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NUMERO Zeroanno1 n.0 - ottobre 1996 |
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Presentazione
Da quest’ anno, presso la Direzione Didattica di Bariano apre i battenti uno SPORTELLO per insegnanti e famiglie interessati alla tematica interculturale. |
Lo Sportello verrà supportato nei suoi interventi da una COMMISSIONE DEL COLLEGIO DEI DOCENTI che avrà anche la funzione di raccogliere, selezionare e diffondere tutto il materiale che è possibile reperire e condividere con i colleghi e con l’utenza interessata. |
Per meglio intervenire, lasciando almeno una traccia del nostro passaggio, abbiamo pensato di diffondere a livello di Distretto e quindi nelle Direzioni Didattiche di Calcio, Cologno al Serio, Martinengo, Romano di Lombardia e Bariano, un foglio periodico con informazioni relative ai nostri lavori e ai materiali che riusciremo a raccogliere anche con l’aiuto di chi ci leggerà. |
L’intento - e forse l’ambizione - è quello di riuscire ad aprire una finestra di scambio di informazioni e perché no anche di considerazioni sulle tematiche dell’ intercultura a scuola ma non solo, dal momento che ogni giorno di più siamo coinvolti dal diverso e dalle diversità e spesso ci sentiamo disorientati e incapaci di porci positivamente di fronte a chi ci propone o ci impone la sua "diversità". |
Questo NUMERO Zero vuole essere un primo contatto con tutte le colleghe e i colleghi che si sentono coinvolti o vogliono farsi coinvolgere da questi "discorsi" e che hanno voglia o bisogno di fare e/o di dire qualcosa in proposito. |
NUMERO Zero (si chiamerà così fino a quando una suggestione nuova ci catturerà ) offre il suo spazio ad ogni suggerimento che vorrete farci pervenire e si riserva un piccolo spazio per comunicarvi quello che la Commissione e lo Sportello mettono in cantiere. |
A partire da subito vi forniamo l’elenco di alcuni materiali che possono essere utili per la stesura di unità didattiche. |
L’elenco è puramente indicativo ed è di immediata reperibilità; periodicamente e con il vostro contributo verrà aggiornato. |
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Per ogni eventuale altra richiesta e/o segnalazione si può contattare l’ins. responsabile G. Villa. |
Se invece desiderate dire la vostra scrivete oppure inviate un fax c/o la Direzione Didattica di Bariano - via Locatelli, 1 al n ° 0363/941075. |
NUMERO Zero |
anno1 n.1- novembre 1996
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Identità culturale L’attuale società, tra i molti aspetti che ne definiscono la complessità presenta i caratteri di pluriculturalità e multietnia. Caratteri non trascurabili poiché spostano l’ asse su cui si fonda la convivenza civile dal principio di omologazione della cultura all’ interno di un gruppo sociale al principio della diversità culturale. |
Fenomeno questo che assume veste di necessità indotta dal percorso storico e che l’ incalzare delle tecnologie costringe ad affrontare con passo sempre più veloce. Al di là delle molte posizioni individuali o di alcuni settori sociali il villaggio globale non ammette esclusi. |
Il concetto di identità culturale conserva la sua forza e si salvaguarda non per tutelare l’ omologazione delle culture bensì per sottolinearne le diversità. |
Una diversità non negata, riconosciuta come valore e perciò una diversità che provoca una interazione costruttiva. |
Alle "nuove differenze" come le definisce D. Demetrio non è estranea la scuola, per ovvie ragioni e lo sportello stranieri vuole porsi come strumento dell’ organizzazione scolastica per rispondere alle istanze del sociale attraverso una pedagogia interculturale volta a migliorare il processo di integrazione e di interazione tra le diverse etnie. |
Ci preme focalizzare l’ attenzione su queste parole ed in ciò consiste la principale ragione di queste righe perché ci sembra opportuno esplicitare il significato che per noi assumono questi termini e favorire, quindi, l’ economia del discorso non lasciando spazi a fraintendimenti di sorta. |
Integrazione - concetto non univoco, processo di scambio poiché anche chi accoglie è chiamato a riflettere sui valori e sui comportamenti dell’ altro e a confrontarsi con il proprio modello culturale. |
L’ immigrato non va integrato nel senso di una fagocitazione nel sistema che ne sbiadisca fino alla scomparsa l’ originalità dei caratteri di provenienza, ma va accolto nel rispetto di questi. |
Nel contempo, colui che è accolto, dovrà mettere in conto, nel progetto di vita che l’ emigrazione comporta, un adattamento al nuovo contesto ed un contatto aperto verso le nuove realtà che lo coinvolgono. |
Interazione - è l’azione continua di scambio tra gli immigrati e gli autoctoni. E’ la relazione di interdipendenza che si sviluppa naturalmente tra le parti in virtù del vivere nello stesso contesto ambientale. Essa può assumere connotazioni più o meno positive a secondo degli schemi di interpretazione dei valori altrui che ogni individuo possiede e della maggiore o minore flessibilità o rigidità con cui aderisce ai modelli normativi del proprio gruppo sociale. L’interazione emerge comunque come fattore praticamente ineludibile e come tale richiede l’ attenzione e la considerazione di tutti, in particolare di chi opera nell’ educazione. |
Obiettivo confronto |
Rispetto al tema interculturale, molti sono gli aspetti problematici relativi al nostro stile professionale e al nostro habitus culturale. |
Il nodo forse è da individuarsi nell’ atteggiamento nei confronti dell’ altro, del diverso, dello straniero. |
" Sostanzialmente, suggerisce Hofstede, un insegnante che voglia prepararsi al rapporto interculturale dovrà cominciare da sé stesso. Apprendere il più possibile sulla propria cultura, abituarsi all’ idea che altre culture e società apprendono in modo diverso. Dovrà, in altre parole, fare un passo tutt’ altro che facile: le ricerche in materia dicono infatti che, inconsciamente, tendiamo a favorire le persone di cui condividiamo i valori". |
E’ evidente quindi come per poter comprendere e agire in una situazione interculturale sia "utile decentrare i punti di vista e guardare le cose da angoli diversi" e dal momento che "non si impara a nuotare leggendo un manuale" è il confronto, spesso faticoso e sgradevole, con chi non condivide la nostra visione del mondo che ci rende consapevoli delle nostre radici, delle nostre convinzioni e dei nostri punti fermi e ci aiuta a comprenderne il contesto e i limiti. |
Un contributo operativo a chi si sta già misurando, qui e ora, con queste realtà può venire dal decalogo aperto del diritto all’ istruzione dei bambini stranieri proposto da G. Favaro: |
¨ Gli insegnanti devono prestare un’ attenzione costante al clima e alla relazione in classe: devono favorire l’ incontro e lo scambio ( attraverso l’ educazione interculturale, la conoscenza reciproca, la didattica dei punti di vista...), devono fare emergere eventuali situazioni di conflitto e di distanza per ricercare insieme soluzioni e proposte di mediazione e cooperazione. |
© I saperi e le competenze dei bambini di altra lingua e cultura devono venire valorizzati attraverso momenti di scambio, il racconto della propria e dell’ altrui storia, l’ insegnamento reciproco. La valorizzazione delle lingue d’ origine, in particolare, è un’ occasione di arricchimento per tutti; la lingua materna dei bambini immigrati è infatti una chance e non un ostacolo e un problema. |
Sono queste le carte vincenti, gli assi nella manica di chi fa educazione in una situazione multiculturale. |
Materiali |
Temi: Punti di vista - Le apparenze - L’amicizia - Il viaggio . |
Titoli per la sc. materna e per il I ° ciclo della sc. elementare |
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Titoli per il II ° ciclo della sc. elementare |
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Le fiabe proposte forniscono spunti per il lavoro in classe e permettono una lettura mirata a far emergere aspetti relativi ai temi proposti. |
Per ogni eventuale altra richiesta e/o segnalazione si può contattare l’ ins. responsabile G. Villa. |
Se invece desiderate dire la vostra, scrivete oppure inviate un fax c/o la Direzione Didattica di Bariano, - via Locatelli, 1 al n ° tel 0363/941075 |
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NUMERO Zeroanno1 n.2 - dicembre 1996
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CULTURA E CULTURE |
Parlare di intercultura rimanda in modo spontaneo al concetto di cultura oltre che, naturalmente, ai rapporti intercorrenti tre le culture, aspetto sul quale si soffermano le note che seguono. |
Non si argomenta, infatti al momento, su un concetto dalla ricca valenza semantica come quello di cultura accettando la definizione fornita in merito de Tyler " La cultura, o civiltà, intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell’ insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’ arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra abitudine e capacità acquisite dall’ uomo come membro di una società".[Primitive culture] |
L’ attenzione va, invece, a considerare quali rapporti intercorrono tra le culture in termini di "valore" delle stesse. |
La nostra cultura, antica e ricca di storia, un patrimonio da conoscere, amare, rispettare, ha indubbiamente in sé e per sé un grande valore ma è corretto pensarla come riferimento per operare paragoni e per stabilire gerarchie? E’ corretto considerarla una sorta di unità di misura per una "classificazione" dei gruppi umani non importa se per differenze o per affinità? |
Certamente le condizioni socio - ambientali hanno favorito fino ad oggi lo svilupparsi di un eurocentrismo ancora molto presente e generalizzato nel nostro contesto ma che l’ attuale trend storico spinge verso un ridimensionamento comunque non lineare e non indolore (basti pensare agli episodi di xenofobia che la cronaca racconta). |
Nella convinzione di essere gli unici, o quasi, ad essere civili gli Europei non hanno tentato di approfondire le conoscenza interna degli altri popoli. Sul piano storico questa posizione ha avuto effetti durevoli ma si va connotando una nuova realtà. |
Va prendendo forma un relativismo culturale che pur accettando le affermazioni di fedeltà alla cultura endogena non ne assolutizza i valori. |
Due citazioni per concludere: Se "essere umani significa superare tutti gli etnocentrismi e rifiutare tutti i diabolici cliché sull’ altro" (Neehdam) e rendersi conto che "il barbaro è l’ uomo che crede alla barbarie" (Levy Strauss) allora si stanno avvicinando i tempi di una maturità della coscienza umana. |
NOI E GLI ALTRI |
Le differenze culturali sono differenze di valori, comportamenti, aspettative, relazioni umane che caratterizzano, nel macrocosmo come nel microcosmo, i vari gruppi etnici, ma non solo, in quanto anche all’interno di ogni singola realtà ambientale talvolta si creano situazioni che determinano conflitti e incomprensioni tra persone che non condividono la stessa visione del mondo pur provenendo o vivendo la stessa matrice culturale. |
Le differenze di atteggiamento sono spesso derivanti da modi diversi di percepire la realtà e quindi di attribuire ai singoli avvenimenti un valore in una scala implicita di priorità che può non essere, di fatto, la stessa per tutti. |
L’apprendere comportamenti non avviene con un’ unica modalità; ognuno di noi infatti acquisisce una serie di conoscenze e abilità attingendo dalla cultura di appartenenza quegli atteggiamenti che sono propri della sua matrice culturale, quando però si trova a far fronte a situazioni culturali che gli sono estranee, di cui non comprende le ragioni profonde, di cui non riesce a prevedere gli sviluppi e conseguentemente a decidere come agire, ecco che può manifestare posizioni di chiusura o di rigidità. |
In questi casi lo "spiazzamento" che ne consegue è salutare se ci si "mette in crisi" per riguadagnare il "centro" attraverso la necessaria ristrutturazione dei nostri modi di pensare e di agire. |
Il permanere, al contrario, di un certo tipo di atteggiamento produce risposte inadeguate, non pertinenti, in quanto quello scenario di riferimento |
non è adatto alla comprensione di fenomeni "altri"; si pensi agli stranieri, ai nomadi, agli zingari, ma anche alla persona della porta accanto, le cui scelte di vita ci possono sembrare incomprensibili, in quanto ci propongono mondi famigliari e/o sociali in cui vigono consuetudini e norme estranee al nostro modo di pensare e di percepire il mondo. |
Si tratterebbe allora di non attribuire a cause improprie comportamenti che hanno invece semplicemente origine nell’attivazione di un copione dissonante rispetto a quello comunemente accettato. |
Una possibile risposta all’ansia che queste situazioni suscitano in "chi non capisce" potrebbe essere nella ricusazione dell’ illusione dell’ "io so che è così". |
Imparare e insegnare a vivere la diversità come valore, utilizzando conoscenze e strumenti per comprenderla, non è un’ utopia, è piuttosto una sfida per la scuola e per la società. |
Quella scuola che, come scrive M. Cattaneo, dovrebbe farsi provocazione di nuovi spazi di sentimenti e pensieri, atteggiamenti e propositi. |
Minima didattica |
Le ricorrenze natalizie possono essere un’occasione speciale per lavorare sul rispetto delle diversità, in quanto possono permettere a tutti di ritrovarsi solidali su valori che sono percepiti come universali. |
È quello che hanno fatto le insegnanti della scuola materna di Pagazzano che, rispettando e valorizzando le diverse culture presenti nelle loro sezioni, hanno proposto un ventaglio di attività utilizzando come spunto la fiaba del Gigante egoista, rileggendola e riproponendola ai bambini e alle famiglie soprattutto mettendo in rilievo i temi della pace e dell’amicizia. |
L’ u.d. è a disposizione degli insegnanti interessati ad attività di questo tipo. |
Informazioni |
Su Rai Uno, ogni venerdì in seconda serata, partire dal 13 dicembre inizia il Progetto UNICEF "Oltre l’infanzia", 5 film di 35 minuti I titoli sono: |
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Ulteriori informazioni sui film sono disponibili su richiesta. |
Materiali |
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Titoli consigliati per la sc. materna e per il I ° ciclo della sc. elementare |
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Titoli consigliati per il II ° ciclo della sc. elementare |
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Le fiabe proposte forniscono spunti per il lavoro in classe e permettono una lettura mirata a far emergere aspetti relativi ai temi proposti. |
Per ogni eventuale altra richiesta e/o segnalazione si può contattare l’ ins. responsabile G. Villa. |
Se invece desiderate dire la vostra, scrivete oppure inviate un fax c/o la Direzione Didattica di Bariano, - via Locatelli, 1 al n ° telefax 0363/941075. |
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NUMERO Zero anno1 n.3 - gennaio 1997
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A PROPOSITO DI... |
"CULTURA E CULTURE" |
Nell’ultimo numero si è parlato di "relativismo culturale" notando però come questo fenomeno non costituisca un atteggiamento socialmente consolidato, ma si configuri più come tendenza che va prendendo lentamente forma e che nel tempo indurrà alcune modalità di pensiero le quali, inevitabilmente avranno ripercussioni sul tessuto sociale. Accettato infatti il principio che le culture non si misurano gerarchicamente rispetto ad una di esse, resta aperta la via della convivenza, fondata su un confronto delle norme e dei valori. Il termine confronto, però, può essere generico e prestarsi ad ambiguità, se non si aggiunge che ci sono due piani sui quali ci si può confrontare; l’ uno non esclude l’ altro: le affinità e le differenze. Si può lavorare per cercare quello che è comune, come si può sottolineare quello che è diverso. Le due strade presentano ciascuna degli elementi positivi ed andrebbero praticate entrambe. La prima per ricordare a tutti la comune condizione umana, che al di là del colore della pelle e della latitudine, fa vivere ad ogni uomo esperienze ed emozioni universali; la seconda per trovare un arricchimento personale e di gruppo e per fornire spunto ai nuovi movimenti di pensiero e di organizzazione sociale. La diversità (fisica, rispetto all’uomo e all’ambiente, e culturale) non è una scelta umana, ma una condizione originaria, determinata dalla "creazione" (ognuno darà a questo termine i propri riferimenti), come tale va accettata, ne va ricercato il senso, va finalizzata al comporre un’armonia tra gli elementi in vista di traguardi storicamente sempre più ambiziosi. Esisterebbero le sinfonie di Wagner o di Beethoven senza i diversi strumenti e le loro differenti sonorità? |
PROFESSIONALITÀ E PREGIUDIZIO |
Pensare di lavorare nella scuola sulla diversità può far sorgere in molti insegnanti ansie e chiusure anche giustificabili, in quanto pensare di cambiare atteggiamenti e contenuti al proprio modo di fare scuola, può scatenare ritrosie e riserve mentali. |
Del resto lavorare sulla diversità ci porta inevitabilmente perlomeno a considerare l’incertezza come componente ineludibile del percorso di lavoro. |
Incertezza non intesa come il non saper che fare, ma come un atteggiamento mentale di competenza evolutiva che permetta di agire all’interno di sistemi complessi tenendo conto delle diversità, utilizzando il dialogo e la partecipazione. |
Agire quindi costruendo processi educativi capaci di sviluppare qualità dinamiche, di insegnare a pre-vedere, progettati secondo i criteri della flessibilità. |
I richiami alla professionalità docente diventano, in quest’ottica, ineludubili. |
Come sostiene C. Scurati, l’ insegnante dovrà possedere: |
un contenuto culturale inteso come conoscenza, comprensione e padronanza di quello che dovrà insegnare; |
un contenuto pedagogico inteso come conoscenza, comprensione e condivisione dei motivi per i quali le tematiche interculturali vanno insegnate e dei motivi per farlo; |
un contenuto pratico inteso come esperienze dirette nei diversi contesti locali. |
È evidente che iniziare a considerare la diversità culturale nel lavoro didattico presenta rischi, legati ai pregiudizi e alle discriminazioni che sono patrimonio culturale di ciascuno; vantaggi come la possibilità di arricchimento del proprio patrimonio culturale grazie all’acquisizione di maggiori informazioni che facilitano il cambiamento degli atteggiamenti; necessità di valutare i curricoli e l’organizzazione scolastica locale, di differenziare l’offerta formativa, di lavorare a classi aperte, di arrivare a utilizzare un approccio sistemico che presenti come costante l’ interculturalità. |
Allora forse vale la pena cominciare a smontare alcune nostre certezze cominciando a riflettere sul pregiudizio. |
Dal Dizionario Filosofico il Signor Voltaire ci manda a dire che " Il pregiudizio è un’opinione che non si fonda sul giudizio. Così, in tutti i paesi del mondo, si inculcano ai bambini tutte le opinioni che si vuole, prima che essi possano giudicare di testa loro... |
È per pregiudizio che si rispetta un uomo vestito di certi abiti, che cammina e parla con gravità...". |
"Pregiudizio" è un giudizio espresso "prima" ... di conoscere la situazione che si dovrebbe giudicare. Non stiamo a discutere su questo bisogno di esprimere giudizi, che ci affligge ( quasi ) tutti: fatto sta che i pregiudizi ci sono e sono diffusi su tutta la terra. |
Ci sono alcuni che dicono di non avere pregiudizi, ma sono degli ingenui o in malafede, perché la loro frase mostra già un pregiudizio. |
Premesso questo c’è da dire che esistono pregiudizi già fatti e pregiudizi che ci si confeziona su misura ( in base alle esperienze avute, alle persone conosciute, a quello che si vuol dimostrare in quel momento): ogni pregiudizio consente comunque di avere un’idea su qualcosa, permette di conversare, giudicare e condannare in poco tempo e senza stare a pensarci troppo: come farne a meno? |
Da Babele, Dizionario di fine millennio, di S. Zucca.. |
Proposta di animazione teatrale |
Sotto la tenda -Vi racconto il mio Marocco - |
Animazione condotta da Abderrahim Elhadiri |
L’ esperienza proposta segue le suggestioni e i racconti di un attore marocchino che ripercorre con i bambini i ricordi, gli oggetti e la storia di un mondo che si ricompone per un momento in uno spazio teatrale (sotto la tenda). |
Gli oggetti prendono corpo come fisicità e memoria di una cultura, l’ uso ne fa emergere il senso, il rito. |
Il gruppo ospite viene immerso in suoni e profumi di una casa immaginaria. |
La tenda - luogo antico, simbolo di una vita nomade, di preghiera, di incontri, accoglie i visitatori. |
Il tappeto - unico strato che separa dalla terra e che rappresenta l’ unione dei "ruhhal" (viandanti) che si apprestano ad entrare in questo mondo "altro". |
Il tamburo - richiamo, modo di manifestare la gioia, esprimere la saggezza. |
La danza - agio, abbandono, energie libere di esprimersi, catarsi. |
Il rito - la festa del the, la preghiera, il primo giorno in Moschea, la circoncisione, il matrimonio, il funerale. |
Per un eventuale intervento contattare la Cooperativa Teatro Laboratorio al n° tel. 030/2306512 |
Materiali |
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Titoli consigliati per la sc. materna e per il I ° ciclo della sc. elementare |
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Titoli consigliati per il II ° ciclo della sc. elementare |
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Le fiabe proposte forniscono spunti per il lavoro in classe e permettono una lettura mirata a far emergere aspetti relativi ai temi proposti. |
Per ogni eventuale altra richiesta e/o segnalazione si può contattare l’ ins. responsabile G. Villa. |
Se invece desiderate dire la vostra, scrivete oppure inviate un fax c/o la Direzione Didattica di Bariano, - via Locatelli, 1 al n ° telefax 0363/941075. |
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NUMERO Zeroanno1 n.4 - febbraio1997
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Le altre culture |
incontro con Karim Beyza |
U n gruppo di persone intorno ai tavoli attente e partecipi nell’ ascolto di una esperienza di vita. |
Questo è accaduto venerdì 31 gennaio in un locale della scuola elementare di Covo dando avvio ad una iniziativa che prevede altri incontri, altre storie. |
Nel silenzio della scuola avvolta da nebbie padane eccezionalmente dense, Karim Beyza ha narrato la sua storia a chi quelle nebbie aveva affrontate anche per chilometri mosso da curiosità, interesse umano o culturale. |
È stato un parlare pacato, con pause per cercare le parole e, forse, per contenere l’ emozione di un ricordo, pause che nessuno dei presenti ha interrotto perché, probabilmente, sentiva che sarebbe stato stonato, allora, ogni commento che avrebbe spezzato l’ atmosfera che l’ affabulazione di Karim aveva reso tesa emotivamente. |
Le parole sono venute dopo, a narrazione conclusa, parole di domanda, di chiarimento, di riflessione ad alta voce, parole anche allegre di ironia per sdrammatizzare con una battuta problemi grandi, importanti, difficili, legati a queste storie. |
Che cosa fare per contribuire a migliorare la qualità di vita di queste persone? |
Da dove cominciare? |
Nessuno, pensiamo, può offrire soluzioni preconfezionate a questa situazione di forte impatto sociale; noi lavoriamo per favorire l’ incontro, il dialogo, la conoscenza dell’ altro. Un percorso lungo e difficile, di portata storica, certo, ma ... che non sia questa una, forse la migliore, delle soluzioni? |
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Riceviamo da Karim |
Quando mi è stato proposto di raccontare le esperienze di vita che mi hanno portato qui dai luoghi delle mie origini, dove vivevo convinto di aver avviato un percorso lineare di vita, mi sono chiesto quale utilità potesse avere il mio racconto. |
La risposta che, dopo aver pensato, mi sono dato è questa: conoscersi rende meno diffidenti, conoscere i problemi dell’ altro significa anche mettersi nel suo punto di vista capirsi di più insomma, ecco questo è il senso del mio contributo. |
La mia storia è solo "una" certo, ma in tutte queste storie ci sono "cose comuni" (ricordate la valigetta dei documenti?) e di queste si può parlare. |
Sono molto contento di come è andata la serata, penso che se mi sarà possibile sarò presente agli altri incontri con la speranza di contribuire a questo " Progetto Stranieri". |
Ma una cosa voglio dire prima di concludere, trattandosi di una iniziativa nata nella scuola sarebbe interessante far parlare i ragazzi, figli di immigrati, che hanno già vissuto qui esperienze scolastiche, potrebbero essere di aiuto a chi lavora nella scuola per capire meglio come si può andare incontro a chi queste esperienze le vive o le vivrà. |
Credo che si possa considerarne l’ opportunità. Ringrazio per l’ occasione che mi è stata data e chi ha partecipato nonostante l’avversità della nebbia e ... arrivederci. |
Quale il ruolo della scuola ? |
La scuola può trovare risposte alla complessità sociale? |
La scuola è in grado di ricomporre la frammentazione culturale? |
Come si dovrebbe caratterizzare l’ intercultura a scuola? |
Sono domande che sembrano essere senza risposta. A volte però il soffermarsi a riflettere su ciò che si può già da ora fare, può aiutare a chiarire meglio da dove cominciare. |
La nostra società si va sempre più connotando come crogiolo di culture e questo fatto, dato che ognuno di noi vi è dentro, può portare ad una crisi, da un lato, di identità culturale e dall’ altro ad un senso di spaesamento riconducibile ad una crisi più o meno profonda del senso di appartenenza. |
Sempre più frequentemente infatti veniamo provocati dal quotidiano, quando la contiguità con il diverso ci pone nella condizione di pensare, di capire, di comprendere culture lontane in luoghi vicini. |
La scuola rappresenta un luogo privilegiato dove è possibile accogliere il diverso senza giudicarlo, dove ogni cultura o sottocultura può essere riconosciuta nella sua propria dignità, dove attraverso la possibilità di lavorare per progetti con risorse organizzative consone è possibile operare quei cambiamenti auspicabili senza nulla stravolgere. |
La comunicazione nella sua più vasta gamma di aspetti (iconica, orale, gestuale, mimica) può e deve sostenere e promuovere questo cambiamento in cui la cultura diventa conoscenza che si fa azione, perseguimento del senso della vita e soprattutto sistema di riferimento valoriale. |
Avendo assunto la validità di ogni cultura si rende necessario sottolineare, e con forza, che nell’ approccio interculturale nessuno è inutile, il che equivale a dire che tutti devono essere accolti con i loro limiti e le loro risorse. |
Nello specifico scolastico è fondamentale pensare ad una didattica che non può essere omologante, ma deve facilitare la costruzione di sé di ciascun alunno. |
Ne deriva l’ importanza di conoscere le aspettative che ogni famiglia ha nei confronti dei propri figli e la necessità per la scuola di progettare percorsi possibili proprio in funzione di tali aspettative. |
Come sostiene G. Favaro nel Decalogo del Diritto all’ istruzione dei bambini stranieri "Particolare attenzione deve essere data alla relazione e alla comunicazione con i genitori immigrati per permettere a tutti di esprimere aspettative, dubbi, domande, paure e per costruire insieme un progetto comune, a partire da radici, storie e memorie differenti". |
Ed ecco che si pone fortemente alla nostra attenzione il discorso sulla qualità dell’ insegnamento. Il tempo scolastico non può essere tempo perduto per nessuno. |
L’ insegnante deve tenere nel dovuto conto che il suo insegnamento si colloca all’ interno di un sistema complesso in cui vari fattori come il clima della classe, l’ attenzione all’ intervento didattico, la flessibilità della progettazione dei curricoli rappresentano le carte vincenti di quella crescita verso l’ autonomia intesa come libertà e corresponsabilità, sapere per condividere, conoscere per creare nuovi significati, che la scuola deve promuovere per ciascun alunno, sia esso straniero o italiano. |
È nel progetto di classe che si gioca la prima, non la sola, e forse più importante partita per l’ integrazione. |
È nella classe che si promuove l’ autonomia di ciascuno, dove tutti, anche svolgendo compiti diversi, calibrati sulle proprie abilità, si possono rendere consapevoli che se "sono qui è perchè so fare questo" e ognuno può dare il meglio di sé. |
Ecco allora che le discipline diventano strumentali alla costruzione della personalità dell’ alunno, i contenuti valoriali e non banalizzanti, diventano contestualizzabili alla sua vita, gli agganci con la realtà giustificano la fatica che la scuola chiede a ciascuno. |
È superfluo concludere dicendo che questa è la funzione educativa della scuola e che il nodo critico di questo approccio è rappresentato dalla capacità professionale e dalla qualità delle relazioni. |
Proposte bibliografiche per fare educazione interculturale |
L’orologiaio matto - Calendario e guida didattica - |
(L. 10.000 + L. 10.000) da richiedere al n° tel. 02/ 9503406 |
Presenta le feste e i calendari buddista, cristiano, ebraico, induista, islamico. Inoltre dà indicazioni sulla storia, le tradizioni e il rapporto con il tempo di bambini e adulti nel mondo. |
Per eventuali richieste e/o segnalazioni si può contattare l’ ins. responsabile G. Villa. |
Se invece desiderate dire la vostra scrivete oppure inviate un fax c/o la Direzione Didattica di Bariano - via Locatelli, 1 al n ° 0363/941075. |
NUMERO Zeroanno1 n.5 - marzo 1997
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Pensare un Progetto di Pedagogia Interculturale ... perché? |
La pedagogia interculturale non può essere tradotta in una disciplina, non può essere affidata all’insegnante specialista, né può essere subordinata alla presenza di bambini stranieri a scuola. |
Si tratta piuttosto di una prospettiva che acquista significato quanto più è condivisa e diffusa, che attraversa e trascende tutte le discipline e anzi diventa spunto e stimolo per una interdisciplinarità nuova, che investe il piano dei contenuti e, ancor più, quello delle relazioni. |
È quindi importante saper richiamare immagini di percorsi aperti e di relazioni possibili in cui bambini ed adulti si sentano coinvolti nelle dimensioni cognitiva, emotiva e relazionale. |
L’invito è di stimolare la voglia e il gusto di costruire facendo ricorso, nel lavoro quotidiano, oltre che alla competenza degli insegnanti anche alla creatività di ciascuno. |
L’augurio è che ogni insegnante si ponga, e ogni alunno divenga, nella realtà di ogni giorno come: |
il viaggiatore che ... |
... è curioso |
... sa affrontare situazioni nuove |
... cerca l’incontro con l’altro |
... si mette nei panni dell’altro |
... parte ogni volta da dove è arrivato ... |
l’inventore che ... |
... sente il piacere di fare |
... cerca soluzioni provando e riprovando |
... utilizza i contributi degli altri |
... "partecipa" agli altri le sue scoperte |
... considera le sue conoscenze relative e |
provvisorie ... |
l’artista che ... |
... esprime le sue emozioni |
... interpreta la realtà in modo originale |
... comunica attraverso linguaggi non convenzionali |
... rigenera le sue "strategie" espressive |
... rinnova il suo stupore ... |
Dai materiali della Commissione Intercultura della D.D. di Calcio |
Le sfide del terzo millennio |
Quando inizia il nuovo millennio? Alla mezzanotte del 31 dicembre del 1999? O alla mezzanotte del 31 dicembre del 2000? ... Ma quale anno sarà per i musulmani, per gli aborigeni australiani, per i cinesi? E anche se il modello eurocentrico domina la nostra civiltà, sono uomini e cittadini anche africani, orientali, indiani che non si identificano con questo modello. |
Così è ragionevolmente prevedibile che nel prossimo millennio l’Europa sarà come New York dove coesistono diverse culture, dai portoricani ai cinesi, dai coreani ai pachistani. O come l’America Latina, dove i bianchi si sono meticciati con gli indiani o mescolati con gli africani. |
Quello che attende l’Europa è un fenomeno del genere e non c’è è nessun nostalgico o nessun razzista che possa impedire questa grande mescolanza. E la ragione è che noi siamo davanti non ad un’immigrazione, ma ad una migrazione. |
Le immigrazioni costituiscono un trasferimento da un paese ad un altro in misura statisticamente modesta o irrilevante rispetto al ceppo d’origine, trasferimento che può essere controllato politicamente, limitato, incoraggiato, accettato. |
La migrazione porta in sé qualcosa di ineluttabile, è un trasferimento di popolo che cambia radicalmente la cultura del territorio invaso e la sua composizione etnica. |
Come è avvenuto per gli indo-europei, per i popoli germanici, che hanno creato nuovi regni e nuove lingue. E per la migrazione europea verso il continente americano. |
Oggi, in un clima di grande mobilità, spesso è difficile dire se certi fenomeni siano di immigrazione o di migrazione. Ma il Terzo Mondo sta bussando alle porte dell’Europa che sarà un continente multirazziale, o se preferite colorato: se vi piace sarà così, e se non vi piace sarà lo stesso. |
I patrizi romani non riuscivano a sopportare che diventassero cives romani i Galli o i Sarmati o gli ebrei come San Paolo. Ma la civiltà romana era una civiltà di meticci già nei primi secoli del I ° millennio e i patrizi sono stati dimenticati, sconfitti dalla Storia. |
Allora, come dice Eco, parlare dell’anno 2000 (che per i musulmani è l’anno 1370 dall’Egira e per altri, cinesi, aborigeni australiani il 5000 o il 10.000) significa educare gli europei di domani alle cronologie comparate. |
Per noi europei l’anno 1492 è l’anno della scoperta dell’ America. Ma l’America esisteva prima che gli europei la chiamassero così, esisteva sua storia, una sua cultura. Che i re di Castiglia ignoravano, tanto quanto Montezuma ignorava la loro. |
Adesso è venuto il momento di mettere tutti su un piede di parità. Non si tratta di dimenticare San Tommaso e San Francesco, Giotto Raffaello e Picasso, Dante e Woody Allen, l’invenzione de mulini a vento, della bussola (che però è cinese), della stampa (altra invenzione cinese, parecchi secoli prima di Gutemberg), del vapore, dell’aspirina. Né di ripetere il massacro degli Albigesi, la notte di San Bartolomeo, la ghigliottina, il razzismo, il nazifascismo (quando, invece, si potrebbe combattere l’inquinamento dell’ambiente). Ma di imparare a considerare da un punto di vista non eurocentrico non solo i 2000 anni trascorsi, ma anche gli ultimi 4000 e tutti quelli che verranno. |
Il nostro modo di apprendere la storia è come un asse continuo lungo il quale ogni tanto si aprono delle diramazioni verso le altre civiltà sulle quali non sapevamo nulla prima dell’ incontro e continuiamo a saperne poco anche dopo. |
"Esisteva l’Australia prima di Cook? E la Cina, prima di Polo? Incrociamo l’Egitto con Pitagora, lo ritroviamo con Cleopatra, poi lo dimentichiamo fino a quando lo incrociano i crociati, per interessarcene di nuovo con lo studio dei geroglifici e più tardi con Napoleone che contempla le piramidi. Bisogna immaginare una diversa maniera di rappresentare la storia del mondo". |
Eco ha tentato di schematizzare questa nuova maniera: "Immaginate un palazzo, strutturato non per percorsi perpendicolari, ma attraverso un labirinto, dove le linee maestre talvolta si incrociano, altre volte procedono accostate o si divaricano. Insomma una struttura, un palazzo-storia come metafora, un edificio a molti piani e a struttura labirintica. |
La storia come causa - effetto ha fatto il suo tempo? |
la Repubblica - rid. e ad. Da "U. Eco disegna gli scenari prossimi venturi" di S. Malatesta |
P roposte bibliografiche per fare educazione interculturale |
I bambini della nostalgia di G. Favaro, T. Colombo ed. Mondadori (L. 10.000) |
La realtà dell’immigrazione viene presentata attraverso i modelli famigliari, le culture dell’infanzia, l’immaginario, il pregiudizio. Il libro propone spunti per la riflessioni pedagogica e indicazioni per il lavoro didattico. |
La matita spezzata di L. Ippoliti ed. DATANEWS |
(L. 12.000) |
Il libro racconta sei storie difficili di altrettanti bambini immigrati che provengono da varie parti del mondo. |
Un libro che trasmette, attraverso la narrazione di storie vere, il valore di una società multiculturale e multirazziale. |
O ltre il pregiudizio - Percorsi per una educazione interculturale |
Antigone - laboratorio di Formazione alla Nonviolenza e all’ Intercultura |
propone una serie di interventi nelle scuole elementari e materne sui seguenti argomenti |
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Per ulteriori informazioni e/o prenotazioni tel. n° tel. 035/219230 oppure alla Sig.ra. Calzi al n° tel. 035/692681 di Bergamo c/o Centro la Porta, v.le Papa Giovanni XXIII, 30. |
Le locandine pubblicitarie si possono richiedere anche a questo Sportello. |
Per ogni eventuale altra richiesta e/o segnalazione si può contattare l’ ins. responsabile G. Villa. |
Se invece desiderate dire la vostra scrivete oppure inviate un fax c/o la Direzione Didattica di Bariano - via Locatelli, 1 al n ° tel. 0363/941075. |
NUMERO Zero |
anno1 n.6 - aprile 1997
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Le altre culture |
incontro con Zenaida Suarez |
L’ incontro con Zenaida apre scenari nuovi. |
Un paese - le Filippine - caldo, umido, colorato, dove la gente sorride. Il ricordo commosso di un incontro e la svolta di una vita. |
Poi un paese di montagna, di novembre, la nebbia tanto immaginata, ma mai vista. |
Il ghiaccio e la caduta dal motorino, mezzo di trasporto subito usato per essere "indipendente", autonoma. |
L’ombrello per la pioggia, invece che per ripararsi dal sole ... le stranezze del nostro Paese e ancora ... il freddo, la necessità di coprirsi, imbottirsi sovrapponendo più indumenti per ripararsi dal gelo. |
La voglia di comunicare, entrare in relazione con gli altri, mai sopita; con le donne soprattutto, per capire come fare in casa e fuori ... per cominciare a costruire qualcosa di nuovo e antico insieme ... |
E tutto - le difficoltà, i disagi, le amarezze - svanisce perché l’ottimismo, il desiderio di vivere dissolve ogni problema. |
Storie - una come tante - speranze, desideri; un mondo lasciato per uno sognato. |
<<Tutto il resto era ancora nulla. Inventarlo - questo sarebbe stato meraviglioso>>. |
A. Baricco, Oceano mare, Rizzoli, Milano 1993, p.146. |
T utti in transito, ognuno straniero |
M. Buber, filosofo e scrittore d'origine ebraica, sostiene che " l’uomo è portato a riflettere su se stesso quando non si sente a casa, cioè non si sente collocato in un luogo e in una dimensione precisa della realtà. |
Oggi l’uomo è smarrito più che mai in quanto ha la sensazione di non essere più in grado di ricostruire una sintesi globale, all’interno della quale gli è riconosciuto un posto specifico. |
Egli sente che ormai il suo destino è quello di essere senza sosta, straniero ovunque". |
In conseguenza di ciò sono entrati in crisi, oltre che la comprensione che l’uomo ha di se stesso, anche i suoi tentativi di ricostruire una sintesi. Ecco allora che ciò lo porta a sentirsi spaesato. |
A tale sensazione di dispersione spaziale secondo M. Heiddegger, si è aggiunta una sensazione di dispersione temporale. |
"L’uomo contemporaneo ha compreso di essere all’interno di un incessante divenire, ... l’incertezza che ne deriva non è tanto del singolo, quanto dell’umanità in generale. |
Esistere significa essere all’interno di una situazione che non è mai compiuta". |
La meta non è raggiungibile se non come momento di transito, in un incessante cammino verso l’orizzonte futuro. |
QUALCHE TITOLO PER CHI HA VOGLIA DI LEGGERE |
<<La domanda cui cercherò di rispondere è la seguente: "Perché gli uomini invece di stare fermi se ne vanno da un posto all’altro?">> Bruce Chatwin a Tom Maschler. |
° Le Vie dei canti - B. Chatwin |
° Oceano mare - A. Baricco |
° Il Piccolo Principe - A. de Saint Exup¾ ry |
° L’Alchimista - P . Coelho |
° L’uomo che era amico della notte - C. Alegrìa |
° ... E venne chiamata due cuori - M. Morgan |
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A proposito di ... intolleranza |
Quando si parla di intolleranza ci si trova di fronte da un lato alle dottrine dell’intolleranza che nel corso della Storia hanno preso le diversissime forme tra loro della persecuzione agli eretici, della caccia alle streghe, delle dittature totalitarie, del fondamentalismo (protestante, mussulmano o ebraico), dell’ integrismo religioso, dell’antisemitismo e in genere del razzismo cosiddetto "scientifico". |
Una rete di atteggiamenti che hanno profondamente segnato la Storia dei Popoli. |
Dall’altro, c’è l’intolleranza diffusa, popolare, di origini biologiche, quella per cui ciascuno di noi è disposto a compiere le più azzardate generalizzazioni (e, derubato in casa di un paio di orecchini d’oro, dirà che sicuramente il furto è opera degli zingari). |
In tal senso la tolleranza non è un atteggiamento naturale, è un prodotto della cultura, dell’educazione, come l’apprendere che non si deve rubare e uccidere. |
Ma proprio per questo l’intolleranza diffusa è più difficile da individuare e da combattere. |
Si è visto che il razzismo, come altre forme di rifiuto del diverso, ha potuto affermarsi solo perché esisteva già un sentimento popolare diffuso che permeava quelle società. |
La caccia alle streghe (teorizzata, organizzata scientificamente, seguita da roghi in serie) non è fenomeno degli Evi Bui, ma della civiltà moderna. |
Nel Medioevo le streghe venivano considerate come un fenomeno comune e marginale, non più preoccupante dell’esistenza endemica dei ladri. |
Se la tolleranza è una conquista della cultura e non un dono della natura, essa si afferma solo con l’educazione. |
Non ci sono altre vie. |
U. Eco, ad. Rid. Da La bustina di Minerva, L’Espresso, 10/04/97. |
& RIVISTE |
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NUMERO Zero |
anno1 n.7 - maggio 1997
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Le altre culture |
Riceviamo da Zenaida Suarez |
originaria di Lucena City - Filippine |
Qui in Italia ci sono moltissime comodità, nel mio Paese non è così. Per esempio noi abbiamo pochissimi mezzi di trasporto pubblici, infatti, il treno c’è solo una volta al giorno; i pullman passano uno di mattina e uno di sera. Noi viaggiamo molto con la jeep. |
In casa non esistono la vasca da bagno e un’infinità di elettrodomestici. |
I bambini, spesso, fanno la doccia sotto la pioggia felici e contenti (è quasi estate tutto l’anno, esclusi i mesi di giugno, luglio e agosto quando il clima è primaverile e piove quasi tutti i giorni). |
Per pulire la casa in Italia c’è un prodotto per ogni cosa, mentre nelle Filippine c’è un prodotto che va bene per tutto e viene usato con uno straccio o con carta da giornale e tanta forza di braccia. |
A differenza degli italiani, la mia gente di solito è abbastanza tranquilla, spesso va a pescare (per la qual cosa non occorre la licenza) o a passeggiare con i famigliari. |
I filippini, appena possono, amano stare tutti insieme alla propria famiglia e in armonia. |
Per esempio, a Natale è consuetudine il ritrovarsi tutti insieme. |
Ricordo un Natale della mia famiglia: tutti i parenti - cugini, zii, nipoti - e anche quelli che vivevano all’estero, arrivarono a Lucena City e ci riunimmo in un albergo di proprietà del nonno. |
L’albergo, che si chiama Halina Hotel, per quel giorno fu riservato alla mia famiglia e a tutti i nostri parenti. Si mangiò riso al vapore, pollo fritto sul fuoco, pasta di riso con gamberi e verdure in un piatto unico. |
Per l’occasione ci furono anche cannelloni ripieni di verdure o di carne, poi frutta a volontà e tantissimi dolcetti di cocco e di banana e torte di vario gusto. |
Tutti cantavano e giocavano. Un bel gioco era quello del "Paso" che è simile a quello bergamasco chiamato "Gioco delle pignatte". |
La festa finì con scambi di regali. |
Ma torniamo all’Italia |
Appena arrivata - nel 1981 - ho avuto molte difficoltà: i documenti, il freddo ... ma soprattutto la lingua ... NON CAPIVO NIENTE! |
Quasi tutti parlavano in bergamasco. |
In un primo tempo mi sono spaventata, ma piano piano ho cercato, anche con il grande aiuto di mio marito, di adattarmi alla nuova vita per cercare di essere serena e di stare bene con la mia nuova famiglia e con gli altri. |
Ho imparato a guardare, ascoltare, osservare e quindi ad imparare le abitudini - senza andare troppo in fretta - di questo paese. |
Ho appreso come vestirmi d’inverno, ad usare i detersivi per la pulizia della casa, a fare la spesa al supermercato, a guidare la macchina, ad usare il "muturì", a cucinare italiano, a sorridere e parlare con le persone (anche se il mio italiano è ancora incerto), soprattutto a capire chi mi sta intorno cercando anche di aiutare, come posso, chi ha bisogno. |
In ogni paese la vita è come un gioco, basta conoscere le regole, osservarle e rispettarle giorno per giorno, con impegno e tanta buona volontà. |
In questo modo si vince il gioco e si guadagnano i premi in palio che sono la serenità, la tranquillità e la gioia di vivere sentendosi parte del gruppo. |
Per me l’Italia è bella e gli italiani sono gran brave persone e io li ringrazio tutti per la pazienza che hanno avuto con me. |
Testimonianza raccolta da Mariella Fassini |
Proposte bibliografiche per la biblioteca di plesso |
I diritti dei bambini di Z.S. Khan e P. Collange ed. Piccoli (L. 14.000) |
Propone esempi semplici e chiari sui diritti naturali e sulla loro negazione. Per conoscere ... le condizioni di vita dei bambini, il dramma del lavoro nero infantile, il problema della denutrizione nei Paesi poveri. |
I diritti dell'uomo e la non violenza di N. Bailleux e Y Beaujard ed. Piccoli (L. 14.000) |
Dalla riflessione sul diritto alla vita attraverso la storia fino alle organizzazioni internazionali che lottano in difesa dei diritti dell'uomo. Per conoscere ... quali sono i diritti ai quali l'umanità non può rinunciare, in che modo gli uomini hanno lottato perché questi diritti si affermassero, in quali parti del mondo ancora si combatte contro l'ingiustizia e l'ineguaglianza. |
Proposte bibliografiche per strutturare un percorso interculturale con fiabe e leggende |
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SEGNALAZIONI |
& Rivista: Scuola Italiana Moderna, n. 14 del 04/97 |
Articolo: Il senso dell’intercultura, di G. Mollo |
Argomenti: La diversità |
La ricerca dell’obiettività |
La comprensione |
Il decentrarsi |
Articolo: L’immagine dell’altro nei libri di testo, di G. Zani |
Argomenti: Etnocentrismo e nazionalismo |
Stereotipi e pregiudizi |
La diversità dei punti di vista |
& Rivista: Tuttoscuola, n. 369, febbraio 1997 |
Articolo: Tutte le armi per sconfiggere il Gattopardo, di P. Calidoni |
Argomenti: Sindrome da cambiamento e diversità individuali |
& Rivista: Scuola se, n. 8, aprile 1997 |
Articolo: La storia nella scuola elementare: ieri e oggi, di R. Facchini |
Argomenti: Il nuovo progetto culturale e didattico |
Questioni epistemologiche: i concetti fondanti della disciplina storica |
Le riviste sono disponibili anche c/o lo Sportello distrettuale. |
CONCORSO UNICEF |
"Oggi per domani" Progetti di ricerca per la scuola sui temi del futuro |
La tutela dei diritti alle pari opportunità, all’educazione, al gioco e all’informazione sono stati gli argomenti proposti per le riflessioni degli alunni. |
All’ iniziativa hanno partecipato le classi prime, quarte e quinte di Covo, quarte e quinta di Fornovo San Giovanni e quinte di Pagazzano. |