Numero Zero

Anno 2 n.6

marzo '98

 

Insegnare la comunicazione

Tradizionalmente la scuola si basa su due strumenti di comunicazione: la parola scritta e quella orale.

Rispetto ad essi dovrebbe aver raggiunto un grado di competenza tale da non temere confronti: in realtà non è così.

Specialmente per quanto riguarda l'uso della parola orale l'insegnamento scolastico non è particolarmente ricco di inventiva: normalmente infatti il suo uso nella didattica è limitato alle lezioni frontali a cui fanno seguito, dopo un periodo più o meno lungo, verifiche di quanto si è capito e studiato per mezzo di interrogazioni: anche nei casi in cui la discussione o la relazione entrino a far parte della pratica didattica, l'uso della parola orale non è quasi mai oggetto di una tematizzazione appropriata.

Ma attenzione non basta infatti la pratica della parola per divenire capaci di parlare, di comunicare ad altri in modo soddisfacente le nostre emozioni io dei contenuti di conoscenza.

La prima cosa da evidenziare è che la parola è strettamente legata al corpo: per rivalutare la parola orale è allora indispensabile partire dal ripensamento delle relazioni umane all'interno della scuola e della classe.

È necessario poi riflettere sulla complessità della comunicazione verbale: quando si parla si comunica con le parole ma anche con i gesti e il significato delle parole è strettamente collegato a quello dei gesti che le accompagnano, all'altezza della voce, del tono.

Parlare vuol dire allora - prima ancora che trasmettere dei contenuti - intrecciare delle relazioni affettive.

La parola orale quindi è legata alla situazione affettiva (amore, paura, noia ecc.) in cui viene pronunciata.

Ad. Rid. Da Ecole n.27 dic. 1994 - La parola orale - di M. Doglio

 

Lo sapevate che …

... quando una persona parla per comunicare una quantità di informazioni pari a 100 nella decodifica del pensiero in parole si perde circa il 30% d ella completezza e della chiarezza del concetto?

Il ricevente del messaggio percepisce una serie di informazioni che rappresentano circa il 40% del pensiero originale dell'emittente.

Nel processo di decodifica il ricevente ridurrà di un altro 20% il contenuto del messaggio.

Infine della globalità del pensiero dell'emittente espresso attraverso la comunicazione verbale, resterà al ricevente non più del 10%.

 

Pro - voc - azioni

"Così si narra di quel filosofo che, avendo due allievi, uno zuccone e l'altro indisciplinato, li cacciò tutti e due, l'uno perché, pur volendo non poteva studiare, l'altro perché, pur potendo, non voleva".

E se fossero proprio gli insegnanti la causa del disgusto verso gli studi?

Quanti di coloro che si assumono l'incarico di educare pensano di rendere l'alunno desideroso di apprendere?

E se il "diverso" fosse il risultato di un'azione educativa che non ha dato i risultati attesi?

E se gli individui non fossero uguali, ma solo di pari valore?

Chi stabilisce gli standard dell'uguaglianza?

E i criteri dell'eccellenza?

 

Non pensate al domani: è un vostro diritto.

Ma poi non lamentatevi

quando vi coglierà alla sprovvista

(J. Brunner)

Non potremo trovare rimedi se prima non avremo trovato il male, o meglio ancora, le cause del male. Che cosa ha finora ritardato l'attività didattica e i suoi progressi, tanto che la maggior parte di coloro che hanno trascorso la vita sui banchi di scuola non hanno appreso in fondo le scienze e le arti, anzi certune neppure le hanno salutate dalla soglia? Ecco le cause più verosimili:

Primo: non erano mai stabilite le mete che gli scolari dovessero raggiungere ogni anno, mese, giorno; tutto era quindi lasciato al vago;

Secondo: non erano tracciati percorsi di insegnamento che conducessero senza errori alla meta;

Terzo: gli insegnamenti, che sono collegati per materia, si impartivano tenendoli separati senza connessione alcuna.

(Comenio, Didactica Magna, Amsterdam 1657)

 

Giochi per l'accoglienza

AA.VV. Benvenuto! (con 32 giochi di accoglienza) Meridiana L. 28.000

Loos Naturalmente giocando Ega L. 20.000

 

SEGNALAZIONE

AMISTAD

È uno straordinario film sul linguaggio.

Il caso dell'Amistad - ha detto Spielberg - è una drammatica e attualissima metafora della nostra incapacità di capire davvero gli altri