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 La città di BOVILLAE nacque come colonia di Alba Longa e fu fondata contemporaneamente agli antichi centri di Palestrina, Tivoli, Tuscolo e Pomezia. Quindi il centro abitato si ingrandì dopo la distruzione di Alba Longa, tanto che i suoi abitanti presero il nome di Albani Longani Bovillani. In seguito Roma, data l’importanza del municipio di BOVILLAE le conferì il titolo di socia della Repubblica, dopo la vittoria definitiva sulla Lega latina al Lago Regillo.

Una vecchia di BOVILLAE, Anna Prenna, sfamò i popolari che si erano ritirati su Montesacro per protesta contro i nobili che, come si sa, inviarono il saggio Menenio Agrippa per far cessare le discordie sociali in atto.

BOVILLAE fu anche assalita e distrutta da Coriolano, che, volgendo le armi contro Roma, voleva dare esempio di ciò che le sue truppe fossero capaci di fare contro una ricca e potente alleata di Roma. I Bovillesi non tradirono Roma e per questo furono trucidati dai Volsci, gli antichi abitanti di Velletri. Offesa ed umiliata da Silla, BOVILLAE risorse all’epoca dell’apertura dell’Appia (312 a.C.) e nell’età di Giulio Cesare, tanto che il suo territorio fu costellato di numerose ville signorili di nobili romani, tra le quali quella del fratello di Cicerone e del senatore Sesto Tedio. È difficile capire in quale secolo la città abbia definitivamente cessato di esistere, dopo la caduta dell’Impero Romano. Senz’altro fu distrutta e incendiata poiché risulta in molti punti degli scavi archeologici effettuati la traccia di una devastazione nemica.

Di sicuro la città venne meno via via con il progressivo abbandono dell’Appia, resa insicura dalle continue scorrerie dei Barbari che infestarono la Campagna romana fino al IX secolo d.C. fu allora che gli ultimi abitanti di BOVILLAE si ritirarono dalla pianura, troppo esposta alle incursioni saracene, sui Colli Albani, fondendosi con le popolazioni dei castelli di Marino e dei Savelli (Albano e Castel Gandolfo). Oggi restano più visibili i resti delle CARCERES, tre archi che segnavano il punto di partenza delle bighe nel circo e molti altri silenziosi ruderi, intorno al ventiduesimo Km dell’Appia nuova.

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