonio Raggi, e i busti di metallo del Cav. Lucenti. Quindi intraprendendo il cammino per la strada del Corso, si trova in primo luogo a destra lo spedale e
Chiesa di S. Giacomo degl'Incurabili
Per un Legato del Card. Giacomo Colonna fu eretta quivi la chiesa collo spedale per li poveri infermi circa l'anno 1338. e se ne vede ancora la porta nel cantone del vicolo laterale con architettura molto rozza, e collo stemma di Casa Colonna. Si disse da principio in Augusta per il celebre mausoleo di Augusto, che l'era vicino; ora dicesi degl' Incurabili, per li morbi di tale specie, che in questo spedale si curano. Il Card. Antonio Salviati l'anno 1600. essendone protettore, ingrandì lo spedale, e rifece la chiesa con disegno di Francesco da Volterra, terminata poi da Carlo Maderno, in figura ovale con cupola, e due campanili. Sono in ella delle pitture, e sculture riguardevoli; il quadro nella prima cappella a destra è del Roncalli; il grande bassorilievo in marmo nella seconda, e gli Angioli con altri ornati di stucco sono opere di Monsù le Gros, e li due quadri laterali sono di Giuseppe Passeri; il battesimo del Signore nella terza è del Passignani; la Cena con gli Apostoli nell'altare maggiore, e le pitture nella volta di Gio. Batista Novara, il quale dipinse ancora il Dio Padre nella cupola. La Natività del Signore nella cappella, che siegue, è di Anteveduto Grammatica; la statua di s. Giacomo nell'altra è scultura in marmo del Buzio, ed il quadro nell'ultima è del Zucchi.
E' notabile, che s. Filippo Neri frequentando la visita di questo spedale degl'incurabili, soleva dire, che se la gioventù dissoluta visitasse questo, ed osservasse la varietà de' mali causati dalla libidine, non così facilmente viverebbe immersa in quelle laidezze; in questo medesimo spedale ebbe i principi della sua perfezione s. Cammillo de Lollis, istitutore de' Ministri degl'infermi.
Chiesa di Gesù e Maria
Quasi incontro alla descritta chiesa evvi quella, di cui sono per accennarvi il pregio, ed il decoro. I Frati riformati di s. Agostino comprarono quivi un palazzo dal Card. Flavio Orsino, e circa l'anno 1640. vi eressero il convento, e la chiesa in onore de' ss. nomi di Gesù e Maria con disegno di Carlo Milanese, ma poi fu terminata la chiesa con magnificenza dal Cav. Rainaldi per mezzo de' grossi soccorsi di Monsig. Giorgio Bolognetti vescovo di Rieti. Ella è ad una nave con sette altari, ed ornata tutta di marmi, sculture, pitture, e stucchi dorati, con varj depositi. Il primo deposito a destra della porta è opera di Domenico Guidi, e quello, che siegue con i busti de' Sig. Bolognetti è di Francesco Aprile. Il s. Niccolò nella seconda cappella è pittura di Basilio Francese, ed il terzo deposito è del Cavallini. La coronazione della ss. Vergine sul magnifico altare maggiore è di Giacinto Brandi, il quale fece ancora le pitture in alto; le due statue però ne' laterali sono di Giuseppe Mazzoli, e li due Angioli, che reggono il globo di Paolo Naldini, e gli altri del suddetto Cavallini, il quale fece ancora il deposito, che siegue del mentovato Monsig. Bolognetti. Il quadro della ss. Vergine, e s. Giuseppe nella cappella contigua col resto delle pitture sono del suddetto Brandi, ed il deposito accanto è opera di Monsù Michele. Il s. Tommasso di Villanova, e altre pitture nell'ultima cappella sono di Felice Ottone, e l'ultimo deposito a sinistra della porta è di Ercole Ferrata. Le statue e putti di stucco, che sono in alto, furono fatti da' medesimi scultori, e le pitture nella volta sono dell' antidetto Giacinto Brandi.
Monastero e Chiesa delle Orsoline
Proseguendo il cammino per la strada del Corso, ed entrando nel terzo vicolo dopo la descritta chiesa, si vede a sinistra il monastero dell'oblate Orsoline, eretto l'an. 1684. da Laura Duchessa di Modena, madre di una Regina d'Inghilterra , con una piccola chiesa che è dedicata al Patriarca s. Giuseppe.
Chiesa de' SS. Ambrogio e Carlo al Corso
Sulla strada del Corso è quella chiesa, la quale per la magnificenza meriterebbe piuttosto il nome di tempio, o di basilica, non vi mancando altro, che un collegio di Canonici, in vece del convitto de' Preti. Ne tiene cura la nazione Milanese, perchè fin dall'anno 1471 ebbe quivi una piccola chiesa, che dicevasi s. Niccolò del Toss, la quale avendo rifatta da' fondamenti nell'anno 1612. la dedicarono al loro protettore, e vescovo sant' Ambrosio nobile Romano; ma dipoi canonizato che fu s. Carlo Borromeo, colle copiose limosine di molti Porporati e nazionali, e molto più con i soccorsi del Re Cattolico allora dominante nel Milanese, vi fu eretto il gran tempio col disegno di Onorio Lunghi, eseguito poi da Martino suo figliuolo; la cupola però è disegno di Pietro da Cortona. Si vede sull'altare maggiore il celebre quadro dipinto da Carlo Maratti, e nella tribuna, negli angoli della cupola, e nella volta le pitture di Giacinto Brandi, con intorno delli stucchi fatti da Cosimo, e Giacomo Fancelli, tutti messi a oro, tantochè per accompagnare è stato tutto il resto dipinto ad uso di pietra; appunto come li pensa di farla a suo tempo. Nelle due navi laterali si vedono varie pitture a fresco, fra le quali, ve ne sono del Cav. Benesiani, di Giuseppe Chiari ed altri; le statue nelle nicchie sono del Cavallini, ed il modello nella crociata è disegno di Paolo Posi, per farlo nell'altare incontro con lavori di marmi. Unito a questa è lo spedale de' nazionali Milanesi, e dopo poco cammino sulla medesima strada dei Corso si vede a sinistra la
Chiesa della SS. Trinità in strada Condotti
L'anno 1741. fu edificata quella chiesa con disegno di Emanuele Rodriquez Portughese, terminata però da D. Giuseppe Ermosiglia spagnuolo, per un legato di D. Diego Arcivescovo di Lima, e Vice-Re del Perù, affine di stabilire in Roma i Religiosi spagnuoli dell'Ordine del Riscatto, di cui anche egli era religioso. Perciò terminata che fu, venne dedicata alla ss. Trinità, e per distinzione dell' altre chiese, porta il nome della strada, a cui appoggia. E' questa di figura ovale con sette cappelle; nella prima a destra vi è s. Caterina colla ss. Vergine dipinta da Giuseppe Paladini Messinese; nella seconda vi dipinse il quadro Lamberto Karhe Fiammingo, e nella terza D. Francesco Preziado spagnuolo. Il quadro dell'altare maggiore è di Corrado Giacquinto, e i laterali sono di D. Antonio Valasques spagnuolo, il quale dipinse a fresco anche le pitture in alto. Il quadro nell'altra cappella è di Gaetano Lapis, e quello nell' ultima del Cav. Benesiani. Le pitture a fresco nella volta, nel coro, e nella sagrestia sono di Gregorio Guglielmi; il quadretto però nell’ altare della medesima è del suddetto Preziado, e le sculture in marmo sono di Gasparo Sibilia. Dall'altra parte del Corso evvi il gran
Palazzo Ruspoli già Gaetani
Con disegno di Bartolommeo Ammannati fu eretto questo magnifico Palazzo della nobilissima famiglia Gaetani, ed è riguardevole per la scala composta di gradini di marmo pario, per le statue, e per li busti, e bassirilievi antichi, che sono in esso. Dopo di questo siegue la piazza con la
Chiesa di S. Lorenzo in Lucina
Due si crede, che possano essere le cagioni, per cui questa chiesa parrocchiale si dica in Lucina; la prima, si arguisce dal tempio di Giunone Lucina, che fu ridotto in chiesa da s. Sisto III. e l'altra perché edificata da Lucina Matrona Romana. Fu poi da Benedetto II., Sergio I., e Adriano I. ristaurata, e nell'anno 1196. consagrata da Celestino III. Quindi essendosi nuovo riattata dal Card. Ugo Inglese, e dal Card. Innico Avalos spagnuolo titolari della medesima, fu poi da Paolo V. conceduta a' Chierici regolari minori l'an. l606. Nelle undici cappelle della sua nave ornate di pitture, e di sculture, specialmente l'altare maggiore, fatto con magnifico disegno del Cav. Rainaldi, si vede fra gli altri il ss. Crocifisso dipinto da Guido Reni, e nella cappella accanto un quadro del Cav. Benesiani; e nell'ultima uno di Carlo Veneziano: Le pitture però nel soffitto che rappresentano la Risurrezione del Signore sono di Mommetto Greuter napoletano, e le altre dello Spadarino, e del Piccione.
E' notabile, che in questa chiesa è sepolto Niccolò Pussino celebre pittore francese: ed ancora, che cavandosi per fare i fondamenti nella rinnovazione della sagrestia, furono scoperte buona parte delle guide, e segni dell' orologio solare, che si dimostrava coll'ombra dell'Obelisco, portato in Roma da Augusto dopo aver conquistato l'Egitto. Questo ammirabile Trofeo della Romana potenza fu quì presso disotterrato l'anno 1748., e fu posto per pubblica curiosità nel vicino cortile del palazzo detto della Vignaccia.
Palazzo di Fiano
A destra della riferita chiesa si vede parte dell'antichissimo palazzo de' Cardinali Titolari della medesima, che poi fu posseduto dalla famiglia Peretti, indi de' Ludovisi, ed ora de' Duchi di Fiano Ottoboni. Si legge, che da un Cardinale Inglese fu fabbricato l'an. 1300. sopra le rovine di un grande edifizio, che dicevasi di Domiziano. Era appoggiato al medesimo un arco trionfale, che dal volgo fu detto di Tripoli, forse per i trofei, de' quali fu adorno; o pure per la vittoria di tre città avuta da quell'Imperatore. Fu detto ancora di Portogallo, da un Cardinale di quella nazione, che vi abitò. Il Nardini considerando i bassirilievi, che vi erano, lo credette di Marco Antonio, e stette in piedi fino al pontificato di Alessandro VII. il quale per rendere libera la strada del Corso, fece demolirlo: pose però nel casamento incontro una lapide per memoria di esso, e li bassirilievi furono posti in Campidoglio nel palazzo de' Conservatori. Siegue poco dopo il palazzo Teodoli, ed incontro quello de' Raggi; accanto però evvi la
Chiesa e Monastero di S. Maria Maddalena
Da Onorio I. fu eretta quivi la chiesa sopra un'altra dedicata a s Lucia: ma essendo poi nell'an. 1520. da Leone X. conceduta alla Confraternita della Canta, Paolo V. vi aggiunse un conservatorio per le povere donne penitenti, e però rinnovandosi la chiesa, fu dedicata a s. Maria Maddalena: ora però vi risiedono Religiose vergini sotto la regola di sant' Agostino; e nella chiesa vi è un Crocifisso dipinto da Giacinto Brandi, e la s. Maria Maddalena del Guercino da Cento. Entrando nel vicolo a destra, si vede una piazza, e la celebre
Chiesa e Monastero di S. Silvestro in Capite
Nelle rovine delle Terme di Domiziano si crede che sia stata edificata questa chiesa nell' anno 261. da s. Dionisio Papa, però con quella parsimonia, e segretezza, che si ricercava in quei primi tempi; ma dipoi da s. Paolo I. fu eretta con somma magnificenza, e fu insigne collegiata. Vi stettero dopo alcuni Monaci fuggiti dalla Grecia, i quali venuti meno nell' anno 1286. fu concessa la chiesa, e monastero alle Religiose di s. Chiara. Queste ora hanno rinnovato il monastero, e la chiesa ancora, ornandola magnificamente con marmi, stucchi dorati, e pitture diverse. La volta fu dipinta a fresco da Giacinto Brandi, e la crociata dal Roncalli coll'ajuto di Giuseppe Agellio, e del Consolano suoi allievi; le pitture però nella tribuna sono del Geminiani. Il s. Antonio nella prima cappella a destra e i laterali sono di Giuseppe Chiari; il s. Francesco nella seconda è ai Luigi Garzi; il s. Gregorio nella terza di Giuseppe Ghezzi; la ss. Vergine, san Giuseppe, ed altri Santi nelle due cappelle, che sieguono sono del sopraddetto Geminiani, ed il ss. Crocifisso colle pitture laterali nell'ultima è di Francesco Trevisani. Ritornando poi sulla strada del Corso ci viene avanti il
Palazzo Verospi
Questo per le preziose statue, e busti antichi merita una visita particolare, e ancora per le pitture a fresco di Francesco Albani, ed il maraviglioso strumento armonico, ove in un medesimo tempo suonano diversi strumenti. Accanto a questo evvi il
Palazzo Chigi
Il principale ingresso di questo magnifico palazzo sebbene stia sulla strada del Corso, il maggior suo prospetto però si distende sulla Piazza Colonna. Fu principiato con disegno di Giacomo della Porta, seguitato da Carlo Maderno, e poi terminato da Felice della Greca per nobile abitazione de' nipoti di Alessandro VII. perciò sonovi de' quadri del Tiziano, del Perugino, del Tintoretto, di Paolo Veronese, del Caracci, dell'Albano, del Domenichino, del Badano del Guercino, del Pussino, di Guido Reni, di Pietro da Cortona, e di Carlo Maratti: evvi ancora una scelta libreria con centinaia di codici manoscritti Greci, e Latini di sommo valore.
Piazza Colonna
Dalla maravigliosa Colonna coclite, che si vede inalzata in quella piazza, prende essa, e lo Rione il nome; perciò dalla medesima incominceremo il nostro giro. Fu eretta questa stupenda mole dal Senato, e Popolo Romano, e dall'Imperatore Marco Aurelio dedicata ad Antonino Pio suo suocero; e perchè questo non aveva fatta alcuna cosa notabile in guerra, fecevi scolpire le imprese da se medesimo fatte nella guerra Marcomanna, e nella cima porre la statua di quel pio Imperatore. E' alto questo trofeo della romana magnificenza palmi cento settantacinque e vi sono incavati 190. scalini con 40. finestrelle, con che si va comodamente alla sua cima circondata da una ringhiera, ove si gode tutta la Città. Ritrovandosi questa per la sua vecchiezza molto guasta, Sisto V. nell' anno 1589. la ristaurò, ed invece della statua di quell'Imperatore, vi pose quella di s. Paolo Apostolo fatta di metallo dorato alta palmi 19. Gregorio XIII. avendo ornata la piazza colla fontana dell'acqua vergine secondo il disegno di Giacomo della Porta, il Pontefice Alessandro VII. la ridusse nello stato presente. Fanno capo in questa i Mercanti, e Curiali, tantopiù, che in essa sono gli ufizj de' Notari della Reverenda Camera Apostolica, e la residenza del Vicegerente di Roma, e nella piazza d'appresso evvi la
Curia Innocenziana sul Monte Citorio
Questo piccolo monte prese il nome di citorio, o citatorio dal citare le Centurie, che anticamente qui nel Campo Marzio si convocavano, affinchè entrassero ne' septi, che quivi presso erano, per dare ivi i loro voti nell'elezione de' Magistrati. Or quivi essendo un grande edifizio principiato nel Pontificato d'Innocenzo X. con disegno del Cavalier Bernini, il Pontefice Innocenzo XII. colla direzione del Cavalier Francesco Fontana vi eresse la Curia Romana, che dal suo nome dicesi Innocenziana. Risiedono in questa il Tesoriere, e l'Auditore della Reverenda Camera Apostolica, con altri Giudici, e Ministri, e vi sono ancora gli ufizj de' Notari, ed il banco de' Cursori, onde vi si agitano le cause più importanti, e rimarchevoli.
Il Piedistallo, che si vede alzato dinanzi a questa Curia fu disotterrato l'anno 1705., ove è ora la casa de' Preti della Missione, insieme colla colonna di granito egizio, che ora sta a giacere al lato destro della Curia. Il Pontefice Clemente XI. allora regnante pensava di alzarla come stava anticamente: ma trovata la colonna rotta in più luoghi, fu lasciata l'opera imperfetta; Benedetto XIV. però volendo mettere al pubblico un monumento sì insigne della Romana antichità inalzò solamente il piedistallo con idea di porvi sopra una statua di marmo: ma nemmeno ciò ebbe effetto. La iscrizione, che vi si vede fatta simile all'antica con lettere di metallo, c'insegna, che la colonna fu dedicata ad Antonino Pio, e li bassirilievi delle tre facciate ci dimostrano l’Apoteosi fatta al medesimo Imperatore. Facendo poi ritorno in piazza Colonna, si vede a destra del palazzo del Vicegerente la
Chiesa di S. Bartolomeo de' Bergamaschi
L'anno 1561. fu quivi da una compagnia di pii fedeli eretta la chiesa sotto il titolo di s. Maria della Pietà, collo spedale per i poveri pazzi; ma poi essendo questi trasportati alla strada della Lungara, presso lo spedale di s. Spirito, nel Pontificato di Clemente XI. fu la chiesa, e spedale conceduti alla Confraternita de' Bergamaschi, la quale rinnovando la chiesa dedicolla a s. Bartolommeo Apostolo, e s. Alessandro martire, e lo spedale fu stabilito per i suoi nazionali, con un collegio per li studenti.
Palazzo Spada al Corso
Dopo la descritta chiesa evvi il palazzo Niccolini, e poi dall'altra parte del Corso ed incontro alla gran colonna, si vede quello della famiglia Spada, che sta sempre alla disposizione de' nobili forestieri, che vogliono dimorare lungo tempo in Roma. Entrando poi nel vicolo a destra di esso, si vede la
Chiesa e Convento di S. Maria in Via
Dal Card. Capocci fu da primi eretta quì una piccola chiesa l’anno 1253. nel Pontificato d'Innocenzo IV. per un miracolo operato dalla ss. Vergine, mediante una sua immagine dipinta in una tegola; imperciocchè caduta in un pozzo ivi appresso del palazzo di quel Cardinale, tanta acqua venne fuori dal pozzo, che accorsi i famigli videro a galla la santa Immagine, e fattone avvisato il Cardinale, andò egli con tutta la sua corte devotamente a prenderla, e la collocò nella cappella del proprio palazzo: ma poi facendo nel medesimo luogo una chiesa, vi incluse anco il pozzo. Quindi Leone X. concedendola a' Frati Serviti, quelli nel 1594. vi fecero una magnifìca chiesa con disegno di Martin Lunghi, il prospetto però è del Cav. Rainaldi. Il Card. Baronio essendone Titolare fecevi il coro, e la volta della chiesa l’anno 1604. Nella prima cappella a destra si custodisce la miracolosa immagine, ed il pozzo, il quale perchè stava sulla via pubblica, la chiesa fu detta in via. Fra le pitture, che adornano quella chiesa evvi un laterale nella cappella di s. Filippo Benizi dipinto dal Caravaggio, col disegno però di Andrea Sacchi, e nell'ultima cappella la santissima Trinità del Consolano, ed altri del Cav. d'Arpino, dell'Alberti, del Baglioni, e d'altri.
Nella piazzetta a desta evvi la chiesa di san Claudio della nazione di Borgogna pochi anni sono eretta in onore di s. Andrea Ap. e di san Claudio col disegno di Monsù Derisè Francese, e però vi sono delle pitture fatte da francesi. Finalmente facendo ritorno sulla strada del Corso dopo la Piazza Colonna siegue la
Piazza e Palazzo di Sciarra
Dal palazzo del Principe di Carbognano della nobilissima famiglia Colonna di Sciarra prende questa piazza il suo nome, ed è molto frequentata dalla nobiltà; e cittadinanza per le botteghe del caffè, specialmente per quella del Veneziano, in cui si trovano oltre l'esquisite bevande calde, e fredde, anco de' canditi, e confetture particolari.
Il palazzo fu eretto col disegno di Flaminio Ponsio; il portone però è magnifica architettura di Giacomo Barozzio da Vignola, ed è maraviglioso per li smisurati macigni, da' quali fu cavato: ed è sommamente notabile, che nel Pontificato di Pio IV. facendosi i fondamenti di questo, furono trovati alcuni pezzi di bassirilievi col ritratto dell'Imperatore Claudio; e dipoi l’anno 1641.facendosi un nuovo scavo nella piazza, alla profondità di palmi 23. fu ritrovato l’antico pavimento della Via Flaminia, che quì colla Lata si univa, e trovaronsi ancora alcune colonne rotte di marino affricano, un pezzo di capitello, ed una gran porzione di lapide con iscrizione del suddetto Claudio, ed altresì una medaglia d'oro del medesimo Imperatore, avendo da una parte là di lui effigie, e nome, e dall'altra un arco con statua equestre, le quali cose danno a vedere, che quei marmi furono dell'arco, che secoli fa stava per l’appunto, dove ora la strada di fontana di Trevi traversa il Corso per andare a
Piazza di Pietra
Negli ultimi secoli dicevasi questa piazza de' Preti, per l'ospizio de' Preti invalidi, che quivi era sotto Giulio II. indi dal volgo fu cambiato in Piazza di Pietra, il che ha fatto credere ad alcuni essere derivata una tale denominazione da' marmi, e pietre in quantità quivi cavate. Si osserva in questa un maraviglioso residuo di un antico edifizio, e considerandosi da alcuni le undici smisurate colonne striate di ordine corintio, furono credute del tempio di Marte, da altri di Nettunno: ma trovatesi poi nel Pontificato di Paolo III. alcune di quelle Provincie Figurate in marmo, che adornavano il piantato di quelle colonne, ci dimostrarono essere della Basilica di Antonino, di cui scrive Vittore: Basilica Antoniana, ubi est provinciarum memoria. E si vedono ora questi marini nel secondo cortile del Palazzo Farnese.
Dal Cav. Francesco Fontana fu adattato questo edifizio per uso della Dogana di terra d'ordine d'Innocenzo XII. il quale ne assegnò l'affitto all'Ospizio de' poveri invalidi in san Michele a Ripa grande. Senza fare ritorno alla strada del Corso, e passando per il vicolo a destra della Dogana, si trova la magnifica
Chiesa di S. Ignazio
Il Card. Lodovico Ludovisi nipote di Gregorio XV. eresse questo vasto tempio l’an. 1626. col disegno del P. Grassi Gesuita, cavato quello del Domenichino, e dell'Algardi, di questo però è disegno il prospetto. E' notabile, che cavandosi i fondamenti verso la chiesa di s. Macuto, fu trovata la statua di Minerva, e fu ancora scoperto parte di un acquedotto, che fu creduto dell'acqua vergine; e perchè era incrostato di marmi, e ornato di colonne, e di statue, si credette, che ivi facesse la principale sua comparsa.
Fu terminata la chiesa l'anno 1685. ed ornata principalmente nella volta, nella tribuna, ed altare maggiore colle pitture a fresco del P. Andrea Pozzi Gesuita, il quale dipinse ancora la cupola finta; ed il P. Pietro Latri similmente Gesuita fece i quadri delle cappelle, fuor che quello della cappella del Patriarca s. Giuseppe dipinto da Francesco Trevisani, insieme con un laterale, essendo l’altro di Giuseppe Chiari, e la cupola di Luigi Garzi; il s. Gioacchino però nella cappella che siegue è di Stefano Pozzi. E' ammirabile poi la crociata di questa chiesa per li due altari eretti egualmente secondo il disegno del suddetto P. Pozzi, ed ornati di preziosi marmi, lapislazzoli, e metalli dorati, specialmente quello , in cui si custodisce il corpo di s. Luigi Gonzaga; essendovi il grande bassorilievo in marmo fatto da Monsù le Gros Francese, e quello d'incontro colla ss. Nunziata di Filippo Valle Fiorentino. Similmente è ammirabile il deposito di Gregorio XV. fatto col disegno del mentovato le Gros, il quale scolpì il ritratto del Card. Ludovisi, le altre sculture però sono di Monsù Monò.
Chiesa di S. Macuto
A sinistra della divisata chiesa, è quella di s. Macuto, già posseduta da' Bergamaschi, la quale fu molto celebre, non tanto per la sua antichità, quanto per gli obelischi egizj, che furono presso di essa. In oggi è unita al
Seminario Romano
L'an. 1565. fu eretto il Seminario da Pio IV. e fu il primo, che fosse fondato secondo l’intenzione del Concilio di Trento. Si dice Romano, perchè questo è quello, che spetta al Clero di Roma, e vi si ricevono de' convittori nobili, e civili di qualunque nazione, che vogliono imparare le lettere, e le scienze umane, e divine. A destra poi della chiesa di s. Ignazio, e presso la strada del Corso evvi l’
Oratorio di S. Francesco Saverio detto del P. Caravita
Dal P. Pietro Caravita Gesuita fu eretto quell'Oratorio l'anno 1611. per esercitarvi alcune opere spirituali specialmente la parola di Dio ogni sera, e la comunione generale ogni mese. Sonovi nel portico delle Pitture di Lazaro Bardi, e nell'altare maggiore del Cav. Conca. Ripigliando poi il cammino per la strada del Corso, si vede a destra il
Palazzo de Carolis
Questo fu eretto con Magnifico disegno di Alessandro Specchi dalla famiglia di Carolis, che si estinse nel suo nascere. Incontro si vede de quello de' Mellini già Cesi, ultimamente stato rimodernato. Accanto a questo evvi la
Chiesa di S. Marcello Papa
Molto antica e celebre è questa chiesa, poichè fu eretta nel luogo, ove il santo Pontefice fra li strapazzi soffrì il martirio sotto Massenzio. Era prima collegiata ed aveva sotto di se 17. altre chiese. Ma poi nell'anno 1369. da Urbano V. fu conceduta ai Frati Serviti, che l’hanno più volte ristaurata; l’ultima però è stata a spese di Monsig. Marc'Antonio Boncompagni, il quale vi fece il nobile prospetto col disegno del Cav. Francesco Fontana. E' di somma divozione al .Popolo Romano l’immagine del ss. Crocifisso, che si venera in questa chiesa, per il miracolo occorso quando bruciandosi la chiesa quella sola immagine restò illesa. Oltre il segno della ss. Croce si custodiscono sotto l’altare i corpi de' ss. Giovanni prete, Biagio, e Dionisio, e buona parte del corpo di s. Longino, che trafisse il costato del nostro Redentore; e nell'altare maggiore vi sono i corpi di s. Marcello e di s. Foca martiri. Sonovi molte pitture, tra le quali la ss. Nunziata nella prima cappella a destra dipinta da Lazzaro Bardi; quelle nella terza sono di Gio. Batista Novara, e quelle, nella cappella del ss. Crocifisso parte sono di Pierin del Vaga, e parte di Daniele da Volterra. Il s. Pellegrino col resto delle pitture nella quarta è di Aurelio Milani, e quelle che adornano la tribuna dell'altare maggiore sono del mentovato Novara, il quale dipinse ancora le istorie intorno alla nave della chiesa. Il s. Filippo Benizi nella cappella dell'altra parte è del Cav. Gagliardi, ed il s. Paolo in quella, che siegue di Federico Zuccheri; ma le pitture a fresco sono di Taddeo suo fratello, e le teste di marmo dell'Algardi. La ss. Vergine addolorata nell'ultima e di Paolo Naldini, e il deposito presso la porta fu scolpito da Francesco de' Rossi.
Chiesa di S. Maria in Vialata
Porta questa chiesa un tal nome dall'antica Via Lata, in quei tempi molto celebre e frequentata, perchè essendo fuori della Città, era adorna e fiancheggiata da magnifici edifizj venali, per uso e comodo de' forestieri, non ammessi ancora alla cittadinanza. Si crede per antichissima tradizione, che quivi in una di quelle case venisse ad abitare s. Pietro Apostolo quando capitò la prima volta in Roma insieme con s. Marco, e s. Marziale, il quale vi eresse un oratorio in cui il Principe degli Apostoli potesse celebrare i divini misteri, e amministrare i Sagramenti, e per molto tempo fu chiamato oratorio di s. Marziale. Vi abitarono ancora s. Gio. Evangelista, s. Luca, ed altresì s. Paolo, che quivi scrisse le sue difese, e buona parte delle sue epistole: onde sommamente venerabile è questa chiesa, conservandosi sotto di ella la memoria de' suddetti ss. Apostoli, ed Evangelisti, espressi in un bassorilievo in marmo, ed una immagine della ss. Vergine fatta in creta cotta da Cosimo Fancelli.
Da s. Sergio Papa fu consagrata l'anno 700. la nuova chiesa, e poi da Innocenzo VIII. rifatta da' fondamenti. Vi era unito il celebre monastero di monache di s. Ciriaco; ma essendo poi ridotta in collegiata, è stata più volte ristaurata, e finalmente ornata tutta di marmi, metalli dorati e pitture, fra le quali vi è nel primo altare un santo Vescovo con s. Andrea, che viene dal Pomarancio, ed il s. Niccolò nel secondo è di Cesare Nebbia. Il disegno dell’altare magg. ornato di preziosi marmi e metalli dorati è disegno di Pietro da Cortona, e le pitture nella tribuna sono del Camassei; quelle però nel soffitto sono di Giacinto Brandi. Il s. Pietro in atto di battezzare è del Vasconio; il s. Lorenzo con altri Santi si crede del detto Consolano, ed il s. Michele, del mentovato Brandi. Il magnifico prospetto è di Pietro da Cortona, il quale fece ancora il bel portico colle scale, che conducono al sotterraneo suddetto. Dietro quella chiesa evvi la piazza, che dicesi del,
Collegio Romano
Alla chiesa di s. Ignazio è unito questo magnifico Collegio, eretto col disegno di Bartolommeo Ammannato da Gregorio XIII. per pubblica utilità de' giovani studiosi. Perciò vi si insegna da' PP. Gesuiti la lingua latina, l'ebraica, la greca, e tutte le scienze principiando dall'umanità, rettorica, mattematica, filosofia, e teologia, e però vi concorrono delli studenti, anche di altri collegj. Oltre una copiosa e scelta libreria, evvi ancora un museo di cose antiche, e curiose assai celebre.
Chiesa e Monastero di S. Marta
Da s. Ignazio di Lojola fu eretto il monastero, che incontro al collegio si vede, per collocarvi le povere donne peccatrici, che volevano far penitenza. Ma poi trasportate queste altrove nel 1561 vi furono introdotte delle vergini anche nobili, e furono poste sotto la regola di s. Agostino, e però fu rinnovata, ed ornata la chiesa con marmi, stucchi dorati e pitture. La Trasfigurazione nell' altare a destra è pittura di Alessandro Grimaldi, il s. Francesco Saverio nell'altra di Paolo Albertoni, e il s. Gio. Batista, che siegue di Francesco Cozza, Le tre Marie al sepolcro e quelle di fianco all'altare maggiore sono di Luigi Garzi, l'altro incontro di Fabio Cristofari, e la s. Maria Maddalena, e s. Marta sono di Guglielmo Cortesi. La ss. Vergine nell'altare, che siegue è del Geminiani, l’altra col Bambino e s. Agostino è di Giacomo del Po, il s. Angelo Custode nell'ultimo è di Francesco Rosa, e le pitture nella volta sono del Baciccio. A destra di questo monastero evvi il gran
Palazzo Panfili
Con magnifica architettura del Barromini fu eretta questa parte del palazzo Panfili, e se collo stesso disegno fosse stata seguitata l'altra parte, che corrisponde sulla piazza di Venezia e quella sulla strada del Corso, sarebbe una delle più superbe e grandi fabbriche di Roma. Sono però in questo molti quadri celebri e rari, e perchè mi riuscirebbe assai malagevole il solo accennarli in questo breve ragguaglio, rimetto il Lettore alla diligente narrativa del custode, che con tutta gentilezza ha piacere di mostrarli.
Accademia di Francia
Sulla strada del Corso ed incontro al divisato palazzo Panfili si vede il magnifico edifizio eretto da' Duchi di Nivers col disegno del Cav. Rainaldi, in cui il magnanimo Luigi il Grande Re di Francia istituì uno studio, o per dir meglio Accademia, affinchè i suoi sudditi apprendessero bene la pittura, la scultura, e l'architettura; e perchè vi fossero tutti i comodi per disegnare, fece formare in gesso tutte le statue migliori di Roma, e di tutta l'Italia ancora, colle quali furono ornate le stanze del piano nobile. Il primo Direttore di quell'Accademia fu il Cav. Bernini pittore, scultore, ed architetto celebratissimo, colla provvisione di due mila scudi annui; ora però è sempre Francese. Poco più oltre e quasi incontro evvi il
Palazzo d'Asti
Nel fine della strada del Corso, e sulla piazza di Venezia forma il suo nobile prospetto questo palazzo edificato col disegno di Gio. Antonio de' Rossi fuorchè il portone, che fu fatto anni sono senza alcun ornamento. Su questa gran piazza corrisponde medesimamente il magnifico
Palazzo Bolognetti
Da' Signori Biganzini fu edificato questo palazzo col disegno del Cav. Antonio Canavari vari Romano; ma poi essendo stato comprato dal Conte Bolognetti, lo ha ultimamente cresciuto il doppio, però dalla parte posteriore verso la piazza de' ss. Apostoli, col disegno di Niccolò Giansemoni.
Palazzo di Venezia
La spaziosa piazza in cui termina la strada del Corso, prese il nome dal grandissimo palazzo, che in essa si vede della serenissima Repubblica di Venezia. Fu questo eretto da Paolo II. col disegno mezzo gotico di Giuliano da Majano, e prima che fosse fatto quello sul Quirinale, vi abitarono i Papi in tempo di estate, ed ancora Carlo VIII. Re di Francia quando venne a Roma. Pio IV. Però lo concedè a quella Repubblica per residenza de' Suoi Ambasciatori, i quali vi hanno fatto de' riattamenti, specialmente nelle logge del giardino pensile. Della chiesa di s. Marco, che è unita a questo palazzo, perchè corrisponde dall'altra parte, ne discorreremo nella seguente giornata, e però proseguendo il nostro cammino, a destra del palazzo d'Asti osserveremo il terzo
Palazzo Panfili
L'anno 1743. fu edificata questa gran parte del palazzo Panfili col disegno di Paolo Amelj dal penultimo Principe di questa antichissima famiglia Romana, ora estinta, il quale per la sola vastità di appartamenti forma un gran palazzo per uso di varj Signori. Siegue dopo di questo, quello de' Sig. Gottifredo con nobilissima archittettura del Cav. Rainaldi, e poi evvi il gran
Palazzo Altieri
E’ quello per la sua estensione uno de' più grandi, e principali di Roma, edificato dal Card. Gio. Batista Altieri, e poi accresciuto e compito dal Card. Paluzzo Altieri nel Pontificato di Clemente X col disegno di Gio. Antonio de' Rossi. Fra gli ornamenti, che adornano gli appartamenti, sono notabili le pitture di Guido Reni, di Paolo Veronese, del Pussino, del Correggio, del Miniano, di Carlo Maratti, e li stucchi di Ercole Ferrata nel pianterreno.
Chiesa del Gesù
Insigne trofeo è questo gran tempio della pietà di Alessandro Card. Farnese, e la Casa professa de' PP. Gesuiti, che l’è unita di Odoardo Card. Farnese, i quali uno dopo l'altro fecero a gara per favorire le imprese del santo Fondatore. Eran quivi due piccole, chiese, una dove è la casa, dicevasi s. Maria in Astalli, e l'altra dove è la chiesa era dedicata a s. Andrea Apostolo, le quali ottenne s. Ignazio da Paolo III. onde abbracciando tutto quel sito nell'anno 1543. gettò i fondamenti della Casa professa, e nel 1568. quelli della chiesa col disegno di Giacomo Barozio da Vignola; il prospetto però, è di Giacomo della Porta di lui allievo. E’ ammirabile questa chiesa non solo per la sua vastità, ma molto più per li ornamenti di pittura, di scultura, di marmi, e stucchi dorati, specialmente per la gran volta, tribuna, e cupola dipinti egregiamente dal Baciccio, altresì per la preziosissima cappella di s. Ignazio ricca di marmi preziosi, argenti, e metalli lavorati egregiamente, e perchè troppo nojoso mi renderei se volessi quì notare tutte le sue parti, accennerò solamente le cose principali. Il s. Andrea Apostolo con altre pitture nella prima cappella a destra è del Ciampelli; il s. Francesco Borgia nella seconda è del P. Pozzi Gesuita, e le pitture a fresco sono del Cav. Celio; i sette Angioli nella terza sono di Federigo Zuccheri ed il s. Francesco Saverio nella crociata è del Cav. Maratta; l'altare però è nobile disegno di Pietro da Cortona, e le pitture in alto sono del Carboni: entro l'ovato di metallo sostenuto da un Angiolo simile si custodisce un braccio del Santo, ed altrove parte del corpo di s. Francesco Borgia. La cappelletta, che siegue ornata di bellissime colonne è disegno di Giacomo della Porta, il quale fece ancora il disegno dell'altare maggiore, in cui si vede il quadro dipinto dal Muziano, e a destra il deposito del Card. Bellarmino fattovi dal suddetto Card. Odoardo col disegno del Cav. Rinaldi; le statue però sono di Pietro Bernini. La cappelletta, che siegue è disegno similmente di Giacomo della Porta; ed il grande altare di s. Ignazio nella crociata è disegno del P. Pozzi Gesuita.
Questo vanta il primato fra tutti gli altari delle chiese di Roma, non solo per le quattro colonne incrostate di lapislazzoli, statue e bassirilievi di marmo e di metalli dorati, ma ancora per la grande statua del Santo tutta di argento, e ricoperta di giove, fatta dal modello di Monsù le Gros, e per l'ammirabile gruppo di statue colla Fede, e le nazioni barbare, che l'adorano scolpite da Gio. Teudone, e l'altro colla Religione, che fulmina contro gli Eretici scolpite dal detto Monsù le Gros. Si conserva sotto l'altare il corpo di s. Ignazio entro un'urna preziosa, ed altrove parte del corpo di s. Ignazio vescovo e martire di Antiochia. Il quadro della ss. Trinità nella cappella, che siegue è del Bassano, la creazione degli Angioli del Salimbeni, ed il baccellino di nostro Signore e la trasfigurazione sul Tabor di Durante Alberti; il Dio Padre però in atto di creare il mondo è disegno del P. Fiammeri, da altri colorito. Le pitture nel basso della cappella della ss. Vergine sono del Romanelli, e quelle dalla cornice in su sono di Niccolò Pomarancio; le statue sono del Fancelli, del Guidi, e di Gio. Lanzoni. L'istoria di s. Pietro nell'ultima cappella fu dipinta da Francesco Mola, e le pitture nella volta sono del Pomarancio. E finalmente li stucchi, putti, e statue sul gran cornicione furono fatti con disegni del Baciccio da Leonardo Reti, ed Antonio Raggi. Nella sagrestia sonovi delle pitture del Ciampelli; il s. Francesco Saverio però sull'altare è di Annibale Caracci.
Chiesa de SS. Venanzio ed Ansovino
Incontro alla Casa professa evvi il palazzo Petroni, e a sinistra quello di Astalli, e di Muti Bussi, e dietro a questo si vede la chiesa de' suddetti santi, anticamente detta s. Gio: Batista in mercatello, per il mercato, che vi si faceva di cose comestibili, prima che fosse stabilito quello in Piazza Navona. Nell'anno 1542. questa fu conceduta ad una Congregazione di Gentiluomini eretta da s. Ignazio di Loyola per istruire i Neofiti, e Catecumeni; ma poi essendo questi trasportati presso la chiesa di s. Maria a' Monti, nel 1635. vi succedettero i Monaci Basiliani di Grotta Ferrata, e dopo la Confraternita de' Marchigiani. Finalmente nel 1674. l'ottennero i Camerinesi, i quali nel rinnovarla la dedicarono a' Santi loro patroni, che si vedono sull'altare maggiore dipinti da Luigi Garzi, e vi mantengono la cura delle anime.
Il Fonte, che sta sulla piazzetta fu fatto dal Senato Romano, e la strada fu aperta da Paolo III. quando venne in Roma l'Imperatore Carlo V. e si chiama capitolina, perchè porta al Campidoglio. A piedi di questo vi sono fra gli altri palazzi uno di Ruspoli, e l'altro di Martini, e nel vicolo incontro, che si dice della petacchia, si vede la chiesa di s. Biagio Vescovo che fu rinnovata nel suo prospetto con disegno del Cav. Carlo Fontana: ora però si dice della B. Rita. Accanto a quella evvi la grande
Scala e Chiesa di S. Maria in Araceli
Molto cospicua, e celebre è la chiesa, che siamo per osservare; perciò non mancherò di accennare tutti i suoi pregi. I marmi della altissima scalinata furono presi dalle rovine del magnifico tempio di Quirino, come diremo a suo luogo; ed il sito della chiesa, si crede da' più, essere quello, ove stava il famoso tempio di Giove Capitolino, di cui furono facilmente le molte colonne di granito egizio, che reggono la nave di mezzo, tanto più, che l'antica denominazione della chiesa ce lo suggerisce, e l'istoria ce lo dimostra quasi ad evidenza, Poichè essendo il nostro Divino Redentore nato in tempo di Ottaviano Augusto; questi avutane cognizione, secondo alcuni, da' libri Sibillini, eresse in quel tempio un' altare col titolo di ARA PRIMOGENITI DEI: e secondochè riferisce Dione, e Svetonio, essendo in quel tempo il Campidoglio più volte percosso da' fulmini, Augusto volle ricorrere all'oracolo di Apollo Delfico, il quale per divina disposizione rispose co' seguenti versi:
' Me Puer hebreus, Divos Deus ipse gubernans,
Cedere fede jubet, tristemque redire sub Orcum ;
Aris ergo de hinc tacitus abscedito nostris.'
dalla cui risposta intimorito l'Imperatore inalzò nel tempio l'altare col suddetto titolo, e si crede che fosse eretto, ove ora vediamo nella crociata di questa chiesa l'altare isolato, che da Anacleto Antipapa nell'an. 1130. fu ornato con 4. colonne di porfido, e poi nel 1603. dal Vescovo Cavalliense gli fu fatta la cupola con 8. colonne di marmo.
Era quella gran chiesa una delle 20. Badie privilegiate di Roma, e la possedettero per molto tempo i Monaci di s. Benedetto: ma Innocenzo IV. nell'anno 1253. la concedè ai Frati di s. Francesco, i quali poi nel 1445. dividendosi tra Conventuali, ed Osservanti, Eugenio IV. la concedè a quest' ultimi. Il Card. Oliviero Caraffa la ristaurò l'anno 1464. e dipoi il Popolo Romano vi fece il nobilissimo soffitto dorato, per ringraziamento alla ss. Vergine della vittoria conseguita l'anno 1572. ai 20. di Ottobre dall' armata Cristiana contro i Turchi, perchè in questa sogliono pigliar possesso i nuovi Conservatori del Popolo Romano. Sono in questa chiesa varj depositi, e memorie antiche, e moltissime cappelle ornate di marmi, di sculture, e di pitture antiche, e moderne, fra le quali sono due quadri del Cav. Benesiani nella cappella di s. Margherita da Cortona, due del Muziano, due di Pasqualino, ed una Madonna nel coro de' frati, che si crede opera di Raffaelle da Urbino, gli altri si tralasciano per non più infastidire il Lettore; ma non già voglio omettere di indicare le pitture a fresco, che sono nel claustro di qualche merito, e l'iscrizione della terza colonna vicino alla porta della chiesa, in cui si legge A CUBICULO AUGUSTORUM.
Campidoglio, e suoi Palazzi
Già dicemmo, che questo Colle fu detto Saturnio da Saturno, che da principio lo abitò. In tempo di Romolo fu chiamato Rocca, o vogliamo dire fortezza; ben è vero però, che come fra poco diremo, la Rocca fu quella parte, che guarda il Tevere. Si disse ancora Capitolino per un teschio di corpo umano trovato nel fare i fondamenti del divisato tempio di Giove. Ora però lo diciamo Campidoglio, e sebbene da prima avesse solamente l'accesso nel clivo verso mezzo dì, dopo che i Romani passarono ad abitare il campo Marzio, fu aperto anche il clivo verso tramontana. Il gran Pontefice Paolo III. fu quello, che dopo aver aperta la strada d'incontro, fece ancora con disegno del Buonarroti la magnifica scala a cordonata fiancheggiata di balaustri. Le due Lionesse di marmo egizio, che buttano l'acqua nelle fontane, che sono nel principio della scala, furono del tempio d'Iside, ed il tronco della statua, che si vede fatta in porfido, viene creduta una Roma. Li due gran colossi, che si vedono nel termine della scala rappresentano Castore, e Polluce co' loro cavalli, e li due gran trofei di marmo uno a destra ed altro a sinistra sono quei di Mario; le due statue sono di Costantino magno, e le due colonne, una è la migliaria rifatta dall'Imp. Vespasiano, e quanto all'altra dicesi, che nella sua palla stessero le ceneri di Trajano.
In mezzo alla piazza si vede la statua equestre di metallo corintio rappresentante Marco Aurelio, che fu trovata nelle vigne presso le Scale Sante in tempo di Pio IV. e per qualche tempo stette alzata sulla piazza della Basilica Lateranense, ma poi da Paolo III. quivi fu posta sopra un gran piedistallo fatto dal Buonarroti. Si crede dagli Antiquarj, quì presso essere stato il celebre Asilo, o rifugio eretto da Romolo per popolare la sua Città.
I tre palazzi, che circondano questa piazza appartengono al Magistrato Romano, e furono li due laterali ornati con portici interni ed esterni secondo il disegno del Buonarroti. Quello a sinistra fu da Clem. XII. destinato per una galleria di statue, busti, bassirilievi, e altre cose antiche, perciò ora è talmente pieno di marmi rari, e maravigliosi, che difficilmente potrebbesi qui tutti accennarli. Prima di trapassare il gran cancello di ferro, si vede in fondo del cortile la statua di Marforio a giacere per ornamento del fonte, e nelle nicchie laterali due satiri antichi; sotto li portici sonovi due statue della prima maniera egizia, altre in marmo bianco, ed un tripode maraviglioso. A piedi delle scale evvi la statua di Pirro, ed una colonna di alabastro diafano; nelle pareti delle scale si vede distribuita la pianta dell'antica Roma delineata in marmo, dono prezioso del mio Sovrano il Re delle due Sicilie, ed ora invittissimo Monarca delle Spagne Carlo III. Salire le scale si vedono altre statue, bassirilievi, e busti insigni; ma nelle stanze vi si trovano tante, e tante belle maraviglie, che già ne sono dati alla luce due tomi in foglio con una erudita descrizione, onde riuscirebbe meglio al mio lettore d'impiegarci una mezza giornata, che dal Custode li faranno tutte individuate a sufficienza.
Il palazzo di mezzo, in cui risiede il Senatore di Roma, fu architettato da Giacomo del Duca Siciliano allievo del Buonarroti: di questo è però il disegno della scala a due branchi, ed il fonte colla statua di Roma a sedere fatta di porfido, e col fiume Nilo, e Danubio a lato. Nella gran sala si vedono le statue di Carlo d'Angiò Re di Napoli e Senatore di Roma, quella di Paolo III. e di Greg. XIII. il quale alzò sopra di questo palazzo la nuova torre con due grosse campane, che a martello danno il segno, una per i consigli generali, e l’altra per l'udienze del Tribunale Capitolino, perciò nel ballo vi sono le carceri.
Nel palazzo a destra si raduna, e tiene tribunale il Magistrato Romano, e però le stanze, che sono sotto i portici furono destinate per radunarvi i Consoli delle arti. Entrando poi nel cortile di quello, si vede in primo luogo a destra la statua di Giulio Cesare, e a sinistra quella di Ottaviano Augusto. In fondo del cortile medesimo, e sotto i portici fatti dal Buonarroti si vede assisa la statua di Roma, e nel suo piedistallo si ravvisa in bassorilievo la Dacia soggiogata da' Romani; a destra, e a sinistra due Re prigionieri lavorati mirabilmente in marmo nero più grandi del naturale, e d'intorno al cortile evvi una testa di marmo, ed altra di metallo, con mani e piedi grandi assai più del naturale, e varie altre antichità. Nel principio della scala evvi la colonna rostrata, eretta per trofeo a C. Duillio per aver egli il primo trionfato in guerra navale contro i Cartaginesi. Vedesi ancora un basso rilievo rappresentante Curzio, che si precipita nella voragine; dipoi un leone in marmo, ed una statua di Musa, con altre due nel primo riposo. Si vedono ancora nel cortile pensile li 4. bassirilievi, che erano nel arco di Trajano: Nell'appartamento poi sonovi delle pitture, e statue di marmo, e di metallo, antiche, e moderne; onde per non aggravare il mio Lettore lo rimetto al Custode, che gentilmente li mostrerà tutto. Evvi appresso una galleria di quadri celebri, ed insieme lo studio, o accademia del disegno, ambedue eretti dal Pontefice Benedetto XIV. in vantaggio delli studiosi.
Palazzo Caffarelli sulla rupe Tarpea
Accanto al divisato palazzo verso ponente, è quello della nobilissima famiglia Caffarelli, e per quanto appare siede sulla rupe Tarpeja, poichè in niuno altro luogo si vede segno di rupe, come in quello riguardante il teatro di Marcello, appunto come si dice da Livio, da Plutarco, e da tanti altri. Si disse Tarpeja per una vergine Sabinese, che da quella parte introdusse i nemici nella Rocca: ora si dice monte Caprino, perchè essendo disabitato ne' secoli andati vi si tenevano le capre; ben è vero però che ciò s'intende per il sito dall'altra parte verso mezzo dì, in cui sin al Pontificato d'Innocenzo VIII., che fu del 1484 vi si eseguiva la giustizia. Or volendo proseguire il nostro viaggio verso il sito dell'antica Roma, converrà scendere da questo Colle, e per di dietro al palazzo Senatorio calare a
Campo Vaccino
Prese un tal nome questo spazioso e celebre luogo dal mercato di bovi, ed altri animali da macello, che in esso ora si sa, a similitudine, dell'antico foro boario. Fu però questo il più magnifico e splendido sito in tempo di Roma trionfante, e si ravvisa ancora dalle copiose, e maravigliose rovine, che vi sono rimaste: onde per osservare tutto, e con piacere, cominceremo dal mentovato palazzo Senatorio dalla parte però, che guarda il campo.
Gli archi chiusi entro le mura del medesimo, si crede, che fossero dell'antico Tabolario, in cui si tenevano le tavole della Legge; le tre colonne quali sepolte nel clivo, con capitelli e cornici lavorate alla corintia furono del tempio di Giove Tonante fatto da Ottaviano Augusto per difesa del Campidoglio, e le otto colonne di granito egizio con capitelli e cornice dorica sono del tempio della Concordia. L'arco, che si vede mezzo sepolto, lavorato tutto di marmo salino con bassirilievi, e colonne striate fu eretto dal Senato e Popolo Romano a Settimio Severo, e la gran colonna isolata, che si vede poco discosto, con capitello corintio, niuno ha saputo trovare di quale edifizio fosse. Appresso all'arco si vede la
Chiesa di S. Pietro in Carcere
E' sentimento de' più accreditati Antiquarj, che sotto di questa chiesa sia il carcere Mamertino fatto da Anco Marzio IV. Re de' Romani, non essendovi stato per l'addietro altre carceri; e questo fu poi accresciuto da Servio Tullio Re VI onde fu ancora detto Tulliano. Or qui si venera il luogo in cui per nove mesi stettero prigioni i ss. Apostoli Pietro e Paolo, e si conserva ancora il miracoloso fonte, con cui il Principe degli Apostoli battezzò Processo e Martiniano custodi dello stesso carcere, con altri 47. gentili convertiti alla Fede, i quali furono poi tutti martirizzati; onde si tiene questo luogo con somma venerazione, essendovi il comodo di potervi scendere in qualsivoglia tempo.
Chiesa di S. Giuseppe dei Falegnami
Era custodito il detto santuario dalla vicina chiesa di s. Martina già parrocchiale: ma poi ottenuto da una compagnia di Falegnami, questi nel 1596. vi edificarono sopra la chiesa, col disegno di Giacomo della Porta, e la dedicarono al loro protettore s. Giuseppe. Vi sono de' buoni quadri, ma merita particolare osservazione quello del Presepio, per essere la prima opera, che desse al pubblico Carlo Maratti. Incontro evvi la
Chiesa di S. Martina
Negli antichi tempi dicevasi questa chiesa in tribus Foris: cioè per il Foro Romano, che le stava incontro, per il Foro di Cesare, e per quello di Augusto, che le stavano dietro. Fu quivi un tempio eretto da Augusto a Marte, in cui volle che si congregasse il Senato quando dovesse trattar di guerra, e perciò fu detto secretario del Senato. Ma poi cessata l'Idolatria fu consagrato al sommo Iddio in onore di s. Martina. Alessandro IV. avendolo rinnovato, consagrollo l'anno 1256. assegnandoli due Cardinali, il Tusculano, e il Prenestino: ma poi nell'anno 1588. essendo conceduta da Sisto V. ad una confraternita di Pittori, e ritrovatosi nel Pontificato di Urbano VIII., il corpo della suddetta Santa martire, fu riedificata la chiesa col disegno di Pietro da Cortona, il quale fece a sue spese il nobilissimo sotterraneo, ove si custodisce il sagro corpo. Si vede nell'altare maggiore della chiesa il s. Luca Evangelista opera di Raffaello da Urbino, e la statua di s. Martina a giacere scolpita da Niccolò Menghini; il quadro di s. Lazzaro monaco nella cappella laterale fu dipinto da Lazzaro Baldi, e l'Assunzione della ss. Vergine con s. Sebastiano nell' altro è del Cav. Conca. Nelle stanze superiori, ove i Pittori, e Architetti tengono i loro congressi, si vedono de' quadri, modelli, e disegni molti, ed ancora i ritratti di moltissimi pittori. A destra di questa chiesa stava ne' tempi passati la statua di Marforio, di cui la strada ancora ne porta il nome. A sinistra vi è
Chiesa di S. Adriano
Ove vediamo questa chiesa fu secondo alcuni, prima che nascesse Romolo, un altare dedicato a Saturno, che poi dal Re Tullio Ostilio fu cinto di colonne formandovi un tempio, in cui i Romani conservavano i loro tesori, credendoli sicuri, ed ancora vi tenevano l'archivio per registrarvi i nomi di tutti gli Ambasciatori, che venivano a Roma. Incontro a questo tempio fu posta da Augusto la colonna Migliaria, dalla quale si contavano le miglia, che vi correvano a tutte le città del dominio Romano, e perciò aveva in cima una palla quasi dimostrante il Mondo, di cui Roma era capo, e per essere indorata, la dissero il miglio d'oro. Di questa colonna è parte quel pezzo, che vedemmo sulla salita del Campidoglio. Fu dipoi il tempio cangiato in chiesa in onore di s. Adriano, e fin dall'anno 600 di nostra salute era diaconia. Sisto V avendola conceduta ai Frati della Mercede, fu rinnovata col disegno di Martin Lunghi il giovane. Nel secolo passato furono quivi trovati i corpi de' ss. Papia, Mauro, Domitilla, Nereo, ed Achilleo martiri, i quali furono trasportati in altre chiese: vi rimasero però fra l'altre reliquie, quelle de' tre fanciulli di Babilonia. Era quivi la gran porta di metallo, che ora sta nella basilica Lateranense. E fra i quadri ve ne sono di Carlo Veneziano ed uno si crede del Guercino. Siegue dopo la
Chiesa di S. Lorenzo in Miranda
Dalle maravigliose colonne del tempio di Antonino e di Faustina sua moglie fu detta in Miranda questa chiesa la quale dopo di essere stata collegiata, nell'anno 1430. fu da Martino V. conceduta al collegio delli Speziali, i quali vi aggiunsero poi lo spedale per i loro giovani, e si ammira fra gli altri quadri, che sono in chiesa, il s. Levita dipinto da Pietro da Cortona. Dinanzi a questa chiesa era l’arco di Fabiano Censore, da cui principiava la celebre Via sagra, e seguitava per dritta linea fino al Colosseo. Ella ebbe un tal nome, perchè in essa Romolo e Tazio Re de' Sabini si dettero reciprocamente la fede di amistà. Appresso evvi la
Chiesa de' SS. Cosimo e Damiano
Similmente celebre e antica è questa chiesa, poichè si crede edificata sopra il tempio di Romolo, e Remo, circa l’anno 528. e poi da Sergio I. fu ricoperta di lamine di bronzo; ed essendo da Adriano I. riedificata nell'an. 780. vi aggiunse la porta di metallo. Il Card. Odoardo Farnese, mentre era Diacono di questa chiesa, osservando, che ne' marmi del pavimento era delineata la pianta di Roma antica, rifece tutto il pavimento, e trasportò quei frammenti nel regio palazzo Farnese, ove fino a' nostri tempi si sono conservati, ma poi dalla somma generosità del Re delle due Sicilie oggi invittissimo Monarca delle Spagne ne fu fatto dono al Pontefice Benedetto XIV. il quale li fece collocare, come dicemmo, nelle scale del Museo Capitolino.
Le due colonne antiche, che si vedono accanto a detta chiesa, e appoggiate al nuovo oratorio de' fratelli della Via Crucis, una col capitello ed altra senza, ambedue sepolte più della metà, c'insegnano quanto bassa era prima la strada e la chiesa ancora, nella quale l’anno 1582. furono ritrovati i corpi de' ss. martiri Marco, Marcellino, e Felice II. Pontefici, i quali insieme con i corpi de' fanti Titolari, e quei de' loro consobrini Antimio, Leonzio, ed Eutrepio si conservano in essa, e nell'altare maggiore si custodisce l'immagine della ss. Vergine, che stava nella chiesa sotrerranea. Li mosaici intorno alla tribuna sono antichi, e le pitture intorno alla chiesa sono di Marco Tullio. Le maravigliose rovine, che si vedono appresso, sono del
Tempio della Pace
Tre soli arconi spogliati di ogni ornamento rimangono in piedi del celebre e magnifico tempio della pace, che fu una delle maggiori fabbriche di Roma. Principiollo Claudio Imperatore e poi terminollo Vespasiano, dopo aver soggiogata la Giudea, e per dargli quella vastità di sito, che conveniva, atterrò la casa di Giulio Cesare, ed altre fabbriche, che impedivano la superba idea di quel tempio. In esso conservò tutti i vasi e ornamenti preziosi, che portò nel suo trionfo dal tempio di Gerusalemme, e oltre le ricchezze delle provincie lontane, vi si portavano a conservare anco quelle di Roma, e vi erano delle statue e pitture fatte da' più eccellenti artefici di quei tempi. Per una saetta arse poi tutto quel tesoro in tempo di Commodo con grave danno de' Romani: onde mai più fu riattato. Una sola colonna delle otto, che sostenevano la nave di mezzo, rimasta in piedi, da Paolo V. fu drizzata sulla piazza di s. Maria Maggiore, collocandovi sopra la statua della ss. Vergine di metallo dorato, e di un tronco di quelle, ne fu formata la maravigliosa statua di Alessandro Farnese, che si vede in questo salone.
Chiesa di S. Maria la Nuova
Siegue appresso la celebre ed antica chiesa, eretta nel sito presso il vestibolo della Casa aura di Nerone, in memoria de' ss. Apostoli Pietro e Paolo, che quivi genuflessi facendo orazione a Dio, mentre Simon Mago per arte infame facevasi vedere a volo andare al cielo in presenza del popolo, e di Nerone ancora, ottennero, che vergognosamente precipitasse e cadesse morto. Perciò da prima fu dedicata ai medesimi santi Apostoli; ma poi essendo da s. Leone IV. riedificata, fu dedicata alla ss. Vergine, e prese il nome di nuova. Sono in essa i corpi de' ss. Nemesio, Lucilla, Sinfronio, Olimpio, Essuperia, e Teodolo suo figliuolo, e davanti all'altare maggiore evvi quello di s. Francesca Romana entro un nobilissimo sepolcro ornato di marmi, e metalli dorati, col disegno del Cav. Bernini. A lato dell'altare maggiore evvi il deposito di Gregorio XI. che l’anno 1377. restituì in Roma la Sede Apostolica stata 70. anni in Avignone. Fra le pitture vi è la ss. Pietà dipinta da Giacinto Brandi, la s. Francesca Romana è copia del Guercino, ed il s. Bernardo del Canuti Bolognese. Il prospetto fu fatto nel Pontificato di Paolo V. da' Monaci Olivetani che l'ufiziano. Il nicchione doppio, che si vede nell'orto di quel monastero, da alcuni si crede del tempio del Sole e della Luna, da altri di Venere e Roma, ed ancora d'Iside, e Serapide, ma senza alcun documento. Si vede d'appresso l’
Arco di Tito
Molto sguarnito si ritrova questo celebre arco il quale però dall'iscrizione, che ancor esiste nella parte verso il Colosseo, e per li bassirilievi con il candelabro del tempio di Gerusalemme portato in trionfo da Tito, e Vespasiano, ci viene assicurato esser dello. Altra iscrizione era da questa parte, ma è stata tolta insieme con gli altri ornamenti da' nemici della verità, e delle belle memorie. Indi per non lasciare inosservata cosa alcuna del Campo Vaccino, conviene seguitare il giro dall'altra parte verso gli
Orti Farnesiani
Sopra il celebratissimo monte Palatino, o per dir meglio sopra le rovine del palazzo Imperiale, furono questi deliziosi giardini, eretti da Paolo III. col disegno del Buonarroti proseguiti da Giacomo Barozio, che vi fece il nobilissimo portone, e poi terminati da Giacomo della Porta. Tra le fontane, la più magnifica è quella della pioggia, e tra le statue tiene il primato quella di Agrippina madre di Nerone, lavorata con tanta arte, che vi si conosce il soprapensiere, e la malinconia di dover morire. A sinistra di questa delizia evvi la
S. Maria Liberatrice
Fu quivi anticamente una chiesa detta s. Salvatore in lacu forse dal lago Curzio, che ivi presso alle tre gran colonne si crede essere stato. Riedificata poi la nuova chiesa, fu dedicata alla ss. Vergine, e vi risedettero alcune Monache Benedettine, le quali essendo trasferite altrove, nell'anno 1550. Giulio III. la concedè alle Monache di Tordispecchi, le quali ne hanno cura, mantenendovi de' cappellani: e vi sono de' quadri moderni, fra' quali la ss. Vergine, e s. Francesca Romana è opera di Monsù Subleras; ed è molto ricca d'indulgenze.
Le tre gran colonne, che si vedono dinanzi a questa chiesa, furono vanamente credute del tempio di Giove Statore, ma piuttosto sono di quelle, che cuoprirono il Conmizio. Presso a questo si crede essere state le colonne, che ora si conservano nella chiesa della Traspontina, alle quali furono flagellati i ss. Apostoli Pietro, e Paolo. Le grosse muraglie appoggiate alla detta chiesa ridotte ad uso di granaj, sono credute essere della Curia Ostilia, dove il Senato trattava le cose del pubblico, che fu distrutta dal fuoco, quando vi si abbruciò il cadavere di Publio Clodio Tribuno del popolo, nella quale poi vi fu fatta la Curia Giulia. Quivi furono i Rostri vecchi, e tra questi ed il Comizio, il Lupercale, ed il fico ruminale, sotto cui furono trovati Romolo, e Remo allattati dalla lupa; e però vi fu eretto un tempio, che ora è dedicato a s. Teodoro martire, come a suo luogo diremo. Da questa chiesa fino a quella di san Lorenzo in Miranda, e poi dall'Arco di Settimio fino alla chiesa della Consolazione, fu il celebre Foro Romano, e appresso le tre gran colonne il lago Curzio, in cui per amor della patria Curzio cavaliere Romano si buttò, secondo che si legge, entro una voragine, ivi improvvisamente aperta.
Molte altre notizie sarebbero a proposito di quello celebre sito; ma volendo proseguire solleciti il nostro cammino, le lasceremo per li giorni seguenti. Non per questo, prima di passare l’Arco di Tito, voglio trascurare di accennare la chiesa di s. Sebastiano, cognominata in Pallara, già che si vede nella salita a destra, eretta per conservare la memoria di essere stato ivi martirizzato; e poco più oltre la Villa Spada con maravigliose rovine del palazzo Imperiale, e poi la chiesa, e convento di s. Bonaventura. Quindi ritornando all'Arco di Tito, appena passato questo, si vede l’
Anfiteatro Flavio
Da Flavio Vespasiano fu principiato questo meraviglioso edifizio per solennizzarvi spettacoli, e feste pubbliche, e poi da Tito suo figliuolo fu terminato, e dedicato in onore di suo Padre. Era capace di settecentosette migliaja di spettatori, senza che uno impedisse l'altro, e però vi furono fatte delle feste maravigliose e splendide, e delli spettacoli molto crudeli, e tal volta a danno de' Cristiani, non pochi de' quali vi soffrirono il martiri. Si disse Colosseo da un colosso, che vi era alto 120. piedi rappresentante Nerone. In oggi svanire tutte le superstizioni, e crudeltà de' gentili, rimbombar si sentono spesso in in mezzo a quelle maravigliose rovine le lodi del Signore, e della santissima sua Croce, e Passione, poichè per fare onore a' santi Martiri, vi fu eretta una piccola chiesa, e 13. cappellette, nelle quali li rappresentano i misterj della passione del nostro Salvatore, ultimamente rinnovate dal Pontefice Benedetto XIV. ed arricchite delle indulgenze della Via Crucis.
Arco di Costantino e Meta sudante
Su questa piazza eravi anticamente un sasso che dicevasi scelerato; perchè presso di esso si bandivano, e si flaggellavano i Cristiani. Ora vi si vede un muro rovinoso, e rotondo, fatto di semplici mattoni, quale è miserabile avanzo della celebratissima Meta sudante, ed appresso si ammira il magnifico Arco eretto a Costantino Magno dal Senato, e Popolo Romano, in memoria dell'insigne vittoria riportata in virtù della ss. Croce contro Massenzio Tiranno, come diremo, appresso ponte Molle. E' questo costrutto tutto di marmi con colonne, e bassirilievi molto preziosi, fuor che quelli da basso, perciò dicono, che quelli fossero levati dall'Arco di Trajano, e queste fatte in tempo di Costantino, quando le belle arti erano in gran decadenza. Gli archi, che si vedono in lontano sono dell'acquedotto, che portava l'acqua sul monte Palatino, e la chiesa più oltre è quella di s. Gregorio Magno, come in appresso diremo, eretta sulla propria casa. Indi ripigliando il nostro cammino intorno al Colosseo, vedrete, che di esso solamente resta in piedi quella parte, verso levante, e che una volta servì per uso di spedale. Si apre quivi una bellissima strada ornata di casini, e giardini molti, e dopo l'ospizio eretto dal P. Angelo per li convalescenti, evvi la
Chiesa di S. Clemente Papa
E' questa una delle chiese più antiche di Roma, mentre si legge, che nella casa paterna di detto Santo fosse eretta, e che vi avesse alloggiato s. Barnaba Ap. quando venne in Roma; perciò è stata sempre tenuta con decoro, come si osserva dall'antico presbiterio con gli amboni, cioè pulpiti di marmo, e leggj, ne' quali si leggeva al popolo l'Epistola, e l'Evangelo nel tempo della Messa. Clemente XI. senza rimuovere cosa alcuna, della venerabile antichità, ristaurò ed ornò la chiesa di pitture, e sofitto dorato. Le pittture nella nave maggiore, che rappresenta s. Flavia, e s. Domitilla sono del Cav. Conca; il Santo Titolare col miracolo dell'acqua, di Antonio Gregorini; lo stesso Santo coll'ancora, di Giovanni Odazzi; la trasiazione del medesimo, e la morte di s. Servolo, di Tommaso Chiari; il s. Ignazio martire, del Piastrini; il medesimo nell'Anfiteatro, del Cav. Ghezzi, ed il s. Clemente nel soffitto, di Giuseppe Chiari. La ss. Vergine, e s. Servolo sono del Rosini, e le pitture nella cappella della passione sono del Massaccio stimatissime, per essere del tempo prima di Raffaello. Sono in questa chiesa i corpi di s. Ignazio vescovo e martire del B. Cirillo, e del B. Servolo paralitico, di cui si leggono a piè della porta gli elogi fatti da san Gregorio il grande. Si osserva similmente d' antico il piccolo portico esteriore, ed il convento de' Frati Domenicani. Prima di passare più oltre, e bene di salire sul monte Celio per osservare le antiche, e profane memorie, che vi si conservano, ridotte poi al sagro culto di Dio.
Chiesa de' SS. Quattro Coronati
Incontro alla riferita chiesa, e sull'alto del colle si vede quella de' ss. Quattro Coronati, eretta da Onorio I. che fu del 630. nel luogo, ove i ss. Fratelli soffersero il martirio. Da san Leone IV. furono collocati in questa chiesa i corpi de' detti Santi con altri cinque corpi di ss. Martiri, e Pasquale II. vi aggiunse un gran palazzo, in cui per qualche tempo abitarono i sommi Pontefici; ma poi da Pio IV. vi fu adattato un conservatorio per le povere zittelle orfane, e vi si mantengono sotto la cura di alcune religiose Agostiniane, fino a tanto che prendano stato. Nel portico evvi una piccola chiesa dedicata a s. Silvestro Papa, che dalle pitture e memorie, che vi si osservano, sembra assai antica. La chiesa poi fu riattata ed ornata di pitture dal Card. Mellino Vicario di Urbano VIII. Prima di entrare in chiesa, sonovi alcune pitture a fresco credute di Raffaello da Reggio; nel primo altare a destra si vede la natività del Signore stimata del Naldini, e le pitture nell'altare del Crocifisso sono di persona ignota; quelle però nella tribuna con diversi santi Martiri sono belle opere di Giovanni da s. Giovanni. Il s. Sebastiano dall' altra parte è del Cav. Baglioni, e la ss. Annunziata, del suddetto Giovanni. Dopo di questa siegue la piccola chiesa di s. Maria Imperatrice; ma voltando a destra, e camminando sempre presso l’acquedotto dell'acqua Claudia, detto ancora Neroniano, si trova a sinistra la
Chiesa di S. Stefano Rotondo
Prese un tal nome questa chiesa dalla rotondità del tempio, da alcuni creduto di Claudio. Simplicio I. che fu del 470. lo consagrò al sommo Iddio in onore del santo Titolare, ed era superbamente ornato di marmi, e di mosaici; ma ridotto poi quasi rovinato da Niccolò V. fu ristaurato; e da Gregorio XIII. fu, unito al collegio Germanico presso s. Apollinare. Le pitture, che si vedono d'intorno, furono fatte da Niccolò Pomarancio, e da Antonio Tempesta; ma poi essendo per l'umido patite, furono tutte ritoccate. Quindi voltando a sinistra, si vede un prato, ed in mezzo una navicella fatta di marmo, ed incontro la
Chiesa di S. Maria in Domnica
Nel più alto sito del monte Celio, ove furono gli alloggiamenti de' soldati pellegrini, siede questa chiesa, detta dalli Scrittori ecclesiastici in Domnica o in Ciriaca da quella Matrona romana, che come diremo fra poco, dette sepoltura a s. Lorenzo, la quale quì aveva una casa, che fu consagrata in chiesa, e secondo alcuni, fu diaconia del santo Martire Fu rifatta da Pasquale I., e poi da Leone X. con disegno di Raffaelle da Urbino, e vi dipinsero il fregio Giulio Romano, e Pierin del Vaga, ma ora tutto è andato male: e per quella piccola nave di marmo, che sta innanzi la chiesa, si dice alla navicella. A sinistra di questa, appunto incontro alla via, che va verso il Colosseo, si vede la nobilissima porta dell'antichissima chiesa di san Tommaso in Formis. fatta di marmi, e mosaici da s. Gio: di Mata fondatore dell'Ordine del riscatto delli schiavi, nella quale egli morì, e per molto tempo vi stette il di lui corpo: ma poi essendo abbandonata da quei frati, fu ridotta in commenda, e dipoi unita al Capitolo di s. Pietro da Bonifazio IX. l'anno 1395. Si conserva però la memoria della chiesa sotto l'arco, che si trapassa, in una piccola cappella, ove il.giorno del s. Apostolo viene ad ufiziare il suddetto Capitolo. Si disse in formis per le forme, o archi dell'acquedotto dell'acqua Claudia, che rovinate vi si vedono. Seguitando poco più oltre il cammino per quel vicolo, si vede la magnifica e antica
Chiesa de' SS. Giovanni e Paolo
Nella propria casa furono martirizati questi nobilissimi due santi fratelli sotto Giuliano Apostata, la quale poi fu ridotta in chiesa, e vi fu unito un monastero da s. Pammachio monaco, onde fu un seminario di santi. Niccolò V. la concedè a' Gesuati; Clemente X. a' Domenicani Ibernesi, e finalmente Clemente XI. la donò a' religiosi Missionarj, i quali vi hanno stabilito il loro noviziato. Il Cardinal Fabbrizio Paolucci, essendone titolare, la ristaurò col disegno del Cav. Antonio Canevari, lasciando, per quanto si potea, in vista le nobili colonne antiche, ed il pavimento tassellato, nel quale si vede un marmo cinto di ferri, su cui dicesi, che i Santi Titolari furono decapitati, i corpi de' quali, con quello di s. Saturnino martire, e dodici altri santi martiri, li conservano sotto l'altare maggiore. Nella parte sinistra di quella si vedono sotto il gran campanile alcune rovine, credute della Curia Ostilia, la seconda, e a destra alcuni archi, che diconsi dell'antica pescheria. Corrisponde quivi il portone della
Villa Mattei
L' ingresso principale di questa celebre delizia retta a destra della suddetta chiesa di santa Maria in Domnica, e fu eretta con magnificenza dal Duca Ciriaco Mattei circa l'anno 1572. nella nella quale sono colonne, statue, busti, e teste di sommo pregio; ed ancora un obelisco egizio drizzato in mezzo ad un delizioso prato disposto in forma degli antichi Circi, nel quale fra le altre antichità, che vi sono, è notabile un'urna con le nove Muse lavorate di tutto rilievo; e fra i divertimenti, che vi si fanno, succede che nel giovedì grasso d'ogni anno con sommo applauso, e concorso fin di sei mila persone, si fa la visita delle sette chiese, e qui con canti, e suoni fanno la refezione, data loro da' Preti della Congregazione dell'Oratorio di s. Filippo Neri.
Or prima di partire da questo colle, che porta il suo nome da Celio capitano de' Toscani, perchè in esso venne ad alloggiare per dare ajuto a Romolo, è bene dare uno sguardo agli
Acquedotti dell'Acqua Claudia
Vi è chi pretende, che questi antichi, e cadenti acquedotti, che quivi si vedono, siano stati fatti da Nerone, e per quelle lettere formate di mattoni presso al passaggio verso la divisata chiesa di s. Tommaso in formis, ristorati ancora da Antonino Caracalla, ma non è vero, perchè da Claudio furono per questa parte indrizzate le acque, affìne di rendere delizioso il Palatino, e la sua Mica aurea, ch'egli aveva, ove vedemmo la villa Mattei. Facendo ora ritorno alla piccola chiesa di s. Maria Liberatrice, faremo in essa solamente menzione della divozione, che s. Gregorio Magno portava a quella santa Immagine, facendovi spesso orazione, e dipoi seguitando il nostro cammino, ci viene a destra la
Chiesa di S. Andrea e Spedale per gli uomini
Due grandi spedali, uno per gli uomini, l'altro per le donne, sono uniti a quella piccola chiesa, la quale per maggior comodo degli Infermi mantiene il ss. Sagramento. Quello degli uomini fu eretto l'an. 1216. dal Card. Gio: Colonna, e quello per le donne fu accresciuto da fabbriche da Alessandro VI. ed amendue stanno sotto la cura dell'Archiconfraternita del ss. Salvatore.
Obelisco Egizio sulla Piazza di S. Giovanni in Laterano
Molto celebre, e maraviglioso è il grande obelisco, che si vede inalzato in mezzo a questa vastissima piazza, poichè da Ramise Re di Egitto era stato eretto in Tebe entro un vastissimo tempio in onore del Sole, e dipoi da Cambise fu sottratto dalle rovine di quella Città con grande industria, per conservare la sua mole, che come Ammiano dimostra, era assai maggiore di quella, che è oggidì; perciò Augusto considerando la di lui eccessiva grandezza non ebbe coraggio di rimuoverlo: ma Costantino Magno levandolo dal proprio sito, per il Nilo lo fece condurre ad Alessandria, e mentre preparava una nave di 300. remi per condurlo a Roma, egli morì prima di effettuare la sua impresa, che poi da Costanzo suo figliuolo fu compita felicemente; indi portato per il Tevere fu introdotto in Roma per la porta Ostiense, e poi nel mezzo del Circo massimo fu alzato. E quello di granito rosso ornato tutto di segni egizj, ed è lungo 115. piedi in circa senza la base, e piedistallo, ed è largo nel suo piantato piedi nove e mezzo da un lato, e dall'altro piedi otto. Il Pontefice Sisto V. l'anno 1588. lo fece disotterrare dalle rovine del detto Circo massimo, nel quale giaceva 14. palmi sotterra, insieme con quello, che poi il medesimo Pontefice drizzò, come dicemmo, nella piazza del Popolo. E perchè era rotto in tre pezzi, fecelo raggiustare, e quivi incontro al portico della benedizione, e al palazzo, che egli aveva fatti fabbricare con disegno del Cav. Domenico Fontana, a' 10. di Agosto fu drizzato in onore di Gesù Cristo vero Sole di giustizia, ponendovi in cuna il segno della ss. Croce di metallo, alta palmi 9: e mezzo: sicchè dal piano della piazza fino alla sommità della Croce è alto palmi dugento quattro. A piè di questo maravigliosa sasso fu poi fatto un fonte di acqua perenne.
Prima di passare ad osservare le rarità della Basilica Lateranense, farà contento il cortese Lettore di camminare un poco per lo stradone, che resta incontro al descritto Obelisco, e vedremo in primo luogo a sinistra l'antichissima
Chiesa de' SS. Pietro e Marcellino
Ne' primi secoli della Chiesa fu questa eretta, e poi da Gregorio III. rifatta; come pure da Alessandro IV., e finalmente da Clemente XI. fu conceduta a' monaci Siriaci di sant' Antonio. Il Pontefice Benedetto XIV. la rifece da' fondamenti col disegno del Marchese Teodoli e poi la concedè alle religiose di santa Teresa, che stavano presso s. Lucia alle botteghe oscure, dette le Ginnasie, le quali vi hanno fatto un ampio monastero, ed hanno ornata la chiesa con quadri moderni. Camminando più oltre, si trova a destra la
Chiesa di S. Matteo in Merulana
Molto celebre è questa chiesa, poichè si legge di essa, che s. Cleto Papa, avendo ridotto il numero de' titoli cardinalizj a 25. vi pose questo, dove ebbe la sua casa, ed appresso vi fece uno Spedale per li pellegrini che venivano a Roma. Pasquale II. avendola ristaurata, la consagrò di nuovo, ponendovi molte reliquie, e Sisto IV. la concedè ai frati Eremitani di S. Agostino, che in oggi l'ufiziano. Quindi facendo ritorno al nostro cammino, osserveremo la
Basilica Lateranense
Costantiniana, e Aurea fu detta questa sacrosanta Basilica, perchè dall'Imperatore Costantino fu eretta con magnificenza, insieme coll'abitazione del Sommo Pontefice; e Lateranense sì dice, perchè edificata sul palazzo di tale famiglia nobile, che poi era passato in domino di Costantino suddetto. Da S. Silvestro fu consagrata con rito solenne a' 9. di Novembre intorno all'anno 320. di nostra salute, in onore del ss. Salvatore, e per decreto Papale, ed Imperiale fu dichiarata Capo di tutte le altre chiese del Mondo Cattolico, come ne fanno testimonianza i versi seguenti, i quali erano intagliati intorno intorno alla medesima.
‘ apud Panv. sept. Ecc. p.137.
Aula Dei hac similis Synai sacra jussa ferenti,
Ut lex demonstrat, hic qua fuit edita quondam,
Lex hinc exivit, mentes qua ducit ab imis
Et vulgata dedit lumen per climata Sacli.
Flavius Constantinus,felix, victor, magister
utriusque militia, Patricius, & Consul
Ordinarius, & Padusia Illustris
famina ejus uxor voti compotes
de proprio fecerunt.

Fonte Battesimale
Intanto volendo noi con brevità, e con puntualità ancora osservare le antiche, e moderne cose, che appartengono a questa Basilica, bisogna cominciare dal Battisterio, o vogliamo dire Fonte battesimale. Siccome gli antichi Padri ebbero somma cura nell'amministrare i Sagramenti, così il Pontefice s. Silvestro, veduta stabilita la pace alla Chiesa, pensò di edificare presso alla basilica Costantiniana un magnifico Fonte, che per la liberalità di Costantino fu guarnito tutto di porfido, e da ogni banda fu ricoperto di tre mila e otto libbre di argento; in mezzo al Fonte si alzava un vaso di cinquanta libbre di oro, in una lucerna con li stoppini di amianto sì abbruciava balsamo; vi era un agnello di trenta libbre di oro, che gettava acqua, alla cui destra era una statua di cento settanta libbre di argento rappresentante il ss. Salvatore alta cinque piedi, ed altra simile di s. Gio: Battista con in mano l'iscrizione: ECCE AGNUS DEI, ECCE QUI TOLLIT PECCATA MUNDI Vi erano ancora sette cervi ciascuno di libbre ottanta di argento, che spargevano acqua; ed un vaso da profumi di dieci libbre di oro, guarnito da circa 42. tra smeraldi, e zaffiri. I1 Medesimo Costantino aveva fatto condurre in Roma alquante maravigliose colonne di porfido per adornare il fonte: ma non essendo state messe in opera, e restando pel corso di tanti secoli devastate, e derelitte quelle magnificenze, Sisto IV. ne drizzò otto, e sono quelle, che ora reggono la cupoletta ottangolare, nella quale si vedono i bei quadri dipinti da Andrea Sacchi. Vi si conservano le due cappellette, una di s. Gio: Evangelista, e l'altra di s. Gio: Battista in memoria dell'oratorio, che da s. Ilario Papa vi era stato fatto, e sono ornate di mosaici e statue di metallo. Nel giro d'intorno sonovi delle pitture a fresco, fra le quali, quella , in cui si rovinano gl' Idoli, è la prima pittura a fresco fatta da Carlo Maratti. Sieguono due celebri cappelle, una eretta l’anno 1253. da Anastasio IV. dedicata alle ss. Ruffina, e Seconda, nella. quale sono i corpi delle ss. Titolari, e di altri Martiri, e vi si vedono quattro grosse colonne di porfido con alcune anticaglie; l'altra eretta fu l’anno 640. da Giovanni IV. per collocarvi il corpo di s. Venanzio con altri santi Martiri, che si vedono rappresentati nel mosaico della tribuna; in oggi evvi un nobilissimo altare dedicato alla ss. Vergine, ornato con depositi di marmi, e di sculture secondo il disegno del Cav. Algardi.
Ora passando alla sagrosanta Basilica; osserveremo il nobilissimo portico, che è da questa parte, non già il principale, ma bensì il laterale, ornato di stucchi dorati, di pitture, e di una magnifica statua di metallo fatta dal Rino Capitolo in memoria di Enrico IV. Re di Francia benefattore di questa Basilica. Sofferse questa un grande incendio l’anno 1308. risedendo in Avignone Clemente V. e rimanendo abbruciata la chiesa, il palazzo, e la canonica, il medesimo Pontefice ordinò, che sì rifacesse la chiesa, il palazzo, e la canonica in una forma più sa e più bella. Gregorio XI. avendo riportata la Sede Apostolica in Roma aprì questa porta laterale, e poi Martino V. fece il gran pavimento intarsiato di pietre dure, e fece dipingere le pareti da Pietro Pisano; Pio IV. alzò i due campanili, e Sisto V. fece il divisato portico per dare la benedizione al popolo nelle feste principali, ed il magnifico palazzo latrale, ornato di pitture e stucchi dorati, che ora è adattato per conservatorio delle povere zittelle orfane.
Nell'entrare da questa parte si vede in primo luogo l’altare papale fatto da Urbano V. con marmi alla dorica, sopra del quale fra le molte reliquie collocò le teste de' ss. Apostoli Pietro e Paolo, che si mostrano in diversi tempi dell'anno. Sotto l’altare si custodisce quello, sopra di cui celebrò s. Pietro, e anche i primi santi Pontefici fino a s. Silvestro. Nella tribuna si vedono i mosaici fatti da Niccolò IV. il quale fece ancora il gran soffitto dorato; le pitture a fresco, e i lavori di marmi furono fatti da Clemente VIII. avendovi dipinto il Baglioni, il Nebbia, il Pomaranci, ed il Nogari; fece il medesimo Pontefice l'altare del ss. Sagramento ornato di metalli e pietre preziose, ed un gran bassorilievo di argento massiccio rappresentante la Cena del Signore, fatta da Curzio Vanni; le 4. maravigliose colonne di metallo dorato furono, secondo alcuni, fatte de' rostri delle navi Cartaginesi vinti da' Romani, e poste nel tempio di Giove Capitolino; altri dicono essere state portate da Vespasiano con altre spoglie trionfali dalla Giudea, e ora sono piene di terra santa portata in Roma da Gerusalemme; gli angioli di metallo dorato, e le statue di marmo sono di varj autori, ed il Padre Eterno dipinto nel frontespizio di metallo è opera del Cav. d'Arpino.
La cappella contigua della Casa Colonna, che resta per uso del coro in tempo d'inverno, è ornatissima di pitture, di marmi, e di metalli dorati; nel semicircolo dietro alla tribuna ornato di marmi, e di sculture, fra le altre sagre memorie, vi si conserva la tavola, sopra cui il nostro Salvatore fece l’ultima cena con gli Apostoli. Quivi corrisponde la sagrestia ornata di diverse pitture, fra le quali una rappresentante la ss. Nunziata è opera del Buonarroti, e li due busti di metallo, uno di Clemente VIII. e l'altro di PaoloV. sono del Corrieti; tornando poi in chiesa si vede nella cappella dall'altra parte la natività del Signore con altre pitture fatte da Niccolò da Pesaro, ed appresso sopra la porta, da cui entrammo, il maraviglioso organo fatto dal mentovato Clemente VIII. per opera di Gio. Batista Montani.
Innocenzo X. fece ristaurare e adornare le cinque navi del tempio col disegno del Cav. Borromini, il quale cuoprendo le antiche colonne, che lo reggevano, con grandi pilastri e nicchie ornate di marmi e colonne di verde antico formò una sagra galleria; nella parte superiore vi furono rappresentati diversi misterj della passione del Signore in bassorilievo, e nelle nicchie li XII. Apostoli alti palmi 18. Furono questi fatti per ordine di Clemente XI. il s. Pietro, ed il s. Paolo da Stefano Monò Borgognone, quelle di s. Andrea, di s. Giovanni, di s. Giacomo maggiore, e di s. Matteo da Cammillo Rusconi; quelle di s. Tommaso, e di s. Bartolommeo da Pietro le Gros parigino; quella di san Giacomo minore da Angelo de' Rossi Genovese; il s. Filippo da Giuseppe Mazzoli Senese; quella di s. Simone da Giuseppe Moratti Padovano, e quella di s. Taddeo da Lorenzo Ottone. Ordinò il medesimo Pontefice i quadri negli ovati ai migliori pittori di quel tempo, e vi sono rappresentati alcuni antichi Profeti. Nelle cappelle laterali il s. Gio. Evangelista è di Lazzaro Baldi; il s. Agostino di Guglielmo Borgognone; ed il s. Giovanni Nepomiceno è del Cav. Conca. Vedesi similmente sopra un pilastro una pittura fatta dal Giotto, ch'era nell'antico portico; ed in mezzo alla nave maggiore il deposito di Martino V. in metallo.
Al destro lato del tempio vedesi ancora il chiostro dell'antico monastero de' Canonici Regolari di s. Agostino, fattovi da s. Gelasio I. circa l'anno 493. e vi si conservano alcune memorie de' luoghi santi di Gerusalemme con iscrizioni ebraiche, greche, e latine, fra le quali una colonna del palazzo di Pilato, e due sedie di porfido prese dagli antichi bagni: ora quivi appresso è stato fatto dal Pontefice Clemente XII. un convento per li frati Osservanti di s. Francesco, che sono penitenzieri della Basilica.
Prospetto della Basilica Lateranense
Dette final compimento a questo gran tempio il Pontefice Clemente XII. facendo il magnifico prospetto verso levante, e la nobilissima cappella ornata di statue, marmi, stucchi, e metalli dorati fatti col disegno di Alessandro Galilei. La statua del Papa fatta in metallo fu modellata da Pietro Bracci, e la maravigliosa urna di porfido stava nel portico del Panteon; la statua di marmo, che sta incontro è del Card. Corsini fratello del Papa, ed il s. Andrea Corsini fatto in mosaico è cavato dall'originale di Guido Reni; le altre statue nelle nicchie sono di vari scultori, e la cancellata è un'opera superba fatta la maggior parte di metalli dorati.
Si vede nel nuovo portico la Porta santa che si apre l'anno del Giubbileo, e una statua antica dell'Imperarore Costantino fondatore della Basilica, trovata nelle sue Terme a monte cavallo; i bassirilievi, che sono sopra le porte, sono sculture moderne. Uscendo da quello magnifico portico, si vede una sa ed amena campagna; e a sinistra la
Scala Santa
Santa si dice questa Scala, perchè essendo stata del palazzo di Pilato, più volte vi salì il nostro Redentore in tempo della sua passione. Quando fu portata a Roma, fu collocata presso la basilica Lateranense; ma poi da Sisto V. essendo in quel medesimo luogo edificato il palazzo Pontificio, eresse poco discosto un gran portico con cinque scale, ed in mezzo collocò la Santa, ad effetto che con devozione si salisse in ginocchio, e poi si scendesse dalle altre 4. laterali. Questa costa di 28. gradini di marmo greco, i quali per il continuo salire del popolo Cristiano, son tutti incavati, per lo che furono coperti di grosse tavole. In capo a questa collocò le reliquie dell'antichissima cappella segreta del Papa, detta Sancta Sanctorum coll'immagine del ss. Salvatore, nella quale non è lecito ad alcuno di entrare. Si osservano nella porta a sinistra li stipiti di marmo, e si crede esser quelli del mentovato palazzo di Pilato.
Triclinio di S. Leone
Appresso al detto santuario fu eretto questo da Benedetto XIV. per conservare la memoria del celebre Triclinio di Leone IV. colla medesima forma de' mosaici, come si vide fino ai nostri tempi, atterrato per dar luogo alla gran piazza, nella quale volevasi alzare dal Pontefice Clemente XII. l'obelisco, che ora giace qui presso, trovato nella villa Ludovisi, e creduto degli orti di Salustio.
Porta S. Giovanni
Si vedono a destra le antiche mura di Roma, e la Porta della Città, che dalla vicina basilica si dice di s. Giovanni, dalla quale esce la via Campania, che ora conduce a Napoli. Si vedono di lontano antichissime rovine di acquedotti, parte rimessi in uso, e parte rimasti in abbandono.
Teatro Castrense
Camminando poi appresso le mura, poco dopo la divisata porta di s. Giovanni, evvi una piccola cappelletta in cui si fa memoria di s. Margherita, e pochi passi dopo si vede dalla parte esterna delle medesime mura il teatro Castrense fatto di puri mattoni, e corrisponde nel giardino del monastero della
Basilica di S. Croce in Gerusalemme
Fu questa eretta dall'Imperatore Costantino ad istanza di s. Elena sua madre nel suo palazzo Sessoriano per collocarvi il legno della ss. Croce, che aveva portato da Gerusalemme, e però ne prese il titolo ed il nome. Dopo molti riattamenti fu ultimamente rinnovata dal Pontefice Benedetto XIV. col disegno del Cav. Passalacqua Messinese, ed è ornata con pitture, e stucchi dorati; quelle nella volta, nella crociata, e i due laterali a fresco fatti nella tribuna sono di Corrado Giaquinto; il quadro nella prima cappella a destra è di Gio. Bonatti, quello nella seconda di Carlo Maratti, e nella terza dipinse il Cav. Vanni. Il ritrovamento della ss. Croce dipinto nella tribuna sembra maniera di Pietro Perugino. Dalla porticella a destra si scende ad una devota cappella divisa in due, una dedicata alla ss. Pietà, e l'altra alla s. Imperatrice, nella quale ella aveva fatto riporre della terra portata da' luoghi santi di Gerusalemme: perciò non è lecito di entrarvi le donne, ed è ornata di mosaici e di marmi. I quadri ne' tre altari sono di Pietro Paolo Rubens, e le pitture a fresco del Pomaranci. Il bassorilievo della Pietà è opera di autore incerto, ed il deposito del Cardinal Besozzi è d'Innocenzo Spinazzi. Tornando poi in chiesa, il quadro del primo altare è di Luigi Garzi, ed il s. Tommaso nell' ultima è di Giuseppe Passeri. È questa una delle sette chiese, ed è ufiziata da' monaci Cisterciensi. Lo stradone d'incontro, che porta alla basilica di s. Maria Maggiore, fu fatto da Sisto V. e quello a sinistra, che va al Laterano, dal mentovato Benedetto XIV.
Nella vigna a destra si vedono delle rovine, e li credono essere del tempio di Venere, e Cupido. Indi camminando per la strada verso queste si giunge alla Porta Maggiore, ove faremo il nostro primo riposo.

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