Abbazia N.S. del S.S. Sacramento Trappisti

L’abbazia N.S. del S.S. SACRAMENTO di Frattocchie si raggiunge da Roma, dalla stazione Termini, con la metropolitana linea A fino alla stazione Anagnina, poi in autobus per Frattocchie. Papa Leone XIII nel 1883 chiamò i Trappisti a custodire le Catacombe di S. Callisto, allora abbandonate ai ladri e ai vandali. Il 24 settembre 1929 i monacasti si trasferirono ai piedi dei Colli Albani, costruendovi un grosso monastero di struttura tradizionale, ove si trovano tutt’ora, dal nome Nostra Signora del S.S. Sacramento. Nel 1946, in seguito alla II guerra mondiale, si rallentò la costruzione dell’edificio; nel 1962 il Papa Giovanni XXIII, di ritorno a Roma da Castelgandolfo, visitò il Monastero. Il 29 gennaio 1984 la Comunità ha celebrato il centenario della sua nascita. Il monastero di Frattocchie è un grande complesso di edifici, costruito secondo lo stile e la disposizione tradizionale. I quattro muri che ne racchiudono lo spazio sono simbolo di una rottura e di una aspirazione profonda. Essi testimoniano la separazione e riuniscono i fratelli nella comunione. Separati dal mondo, ma non dall’amore. Intorno al chiostro sono disposti i vari ambienti indispensabili alla vita quotidiana. Tutto è ordinato a partire dalla chiesa, il luogo della preghiera, poi lo studio per la lettura, la sala del capitolo, il refettorio, la cucina, la biblioteca, l’infermeria, il noviziato e il dormitorio. Il lavoro può richiedere spazi più ampi, per questo, dentro il recinto del Monastero ci sono altre costruzioni: la cantina, il frantoio, il pollaio, una piccola officina, la falegnameria e la foresteria per l’accoglienza degli ospiti. Tutto intorno al Monastero si estende una grande vigna e un uliveto. Un piccolo spazio è riservato al Cimitero dove riposano i fratelli che li hanno preceduti nel segno della Fede.

Il lavoro è un elemento importante alla vita cistercense; i lavori sono diversi e ognuno vi è impegnato secondo le proprie possibilità e doti, in particolare si dedicano alla cura dei malati e all’accoglienza degli ospiti e dei poveri. Con il lavoro manuale i Monaci permettono l’autonomia alla casa procurando attraverso l’elemosina, un certo confronto ai bisognosi.

Un simbolo molto espressivo dell’ospitalità in Monastero è la porta. Si apre alla fraternità, ad ogni persona che desidera unirsi alla lode dei Monaci; si chiude per proteggere l’intimità della Comunità, alla vanità e alle distrazioni del mondo.

I Monaci sono persone molto ospitali, offrono anche ospitalità a persone che desiderano beneficiare dell’atmosfera silenziosa e orante del Monastero. Un altro simbolo molto importante che si trova nel Monastero di Frattocchie, come negli altri Monasteri dell’Ordine Cistercense, è una statua di marmo della Vergine, con in braccio il Bambino Gesù che regge un calice e un’Ostia, posta davanti alla foresteria, guarda il cancello d’ingresso del Monastero, quasi ad accogliere il pellegrino che arriva da fuori.

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