IL MISTERO DI INCRUCIJADA
di Gordiano Lupi
Recensione di Lisa Mugnai



Leggere questo romanzo è un po’ come essere al cinema, si vedono i personaggi che agiscono, li si seguono nel dipanarsi della vicenda, ma si vede anche come sono vestiti, come sono fatti i marciapiedi su cui camminano, come è arredata la loro casa, cosa c’è nel loro piatto per cena.

E mentre l’autore ci srotola davanti agli occhi le immagini di una Cuba reale – non solo quella delle spiagge da vacanza – contemporaneamente fa succedere fatti inquietanti.

La trama non voglio svelarla. Possibile? Impossibile? Chissà. E forse non è neppure importante stabilirlo, ma sono importanti invece le emozioni che porta, da quelle di ansia, paura a quelle di amicizia, di coraggio, di sentimenti forti.

E l’autore, un po’ come si fa con i bambini prima di raccontare loro una storia paurosa ma avvincente, ti parla di dove è ambientata, di come si vive in quest’isola che dimostra di amare e conoscere molto, cosa si pensa, i sogni, i rimpianti, l’amarezza.

Ti canticchia nelle orecchie melodie latine: salsa, merengue, cha cha cha e rumba, ti fa sentire in gola il sapore di succhi di mango, di frullati di papaia, di birra e rum. Ti sventola davanti agli occhi il rosso dei fiori del frambojant, degli abiti delle donne, il rosso del sangue che scorre.

Ti fa scivolare nel mondo misterioso dei riti, delle macumbe, della magia. E ti conduce con un ritmo incalzante dentro Il Mistero di Incrucijada, un mistero sempre più intrigante e denso di colpi di scena, dove tre ragazzini sono i protagonisti, loro malgrado, con la loro ansia di sapere, di capire.

Ci sono tante cose in questo romanzo, certo “il mistero” è il nodo centrale, ma aleggiano intorno, sopra, accanto, spaccati di vita quotidiana, la fede cattolica in una complessa commistione con la santeria, la rivoluzione con i suoi echi di rimpianti, delusione e amarezza.

Emblematiche le parole del nonno che Jakelin, una dei tre ragazzi, ricorda:

“Hai presente quando fai un bel sogno? Il problema è che poi devi svegliarti, scendere dal letto, andare in bagno, uscire in strada e affrontare la realtà… ecco io preferivo quando la sognavo la mia rivoluzione, perché da quando dicono che si è compiuta ho dovuto affrontare troppi risvegli”.

E c’è l’allegria sudamericana “quella non si compra con i dollari, quella la produciamo gratuitamente e in gran quantità e non è solo merito del rum…” dice Jakelin.

E insomma, dopo aver saputo tante cose su Cuba, ti senti trasportato laggiù anche tu e quando la paura cala su Cavagna – il luogo dove si svolge la storia – sulle persone e sulle case sprangate, quella stessa paura cala anche su di te. Ma ne vale la pena.

Buona lettura!