Compensazione
e parola
(di
Biagio Salmeri)
Non
solo abbiamo un debito di riconoscenza ma una stupita ammirazione verso tutti
coloro che nei secoli hanno ampliato i limiti del nostro sapere.
Senza
dilungarmi in preamboli, mi domando: che posto occupano le arti, e fra queste la
poesia, nel processo di espansione della conoscenza?
Porsi
simili quesiti sul significato del proprio scrivere rappresenta per un poeta un
atto di riflessione che, in altri termini, si identifica con la sua poetica. E
le risposte che trova sono chiavi che aprono alla lettura del suo mondo
interiore.
Le
poetiche sono, dunque, molteplici almeno quanto i poeti che si interrogano sul
proprio fare poesia.
Ciò
premesso, è una personale dichiarazione di poetica ritenere che le arti non
aggiungono nuovi elementi al sapere
ma ne tracciano i confini di volta in volta cangianti. Nello specifico, la
poesia si situa fra detto e non
detto, conoscenza e ignoto, razionale e irrazionale, e così via in ogni coppia
di opposti.
Illuminante
è in, tal senso, la puntualizzazione del poeta, Premio Nobel, Seamus Heaney: la
principale funzione della poesia è riparatrice. Ma la riparazione di cui parla
è inequivocabilmente sovrapponibile alla funzione compensatoria della psiche,
descritta dallo psicologo analista C.G. Jung.
Per
suo tramite è dato di evitare l’inflazione e il fondamentalismo di scelte e
convinzioni contemplando la possibilità del loro contrario.
Ciò
significa abitare il bordo di una mente simile a una moneta, ove il bordo è il
sottile confine fra le due facce.
In
quanto compensatoria, la poesia rifugge dal concetto di verità: essa è la fune
tesa fra due contendenti che tirano, senza mai cedere.
La
sua parola è come il frutto sull’albero del bene e del male, origine
nell’uomo del senso di responsabilità. Responsabilità che, spinta
all’estremo, è incapace di decidere in quanto parimenti rivolta alle diverse
possibilità di scelta.
Allora, nella buona poesia, voi sentite il mondo attrarre e respingere il poeta, le scelte lacerarlo, i fallimenti disilluderlo, e questo è quanto quotidianamente vi accade, e poi un atteggiamento recondito, come una nave che ammaina le vele passando per le tempeste.