Certa Stampa

Organo della Villa League
Numero Speciale 1
Dicembre 2002
lazio merda

L’uomo che portò ILFANTACALCIO a Villa

La ricerca che Certa Stampa vi offre in esclusiva è frutto di un lavoro che si è dilungato per un triennio e che si basa perlopiù su documenti rarissimi (alcuni dei quali autentici) e su testimonianze dirette, non tutte estorte con minacce (a volte è bastato corrompere i protagonisti).

Tutto ebbe inizio nella seconda metà della terza settimana del mese di dicembre del 1997, quando Villa Mirafiori era sgomenta a causa della repentina assenza del gatto Giorgione (assenza che poi si sarebbe rivelata una breve fuga) e della prolungata presenza del prof. Bedesky (professore che poi si sarebbe rivelato un maiale). Quei giorni, tra la folla che assisteva terrorizzata alle lezioni di filosofia teoretica del Bedesky, i più attenti avrebbero potuto scorgere due personaggi, seduti in prima fila, ma non sono costoro quelli che ci interessano.

Fuori dall’aula, al contrario, ecco un tizio con un faldone tra le mani, e al suo fianco eccone un altro, con le mani in mano. Attendono entrambi la fine della lezione per avvicinare un terzo tizio, più basso dei due messi uno sopra l’altro, se mai ve ne fosse bisogno e se la cosa non apparisse ridicola. Ed ecco che il primo tizio porge al terzo il faldone, accompagnando l’ampio movimento del braccio con queste parole e con un certo affanno (non va dimenticato che, essendo privo del senso del ridicolo, teneva il secondo tizio sulle spalle):

Ti rendo gli appunti sulle lezioni del maiale, scrivi in maniera incomprensibile. In mezzo troverai le sbobinature delle lezioni della D’Abbiero.(1)

I due tizi si allontanano, e così al terzo tizio non rimane che gingillarsi con un faldone completamente incomprensibile. Si rende però immediatamente conto che al posto delle sbobinature relative alla lezione del 16 novembre della D’Abbiero (avente per titolo "Tocqueville–Nietzsche: un improbabile incontro al Valentino di Torino"(2)), stava lì, proprio tra le sue mani, ILFANTACALCIO.

Appare dunque certo:

in primo luogo come il primo tizio abbia inavvertitamente portato ILFANTACALCIO a Villa;

in secondo luogo come il terzo, approfittandosene, abbia chiamato a sé i suoi accoliti iniziando un’attività tuttora in voga nel plesso accademico, sebbene i giocatori stiano sulle spine, come in attesa che il primo tizio si avveda del suo errore e venga a riprendersi ciò che di diritto gli spetta;

in terzo luogo va sottolineato che, oltre ogni ragionevole dubbio, avvalora questa ricostruzione la testimonianza del secondo tizio, l’incorruttibile Stef[…]ia Sant[…]ella, che, dall’alto verso il basso (non va dimenticato che sostava sulle spalle del primo tizio), ha assistito alla scena:

Andò proprio così. Sì, ce l’ho il resto di cinquanta sacchi.(3)

Le identità del primo e del terzo tizio hanno necessitato anni di ricerche e pedinamenti per essere accertate, nei prossimi numeri di Certa Stampa sarete messi al corrente sui risultati delle indagini eseguite dal pool di esperti(4) che hanno svelato il mistero dell’origine del fantacalcio a Villa Mirafiori.

(1) Cfr. Piria L., Quando a Villa c’era il Dodo, Carlofea Edizioni, Roma 1999, pag. 14.

(2) Corsini C., Ho fatto un esame con quella lì, in "Certa Stampa", a.I, n.6, dicembre 1997, pag. 12.

(3) Arciello R., Questa sì che fa buon brodo (Intervista alla Santella), in "La Voce del Geronte", a.CCIV, n.1, gennaio 1998, pag.7.

(4) Cfr. Innamorati M., Paradisi S., A Villa accadono cose, Il Mulino, Bologna 2001, pagg. 120-198.