Fontana della Ninfa Egeria

E' ubicata sotto il belvedere della Portella a circa metà del sentiero che dalla stessa scende verso il lago, dove si congiunge con la Circum-Lagunale, all’altezza delle Mole.

La leggenda narra che la Ninfa Egeria, dopo la morte di Numa Pompilio, suo sposo, non trovando conforto, si rifugiò nel bosco sacro a Diana gridando agli Dei il suo dolore.

Mossa a compassione, la dea DIANA la mutò in una fonte che sgorgava sotto l’eremo medioevale di Sant’Angela a Nemi.

Il nome Egeria viene dal latino "Egerere"(trarre fuori), perché le donne gravide facevano sacrifici in suo onore, al fine di ottenere un parto felice.

Nel '700 la sorgente fu imbrigliata per azionare Molini e Frantoi, i resti dei quali si possono a tutt’oggi osservare percorrendo il sentiero.

L’acqua della fonte è potabile.

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Fontana di Caiano o "delli Piscari"

Questa fonte, ubicata sulla strada che dalla Via dei Laghi conduce a Nemi, fu scoperta nel 1575 da alcuni cittadini di Velletri, i quali furono ricompensati come dalla delibera consiliare del 29 maggio, al seguente tenore:

"A chi pare e piace che a Serena e ai suoi Compagni

che sono quattro per aver ritrovata l’acqua della Fayola

per adesso, si dieno 8 scudi in tutto per la loro fatica".

I Conti Braschi nel 1807 riconobbero spettare alla Comunità di Velletri l’acqua della Fayola e chiesero il permesso di portare l’acqua sorgiva a Caiano. Per molti secoli si attinse acqua a questa fonte, date le sue qualità oligominerali ed ipotensive.

Oggi, purtroppo, la fonte è chiusa ma resta esposta all’ammirazione dei turisti.

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Fontana di Tempesta

La fonte, immersa nei boschi e quasi nascosta alla vista dei turisti, è ubicata a nord del lago, nella parte alta. Vi si accede soltanto attraverso piccoli sentieri che si dipartono sia da Nemi sia da Genzano. Oggi solo un filo d’acqua sgorga da essa, mentre nei secoli precedenti abbondanti acque scorrevano libere in superficie, formando un fiumiciattolo che, con un salto di quasi cento metri, si immetteva nel lago.

All’epoca del maggior splendore del santuario a Diana, i Sacerdoti conducevano i numerosi pellegrini sotto questa cascata ed invocavano auspici ai fedeli.

Un’antica credenza narra che intorno alla fontana vi sia sepolto il tesoro del famoso brigante Gasperone. Ancora oggi alcune persone scavano attorno ad essa, sperando di ritrovare il famoso tesoro, senza però nessun risultato.

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Fontana sorgiva o del Corso

E' stata costruita nel 1951, chiudendo la grotta dove la gente di NEMI, in tempi non molto lontani, attingeva acqua da una sorgente.

L’iscrizione latina, tradotta in italiano, spiega:

 

Affinché i cittadini di NEMI

Potessero più facilmente attingere

ed i forestieri gustare quest’acqua

di cui nulla vi è di più salubre e fresco

che scaturiva in un sito poco accessibile,

l’Autorità Civica costruì questa fonte l’anno 1951.

Con animo grato ristorate il vostro corpo.

 

 

 

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Questa fonte è ubicata a P.zza Roma ed è stata inaugurata il 30/01/2000. Lo scultore è Luciano Mastrolorenzi che, per la sua realizzazione, ha utilizzato diversi materiali quali: il bronzo per la statua, la trachite per la fontana, il travertino per le colonne, il ferro per le ringhiere, l’ottone per i pomi e l’argento per gli occhi. LA FONTANA DEDICATA A DIANA

Per realizzare tutta la fontana sono stati impiegati complessivamente ben nove mesi. Il valore di tutto il monumento è di 101 milioni, 80 spesi per la statua, 20 per la fontana ed 1 per la muratura.

Lo scultore Mastrolorenzi si è ispirato a Diana, divinità sacra del nostro paese e dea latina della caccia, corrispondente all’Artemide dei Greci. Era figlia di Zeus e Leto e sorella gemella di Apollo. Il suo santuario più famoso, di epoca remotissima, sorgeva alle falde del monte Albano (oggi Monte Cavo). Dalla vicina Ariccia era detta Aricina, e dal bosco sacro (Nemus = Nemi), su cui sorgeva il santuario, era detta Nemorensis. Nel culto locale le si associava un dio-eroe, Virbio, quasi sconosciuto. Addetto al culto era un sacerdote chiamato "re del bosco" (rex nemorensis), che accedeva alla carica dopo aver sfidato ritualmente e ucciso in duello il titolare. Diana fu una delle principali divinità delle città della Lega Latina, che si radunavano in quella specie di "terra di nessuno" che era il suo santuario aricino.

Quando e da chi ebbe inizio il culto di Diana sull’Artemisio? La leggenda narra di Oreste, eroe greco, che rapì in Tauri il simulacro della dea ed introdusse il suo culto prima a Siracusa e poi ad Ariccia. Quindi furono proprio i greci ad importare il culto di Diana, dea protettrice delle acque, dei boschi e che guidava il suo carro per le vie del cielo, dispensando la rugiada. Quando Roma stabilì la sua egemonia sul Lazio fece proprio anche il culto di Diana, erigendo alla dea un tempio sull’Aventino. Altri templi vennero eretti nell’agro campano-laziale. Nel culto privato a Roma Diana era venerata dalle donne quale protettrice dei parti e dai cacciatori quale protettrice della caccia. Le prestavano un culto particolare anche gli schiavi per la connessione tra la loro condizione servile ed il bosco "selvaggio". Altre equivalenze corrispondenti alla sfera d’azione della dea erano la sua lunarità contrapposta alla solarità, la sua protezione delle arti magiche, la sua connessione con gli Inferi. Divinità severa, Diana puniva a morte tutti coloro che trascuravano il suo culto o che trasgredivano ai suoi ordini. Vittima innocente della dea fu Atteone, che la sorprese mentre faceva il bagno nuda nel fiume; sentitasi umiliata la dea lo trasformò in un cervo che fu subito divorato da alcuni cani.

La festa della dea si celebrava nel santuario nemorense il giorno delle Idi, di agosto, a lei sacro, cioè il 13, al sorgere del sole. In quel giorno molti pellegrini si radunavano nel bosco e si attardavano lungo le siepi in segno di riconoscenza per le grazie ottenute e cantavano in suo onore, mentre la dea precorreva le vie del cielo e dall’alto sembrava osservare le sue donne, dando loro la certezza di essere presente, viva e reale.

Cecilia Dionisi

classe 2° A - Nemi

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