Numero Zero

Anno 2 n.7

aprile '98

 

METTIAMOCI IN CERCHIO

 

I progetti, i programmi sono di per sé materiale inerme.

Ci sono infatti moltissime persone che sanno fare bellissimi progetti e bellissimi programmi: gli empori delle idee sono ormai accessibili a tutti.

Ma ciò che conferisce al progetto dignità è la realizzazione dell'obiettivo per cui è stato pensato, ideato.

Il "come" è il vero banco di prova; sul come si gioca la competenza, l'attendibilità e la coerenza degli ideatori.

Ma ogni idea ha i suoi costi e qui si pone il grande problema delle risorse cui attingere.

Ci si impone uno sforzo creativo, una capacità di rischiarci in nuove forme.

Il compito è impegnativo e richiede "capacità nuove".

Dobbiamo ridisegnare dentro di noi un modello dell'agire solidale, condivisibile e misurabile, che ci consenta di essere insieme, persone e struttura, strumenti liberi da comportamenti di sottomissione, costruzione forte della sinergia.

Esiste una modalità, suffragata dalla psicologia, che, più di qualsiasi altra, dispone e apre alla fertilità comunicativa, al fare-comune ed è il mettersi in cerchio:

"quando gli uomini si devono mettere d'accordo, formano un cerchio quasi per una legge segreta".

In cerchio ci si afferma con pari dignità, si converge verso un obiettivo comune, si abbraccia e tutela il patrimonio condiviso, si retrocede per essere più accoglienti, è ininfluente il posto che si occupa.

Mettersi in cerchio vuol dire saper perdere la propria centralità, essere aperti ai valori di cui ciascuno è portatore, accettare l'altro senza condizioni.

Il cerchio non ha inizio e non ha fine, comincia e termina dappertutto, ricurvo in se stesso è una figura sincera, forte, concorde.

Il cerchio è ruota, movimento, energia, flusso, ciclo, continuità, sole, terra, ovulo, vita.

Questa immagine è dedicata a tutti coloro che amano ancora mettersi in gioco, alimentando dentro di sé il germe prezioso della relazione solidale.

"La mia follia mi ha protetto, da sempre, dalle seduzioni dell'élite, mai mi sono creduto il felice proprietario di un talento". J.P. Sartre

di N. Scardeoni da www. Edscuola.com/archivio

 

Una nuova concezione di scuola?

Tra prospettive e utopie ...

 

La scuola deve cambiare la sua filosofia e i suoi modelli di organizzazione al fine di gestire realtà sempre più complesse. Le singole scuole devono sviluppare sempre più un loro particolare profilo:

  • gli orari scolastici devono essere allargati con modelli di insegnamento aperto e lavori progettuali come elementi portanti;

  • l'insegnamento frontale deve essere reso più vivace, devono essere organizzati metodi di lavoro e di apprendimento cooperativo;
  • emerge la necessità di trasmettere e di mediare un sistema di valori che è ormai sempre meno retaggio della popolazione scolastica;
  • sui compiti sociali ed extracurricolari si rende necessario operare solo in gruppo.
  • Una scuola che organizza il suo processo di sviluppo con la partecipazione di insegnanti, alunni, genitori ed altri membri della comunità:

    • sviluppa un'architettura sociale che incoraggia le persone ad usare le proprie capacità e carenze per la soluzione dei problemi in cooperazione;

  • usa strumenti al fine di riflettere criticamente sulla propria esperienza, di imparare da resistenze e conflitti e di giustificare gli obiettivi di sviluppo cui aspira;
  • vivacizza il metodo e la cultura di insegnamento;
  • mette a confronto le richieste di cultura (curricolo) con le richieste di vita degli alunni;
  • rende flessibile l'organizzazione modulare formando gruppi di classi della stessa età o con interventi rivolti a squadre di piccoli gruppi, con classi di età diverse, con l'integrazione di bambini (handicappati e non) in attività con obiettivi differenziati, con fasi di approccio di nuovo tipo (uso del computer), con mutate tipologie di valutazione dell'esecuzione, ecc.;
  • crea interscambio culturale sul territorio attraverso contatti con istituzioni extrascolastiche, con scuole vicine e lontane;
  • sperimenta.
  • Gli insegnanti di una "Learning School" sono specialisti dell'insegnamento e dell'apprendimento:

    • cooperano con esperti laddove non siano in grado di aiutare i loro alunni con le proprie risorse;

  • valutano le loro differenze di capacità e di interessi un arricchimento e non un ostacolo per il lavoro comune;
  • lavorano mettendo a frutto il complesso delle proprie capacità ed abilità umane ed accettano tanto le proprie che le altrui capacità e debolezze;
  • considerano l'autocritica e la critica altrui sul proprio lavoro componenti esplicite della propria professione;
  • sono disponibili a lavorare in gruppo, a permettere la partecipazione dei colleghi alle loro attività e a rendere pubblici i risultati del loro insegnamento;
  • conteggiano nella loro quota lavoro anche il lavoro preparatorio;
  • accettano gli alunni non solo come partners interattivi, ma anche come partners cooperativi nelle intese e nei progetti.
  • Gli insegnanti devono soffermarsi e riflettere collegialmente, in un'intesa comune, su come l'insegnamento e l'apprendimento possano essere organizzati e trarne le conclusioni per la loro didattica.

    Il termine "Learning school" suggerisce l'idea di una scuola come organismo vivente ed unico, capace di organizzare il proprio sviluppo tramite le persone che ci lavorano.

    La progettazione degli interventi e la sua realizzazione in un team, il lavoro in ambiti disciplinari, il lavoro nei progetti e su tematiche specifiche, le commissioni pedagogiche che siano preparate da gruppi di insegnanti, sono caratteristiche di questa scuola.

    Rid. Ad. "Learning School", Schratz 1996

     école

    Costruire l'uguaglianza, liberare le differenze

    IDEE PER L'EDUCAZIONE

    www.schole.com