Frattocchie

Lungo la via Appia a circa 20 Km da Roma, sorge Frattocchie. Se il nome di "BOVILLAE" ricorda le mandrie, i buoi, le transumanze di antiche greggi e tutto un mondo pastorale che gravita sul luogo, "FRATTOCCHIE", così come "FRASCATI", rivela il connotato agricolo che la zona ebbe successivamente fino ai giorni nostri.

Nel I sec. a.C., la città si estese verso valle nel triangolo compreso grossomodo tra la Via Appia e la Via Anziate che proveniva da Anzio, la Nettunense vecchia dei nostri tempi.

La città crebbe sul lato a ponente della grande arteria stradale, riservando quello opposto soprattutto ai sepolcri e ai monumenti che costellavano la campagna circostante quando non erano costruiti sul fronte stradale stesso, come il "Torraccio", un imponente sepolcro del quale resta solo il tamburo, o l’altro, inserito ormai in una costruzione e immortalato dai Piranesi nel 1764. Il primo secolo della nostra era segna il periodo di massimo splendore per la città: un circo capace di 8-10.000 posti fu costruito a Colle Picchione vicino ad un teatro, qui la Gens Julia ebbe il proprio sacrario, così come le Sacerdotesse Vestali un loro sede. La costruzione che oggi porta il nome di "Casa Rossa" era la cisterna per la riserva d’acqua della città; di qui transitavano eserciti, merci e viaggiatori provenienti dalle lontane provincie d’Oriente. Dal III sec. d.C. iniziò il declino di Roma; Bovillae (FRATTOCCHIE) era già tramontata benché il luogo fosse rimasto importante nel territorio per le strade che vi confluivano. Quando il cristianesimo si propagò dalla Palestina, l’Appia, che collegava Roma con l’Oriente, fu un canale privilegiato per la sua diffusione. Il sarcofago rinvenuto nell’attuale proprietà dei Frati Trappisti, certamente cristiano per le scene raffigurate, i resti dell’Oratorio scoperti nel 1787 dove oggi l’Appia Antica si discosta dalla nuova, la Catacomba scoperta nel 1712 nei pressi di Due Santi e mai più rintracciata, i sepolcri scoperti dal De Rossi, fanno pensare che nella zona ci sia stata nel IV sec. una comunità cristiana. La città ormai scomparsa: ai margini delle strade i trattori che vengono riutilizzati, nascono le "masse" centri agricoli di formazione gregoriana; siamo nelV-VI sec. d.C. Le incursioni saracene, diedero il colpo di grazia ad una realtà già degradata fortemente anche nell’ambiente, ormai malsano e insalubre dopo l’abbandono e l’incuria di drenaggio territoriale di memoria romana. Da allora tutta la zona sarà caratterizzata da paludi malariche, stagni, da un ambiente naturale inospitale dove, benché in condizioni disperate, la presenza dell’uomo resterà comunque costante. Dopo le scorrerie saracene furono le lotte baronali a sconvolgere il territorio: a difesa degli incerti confini sempre contesi, furono erette torri e castelli, come quelli di Castelluzza, Palaverta e Tor Ser Paoli. Quest’ultimo rappresenta oggi uno dei pochi complessi monumentali del territorio. Era stata una villa di epoca romana, forse proprietà del "Praefectus faber" di Giulio Cesare Mamurra. Fonte di importanti reperti come l’Apotesi di Omero del Britsh Museum, l’Apotesi di Claudio di Madrid, del frammento capitolino della Tabula Iliaca, degli ornamenti e marmi policromi usati nella costruzione della Chiesa di S.Barnaba a Marino, era stata riutilizzata in "Massa" prima che gli Orsini la trsformassero in castello. A ovest di FRATTOCCHIE il castello di Palaverta controllava la Nettunense: sorto probabilmente nel II secolo, nel’400 era diventato un casale di proprietà dei Colonna. Il castello sorgeva in un luogo oggi fortemente urbanizzato; non ne resta alcuna traccia. I secoli trascorsero scanditi dalle grandi famiglie che si alternavano nel dominio del territorio: prima i Savelli, quindi gli Orsini, i Caetani, finché il feudo diventò proprietà dei Colonna fino all’800; nella campagne, intanto, un’umanità poverissima viveva generazione dopo generazione in condizioni disperate.

Nel ‘500 il nome FRATTOCCHIE entra a pieno titolo nella storia del luogo, anche se, come quello di "Capanne di Marino". "Frascati" è ben più antico, indicando l’uso di coprire con frasche i resti romani per ottenere ricoveri. Furono costruiti edifici di sosta: un’osteria, un albergo per i viaggiatori e una stazione di sosta per i cavalli. Quando nel ‘600 i Colonna erano ormai da duecento anni gli indiscussi signori del territorio e più nessuno minacciava l’ordine costituito, cominciarono a nascere le grandi ville perse negli estesi latifondi.

Nella seconda metà del secolo il cardinale Girolamo Colonna volle costruire una villa a ridosso dell'incrocio tra la via Appia e la via del Sassone, dove i papi ed il loro seguito potessero trovare accoglienza durante il loro trasferimento estivo a Castel Gandolfo. Prese il nome di "Villa della Sirena" da un statua ellenistica di Paride posta in una nicchia rimossa nel 1925. Girolamo Savelli fece restaurare anche la chiesetta costruita nel Medioevo da Savelli: la Chiesa di S.Girolamo che doveva avere una particolare importanza se fu costruita con marmi e ornamenti preziosi scomparsi. Anche della Chiesa non resta traccia: oggi è una macelleria.

Se il territorio conosceva finalmente una relativa tranquillità per la fine delle lotte baronali, il brigantaggio, fenomeno endemico della campagna romana, non risparmiò FRATTOCCHIE, crocevia di strade e quindi di merci e viaggiatori, potenziali occasioni di bottino in un territorio la cui natura permetteva un facile rifugio. Oltre i briganti, nel ‘700 FRATTOCCHIE vide il passaggio ed il saccheggio dell’esercito austriaco in lotta con i Borbone; quando alla fine del secolo l’Appia tornò ad essere la principale via di comunicazione per Napoli in seguito alla bonifica di Pio VI, FRATTOCCHIE riacquistò parte dell’antica importanza. Dopo gli austriaci, ora i Borbone, ora i Francesi passarono per il paese. Quanto al brigantaggio, sempre presente, non poteva mancare la presenza di Fra’ Diavolo, il capitano degli "insorgenti" Michele Pezza, colonnello di fanteria dell’esercito borbonico che raggiungeva Roma a caccia dei Francesi. Oltre il brigantaggio "d’importazione", per tutto l’800 imperversarono anche i briganti locali: il principe Chigi nel suo diario le rapine subite a FRATTOCCHIE nel 1842 e nel ’48. Intanto l’Archeologo Giuseppe Tambroni scopriva l’antica Bovillae: gli scavi spesso indiscriminati e privi di organicità che avrebbero comunque riempito i musei di mezza Europa. Il 27 Gennaio 1862 fu inaugurata la ferrovia Roma –Velletri: il paese aumentò d’importanza nel panorama locale.

Accanto alle grandi tenute e ville baronali, comparvero le proprietà dei nuovi grandi ricchi: i "mercati di campagna". Prendevano in affitto a lungo termine i terreni dei grandi proprietari, subaffittandoli e sfruttando ferocemente i contadini nelle mani dei "caporali". Uno di questi, Bernardo Tallonghi, fu un mercante di campagna sinistramente noto nel territorio per la sua rapacità e durezza. Accumulò una ricchezza enorme finché rimase coinvolto nel fallimento della Banca Romana, rimanendo in fine in miseria: fu l’atto di nascita di S.Maria delle Mole. Durante l’anno la vita scorreva tutto sommato tranquilla, tranne quando era tempo di vendemmia: allora dall'Abruzzo scendevano i "cavallari" con i loro carri per trasportare l’uva, e i "chiuchiari" attendevano all’alba per essere selezionati per il lavoro nei campi. Erano i poveri contadini che con le ciocie ai piedi, pezzetti di legno legati sui polpacci provenivano dalla Ciociaria in cerca di un pur umile lavoro.

La prima immigrazione si ebbe alla fine della I guerra Mondiale, quando ai veterani vennero date le terre dei grandi latifondi; nel 1929 arrivarono i frati Trappisti che all’interno della tenuta Villa della Sirena" costruirono il convento attuale. Nel secondo dopo guerra ci fu un’altra grande ondata immigratoria per le nuove opportunità che la riforma agraria, almeno sulla carta, garantiva: la zona di FRATTOCCHIE fu teatro di diverse occupazioni e scontri con le forze dell'ordine. Nelle mobilitazioni del tempo le donne ebbero grande ruolo, spesso in prima linea, le stesse donne che costituivano la maggior parte della mano d’opera nei lavori dei campi. Vale la pena ricordare che benché FRATTOCCHIE risultasse fino agli anni ’50 il centro abitato più importante se non l’unico, l’ambito in cui ciò va considerato resta un contesto molto diverso da quello di oggi. Le strade erano poco più di viale sterrati, solo l’Appia era asfaltata, percorsa dai carri e da rare vetture a motore; qualche fontanella da cui attingere acqua, capanne e al più qualche baracca. Tutt’intorno le vigne e i campi dove si lavorava anche di domenica e fino a qualche giorno prima di partorire. Il panorama di FRATTOCCHIE, insomma, resterà per lunghi anni fino al passato più recente, tipicamente e spiccatamente rurale.

Benché il paese abbia tanta storia sembra che questa sia iniziata solo da due, tre generazioni: è quella della maggior parte degli abitanti di oggi, figli di chi venne dall'Abruzzo, dall’Umbria, dalle Marche, soprattutto dalla Ciociaria, a vivere in questi luoghi. I loro ricordi sono i nomi delle famiglie, l’ordine e la data del loro arrivo, la loro professione. Ecco allora dopo Bittarelli, il primo abitante di FRATTOCCHIE, giuntovi nel 1880, il figlio che fa il " facocchio" (lavorava il ferro battuto); o Osvaldo Capuani, figlio di Fulvio, i Marchegiani e il loro piccolo negozio; la famiglia Archinà, la prima ad avere la corrente elettrica. Semplici fatti che nel contesto sociale del tempo diventano avvenimenti degni di essere ricordati, nonché riferimenti della propria storia. Per lungo tempo, almeno fino agli anni ’50, dagli altri paesi che nascevano intorno pressoché allora, si veniva a FRATTOCCHIE per trovare qualcosa nell’unico negozio di tutta la zona, per una messa nella piccola chiesa, per fornirsi di quegli strumenti necessari che piccoli artigiani oggi scomparsi, fornivano.

Un elemento del territorio è rimasto tuttavia nel tempo: il vigneto. Circondata da vigne, FRATTOCCHIE, fornisce oggi una produzione vinicola di prim’ordine nella qualità e nella quantità. L’azienda Marchegiani e Pompili e la cantina sociale Il Gotto d’Oro vantano annualmente una notevole produzione di vini pregiati destinati soprattutto all’esportazione.

Siamo arrivati ai nostri giorni. Anche FRATTOCCHIE paga le conseguenze di uno sviluppo disordinato: un’Amministrazione che ha fatto della bonifica edilizia il suo principale obiettivo, resta responsabile dei guasti che il territorio e gli abitanti oggi pagano. È ancora visibile la mancanza di una piazza, del verde pubblico se si escludono le due panchine all’inizio della Via Appia e la grave carenza dei servizi.

Lucioli Ilaria III A

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