NUMERO Zero

Sportello alunni nomadi e stranieri

Sommario 1997/98

1

Si ricomincia … un po` in ritardo

La tabella

Appunti e ... spunti di lavoro

2

Alunni stranieri

Un decalogo per l'inserimento?

Indicazioni, informazioni,suggerimenti, proposte ed … altro

3

Alunni stranieri.

Ancora sull'inserimento

Conoscere per comprendere

4

E … la classe?

Di nuovo sull'inserimento

Riferimenti operativi importanti

Novità

5

 

Elamron

Normale?

Normale!

Normale

6

Insegnare la comunicazione

Lo sapevate che ...

Pro-voc-azioni

Giochi per l'accoglienza

segnalazione

7

 

Mettiamoci in cerchio

Una nuova concezione di scuola? Tra prospettive e utopie ...

8

 

Non solo alfabetizzazione

Elenco disponibilità

da leggere e far leggere

 

Numero Zero

Anno 2 n.1

ottobre '97

 

Si ricomincia … un po' in ritardo 

L'apertura del nuovo anno scolastico non permette la continuazione dell'esperienza dello Sportello, iniziata lo scorso anno, almeno nella formula del full time.

Per questo ci si è organizzati per poter "ritagliare" uno spazio da destinare al proseguimento dell'iniziativa.

Anche per quest'anno scolastico quindi lo Sportello Distrettuale continuerà a fornire un riferimento in ambito territoriale, a favorire la circolazione delle informazioni e a supportare gli insegnanti sul piano metodologico/didattico.

Per qualsiasi necessità diventa indispensabile fissare un appuntamento chiamando i numeri a fondo pagina - preferibilmente il martedì o il giovedì mattina dalle ore 10,30 alle ore 12,30 - oppure lo 0363/57251, avendo cura di lasciare generalità e recapito telefonico.

I servizi disponibili sono:

  • informazioni varie
  • indicazioni bibliografiche
  • consulenza organizzativa
  • fornitura materiali
  • La tabella

    La tabella che segue riassume sinteticamente gli argomenti che hanno caratterizzato la riflessione all'interno della Commissione Intercircolo del Distretto 33 nell'anno scolastico scorso.

    L'attenzione del gruppo di lavoro si è focalizzata sugli atteggiamenti e le azioni che, a nostro modo di vedere, meglio possono rispondere alle problematiche esaminate e precisamente nei momenti dell'emergenza, nell'attuazione della didattica interculturale, in merito alle procedure per l'inserimento che rappresentano "situazioni" che quotidianamente ci coinvolgono o ci possono coinvolgere.

    Dalla determinazione di queste coordinate ci siamo domandate quali caratteri personali - specificità - potevano facilitare l'avvicinamento al problema che ci interessava.

    Da qui è emerso che ciascuno di noi possiede alcune caratteristiche culturali, relazionali e professionali che permettono di "mettersi in sintonia" con le situazioni su cui si stava riflettendo.

    Ecco che, con successive rielaborazioni, ripensamenti, riscritture, siamo giunte alla stesura della tabella che segue e che rappresenta per il gruppo un punto d'arrivo, ma anche la base di partenza per un eventuale futuro lavoro.

     

    Appunti e …

    ATTEGGIAMENTI AZIONI

    SPECIFICO CULTURALE

    SPECIFICO RELAZIONALE

    SPECIFICO PROFESSIONALE

    Emergenza

     

     

     

     

    • capacità di ricercare
    • disponibilità al confronto
    • capacità di stabilire relazioni (colleghi, famiglie, extrascuola)
    • volontà di relazionarsi instaurando rapporti di stima, rispetto, fiducia negli altri
  • agire con tatto, fermezza, responsabilità rispetto al contesto
  • essere disponibili e costanti
  • instaurare rapporti di fiducia
  • prendere contatto con le famiglie
  • far conoscere l'alunno alla classe
  • far conoscere all'alunno l'ambiente scolastico e le persone
  • porre particolare attenzione a reazioni di disagio più o meno manifeste
  • osservare le caratteristiche dell'alunno nel gruppo formalizzato e non
  • individuare le motivazioni dell'alunno
  • individuare le modalità della comunicazione verbale ed extraverbale
  • ridurre l'uso di termini astratti e vocaboli tipici a favore di un linguaggio più efficace e vicino alla realtà dei bambini
  • Didattica interculturale

     

     

     

     

     

    • disponibilità a conoscere
    • disponibilità ad integrare conoscenze (lingua, religione, usanze, costumi, altro...)
    • disponibilità ad approfondire rapporti
    • volontà di modificare/integrare/arricchire il proprio bagaglio culturale e professionale
  • essere "accoglienti"
  • mostrare e suscitare "curiosità"
  • cogliere ed indirizzare "l'interesse"
  • creare un clima relazionale positivo
  • diversificare i contenuti
  • decentrare il "punto di vista"
  • "ammettere l'errore" sia da parte dell' ins. che dell' alunno
  • usare abitualmente "tecniche" non usuali (video, audiocassette, computer, altro ... )
  • ridurre progressivamente le lezioni frontali a favore delle lezioni dialogate (tecnica del brain storming, lavoro di gruppo, altro...)
  • incrementare progressivamente l'uso di metodi e pratiche didattiche diversificati per permettere agli alunni di "imparare ad apprendere" sviluppando le abilità peculiari di ciascuno
  • strutturare piani di lavoro (u.d., pgr.,pgt.) vari, fantasiosi, modulari, significativi, contestualizzati
  • Procedure per inserimento

    • conoscenza di norme legislative
    • conoscenza della specificità territoriale (comuni, scuole, altri enti, associazioni)
    • conoscenza di organizzazioni etniche presenti sul territorio
  • fornire indicazioni e indirizzare rispetto a:
    1. amministrazione scolastica/comunale
    2. servizi sociali/sanitari
    3. enti e/o associazioni culturali
    • creare momenti/spazi di accoglienza
    • attivare lo scambio dialogico non formalizzato alunno/insegnanti, alunno/alunni, insegnanti genitori, genitori/genitori

    A cura della Commissone Intercircolo – Avallone, Bandera, Belloli, Bomei, Corna, Frigoli, Mattusi, Pelucchi, Picchetti, Savini, Scaiotti, Villa.

     

    … spunti di lavoro

     

    Speciale insegnanti, ovvero da ® a

    Spostare l'attenzione

    da... a...

    da cosa insegnare a come insegnare

    dalla conoscenza vista come sapere "sapiente" alla conoscenza vista come sapere "costruito"

    dalla scuola vista come unico luogo formativo alla scuola vista come uno dei centri formativi

    dal libro - carta - penna alle tecnologie interattive e multimediali

    dall'insegnante trasmettitore di conoscenze all'insegnante tutor, accompagnatore, capitano

    dall'alunno recettore di conoscenze all'alunno costruttore di conoscenze

    dal lavoro in classe alla collaborazione con altre classi e scuole

    dall'insegnamento legato alla memorizzazione di dati all' insegnamento integrato dei saperi

    dalla valutazione sommativa di conoscenze dichiarative alla valutazione formativa di conoscenze procedurali

    dall'apprendimento "per la scuola" all'apprendimento "per la vita"

     

    ad. da Tuttoscuola

     

    Numero Zero

    Anno 2 n.2

    novembre 97

     

    Alunni stranieri.

    Un decalogo per l'inserimento?

    La realtà nelle scuole del nostro territorio ci mette di fronte a situazioni varie e variegate dove i bambini che si ritrovano sotto la dizione di "immigrati" o "stranieri" sono ancora difficilmente definibili con sicurezza da coloro che si trovano ad agire con loro e per loro.

    Il più delle volte bambini con biografie e percorsi d'arrivo differenti sono accomunati nella medesima categoria di "straniero".

    In effetti ci troviamo di fronte a situazioni molto diverse: bambini nati in Italia da famiglie immigrate; figli di coppie miste; bambini giunti da paesi africani, arabi, asiatici, latino-americani in seguito ai ricongiungimenti famigliari; ragazzini e ragazzine adottati da paesi dell'est europeo, o semplicemente tornati nel nostro paese con genitori precedentemente emigrati.

    Questa diversità di situazioni si traduce in una varietà di risposte anche sul versante scolastico con il quale tutti questi minori vengono inevitabilmente a contatto.

    Esperienze in questo campo suggeriscono alcune modalità d'approccio che possono fornire un contributo operativo a chi si sta misurando, qui e ora, con questa realtà.

    Un riferimento utile è il Decalogo Aperto indicato da Graziella Favaro, operatrice e studiosa del tema, che propone di andare oltre la descrizione e la segnalazione di problemi e questioni generali per giungere a delineare modalità di comportamento che facilitano l'avvicinamento a queste situazioni.

    Eccone tre punti:

    • Tutti i bambini, di qualunque nazionalità essi siano, hanno diritto all'inserimento educativo e scolastico così come affermato dalla Carta dei diritti dell'infanzia (Convenzione ONU 1989). Anche i minori in situazione d'irregolarità giuridica – o la cui famiglia sia irregolare – hanno pieno diritto di essere inseriti nella scuola e nei servizi educativi del paese d'immigrazione.

  • Il ricongiungimento delle famiglie "spezzate" comporta l'arrivo dei minori stranieri in momenti diversi dell'anno. I bambini stranieri devono essere accolti e inseriti nella scuola in qualunque momento dell'anno scolastico essi arrivino.
  • Gli alunni stranieri vengono inseriti nella classe successiva a quella frequentata con esito positivo nel paese d'origine. La non conoscenza della lingua italiana non deve penalizzare il bambino immigrato, mettendolo da subito in una situazione di ritardo scolastico e in una classe inferiore all'età.
  • Poche indicazioni chiare e condivisibili per sapere come fare.

     

    Indicazioni, informazioni, suggerimenti, proposte e … altro

    Parlare con i nostri alunni di intercultura, diversità, pregiudizi, discriminazione, può sembrare ad un primo approccio un'impresa … irrealizzabile.

    A volte però basta un suggerimento, un'idea, una traccia per cominciare a costruire intorno e dentro un argomento, un concetto che a prima vista ci appariva poco proponibile nella nostra attività quotidiana in classe.

    Queste poche righe rappresentano, in effetti, un invito a provare, magari approfittando di alcuni materiali e strumenti disponibili allo Sportello distrettuale Alunni nomadi e stranieri, dove chi è "curioso", può trovare un'idea, un'indicazione, un libro per cominciare.

    Nel frattempo, per chi preferisce cercare qualcosa da subito per riflettere, informarsi o rendersi conto di ciò che si può usare facilmente, ecco un elenco di materiali, libri, iniziative varie.

     

    Materiali Videoeducativi

    Un mondo per giocare – le culture in gioco

    Le culture degli altri – interviste "rubate"

    Tulilem - favola animata universale

    Collana 3600 - unità di lavoro per la scuola di base

    La favela parla

    Il viaggio del cacao

    Dentro la medina

    Il viaggio del tappeto

    Io gioco così

    Se ritorna il dugongo

    Tutti i materiali elencati sono reperibili c/o il CESVI a Bergamo Tel n. 035/243990 - fax 035/229046

    Libri

    Ali Babà e le quaranta ricette – COOP

    L'orologiaio matto + calendario multietnico 1998

    L'Europa delle culture – ISMU

    Scopri l'Africa – Marocco - CESVI

    Iniziative

    Scuola Plurale- per una didattica della differenza

    Corso di aggiornamento – iscrizioni entro il 20 dicembre - telefonando allo 035/692681

    "Gli altri siamo noi"

    Mostra interattiva

    per visitarla, fino al 28/11, telefonare allo 0363/95052

     

    Suggerimenti per il lavoro

    Le fiabe tradizionali così come quelle moderne permettono di trovare spunti e situazione adatte allo sviluppo dei temi tipici della pedagogia interculturale.

    Ogni fiaba, in genere, presenta la possibilità di diversi livelli di lettura, che consentono di far riflettere gli alunni e di abituarli ad esprimere atteggiamenti positivi nei confronti degli altri.

    Un esempio. La Sirenetta è una fiaba classica che si presta ad almeno tre livelli di analisi su cui ci si può soffermare:

    tratti fisici che distinguono riflettere sulla diversità

    sentimenti che uniscono

    aspettative (ciò che si vorrebbe)

    riflettere sul desiderio

    realtà (ciò che si è/possiede)

    difficoltà (situazioni difficili)

    riflettere sulla trasformazione

    empatia (situazioni positive)

    NB: Il corsivo indica la reperibilità c/o lo Sportello distrettuale

    Numero Zero

    Anno 2 n.3

    dicembre 97

     

    Alunni stranieri.

    Ancora sull'inserimento

     

    L'inserimento a scuola dei bambini stranieri comporta attenzioni e decisioni di carattere burocratico, organizzativo, relazionale, didattico. La loro presenza pone al team docente problemi didattici specifici, ma coinvolge tutta la scuola.

    Riflettere sui bisogni di questi bambini significa ricercare soluzioni nuove sull'organizzazione didattica, sui contenuti, sulle modalità di comunicazione utilizzate per tutti. La presenza dello straniero diventa un'occasione per ripensare e rivedere stili e modalità educative.

    Alcune modalità di inserimento degli alunni stranieri nella scuola italiana, del tipo sink or swin (affoga o nuota), si trasformano in problemi e difficoltà, se non gestite con efficacia e con risposte adeguate.

    Gli insegnanti indicano nelle difficoltà di comunicazione, e nell'insufficiente padronanza della lingua italiana, le cause di risultati scolastici non soddisfacenti.

    Difficoltà comunicative e scarsa dimestichezza con la lingua della scuola, la lingua per studiare, veicolo di ogni apprendimento disciplinare condizionano spesso negativamente il processo di costruzione delle conoscenze.

    Al di là di queste considerazioni non bisogna dimenticare che il bambino straniero si trova a dover imparare oltre alle nuove "regole del gioco"; la lingua italiana per la comunicazione quotidiana – dire, chiedere, capire, giocare ... - ; e anche la lingua della scuola attraverso un percorso difficile, che richiede tempi lunghi con momenti intensivi di insegnamento individualizzato e percorsi continuativi e mirati da parte del team.

    In questa situazione di immersione il bambino straniero si trova del tutto disorientato, nel senso che la bussola che gli forniscono i suoi genitori "qui e ora" non funziona, il nuovo strumento non è ancora intelligibile in quanto regole, comportamenti e modi di fare sono, in un primo momento, percepiti come opachi.

    Anche gli stili relazionali, di comunicazione, di apprendimento che sono propri di ciascuna cultura, vengono percepiti spesso come "disorientanti" da chi giunge da contesti "altri".

    Come si può rendere meno traumatico questo momento?

    Si possono ipotizzare due situazioni tipo che vanno gestite con la dovuta attenzione e gradualità, rispettando tempi e silenzi del bambino neo-arrivato:

    l'arrivo atteso che permette al team di preparare l'accoglienza insieme alla classe (possono essere utili informazioni sul paese di provenienza, cartine, foto … parole o espressioni per i saluti …);

    l'arrivo inatteso che deve attivare il team e la classe che accoglie per consentire al bambino di orientarsi e conoscere il nuovo ambiente e le persone che ci vivono, per prevenire situazioni di chiusura o di rifiuto.

    Ad. Rid. da Bambini stranieri a scuola, di D. Demetrio, G, Favaro, La Nuova Italia

     Conoscere per comprendere

    Proposte bibliografiche per approfondire la conoscenza delle culture e delle letterature dei popoli extraeuropei

    Narrativa araba contemporanea

    Caratteristica della recente narrativa araba è un'evidente discontinuità nei suoi valori; denominatore comune è comunque l'insistenza sulla contraddizione esistente fra la solidità delle cose materiali e la fragilità del carattere dell'uomo, sull'impatto della cruda realtà sulle convinzioni interiori, sul distacco fra la società qual è e i veri valori che dovrebbero ispirarla, pur se non mancano tendenze ad un'interpretazione poetica della realtà.

    Marocco

    Ben Jelloun, Tahar – Creature di sabbia – Einaudi

    Coukri, Mohammed – Il pane nudo – Theoria

    Algeria

    Djebar, Assia – Donne d'Algeri nei loro appartamenti – Giunti

    Mimouni, Rachid – La tribù felice - Mondadori

    Tunisia

    Perol, Hughette – Il leone senza corona -SEI

    Egitto

    Mahfuz, Nagib – Vicolo del mortaio - Feltrinelli

    Nawal, El Saadawi - Firdaus – Giunti

    Iraq

    I minareti e il cielo. Racconti persiani del '900 – Sellerio

    Siria

    Habibi, Emil – Le straordinarie avventure di Felice Sventura il Pessotimista – Editori Riuniti

    Khalifaf, Sahar – Diario di una donna palestinese - Giunti

    Da Racconti sconosciuti, Guida bibliografica, AAVV, Amm.Pr.le R.E.

     

    Non escluderò mai dalla mia vita i fili d`erba

    Da - Dove è nato il pulcino - aforismi per bambini amanti della libertà - EDIZIONI PULCINOELEFANTE

    Numero Zero

    Anno 2 n.4

    gennaio '98

     

    E … la classe?

    Di nuovo sull'inserimento

     

    La classe, si sa, non è un contenitore istituzionale indifferente dal punto di vista formativo - relazionale.

    Essa costituisce un contesto d'interazione, una situazione essenziale per promuovere una positiva esperienza scolastica per tutti gli alunni. Il passaggio dall'inserimento all'integrazione dei bambini stranieri, ma non solo, trova infatti, nel clima relazionale che si agisce nella classe, un elemento fortemente facilitante o inibente rispetto alla possibilità di instaurare rapporti positivi.

    Gli alunni che formano una classe, si presentano inizialmente come un aggregato; perché diventino un gruppo, caratterizzato da dinamiche promozionali, non è sufficiente che il tempo scorra. La realtà di classi disgregate e con pesanti problematiche relazionali dimostra che la coesione del gruppo classe è una meta da raggiungere attraverso un percorso dinamico.

    Un gruppo classe, che si possa definire tale, mantiene un equilibrio tra le dimensioni dell'operosità e dell'affettività, riuscendo così a permettere a tutti i bambini di utilizzare le proprie abilità per costruire, all'interno di un clima sociale sereno, la propria storia apprenditiva.

    Operosità

    L'operosità appare a prima vista un termine desueto, quasi inadatto ad una società post-tecnologica. Utilizzarlo, relativamente a quegli aspetti della vita collegati all'apprendimento, può sembrare una forzatura, ma se pensiamo che insegnare significa oggi principalmente far imparare ad apprendere, cioè mettere gli alunni in condizione di imparare a costruire la propria conoscenza, ecco che il concetto di operosità, che riconduce al lavoro artigiano, alla capacità di pensare, progettare, realizzare il proprio manufatto diventa una metafora chiarificatrice. Manufatto "unico" in quanto costruito da quell'artigiano con i mezzi, le capacità e l'esperienza che aveva a disposizione in quel momento.

    Opera unica! Non standardizzata!

    Di fronte ad essa l'artigiano conferma a se stesso le sue abilità: "Ce l'ho fatta", "anche la prossima volta ce la potrò fare"… E la sua consapevolezza influirà sulla volontà di riprovare.

    La paura di non farcela viceversa può portare anche a non provarci più.

    Anche se la scuola non è una bottega artigiana - del resto non esistono più nemmeno nei paesi penserà qualcuno - spesso troppo spesso il prodotto è acquistato dall'insegnante come semilavorato o come kit di montaggio al supermercato del bricolage e non importa se a Lucia piace il ricamo e a Shalini cucinare piatti tradizionali, tutti si lavora all'assemblaggio di "comode" sedie d'alluminio e formica che domani probabilmente nessuno comprerà.

    Fuor di metafora non dobbiamo sottovalutare quello che gli alunni, tutti gli alunni, possono agire e pensare nella e della loro riuscita scolastica perché quel pensiero condizionerà la formazione del concetto di sé, le loro attese sul futuro e la loro integrazione sociale.

    I gruppi classe, i cui insegnanti propongono solo assemblaggi e bricolage, puntando esclusivamente sull'abilità strumentale per ottenere un lavoro presentabile (quante volte capita di vedere lavori perfetti formalmente grazie al "ritocco pesante" dell'insegnante!), inevitabilmente sviluppano dinamiche personali e sociali che spesso sono prodromi di situazioni critiche di disaffezione e di rifiuto, fino ad innescare circoli viziosi di disagio indotto, di insuccesso scolastico e di isolamento sociale.

    Affettività

    La dimensione dell'affettività rimanda invece a quegli aspetti della realtà interpersonale che riguardano l'attenzione alla persona, al suo trovarsi a proprio agio, al suo sentirsi serena, accettata e valorizzata.

    Nel gruppo classe ogni alunno vive i rapporti con i compagni e con l'insegnante in modo coinvolgente.

    Le modalità prevalenti con le quali si agiscono e si manifestano i rapporti vanno a costruire il clima della classe, inteso come contesto socio - psicologico in cui si creano e si trasformano le relazioni. La costruzione di un clima positivo è un elemento fondamentale per favorire la formazione di benessere psicologico e di un identità positiva; inoltre questo consente al gruppo di raggiungere una coesione tale da facilitare il processo di integrazione di ogni alunno, straniero o autoctono che sia.

    Equilibrio

    Trovare e mantenere il proprio equilibrio tra la dimensione dell'operosità e quella dell'affettività non è facile.

    L'azione didattica, se vuole esserne promotrice, deve curare sia la dimensione del saper fare che quella del saper essere. Solo così, potrà diventare un'azione significativa, capace in altre parole di promuovere l'integrazione di tutti gli alunni e di realizzare il vero senso di ogni intervento educativo.

     

    Riferimenti operativi importanti

     L'Ufficio Interventi Educativi della dott.ssa Marchesi, ha inviato a tutti i Capi d'Istituto un promemoria riguardante iscrizione ed accoglienza alunni stranieri (prot. N. 100/c27a Bg 02/01/98) dove vengono ricordate norme e procedure per l'inserimento nelle classi di bambini e ragazzi stranieri.

    Il documento si presenta articolato, ma di facile consultazione e fornisce, in maniera semplice e chiara, riferimenti legislativi e suggerimenti utili per affrontare l'emergenza.

     

    NOVITÀ

     Lo Sportello Scuola di Bergamo, con sede presso il Centro Risorse Educative del comune di Bergamo, in via Ruggeri da Stabello, 34 - accanto alla Scuola Media "Angelini" (quartiere Valtesse), tel. 035/399577 - ha iniziato la pubblicazione di un foglio - Marhabem!! - dove si possono trovare suggerimenti, favole, giochi, libri, corsi, convegni e altro ancora su alfabetizzazione e intercultura.

    Il foglio è allegato alla circolare del Provv.to citata in precedenza.

     

     

    Numero Zero

    Anno 2 n.5

    febbraio '98

     

    ELAMRON

    Uno dei bisogni delle istituzioni educative, e della scuola in particolare, è quello di strutturare ed omologare in base ad un presunto modello pedagogico ritenuto ideale e valido per tutti.

    In ambito scolastico questa convinzione si traduce in proposte didattiche ripetitive ed identiche per ogni bambino: schede e ancora schede, per tutte le attività, dall'educazione musicale all'educazione psicomotoria, passando per lingua, matematica e tutto il resto. Le fotocopie sono un po' il simbolo di questo modo di fare scuola: proposte identiche, incolori, rivolte a bambini che dovrebbero crescere tutti uguali senza il riconoscimento di alcuna differenza, nemmeno la più evidente, quella di genere.

    L'individualità, la diversità, la straordinarietà nascosta non trova molti spazi e possibilità per uscire allo scoperto; resta spesso celata (…) e per emergere ha bisogno del paziente lavoro dell'adulto educatore. È necessario ricominciare a osservare con sguardo attento per cogliere e favorire la genialità di ciascuno. (…)

    Recuperare spazio per la creatività e l'immaginazione vuol dire consentire alla diversità e alla originalità di manifestarsi con modalità espressive proprie. È difficile, per chi si occupa di educazione, accogliere l'idea della pluralità di risposte agli stimoli proposti. I comportamenti divergenti suscitano ansia e l'omologazione è una delle modalità con le quali questa ansia può essere contenuta.

    Liberare la propria individualità profonda consente anche la libertà di accogliere altre individualità, permette di maturare la capacità di vivere "da altri" superando mortificazioni e livellanti integrazioni.

    Noi adulti nei confronti dei bambini siamo frequentemente affetti da miopia e sordità e quando ci capita un bambino che guardando lontano ci indica la luna noi adulti, come gli imbecilli del proverbio cinese, guardiamo il dito e non la luna. E lo facciamo semplicemente perché i bambini non li conosciamo, non li ascoltiamo, non li frequentiamo. E ci atteggiamo da sapienti solo perché abbiamo letto qualche libro che parla di bambini, e spesso, consapevoli della nostra ignoranza, cerchiamo di nasconderla mascherandoci da esperti e indossando gli abiti dello studioso. §

    L'ascolto indifferenziato toglie spessore alla comunicazione, vanifica ogni connotazione e mette in rilievo solo gli elementi più superficiali e banali. ª

    §da "Il bambino fra autorità e libertà - Il potere degli adulti - S.Spaggiari, Ed. Volontà

    ª rid. ad. CEM/MONDIALITÀ - OTT.97 pag. 14 e segg. Anno 2 n. 2 novembre 97

     

    Normale?

    Papà

    Cosa vuol dire

    un bambino

    normale?

    C'era una volta

    un signore

    orgoglioso e potente.

    Fece un giardino di rose

    le più belle del mondo

    e

    la durezza di un muro

    teneva il mondo lontano.

    Bussarono al suo cancello

    trifogli e violacciocche

    papaveri e ranocchi

    e un bastardino

    strabico e allegro

    e mille

    erbe curiose.

    Non poterono entrare.

    "Normale"

    è una parola - cancello.

    M. Bolognese

     

    NORMALE !

    << I piedi vengono avvolti in una pelle morbida e in una molto rigida. Quella morbida è per lo più elastica e si adatta facilmente al piede, al contrario di quella rigida. Anche questa è fatta con la pelle di un robustissimo animale, la quale viene lasciata a bagno nell'acqua, poi raschiata con un coltello, battuta e stesa al suolo fino a che si è completamente indurita.

    Con questa il Papalagi si costruisce poi una sorta di canoa dal bordo molto alto, grande giusto quanto basta per farvi entrare il piede.

    Queste barche da piedi vengono poi legate e allacciate con cordoni e ganci intorno alla caviglia, così che il piede resta chiuso in un rigido guscio, come il corpo di una lumaca di mare.

    Queste pelli da piedi il Papalagi se le porta addosso dal levar del sole fino al tramonto, con esse fa i suoi viaggi, danza e le porta anche quando fa caldo come dopo la pioggia tropicale.

    Poiché tutto ciò è assai innaturale, come il bianco del resto ben comprende, e rende i piedi come morti, tanto che cominciano a puzzare, e poiché in effetti la maggior parte dei piedi europei non sanno più afferrare una cosa o arrampicarsi su una palma, per tali ragioni il Papalagi cerca di nascondere la sua follia ricoprendo la pelle di questo animale, che naturale sarebbe rossastra, con molto sudiciume, che poi rende lucido a furia di strofinare, così che gli occhi non possono sopportare il luccichio e si volgono altrove>>.

    Tuiavii di Tivea, Papalagi, Millelire Stampa Alternativa

     

    Normale

    Nell'analisi dell'istituzione scolastica risalta tutto il paradosso dell'uguaglianza, così come essa si è andata strutturando all'interno della cultura occidentale.

    L'eguaglianza nasce come aspirazione dell'individuo ad abbattere i privilegi del potere costituito, a cancellare le gerarchie storicamente affermate: nasce come determinazione di ogni individuo ad essere considerato, nella sua diversità uguale agli altri.

    Ma ecco il paradosso: è l'uguaglianza che deve garantire la diversità, difendere cioè l'unicità e la validità di ogni esperienza, negando le gerarchie.

    M. Callari Galli, Lo spazio dell'incontro, MELTEMI

    Numero Zero

    Anno 2 n.6

    marzo '98

     

    Insegnare la comunicazione

    Tradizionalmente la scuola si basa su due strumenti di comunicazione: la parola scritta e quella orale.

    Rispetto ad essi dovrebbe aver raggiunto un grado di competenza tale da non temere confronti: in realtà non è così.

    Specialmente per quanto riguarda l'uso della parola orale l'insegnamento scolastico non è particolarmente ricco di inventiva: normalmente infatti il suo uso nella didattica è limitato alle lezioni frontali a cui fanno seguito, dopo un periodo più o meno lungo, verifiche di quanto si è capito e studiato per mezzo di interrogazioni: anche nei casi in cui la discussione o la relazione entrino a far parte della pratica didattica, l'uso della parola orale non è quasi mai oggetto di una tematizzazione appropriata.

    Ma attenzione non basta infatti la pratica della parola per divenire capaci di parlare, di comunicare ad altri in modo soddisfacente le nostre emozioni io dei contenuti di conoscenza.

    La prima cosa da evidenziare è che la parola è strettamente legata al corpo: per rivalutare la parola orale è allora indispensabile partire dal ripensamento delle relazioni umane all'interno della scuola e della classe.

    È necessario poi riflettere sulla complessità della comunicazione verbale: quando si parla si comunica con le parole ma anche con i gesti e il significato delle parole è strettamente collegato a quello dei gesti che le accompagnano, all'altezza della voce, del tono.

    Parlare vuol dire allora - prima ancora che trasmettere dei contenuti - intrecciare delle relazioni affettive.

    La parola orale quindi è legata alla situazione affettiva (amore, paura, noia ecc.) in cui viene pronunciata.

    Ad. Rid. Da Ecole n.27 dic. 1994 - La parola orale - di M. Doglio

     

    Lo sapevate che …

    ... quando una persona parla per comunicare una quantità di informazioni pari a 100 nella decodifica del pensiero in parole si perde circa il 30% d ella completezza e della chiarezza del concetto?

    Il ricevente del messaggio percepisce una serie di informazioni che rappresentano circa il 40% del pensiero originale dell'emittente.

    Nel processo di decodifica il ricevente ridurrà di un altro 20% il contenuto del messaggio.

    Infine della globalità del pensiero dell'emittente espresso attraverso la comunicazione verbale, resterà al ricevente non più del 10%.

     

    Pro - voc - azioni

    "Così si narra di quel filosofo che, avendo due allievi, uno zuccone e l'altro indisciplinato, li cacciò tutti e due, l'uno perché, pur volendo non poteva studiare, l'altro perché, pur potendo, non voleva".

    E se fossero proprio gli insegnanti la causa del disgusto verso gli studi?

    Quanti di coloro che si assumono l'incarico di educare pensano di rendere l'alunno desideroso di apprendere?

    E se il "diverso" fosse il risultato di un'azione educativa che non ha dato i risultati attesi?

    E se gli individui non fossero uguali, ma solo di pari valore?

    Chi stabilisce gli standard dell'uguaglianza?

    E i criteri dell'eccellenza?

     

    Non pensate al domani: è un vostro diritto.

    Ma poi non lamentatevi

    quando vi coglierà alla sprovvista

    (J. Brunner)

    Non potremo trovare rimedi se prima non avremo trovato il male, o meglio ancora, le cause del male. Che cosa ha finora ritardato l'attività didattica e i suoi progressi, tanto che la maggior parte di coloro che hanno trascorso la vita sui banchi di scuola non hanno appreso in fondo le scienze e le arti, anzi certune neppure le hanno salutate dalla soglia? Ecco le cause più verosimili:

    Primo: non erano mai stabilite le mete che gli scolari dovessero raggiungere ogni anno, mese, giorno; tutto era quindi lasciato al vago;

    Secondo: non erano tracciati percorsi di insegnamento che conducessero senza errori alla meta;

    Terzo: gli insegnamenti, che sono collegati per materia, si impartivano tenendoli separati senza connessione alcuna.

    (Comenio, Didactica Magna, Amsterdam 1657)

     

    Giochi per l'accoglienza

    AA.VV. Benvenuto! (con 32 giochi di accoglienza) Meridiana L. 28.000

    Loos Naturalmente giocando Ega L. 20.000

     

    SEGNALAZIONE

    AMISTAD

    È uno straordinario film sul linguaggio.

    Il caso dell'Amistad - ha detto Spielberg - è una drammatica e attualissima metafora della nostra incapacità di capire davvero gli altri

    Numero Zero

    Anno 2 n.7

    aprile '98

     

    METTIAMOCI IN CERCHIO

     

    I progetti, i programmi sono di per sé materiale inerme.

    Ci sono infatti moltissime persone che sanno fare bellissimi progetti e bellissimi programmi: gli empori delle idee sono ormai accessibili a tutti.

    Ma ciò che conferisce al progetto dignità è la realizzazione dell'obiettivo per cui è stato pensato, ideato.

    Il "come" è il vero banco di prova; sul come si gioca la competenza, l'attendibilità e la coerenza degli ideatori.

    Ma ogni idea ha i suoi costi e qui si pone il grande problema delle risorse cui attingere.

    Ci si impone uno sforzo creativo, una capacità di rischiarci in nuove forme.

    Il compito è impegnativo e richiede "capacità nuove".

    Dobbiamo ridisegnare dentro di noi un modello dell'agire solidale, condivisibile e misurabile, che ci consenta di essere insieme, persone e struttura, strumenti liberi da comportamenti di sottomissione, costruzione forte della sinergia.

    Esiste una modalità, suffragata dalla psicologia, che, più di qualsiasi altra, dispone e apre alla fertilità comunicativa, al fare-comune ed è il mettersi in cerchio:

    "quando gli uomini si devono mettere d'accordo, formano un cerchio quasi per una legge segreta".

    In cerchio ci si afferma con pari dignità, si converge verso un obiettivo comune, si abbraccia e tutela il patrimonio condiviso, si retrocede per essere più accoglienti, è ininfluente il posto che si occupa.

    Mettersi in cerchio vuol dire saper perdere la propria centralità, essere aperti ai valori di cui ciascuno è portatore, accettare l'altro senza condizioni.

    Il cerchio non ha inizio e non ha fine, comincia e termina dappertutto, ricurvo in se stesso è una figura sincera, forte, concorde.

    Il cerchio è ruota, movimento, energia, flusso, ciclo, continuità, sole, terra, ovulo, vita.

    Questa immagine è dedicata a tutti coloro che amano ancora mettersi in gioco, alimentando dentro di sé il germe prezioso della relazione solidale.

    "La mia follia mi ha protetto, da sempre, dalle seduzioni dell'élite, mai mi sono creduto il felice proprietario di un talento". J.P. Sartre

    di N. Scardeoni da www. Edscuola.com/archivio

     

    Una nuova concezione di scuola?

    Tra prospettive e utopie ...

     

    La scuola deve cambiare la sua filosofia e i suoi modelli di organizzazione al fine di gestire realtà sempre più complesse. Le singole scuole devono sviluppare sempre più un loro particolare profilo:

    • gli orari scolastici devono essere allargati con modelli di insegnamento aperto e lavori progettuali come elementi portanti;

  • l'insegnamento frontale deve essere reso più vivace, devono essere organizzati metodi di lavoro e di apprendimento cooperativo;
  • emerge la necessità di trasmettere e di mediare un sistema di valori che è ormai sempre meno retaggio della popolazione scolastica;
  • sui compiti sociali ed extracurricolari si rende necessario operare solo in gruppo.
  • Una scuola che organizza il suo processo di sviluppo con la partecipazione di insegnanti, alunni, genitori ed altri membri della comunità:

    • sviluppa un'architettura sociale che incoraggia le persone ad usare le proprie capacità e carenze per la soluzione dei problemi in cooperazione;

  • usa strumenti al fine di riflettere criticamente sulla propria esperienza, di imparare da resistenze e conflitti e di giustificare gli obiettivi di sviluppo cui aspira;
  • vivacizza il metodo e la cultura di insegnamento;
  • mette a confronto le richieste di cultura (curricolo) con le richieste di vita degli alunni;
  • rende flessibile l'organizzazione modulare formando gruppi di classi della stessa età o con interventi rivolti a squadre di piccoli gruppi, con classi di età diverse, con l'integrazione di bambini (handicappati e non) in attività con obiettivi differenziati, con fasi di approccio di nuovo tipo (uso del computer), con mutate tipologie di valutazione dell'esecuzione, ecc.;
  • crea interscambio culturale sul territorio attraverso contatti con istituzioni extrascolastiche, con scuole vicine e lontane;
  • sperimenta.
  • Gli insegnanti di una "Learning School" sono specialisti dell'insegnamento e dell'apprendimento:

    • cooperano con esperti laddove non siano in grado di aiutare i loro alunni con le proprie risorse;

  • valutano le loro differenze di capacità e di interessi un arricchimento e non un ostacolo per il lavoro comune;
  • lavorano mettendo a frutto il complesso delle proprie capacità ed abilità umane ed accettano tanto le proprie che le altrui capacità e debolezze;
  • considerano l'autocritica e la critica altrui sul proprio lavoro componenti esplicite della propria professione;
  • sono disponibili a lavorare in gruppo, a permettere la partecipazione dei colleghi alle loro attività e a rendere pubblici i risultati del loro insegnamento;
  • conteggiano nella loro quota lavoro anche il lavoro preparatorio;
  • accettano gli alunni non solo come partners interattivi, ma anche come partners cooperativi nelle intese e nei progetti.
  • Gli insegnanti devono soffermarsi e riflettere collegialmente, in un'intesa comune, su come l'insegnamento e l'apprendimento possano essere organizzati e trarne le conclusioni per la loro didattica.

    Il termine "Learning school" suggerisce l'idea di una scuola come organismo vivente ed unico, capace di organizzare il proprio sviluppo tramite le persone che ci lavorano.

    La progettazione degli interventi e la sua realizzazione in un team, il lavoro in ambiti disciplinari, il lavoro nei progetti e su tematiche specifiche, le commissioni pedagogiche che siano preparate da gruppi di insegnanti, sono caratteristiche di questa scuola.

    Rid. Ad. "Learning School", Schratz 1996

     école

    Costruire l'uguaglianza, liberare le differenze

    IDEE PER L'EDUCAZIONE

    www.schole.com

     

    Numero Zero

    Anno 2 n.8

    maggio 1998

     

    NON SOLO ALFABETIZZAZIONE

    A questo punto del percorso scolastico è evidente, per chi ci ha seguito in questi due anni di attività di Sportello, che quando si parla di alunni stranieri nella scuola di base, si pongono una serie di problematiche che non coinvolgono esclusivamente chi non è nato nella nostra cultura. Questi nodi sono riconducibili ad aspetti intrinseci ed estrinseci alla professione docente che necessitano di essere attentamente considerati.

    Mi riferisco specificatamente ai "vissuti" delle persone coinvolte negli inserimenti - alunni, insegnanti, genitori - ed ai fattori "strutturali" organizzativi e formali, che non favoriscono, né facilitano l'accoglienza, se è vero come è vero che ultimamente le scuole tutte hanno avvertito la necessità di pensare dei progetti per l'accoglienza.

    Sono problemi questi che pur essendo di non facile soluzione, si possono ridimensionare se e nel momento in cui l'insegnante - il corpo docente - si sia reso conto che occorre sempre più ripensare e ricollocare il proprio ruolo in una prospettiva nuova in cui aspetti finora poco considerati possono emergere delineando nuove ed indispensabili caratteristiche di cultura, preparazione e capacità operativa. (cfr. Volti dell'educazione, a cura di C. Scurati, Ed. La Scuola, L. 38.000)

    Ripensare l'educazione diventa, in quest'ottica, il motore per realizzare appieno un itinerario formativo anche per i bambini stranieri che, è noto, spesso sono portatori di valori e di istanze che confliggono con quelle comunemente accettate nel nostro contesto culturale.

    Al di là quindi delle "pastoie" quotidiane bisogna riappropriarsi della volontà di rispondere con nuove capacità d'intervento, che qualificano e danno valore al lavoro scolastico.

    ACCETTARE. L'accettazione presuppone la volontà di "ammettere" nel senso di accogliere nel gruppo, ma anche in quel "non luogo" psicologico-affettivo che consente l'inizio di una relazione. Nel caso specifico significa permettere al bambino, ma non solo, di coinvolgerci nella sua storia.

    CONOSCERE. Nella nostra professione lo spazio della conoscenza è soggetto a continui adattamenti per poter "comprendere" la dimensione dell'altro e la sua potenzialità culturale.

    PARTECIPARE. Non serve chiudersi, isolarsi, sentirsi "unici". Bisogna imparare ad "essere unici tra gli altri" per partecipare ciò che si è, ciò che si sa e ciò che si sa fare. La chiave di volta è condividere l'esperienza, renderla trasparente a sé e agli altri per trasformarla in capacità educativa e creativa.

    ACCOMPAGNARE. La responsabilità educativa non può essere derogata. Ognuno di noi ha il dovere di sentirsi "in gioco" nella formazione dei suoi alunni. Accompagnare non significa imporsi o farsi trascinare. È indispensabile riappropriarsi del "ruolo" di guida nella relazione educativa.

    PROPORRE. Il ruolo culturale e professionale deve essere riconsiderato e utilizzato come fonte di proposte per il cambiamento, là dove è necessario, e per lo sviluppo di modalità nuove di interazione nelle situazioni in cui già la capacità di "agire" si è positivamente affermata.

    ASCOLTARE. L'apertura mentale al dialogo è presupposto per la ridefinizione di un ruolo docente fortemente svalutato. La comunicazione tra le componenti sociali e professionali deve trovare lo spazio che le è necessario per imparare a creare modalità di comunicazione costruttive.

    RICORDARE. La dimensione affettiva del ricordo è ciò che serve per avviare un'esperienza significativa. Imparare a soffermarsi sul ricordo, anche personale, come realtà, riconduce ogni esperienza nel suo significato più pieno e la collega, la rende simile a quella degli altri.

     FARE. Nel "fare" inteso come attività "progettuale" in senso lato si ritrovano aspetti e precise responsabilità operative. E non s'intende l'agire di routine, al di fuori di ogni collegamento con la "realtà" - persone e situazioni - del contesto educativo. Il fare per riempire crani e quaderni è ormai una via da abbandonare.

     

    ELENCO DISPONIBILITÀ

    (Tutti i materiali in elenco sono disponibili per il prestito o la cessione gratuita)

    Per la scuola elementare:

    • Anche in italiano - schede di lingua italiana per bambini stranieri - Bettinelli, Favaro, Nicola Milano editore, 1992 - volumi 1° e 2° ; livello: principiante

  • Parliamo insieme l'italiano - corso di lingua e cultura italiana - Perini, Giunti Marzocco 1991 - volumi 1° 2° 3° 4° 5° + quaderni di lavoro; livello: principiante/intermedio
  • Viva l'italiano - corso di impostazione nozionale-funzionale - Chiuchiù e altri, Guerra ed.,1988 - volumi 1° 2° ; livello: principiante/intermedio
  •  Per la scuola media:

    • Insieme - corso di italiano per stranieri - Favaro, Bettinelli, Piccardi, La nuova Italia, 1994. (con audiocassetta); livello: iniziale e intermedio

  • Uno. Corso comunicativo di italiano per stranieri - Gruppo Meta, Bonacci, Roma, 1994; livello: falsi principianti
  • Due. Corso comunicativo di italiano per stranieri - Gruppo Meta, Bonacci, Roma, 1994; livello: intermedio
  • Programmazioni

    • Alfabetizzazione. Italiano L2 - Percorso di costruzione e arricchimento del lessico e del linguaggio - esemplificazioni 

  • Alfabetizzazione. Italiano L2 - Educazione linguistica I° livello - esemplificazioni
  • Alfabetizzazione. Italiano L2 - Educazione linguistica II° livello - esemplificazioni
  • Attività alternativa in Educazione linguistica I° livello - esemplificazioni
  • Progetto "Alfabetizzazione"

    • Criteri generali e indicazioni teorico – operative

  • Modalità e orientamenti
  • Linee guida per l'attività didattica
  • Organizzazione degli interventi

    • Bozza per progetto di integrazione alunni stranieri

    Normativa

    • fascicolo aggiornato a genn. '98

    Opuscoli

    • La scuola italiana spiegata ai genitori e agli alunni stranieri (in diverse lingue)

     

    Da leggere e far leggere

    J. Giono - L'uomo che piantava gli alberi - Salani

    L. Sepùlveda - Storia di una gabbianella … - Salani