La zona fu abitata fin da epoca remotissima, come testimoniano
significative tracce d'insediamenti preistorici,
poi, durante
l'età del ferro, cominciò a svilupparsi la civiltà indigena
degli Ausoni cui, successivamente, si
sovrappose quella degli Etruschi. Questo popolo, come ricorda
Strabone, elesse Capua capitale di
una confederazione di dodici importanti città, la celebre
dodecapoli campana. Intorno al VI-V sec. a.C.
gli Etruschi entrarono in conflitto con i coloni greci,
probabilmente per motivi egemonici. Gli scontri
culminati
nelle battaglie di Cuma del 524 e del 472 a.C. - entrambe
vittoriose per i Greci - fiaccarono i due
popoli, incapaci, perciò di opporsi all invasione dei Sanniti.
Questi, fin dalla fine del VI sec.A.C., erano
giunti a Capua come mercenari e, dopo aver acquisito il diritto di
cittadinanza, s'impadronirono prima
della città, poi gradualmente dell'intera area. Intanto i Romani
approfittando di contrasti sorti all'interno
del territorio campano, penetravano nella regione scontrandosi
inevitabilmente coi Sanniti.
Dopo
aver vinto tre sanguinose guerre, combattute in successione dal
343 al 290, Roma conquistò tutto il territorio
che conobbe così una nuova realtà. Furono fondate colonie come
quelle di Cales (334 a.C.), Suessa
(313a.C.), Sinuessa (296 a.C.) e costruite le grandi strade di cui
la principale era la Via Appia (312 a.C.)
che collegava Roma a Capua, poi prolungata fino a Brindisi. Dopo
quest'intenso processo di "romanizzazione",
negli ultimi
secoli dell'impero la regione conobbe un progressivo declino che
comportò gravissime conseguenze
sia economiche che sociali. In tale situazione di crisi le
invasioni barbariche contribuirono in
maniera determinante allo spopolamento delle città, mentre la
malaria, come raccontano le fonti
si diffondeva dovunque rapidamente. Sotto la dominazione gotica e
bizantina, seppur in decadenza, il
sistema politico-amministrativo rimase intatto e condizionò,
comunque la riorganizzazione territoriale dei
Longobardi a partire dal VI sec. d.C. Durante il loro governo
sorsero nuovi insediamenti, rifiorì la cultura
- soprattutto
ad opera delle istituzioni monastiche - ed in particolare Capua
divenne il centro principale della
regione.
Dalla metà del IX sec. cominciò il lento frantumarsi
della potenza longobarda, un processo
irreversibile
nel quale s'inserirono facilmente i Saraceni, già presenti sul
territorio come mercenari, divenuti
poi autonomi con insediamenti propri. I primi del XI sec. videro
l'inizio della penetrazione dei
Normanni che, nell'arco d'alcuni decenni, realizzarono l'unità
statale dell'intero Mezzogiorno mutandone radicalmente
l'assetto politico-istituzionale. La rapida conquista di quello
che sarà poi il Regno di Sicilia
prese l'avvio proprio della Provincia di Caserta con la fondazione
d'Aversa (1029) considerata prima
base normanna in Italia. Da questo momento fino all'età
angioino-aragonese, le vicende storiche di
Terra di Lavoro s'intrecciarono indissolubilmente con quelle dell'
intera Campania, condividendo un progressivo
e costante indebolimento della monarchia a beneficio della
feudalità ormai divenuta nuova forza
egemone all' interno dello stato. Tutta la provincia di Caserta
godeva, intanto, di una situazione di relativa
prosperità condizionata dalla importante presenza di Napoli
elevata, per volontà degli Angioini, a
capitale del Regno. Ma il generale arretramento subìto dalla
società meridionale le portò, tra le altre
vicende, alla
generale decadenza di tutte le strutture produttive, delineando
quel quadro territoriale che avrebbe
caratterizzato l'area per tutto il lungo periodo di dipendenza
dalla Spagna (1503-1734). Un mutamento di
tali condizioni si ebbe soltanto nel 1734 col riformismo
borbonico, quando il Regno di Napoli riacquistò
autonomia. Carlo III di Borbone fu più che mai determinato a
rivitalizzare la vasta area di Terra
di lavoro per mezzo di una capillare opera di bonifica della piana
del Volturno, ma soprattutto attraverso la
costruzione del grandioso Palazzo Reale di Caserta, iniziato nel
1752,con l' obiettivo di dare allo stato
meridionale un moderno centro, autonomo, almeno in parte, da
Napoli. Intorno alla Reggia si andava intanto
sviluppando una vera città, Caserta Nuova, destinata a sottrarre
l'antico primato a Capua.
Nel
1799, con la Repubblica Partenopea, e dal 1806 al 1815 il
territorio rimase sotto il governo napoleonico
per poi
ritornare ai Borbone che, con un decreto del 1818, elessero
Caserta capoluogo della provincia di
Terra di lavoro. Il 22 Ottobre 1860, dopo il crollo del regno ad
opera della spedizione garibaldina, tutto
il mezzogiorno, compresa la regione, fu annesso al Regno d'
Italia. L' unificazione colpì gravemente gli
interessi del meridione e, quindi, della Campania dove il
malessere economico e sociale serpeggiava fino
ad esplodere con violenza nei frequenti episodi di brigantaggio.
Gradualmente, però, furono compiuti discreti
progressi soprattutto in ambito agricolo accentuando la
specializzazione delle colture con un
conseguente sviluppo delle industrie di trasformazione e delle
attività di commercializzazione degli stessi
prodotti. Prima e durante il secondo conflitto mondiale Caserta è
stata prestigiosa sede del Accademia
Aeronuatica Militare, nonché base militare fino alla resa delle
truppe naziste in Italia, avvenuta nell'Aprile
del 1945. Ora, con sede nel Palazzo Reale, Caserta ospita la
Scuola Sottufficiali dell'Aeronautica
Militare.
Arrivederci, dunque, in Provincia di Caserta