Respiro Vitale

...respiro respiro...respiro.. un martellare ritmico di sangue pulsante gorgogliava fuori dalle casse.. TUM...TUM... TUM... lento e regolare.... volti di persone si avvicendavano sul monitor... giovani, vecchi, bambini in fasce... uno dopo l'altro... immobili... se non per il respiro dei loro polmoni, occhi gelidi che ti scrutavano al di là del vetro antiriflesso.
C'era da rimanere incantati da quella visione, i tecnici, come stregati da qualche strana magia, non reagivano, lasciavano che la macchina procedesse con i suoi calcoli, mentre le reti neurali che componevano i suoi più intimi meccanismi interni continuavano a funzionare...ed usurarsi......
I volti si susseguivano, tra di loro le immagini dei pensieri che si scatenavano sotto la selva di microchip.
Il computer, non dotato di una netta separazione tra conscio e inconscio continuava a comunicare attraverso i centinaia di monitor sparsi per la stanza i pensieri che elaborava secondo dopo secondo.
Le connessioni nervose erano state prese da centinaia di donatori più o meno volontari, cellule ancora vive, che non conservavano ricordi reali delle persone a cui erano appartenute.
Un lampo su un monitor LCD, così potente da bruciare metà delle sue connessioni, mostra un uomo che divelle una cella a pugni e calci, spezza con infinita calma i legacci di cuoio che lo tengono legato.. l'ago della siringa che si spezza contro la sua pelle d'acciaio brunito.
Infinita rabbia e dolcezza che si sprigionano da cervelli che ormai di umano non hanno più nulla, interconnessi dietro i pannelli di plastica alla più complessa struttura che il genere umano abbia finora creato.
I tecnici assistono, le poche selezionatissime persone del pubblico iniziano a manifestare segni di nausea.
Corpi squarciati lanciano i loro pezzi dietro i vetri anti-riflesso, mogli abbandonate per sempre, figli che non si vedranno mai più, cose che -inconsapevoli- si sarebbe voluto fare, destini avversi, ingiustizie prolungate.
Un altro lampo dalla parte opposta della stanza.
Un volto osservato con quieto furore interiore... si comprende vedendo il sangue che scorre a fiumi fra le mani, mentre il persecutore gira libero, osannato dal pubblico, amato, ammirato stimato.
(Pistole, coltelli, rose e cioccolatini a forma di cuore.)
Gli schermi sfavillano, le cellule cerebrali si usurano sempre più velocemente.
Puri collegamenti elettrici collegano i cervelli che continuano a scaricare a velocità impressionati le loro memorie all'interno di dischi rigidi surriscaldati, su masterizzatori che lasciano tracce vuote sui Cd per l'impossibilità di scrivere così velocemente.
I tecnici si avvicendano sui pannelli, per forzare l'hardware a lavorare più velocemente, per registrare tutto... ma è una corsa impossibile.
I volti sui monitor appaiono sempre più giovani, man mano che la corteccia cerebrale si libera dei pensieri dell'età adulta e si avvicina a quelli dell'infanzia.
I bambini subiscono di tutto, violenze che li hanno trasformati in violentatori, soprusi che li hanno trasformati in assassini, carezze che li hanno creati genitori affettuosi.
Un intrusione nella vita privata di decine di persone che non appartengono più a questo mondo.
Le parole di uno di questi, -un poeta- scorrono rapidissime, molte dettate al contrario, mentre i fosfori dei monitor più vecchi iniziano a non rispondere più agli impulsi luminosi, come fossero stanchi di tanta pena, e si spengono in una marea di scintille.
Man mano la luce si affievolisce, la vita abbandona la macchina, i tecnici -fradici- abbandonano ogni speranza, la connessione uomo-macchina deve prendere altre vie.
Dall'ultima decina di monitor che ancora funzionano compaiono vite di idioti dal cervello bruciato, immagini statiche, chiazze di colore... prima che tutti si rendano conto che quello che stanno osservando altro non è che un gigantesco sonaglio, e genitori amorevoli che accarezzano un volto roseo.
Chiazze azzurre identificano il chirurgo, sangue, un esplosione accecante di buio e di nuovo un calmante battito cardiaco di giovane madre che culla un feto non ancora nato.
Il viaggio continua, mentre un odore di carne bruciata sfonda le narici dei presenti, i monitor vanno in standby, una piccola stampante secondaria entra in funzione, poche righe sputate da una cartuccia esaurita imprimono parole indecifrabili su di un foglio stropicciato.
Un uomo in camice bianco si avvicina, prende il foglio, non comprende, lo appallottola e lo butta via.

Sirio Romagnoli
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