DECIMA MAS

 

 

 

History



Tra i reparti italiani che si offrirono subito di tenere fede all'alleanza con la Germania nazionalsocialista ci fu la Decima Flottiglia Mas (Mezzi d'assalto subacquei) del principe Junio Valerio Borghese. Subito dopo l'8 settembre, dalla sua base di La Spezia, il capitano di fregata Borghese contattò subito i tedeschi, informandoli della sua intenzione di continuare a combattere al loro fianco: il 12 settembre Borgese stabilì con il capitano di vascello tedesco Berninghaus un trattato con il quale la Xa Mas veniva considerata alleata della Germania, ma appartenente di fatto alla Marina italiana, con bandiera italiana.

Fu l'atto di nascita della Marina nazionale repubblicana, che consentì la ripresa della nuova forza armata: oltre al recupero di grandi quantità di materiali e mezzi, la Decima fece affluire nelle sue file anche un gran numero di marinai e soldati internati dai tedeschi.

Migliaia di volontari si presentarono a La Spezia, chiedendo di essere arruolati nella formazione e rapidamente tutti gli organici dei reparti e delle scuole navali furono al completo. Venne decisa così la formazione di reparti di fanteria di marina: nell'inverno 43/44 vennero costituiti i primi tre battaglioni, il Nuotatori Paracadutisti, il Maestrale (rinominato poi Barbarigo) ed il Lupo.

Pur essendo un'unità di marina, la Xa Mas venne utilizzata prevalentemente sulla terraferma contro gli alleati, le bande slave e i partigiani.

Il battaglione Barbarigo venne impiegato sul fronte di Anzio per arginare lo sbarco alleato: il 19 febbraio 1944, il comandante Borghese rivolse le seguenti parole agli uomini del Barbarigo in procinto di partire per il fronte laziale:


"il Barbarigo è il primo reparto cui è affidata la responsabilità di rivendicare l'onore delle nostre armi. Non dimenticatelo. Tutti noi dobbiamo sentire questa responsabilità sulle spalle: tutto ci deve spronare al combattimento. Nessuno di noi tema la morte. Ma non basta morire. Bisogna saper morire, e saper morire con disciplina."


Il Barbarigo, agli ordini del capitano di corvetta Umberto Bardelli, giunto in linea, ottenne dal comando tedesco di poter combattere come unità organica e autonoma. Il battaglione si trovò schierato con la 1a compagnia a Sezze Romano, con la 2a a Cisterna e la 4a in prima linea sulla strada per Anzio.

Gli uomini del Barbarigo resistettero efficacemente contro gli attacchi americani prima e canadesi e neozelandesi poi, fino al 24 maggio, quando giunse l'ordine di ripiegamento.

Nelle acque laziali ci fu anche un'azione dei Mas (mezzi anti sommergibile) della Decima, contro le navi alleate ancorate nel porto di Anzio.

Nell'aprile del '44 la Decima Mas costituì formalmente una divisione di fanteria di marina, la divisione Decima, organizzata su due reggimenti di fanteria di marina, uno di artiglieria ed un battaglione genio, con il seguente ordine di battaglia.


La Divisione non venne mai impiegata al completo; solo durante la battaglia di Tarnova della Selva nell'inverno 44/45, quasi tutti i reparti della Decima vennero dislocati sul fronte orientale per impedire alle bande slave del IX° Corpus l'invasione della Venezia Giulia, mentre il battaglione Lupo ed il Gruppo di artiglieria Colleoni raggiunsero il fronte sud, per combattere sulla linea Gotica contro gli alleati.

Il IX° Corpus slavo schierava circa 8.000 uomini, divisi in due divisioni, con 8 brigate e due batterie di artiglieria, con diversi reparti autonomi.

LA BATTAGLIA DI TARNOVA

Nel dicembre del 1944, il comando germanico per contrastare l'attività delle bande slave nella provincia di Gorizia, lanciò un'offensiva denominata Adler Aktion (Azione dell'aquila) con lo scopo di accerchiare ed eliminare le forze partigiane sugli altopiani.

All'operazione parteciparono oltre che unità tedesche e vari reparti sloveni e croati filo-nazisti, anche i battaglioni della Decima Mas: il Sagittario, il Barbarigo, il Lupo, parte dei battaglioni Nuotatori Paracadutisti, Valanga ed i gruppi di artiglieria San Giorgio e Alberico da Giussano.

Malgrado il notevole dispiegamento di forze, le forze italo-tedesche non riuscirono ad allontanare le formazioni partigiane dal Tarnovano. Il 19 gennaio, le bande slave dell'IX° Corpus attaccarono in forze il presidio di Tarnova tenuto dai marò del Fulmine, 214 uomini agli ordini del tenente Eleo Bini. L'età dei volontari era mediamente inferiore ai vent'anni, ma non mancavano tra di loro dei veterani. L'armamento individuale era composto principalmente da mitra Beretta MAB 38, da fucili 91 e da pistole Beretta mod. 34; le armi pesanti consistevano in poche mitragliatrici Breda e qualche mortaio. Il battaglione era organizzato su tre compagnie, di cui la terza era la "Volontari di Francia", composta da volontari francesi, figli di emigrati italiani, arruolati nella base navale italiana di Bordeaux dopo l'8 settembre 1943.

Dopo due ore di fuoco di preparazione che demolì gran parte delle opere di fortificazione, i partigiani slavi attaccarono in forze le posizioni dei marò del Fulmine, che si batterono e si difesero strenuamente. La lotta si prolungò per tutto il giorno 19 e anche durante la notte: i primi a cadere furono proprio gli uomini della Compagnia Volontari di Francia.

Il Comando germanico elaborò subito un piano per liberare Tarnova dalla stretta mortale delle bande slave, con l'invio di vari reparti tra cui gli uomini dei battaglioni della Decima, Barbarigo, Valanga e Sagittario.

Solo 83 superstiti del Fulmine riuscirono a ritirarsi da Tarnova assediata e a congiungersi con il resto delle truppe avanzanti. Nella notte tra il 20 ed il 21 gennaio, gli slavi erano riusciti a penetrare nella città, trovando però ancora residui gruppi di resistenza italiani che continuavano a battersi valorosamente; solo pochi di loro riuscirono a vedere le prime avanguardie del Valanga, che giunsero improvvisamente a Tarnova costringendo alla fuga i ribelli slavi, liberando il paese dopo 56 ore di assedio.

Lo slancio offensivo dell'IX° Corpus Slavo era stato bloccato proprio davanti a Tarnova: l'eroica resistenza dei marò italiani fece molta impressione ai comandanti slavi, che viste le perdite subite e la pronta reazione del nemico, non tentarono più di affacciarsi sul suolo italico e abbandonarono ogni velleità territoriale fino alla fine del conflitto.

RIORGANIZZAZIONE

All'inizio del 1945 la Decima venne riorganizzata in due gruppi di combattimento:


1° Gruppo: Barbarigo, NP, Lupo, Gruppo artiglieria Colleoni ed una parte del battaglione genio Freccia

2° Gruppo: Valanga, Fulmine, Sagittario, gruppi di artiglieria San Giorgio e Da Giussano, più l'altra parte del Freccia.


Il 1° Gruppo venne inviato al sud mentre il 2° rimase a difesa dei confini orientali. Quando ai primi di aprile si scatenò l'offensiva alleata, i reparti della Decima si ritirarono ordinatamente verso il Veneto per tentare il ricongiungimento dei due gruppi; nei dintorni di Padova vennero circondati da unità corazzate alleate e furono costretti ad arrendersi, ricevendo l'onore delle armi. La Decima Mas venne sciolta ufficialmente dal suo comandante a Milano, alla fine dell'aprile 1945.



 

I reparti terrestri

 

Nell'inverno 1943 - 44 nacque una formazione identificata prima come "gruppo battaglioni" e successivamente quale "reggimento", sempre denominata "San Marco", e basata su tre battaglioni:

- il Nuotatori Paracadutisti, o abbreviato NP;
- il Maestrale (poi ridenominato Barbarigo), di Fanteria di Marina;
- il Lupo, di Fanteria di Marina.

Nella primavera del 1944, la positiva prova fornita dal Barbarigo sul fronte di Nettuno e l'afflusso costante di volontari permettevano di costituire una divisione fanteria di marina, così organizzata:

Comando divisionale
- battaglione genio divisionale Freccia
- battaglione complementi Castagnacci

1° reggimento Fanteria di Marina.
- battaglione Barbarigo
- battaglione NP
- battaglione Lupo

2° reggimento Fanteria di Marina.
- battaglione Valanga
- battaglione Fulmine
- battaglione Sagittario

3° reggimento artiglieria
- gruppo artiglieria da montagna San Giorgio
- gruppo artiglieria campale Colleoni
- gruppo artiglieria campale Da Giussano.

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I reparti vennero trasferiti in Piemonte per il necessario addestramento, anche a motivo dello sbarco alleato nella Francia Meridionale, che minacciava direttamente l’Italia. Qui furono coinvolti nel meccanismo tragico della guerra civile, nella stagione di sangue che sconvolse l’Italia.

Quando si delineò più forte la minaccia dell’Esercito Popolare di Liberazione Iugoslavo contro i territori orientali italiani, la divisione fu trasferita nel Veneto orientale. Da qui, dopo alcune operazioni di controguerriglia, nel dicembre del 1944 quasi tutti i suoi battaglioni si trasferirono a Gorizia, ove fra il dicembre 1944 ed il febbraio 1945 sostennero sanguinosi scontri con il IX Korpus iugoslavo. Nello stesso periodo il solo battaglione Lupo ed il gruppo artiglieria Colleoni raggiungevano il fronte sud, combattendo contro truppe canadesi prima ed inglesi poi.

La divisione modificò anche la propria organizzazione, suddividendosi in due gruppi di combattimento:

Comando Divisione
battaglione complementi Castagnacci

1° gruppo di combattimento
- battaglione Barbarigo
- battaglione NP
- battaglione Lupo
- gruppo artiglieria campale Colleoni
- aliquota battaglione genio Freccia

2° gruppo di combattimento
- battaglione Valanga
- battaglione Fulmine
- battaglione Sagittario
- gruppo artiglieria da montagna San Giorgio
- gruppo artiglieria campale Da Giussano
- aliquota battaglione genio Freccia.

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Nel marzo 1944 anche i battaglioni Barbarigo ed NP mossero per il fronte del Senio e del Santerno. Quando, ai primi giorni d’aprile del 1945, si scatenò la grande offensiva finale anglo americana, i reparti della Decima combatterono in retroguardia, ritirandosi ordinatamente verso il Veneto per riunirsi al resto della Divisione e, nelle intenzioni, rischierarsi al confine orientale. Ma a Padova la colonna fu circondata da unità corazzate alleate, e vi si arrese, ricevendo l’onore delle armi.

Altri battaglioni autonomi furono costituiti per compiti particolari:

  • battaglione Pegaso a protezione della sede del Ministero della Marina, a Montecchio Maggiore (VI)
  • battaglione Risoluti: difesa costiera in Liguria
  • battaglione Scirè, a protezione della Scuola Mezzi d'Assalto di Sesto Calende
  • battaglione Serenissima, per la difesa del porto e delle installazioni di Venezia
  • battaglione Vega, per missioni speciali nell'Italia sotto il controllo alleato.
  • gruppo contraereo Q
  • distaccamento "Umberto Cumero", Torino
  • distaccamento Milano
  • distaccamento "Bogoni", in provincia di Treviso

A tutela dei confini orientali, la Decima diede vita a tutta una ulteriore serie di presidi e reparti:

- battaglione San Giusto, Trieste
- compagnia D'Annunzio, Fiume
- compagnia Sauro, Pola
- Compagnia Adriatica, Cherso










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