NUMERO Zero

 anno1 n.6 - aprile 1997

 

Sportello alunni nomadi e stranieri

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Le altre culture

incontro con Zenaida Suarez

L’incontro con Zenaida apre scenari nuovi.

Un paese - le Filippine - caldo, umido, colorato, dove la gente sorride. Il ricordo commosso di un incontro e la svolta di una vita.

Poi un paese di montagna, di novembre, la nebbia tanto immaginata, ma mai vista.

Il ghiaccio e la caduta dal motorino, mezzo di trasporto subito usato per essere "indipendente", autonoma.

L’ombrello per la pioggia, invece che per ripararsi dal sole ... le stranezze del nostro Paese e ancora ... il freddo, la necessità di coprirsi, imbottirsi sovrapponendo più indumenti per ripararsi dal gelo.

La voglia di comunicare, entrare in relazione con gli altri, mai sopita; con le donne soprattutto, per capire come fare in casa e fuori ... per cominciare a costruire qualcosa di nuovo e antico insieme ...

E tutto - le difficoltà, i disagi, le amarezze - svanisce perché l’ottimismo, il desiderio di vivere dissolve ogni problema.

Storie - una come tante - speranze, desideri; un mondo lasciato per uno sognato.

<<Tutto il resto era ancora nulla. Inventarlo - questo sarebbe stato meraviglioso>>.

A. Baricco, Oceano mare, Rizzoli, Milano 1993, p.146.

Tutti in transito, ognuno straniero

M. Buber, filosofo e scrittore d'origine ebraica, sostiene che " l’uomo è portato a riflettere su se stesso quando non si sente a casa, cioè non si sente collocato in un luogo e in una dimensione precisa della realtà.

Oggi l’uomo è smarrito più che mai in quanto ha la sensazione di non essere più in grado di ricostruire una sintesi globale, all’interno della quale gli è riconosciuto un posto specifico.

Egli sente che ormai il suo destino è quello di essere senza sosta, straniero ovunque".

In conseguenza di ciò sono entrati in crisi, oltre che la comprensione che l’uomo ha di se stesso, anche i suoi tentativi di ricostruire una sintesi. Ecco allora che ciò lo porta a sentirsi spaesato.

A tale sensazione di dispersione spaziale secondo M. Heiddegger, si è aggiunta una sensazione di dispersione temporale.

"L’uomo contemporaneo ha compreso di essere all’interno di un incessante divenire, ... l’incertezza che ne deriva non è tanto del singolo, quanto dell’umanità in generale.

Esistere significa essere all’interno di una situazione che non è mai compiuta".

La meta non è raggiungibile se non come momento di transito, in un incessante cammino verso l’orizzonte futuro.

QUALCHE TITOLO PER CHI HA VOGLIA DI LEGGERE

<<La domanda cui cercherò di rispondere è la seguente: "Perché gli uomini invece di stare fermi se ne vanno da un posto all’altro?">> Bruce Chatwin a Tom Maschler.

° Le Vie dei canti - B. Chatwin

° Oceano mare - A. Baricco

° Il Piccolo Principe - A. de Saint Exup¾ ry

° L’Alchimista - P . Coelho

° L’uomo che era amico della notte - C. Alegrìa

° ... E venne chiamata due cuori - M. Morgan

A proposito di ... intolleranza

Quando si parla di intolleranza ci si trova di fronte da un lato alle dottrine dell’intolleranza che nel corso della Storia hanno preso le diversissime forme tra loro della persecuzione agli eretici, della caccia alle streghe, delle dittature totalitarie, del fondamentalismo (protestante, mussulmano o ebraico), dell’ integrismo religioso, dell’antisemitismo e in genere del razzismo cosiddetto "scientifico".

Una rete di atteggiamenti che hanno profondamente segnato la Storia dei Popoli.

Dall’altro, c’è l’intolleranza diffusa, popolare, di origini biologiche, quella per cui ciascuno di noi è disposto a compiere le più azzardate generalizzazioni (e, derubato in casa di un paio di orecchini d’oro, dirà che sicuramente il furto è opera degli zingari).

In tal senso la tolleranza non è un atteggiamento naturale, è un prodotto della cultura, dell’educazione, come l’apprendere che non si deve rubare e uccidere.

Ma proprio per questo l’intolleranza diffusa è più difficile da individuare e da combattere.

Si è visto che il razzismo, come altre forme di rifiuto del diverso, ha potuto affermarsi solo perché esisteva già un sentimento popolare diffuso che permeava quelle società.

La caccia alle streghe (teorizzata, organizzata scientificamente, seguita da roghi in serie) non è fenomeno degli Evi Bui, ma della civiltà moderna.

Nel Medioevo le streghe venivano considerate come un fenomeno comune e marginale, non più preoccupante dell’esistenza endemica dei ladri.

Se la tolleranza è una conquista della cultura e non un dono della natura, essa si afferma solo con l’educazione.

Non ci sono altre vie.

U. Eco, ad. Rid. Da La bustina di Minerva, L’Espresso, 10/04/97.

 

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