S. Maria delle Mole e le case della domenica

All’altezza del 17 km dell’Appia c’è l’incrocio con viale della Repubblica, la strada che conduce a S. M. delle Mole. Poche decine di metri e incontriamo l’Appia Antica che scendendo da Frattocchie corre parallela a quella attuale. All’esterno numerose nicchie che, inutile affermarlo, sono state accuratamente ripulite delle statue, decorazioni e frammenti visibili fino a non troppo tempo a dietro. Dopo un breve tratto la strada scompare sotto i rovi. Alle statue visibili fino a 20, 30 anni fa si sono sostituite discariche industriali abusive, recinzioni in lamiera, resti di marmitte e pneumatici. Allora si volle risanare il degrado secolare espropriando dove necessario, dividendo nettamente il suolo pubblico da quello privato. I monumenti furono restaurati lungo la strada ripulita: era possibile percorrere l’Appia Antica da Roma a Frattocchie. Nella proprietà D’Amico-Serani restano due cisterne di una villa imperiale romana sorta sul sito dell’antichissima Mugilla. L’insediamento stabile fu favorito fin dalle età più remote dall’abbondanza d’acqua sorgiva, dalla vicinanza dei tratturi che raggiungevano il Tevere e dall’andamento stesso del terreno. Quest’ultimo favorì tutta un’organizzazione territoriale in punti di difesa e riferimento per le popolazioni locali erano gli "Oppia" che come Mugilla o Telline sorsero in prossimità delle vie di comunicazione sulle colline più ripide, accentuandone e rafforzandone il pendio lasciando quindi una stretta via d’accesso. Insediamenti antichissimi se al tempo di Plinio se ne ricordava solo il nome. Colle Granaro, Pescaccio, Boscara, Palaverta, Fosso delle Scopette e Fosso delle Streghe sono i nomi popolari delle alture, dei fossi e dei canneti, delle sorgenti o dei stagni di un territorio che fino i primi insediamenti del nostro secolo sarà coltivato a grano e riservato alla caccia e al pascolo. Dopo la scomparsa di Mugilla e degli Oppida dell’età arcaica sarà Bovillae ad attirare, poco più all’origine, le popolazioni sparse nel territorio. Nel 1922 sorse, presso l’attuale campo sportivo, la prima azienda agricola di Tommaso Galassini. Era la riserva delle mole che dal fontanile del 1750 di Palaverta, si estendeva fino al fosso delle S. nome scarsamente originale: serviva un nome per la costituzione della cooperativa, al quale la giunta "alle Frattocchie" avrebbe dato una precisa posizione geografica. Negli anni 30 si verificò un cospicuo afflusso di gente in cerca di lavoro. Anche se con culture diverse cercarono di rimanere vicini tra loro, così la zona di via Maroncelli diventò quella dei marchigiani, Palaverta degli abruzzesi e Frattocchie quella dei siciliani. Nell’aprile del 1930 aprì la trattoria Micara ove i fedeli si riunivano per pregare perché una chiesa ancora non c’era. Terminata la guerra S. Maria conobbe la sua prima azienda. Un pastificio che avrebbe lavorato fino al 70. Nel 1946 operava stabilmente fisso il primo medico condotto; nel 1949 aprì la seconda fabbrica: avrebbe inscatolato pelati fino agli anni 60. Nel 1951 si inauguro il primo cinema ed unico "La Primula" per 25 anni avrebbe funzionato con successo, finché nuovo paradiso della realtà, la televisione, che però ne decretarono la chiusura. Nel 77 S. Maria conobbe uno sviluppo del tutto nuovo e l’edilizia, fino all’ora estensiva, diventò intensiva. Furono anni di forte abusivismo. Intanto appartato cresceva il Green House che era evitato per il cattivo odore delle sue acque sulfuree ma piscina naturale. Cresceva la popolazione ma aumentavano i disagi della gente; cominciava a mancare tutto un supporto di strutture idonee alla nuova realtà che si stava delineando: le fognature inadeguate se non inesistenti, gas, acqua, linee elettriche e telefoniche, parcheggi, scuole e centri ricreazionali, strade ormai insufficienti e disastrate, assistenza medica, raccolta dei rifiuti e quanto altro. Si prende coscienza che le necessità individuali di prima sono ora esigenze collettive; nasce la consapevolezza dell’impegno comune. Le diverse mentalità si sono integrate. Sono i primi passi di una realtà culturale del tutta nuova eppure figlia non ancora riconosciuta di tante domeniche passate e delle tante storie iniziate 70 anni fa.

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