PREISTORIA

 

Il territorio di Pachino, che occupa l'estremo lembo meridionale della Sicilia dove sorge uno del 3 promontori da cui l'isola anticamente ebbe anche il nome di "TRINACRIA", fu  abitato fin dalle più remote epoche della preistoria.

Archeologicamente è dimostrato che prima del 758 a.C. e precisamente sulla vasta terrazza di terreno di contrada "Cugni di Calafarina" sorgeva un fiorente villaggio attorniato da villaggi più piccoli sparsi per i territori.

L'invasione greca provocò aspre lotte, distruzioni di città e villaggi e anche il villaggio di contrada Cugni fu distrutto, ed i superstiti si rifugiarono sull'estreno lembo del promontorio dove costruirono un secondo villaggio.

Successivamente, il territorio di Pachino insieme a tutta la Sicilia, attraversò un periodo di pace e tranquillità. Nell'836 fu distrutto anche il villaggio costruito sul promontorio.

Il territorio rimase così deserto per lunghi anni. Dopo circa un millennio nel 1760 in piena dominazione borbonica, sorgeva la nuova attuale Pachino, la città più meridionale d'Italia.

Il nome Pachino ha avuto varie interpretazioni e almeno due di esse sembrano molto veritiere.

Per alcuni il nome Pachino deriva dal fenicio PACHUM che vuol dire "guardi o vedetta"; questa affermazione è storicamente valida poiché da sempre il nostro territorio, da cui si domina la confluenza di due mari, è stato utilizzato per questo scopo.

I greci osservando la punta di Capo Pachino notarono che non era affusolata, perciò la chiamarono PACHYNOS che vuol dire "promontorio spesso, largo" conosciuto anche con il nome di Capo Passulu corretto dopo in Capo Passero.

Molti antichi scrittori parlano e citano questi luoghi, anche Virgilio nell'Eneide, ed Ovidio nei Fasti descrivono il nostro promontorio per i Fenici, Greci e Romani.

Si sa che tutta la zona costiera comprendente il territorio di Calafarina, Corruggi e Cugni è stata abitata fin dal periodo Paleolitico, anche se la maggior parte dei reperti archeologici riguardano la grotta di Calafarina, appartenente al Neolitico. Nella grotta di Calafarina sono stati trovati, tra i rifiuti dei pasti, ossa di animali specie di Equs Hidruntinus o Cavallo di Otranto; era un cavallo zebrato oggi scomparso, sono venuti alla luce coltelli in selce ed ossidiana, punteruoli di osso, un'ascia ed una macina ed altri importanti oggetti che dimostrano come la grotta sia stata abitata per un lungo periodo. I coltelli trovati sono una trentina ed il più bello fu utilizzato come tagliacarte dal marchese Antonio Di Rudinì.

Enorme è stata la quantità di gusci di conchiglie marine rinvenute nella grotta. Evidentemente gli antichi dovevano esserne molto ghiotti.

In seguito, questi luoghi furono abitati da Siculi, una popolazione proveniente dall'Italia centrale, che si stabilì nella fascia orientale dell'isola e diede  vita alla forma più avanzata di civiltà esistente.

I Siculi furono un popolo operoso che lavorava la terra, praticava la caccia e la pastorizia e costruiva case di pietra. I Siculi dovettero abbandonare il territorio perché spinti verso l'interno della Sicilia dai greci che cercavano terre fertili da coltivare. Nell'estremo lembo del nostro territorio c'è una sorgente di acqua denominata "acqua e palummi" essa riforniva d'acqua le navi in transito, senza eccessiva perdita di tempo.