A cura di Giuliano Vettorato e Paolo Verderame
La cresima rappresenta un momento importante nella vita del cristiano. Nella intenzionalità pastorale essa è il momento della conferma della propria scelta di fede e di assunzione di un posto nella chiesa. Purtroppo invece per molti cresimati rappresenta la conclusione del periodo “obbligatorio” della catechesi sacramentale e quindi la fine della partecipazione alla vita associativa e formativa cristiana. Questo fatto dovrebbe far riflettere sull’intero processo catechistico, soprattutto sui metodi di annuncio e catechesi, sovente condotti in maniera pesante con frequenti assenze da parte dei ragazzi o scarso interesse per la catechesi. Le pagine che seguono, frutto di un’esperienza diretta con un gruppo di preparazione alla cresima, vogliono rappresentare uno stimolo ad affrontare l’argomento in modo diverso.
Tra battesimo e cresima non c’è discontinuità. Insieme con l’Eucarestia costituiscono i “riti di iniziazione cristiana”. Nella chiesa antica, ed ancor oggi per gli adulti, essi sono celebrati in un’unica soluzione, preferibilmente nella notte di Pasqua.
I riti dell’iniziazione cristiana si dispiegano in un’unica sequenza che sancisce l’entrata nella chiesa. Pur con una loro peculiarietà: il Battesimo indica piuttosto l’aspetto della rinuncia al male (acqua come purificazione dai peccati, lasciare nel fonte battesimale l’uomo vecchio con le sue passioni), mentre la Cresima (unzione con olio = crisma) indica l’appartenenza a Cristo (= unto di olio, consacrato), il mettersi alla sua sequela scegliendo di dedicarsi alla sua causa, assumendone anche i tratti caratteristici (indossare l’uomo nuovo) garantiti dalla presenza della Spirito Santo nella vita del neo-cristiano. L’introduzione alla mensa eucaristica ratifica questa appartenenza che è anche appartenenza al corpo di Cristo che è la Chiesa, il potersi cibare di lui e fare, come lui, della propria vita un dono totale fino al sacrificio della vita.
La scissione del rito dell’iniziazione cristiana in tre momenti distinti, corrispondenti a varie tappe evolutive della vita, ha comportato una loro maggior differenziazione. Così il battesimo, ricevuto poco dopo la nascita, è divenuto il sacramento in cui si diventa figli di Dio e si è liberati dal peccato originale (visto che altri non ce ne sono a quell’età); la Cresima il sacramento in cui si riceve lo Spirito Santo e si diventa cristiani maturi; mentre l’Eucarestia, diventata la “Prima Comunione”, accentua il fatto di poter ricevere il corpo di Cristo e partecipare al alla messa domenicale e agli altri riti della Chiesa.
Si discuterà all’infinito sulla legittimità di questa divisione e sull’opportunità di invertire l’ordine tradizionale, anticipando l’Eucarestia, ma questo è di fatto il sistema utilizzato attualmente in Italia e in molti paesi di antica cristianità. Con questa divisione e con i significati che ne conseguono, dobbiamo fare i conti per la catechesi ed animazione dei ragazzi.
L’età in cui molti fanno la cresima (pre/adolescenza) corrisponde ad un periodo di forte disorientamento sul piano personale e collettivo. Non si è più bambini, ma non ancora adulti. Ci si trova in una fase intermedia in cui si rifiuta sistematicamente l’intervento degli educatori tradizionali (genitori, insegnanti, catechisti) ma non si è ancora in grado di orientarsi adeguatamente per quanto riguarda le scelte della vita. Sovente ci si lascia ammaliare dalle sirene più suadenti, come la moda, la musica, lo sport, il consumismo. Il tutto fortemente mediato dal gruppo di amici. Non ci si conosce, non si sa che cosa fare, ma non ci si lascia guidare da altri più competenti.
La capacità di orientarsi diventa pertanto una delle competenze principali da far sviluppare nell’adolescente.
L’orientamento può avere diverse connotazioni: scolastico-professionale, oppure affettivo-sentimentale, etico-valoriale, culturale, sociale, religioso… La maggior o minor capacità di orientarsi contribuisce in maniera determinante al compito specifico dell’età: la definizione dell’identità.
La cresima può contribuire all’orientamento sia in termini generali che specifici. Partendo dalle caratteristiche specifiche del sacramento, ci sembra che la cresima possa contribuire all’orientamento soprattutto in questi due campi:
1. religioso: scegliere Cristo. La cresima si presenta, nell’attuale utilizzo pastorale della chiesa italiana, come momento di adesione personale a Cristo compiuta dall’adolescente in piena consapevolezza. Essendo completamento del battesimo, essa fa legittimamente parte del dinamismo attraverso cui si aderisce alla fede cristiana e si viene incorporati a Cristo. Perciò non è scorretto utilizzarla come momento di riflessione sul significato dell’essere cristiani e, più in generale, sulla scelta di fede e sul senso da attribuire alla vita e quindi sulla dimensione religiosa.
2. morale: mettersi a servizio. Anche per quanto riguarda alle doti specifiche che essa presuppone e favorisce (sacramento dello Spirito e quindi dell’amore), la cresima può contribuire all’orientamento del ragazzo. Il pensare ad una vita come servizio, con un corollario di doni (dello spirito, ma anche personali) da spendere per gli altri fa parte dello specifico della cresima e tocca profondamente il bisogno di orientamento vocazionale tipico di quest’età. Perciò individuare i doni o le doti che si possiede e decidere di metterle a disposizione degli altri è esigito dallo stesso sacramento e contribuisce alla definizione dell’identità.
Questi i campi in cui la cresima fornisce un apporto specifico. Ciò non vuol dire che il suo contributo termini qui. I due campi, religioso e morale, sono basilari per tutto l’orientamento della persona umana. Rispondere alle domande che la cresima sollecita vuol dire individuare anche la direzione verso cui dirigere tutta la vita, fare delle scelte di valore in sintonia con il credo religioso che si professa. Una preparazione alla cresima, ben condotta, aiuta a ripensare tutte le altre scelte che contornano la vita e a comporle in armonia con la professione di fede. La fede (o la scelta religiosa) è ciò che dà senso a tutto il resto e tende a ordinare l’universo culturale e sociale attorno ad un unico centro, Dio. Perciò tutto il resto della vita viene risignificato e riorganizzato da questa scelta.
Ecco il motivo del titolo: sulle tracce di un grande dono. La cresima, dono di Dio, favorisce l’orientamento di tutta la persona, purché inserito nel cammino di crescita e ricerca di sé che contraddistingue quest’età.
Quindi questo argomento può diventare un “tema generatore” di altre riflessioni ed esperienze che aiutino ad individuare la direzione da dare a tutta la propria vita, quali valori accogliere, quali comportamenti e atteggiamenti sono in sintonia con essa e quali no. Pertanto può essere utilizzata in continuità o come completamento dei due sussidi di questa rubrica che trattano l’orientamento (“Cosa farò da grande?” in NPG 9/2000, “Chi sarò da grande?” in NPG 4/2001).
Il materiale della prima parte (“Alla
ricerca del tesoro”) è stato utilizzato da un gruppo come preparazione
immediata alla cresima. Si trattava di un gruppo scout composto di una decina
di ragazzi sui 14-15 anni (alta squadriglia) già affiatato che aveva seguito
per anni un programma di formazione umana e cristiana. Seguendo la metodologia
scout, cioè induttiva (= partire da un’esperienza per far riflettere e maturare
il ragazzo), è stata utilizzata l’esperienza dell’orientamento topografico (una
delle tecniche tipiche dello scoutismo) per una maggior conoscenza di sé e per
sollecitare alla decisione di giocarsi la vita al servizio degli altri e di
Cristo
Il tutto viene concluso con la proposta di alcune celebrazioni in vista della cresima.
Il sussidio risente della metodologia scout ma pensiamo che quanto elaborato possa servire anche a chi non fa direttamente riferimento a questa metodologia ma comunque cerca di coinvolgere i ragazzi con esperienze e proposte concrete. Ovviamente con i dovuti adattamenti…
Questa proposta si rivolge ad adolescenti o
preadolescenti in un’età che può andare dai 13 ai 17 anni e che abbiano una
consolidata esperienza di gruppo.
Questa proposta rimanda alla voglia di mettersi alla ricerca di un "tesoro" tipica del desiderio di avventura e scoperta dell’adolescente.
È stata ambientata attraverso un racconto e scandita in due riunioni e una uscita di due giorni. Si è partiti mettendo in luce i doni che ognuno possiede già e che spesso non utilizza attraverso due giochi di ruolo. E’ stato inoltre organizzato un piccolo stage tecnico di orientamento e topografia perché i ragazzi potessero avere gli strumenti necessari per affrontare il momento dell'esperienza pratica che si è svolta in un fine settimana con un'uscita. Durante l’uscita dopo un momento di confronto, intorno al fuoco e in mezzo alla natura (sabato sera), si è concluso alla domenica con un momento di riflessione e la celebrazione eucaristica, all’interno della quale i ragazzi hanno fatto domanda ufficiale di essere ammessi al sacramento della Cresima.
Praticamente tutta l'esperienza è stata suddivisa in cinque grossi momenti:
1) attrezzarsi per la ricerca: lancio dell’attività (“Il tesoro nella giungla”) e apprendimento delle tecniche di orientamento
2) la scoperta dei propri doni: alcuni giochi d’animazione per conoscere se stessi e le proprie doti
3) verso
la scoperta del grande dono: un’esperienza di auto-orientamento in una
zona boscosa (sabato pomeriggio)
4) qual
è tesoro? riflessione sui punti di riferimento della propria vita e
sugli strumenti che si ha a disposizione per l’orientamento (sabato sera)
5) riuniti
intorno al dono: celebrazione
del dono di Dio: Cresima ed Eucarestia (domenica).
Il primo passo è quello di imparare ad utilizzare la tecnica dell’orientamento geografico come strumento e metafora dell’orientamento personale. Questo al fine di condurre il ragazzo ad avere una migliore consapevolezza di sé per fare una scelta cristiana e di vita in sintonia con le proprie caratteristiche e coerentemente con il gesto che compie ricevendo la cresima.
Obiettivo:
Far comprendere ai ragazzi adolescenti, che si preparano a ricevere il Sacramento della Confermazione, l'importanza di avere nella vita dei punti di riferimento che convergono in Gesù Cristo: la Stella polare nel cielo della nostra vita.
Lancio: Il tesoro nella
giungla
Nella giungla dell'America del Sud non è facile orientarsi. Ma si sapeva che, in un posto che nessun uomo aveva mai visto, nascosto tra il verde, c'era un tesoro che avrebbe fatto la fortuna di chiunque fosse riuscito a trovarlo. Molti avevano pensato di cercarlo. Ma solo da poco tempo si erano trovati elementi utili per individuarlo e appurarne l’esistenza. Si pensò di organizzare una spedizione. Anzi, quasi contemporaneamente, partirono dal campo base due esploratori, equipaggiati di tutto punto e decisi a trovare il tesoro per primi. Perciò la loro diventava una gara contro il tempo per chi arrivava primo a trovare il tesoro.
Partirono, ma ognuno conosceva solo il primo tratto di strada; poi avrebbe dovuto orientarsi da solo, o al massimo, in contatto radio con la base.
Uno dei due era un uomo molto esperto delle foreste, e si incamminò subito verso la direzione, che “a fiuto" , gli sembrava migliore, e che già conosceva, senza rimanere nemmeno in contatto con la base, via radio. Pensava che quei sapientoni che lavoravano solo a tavolino non gli sarebbero serviti a niente.
L'altro, invece, era un po' meno sicuro, ed esitava a scegliere una strada. Qualche luogo gli sembrava familiare, ma altri punti no, e soprattutto sapeva di non potercela fare da solo. Così si metteva spesso in contatto con la base per chiedere informazioni. Contemporaneamente dalla base era partito anche un elicottero che controllava la situazione dall'alto e forniva indicazioni sul territorio e sui percorsi più affidabili. Così, unendo la propria voglia di arrivare alla meta alle indicazioni precise che riceveva da chi lo aveva mandato, procedeva più lentamente, ma con maggiori indicazioni del suo avversario. In qualche punto gli veniva istintivo scegliere una certa strada, ma se dalla base lo informavano che conduceva a un sentiero interrotto, accettava le indicazioni e cambiava rotta. Si era cosi instaurato un clima di fiducia e di collaborazione, e il cammino procedeva bene.
L'altro esploratore aveva guadagnato un po' di tempo, ma aveva anche trovato degli imprevisti e, nella sua stoltezza, aveva addirittura abbandonato la radio per essere più leggero. Così ben presto si perse, e dovettero allestire delle squadre di soccorso per andarlo a cercare.
Non si sa se l’altro esploratore abbia alla fine trovato il tesoro, ma di certo non si è mai perso…
Imparare ad orientarsi
Prima di mettersi in viaggio si è soliti pensare ad una destinazione denominata "meta". Orientarsi significa trovare la direzione giusta per raggiungere la meta. Sia che ci si debba inoltrare in una foresta, sia che si debba attraversare regioni sconosciute, l’unica maniera per trarsi d'impaccio è sapersi orientare. Quando si cammina in città non ci si preoccupa della direzione. Ci sono i cartelli indicatori che ci traggono d'imbarazzo. Ma non così avviene in un bosco o in piena campagna, in montagna o in mezzo al mare. In questo caso si devono trovare dei punti di riferimento che permettano di arrivare a destinazione anche senza cartelli.
Per l’orientamento non
basta avere intuito ed esperienza, c’è bisogno anche di conoscenze tecniche.
Forniamo alcune indicazioni di massima rimandando ad altri contesti gli
eventuali approfondimenti.
Ogni direzione è determinata in rapporto al nord, perciò è di grande importanza saperlo trovare. Lo si può trovare di giorno con il sole, di notte con le stelle, sempre con la bussola.
La mattina alle 6 il sole è ad Est, alle 9 a sud-est, alle 12 a sud, alle 15 a sud-ovest, alle 18 ad ovest. Si può sfruttare anche l'orologio analogico per orientarci (v. fig. 1):
Con
le stelle
Le stelle sembrano girare al di sopra delle nostre teste; in realtà è la terra che gira sotto di loro. Vi è una stella chiamata "stella polare" che non si muove ai nostri occhi e intorno alla quale girano tutte le altre. Per trovarla ci si serve di altre due costellazioni note sotto il nome di Orsa Maggiore e di Orsa Minore. L'Orsa Maggiore è facilmente identificabile nel cielo in quanto ha la forma di un carro infatti si chiama anche Grande Carro. Se si prolunga la linea formata dalle due stelle che costituiscono il fondo del carro su di una distanza uguale a cinque volte quella che separa fra di loro queste due stelle, si arriva alla stella polare. Essa ci indica la direzione del nord (vedi fig. 2).
Con la bussola E' uno strumento semplice composto da un ago calamitato posto su di un perno. La sua punta si orienta sempre verso il nord (che si chiama nord magnetico).
Alcune accortezze nell'uso:
il piano della bussola deve essere
assolutamente orizzontale al terreno altrimenti l'ago calamitato non potrà
muoversi liberamente;
usando la bussola ricordarsi di non
posizionarsi sotto linee ad alta tensione o in vicinanza di masse metalliche
(tralicci, pali di ferro, tombini, magneti) possono influenzare l'ago magnetico
e farlo "impazzire" e dare quindi gravi errori di misurazione.
La carta topografica
Una cartina topografica è uno strumento che riporta in maniera dettagliata tutte le informazioni su un territorio: latitudine e longitudine, variazioni altimetriche, abitazioni, i sentieri o strade, il tipo di vegetazione, ecc. Per usarla bene bisogna però saper leggere i segni convenzionali…
Le tecniche di orientamento servono a far capire l’importanza di:
1. individuare bene la meta verso cui si sta andando
2. trovare dei punti di riferimento
3. dotarsi di strumenti adeguati per il rilevamento della posizione
4. verifica della corrispondenza tra il sentiero intrapreso e la meta
5. aggiustamento della direzione durante il cammino
Queste informazioni vanno usate come metafora per la vita. Tuttavia può essere opportuno impiegarne alcune anche per far fare esperienza di auto-orientamento.
Esercizi
1.
Trovare il nord con la posizione del sole, con
l’ombra, con il muschio o l’umidità sulle piante, con l’orologio. Si può anche
costruire una meridiana o imparare a leggerne una…
2. Riconoscere la stella polare. In una notte stellata ci si pone davanti al cielo e si cerca di individuare la stella polare (Nord).
3. Si può utilizzare il momento per far conoscere alcune delle costellazioni più note e facilmente riconoscibili.
4. Imparare ad orientarsi con la bussola. Dopo aver trovato il nord con uno dei metodi precedenti, controllare con la bussola se è veramente il nord.
5. Imparare a leggere correttamente una carta topografica. Dotarsi di una carta topografica e, con strumenti adeguati, provare a fare la rilevazione di un punto.
L’orientamento diventa una metafora del viaggio che ogni uomo, adolescente in particolare, deve fare entrare in se stesso e imparare a conoscersi. Non è una cosa facile e più d’uno rifiuta sistematicamente di farlo per paura delle sorprese... Per questo è importante farsi aiutare da qualcuno che ha già fatto questo viaggio dentro se stesso e può diventare una guida anche per gli altri. Gli educatori fanno questo come mestiere…
Però conoscere se stessi vuol dire poter intervenire di persona e con competenza sul proprio futuro. Per questo grandi uomini, come Budda o Socrate, hanno cominciato con questa attività. “Conosci te stesso” era la scritta sul tempio di Apollo a Delfi che Socrate prese come motto della sua ricerca filosofica. Questo motto ha dato inizio ad una vera rivoluzione nel modo di vedere l’uomo, la natura, il mondo e ha contribuito in modo sostanziale all’impostazione della nostra civiltà.
Suggeriamo anche a te di iniziare questo viaggio all’interno di te stesso, sotto la guida di un abile educatore- animatore. Ecco alcuni giochi/tecniche per imparare a guardarsi dentro e conoscersi.
Obiettivo: capire come gli altri ci vedono in relazione a
come noi ci percepiamo.
Grandezza del
gruppo: da 5 a 20 partecipanti.
Tempo: un'ora o più in relazione all'ampiezza del
gruppo.
Età: da 13 anni in su.
Luogo: una stanza con le persone sedute in cerchio.
Materiale: fogli e matite.
Svolgimento
1 - Il
conduttore prende tanti fogli quanti sono i partecipanti e su ciascun foglio
scrive un nome, poi li distribuisce in modo che ogni persona ne abbia uno con
il nome di un compagno.
Il conduttore
chiede al gruppo di disegnare un animale che abbia le caratteristiche
psicologiche e di comportamento del partecipante che trova scritto sul foglio.
Il disegno dovrà risultare chiaro, se così non fosse, conviene scrivervi sotto
di quale animale si tratta. Il lavoro viene consegnato anonimo. Una volta raccolti
i disegni, il conduttore ne mostrerà uno per volta facendoli passare da un
componente all'altro. Su un foglio grande vengono scritte tutte le osservazioni
riguardanti il disegno e le caratteristiche dell'animale-persona.
2 - Finita questa fase, il conduttore distribuirà
a ciascuno dei presenti un foglio bianco e chiederà di disegnare, questa volta,
un animale che rappresenti se stesso così come si percepisce.
3 - Al termine ciascuno avrà davanti a sé due disegni di animali: quello del compagno e il proprio. A questo punto si prende una persona per volta e si mettono a confronto l'animale disegnato dall'altro e la propria rappresentazione grafica. Quindi ognuno è invitato ad esprimersi sulle singole persone: se aggiungerebbe qualche aggettivo o ne toglierebbe qualcuno, ovviamente motivando il tutto. Al termine ogni singolo è invitato a dichiarare se è d'accordo o meno e quindi accetta, gli aggettivi con i quali gli altri lo hanno definito.
4 - Da tutto questo gioco se ne trae spunto per fare percepire la differenza tra "come uno si sente e come lo vedono gli altri", cioè il gioco tra autoattribuzione e attribuzione esterna nella costruzione dell’identità.
È possibile variare il gioco in modo divertente e
creativo proponendo stimoli alternativi all'animale come ad esempio un'opera
letteraria o teatrale, una canzone, una pianta, una macchina, ecc. (cfr. LUCARINI-AVIDANO, “Finestra dell’altro, finestra
dell’io”, p. 86)
In K. VOPEL, “Giochi
d’interazione” v. 2° – Identità, pregi, capacità:
Il
mio Io – 16 anni (p. 29)
Io
mi chiamo – 14 anni (p. 65)
Il
mio nome di battesimo – 18 anni (p. 70)
Firma
pazza – 14 anni (p. 72)
Il
mio nome nel mondo – 16 anni (p. 75)
Le
molteplici voci interiori – 18 anni (p.
77)
I
molteplici ruoli esteriori – 16 anni
(p. 83)
In K. VOPEL, “Giochi
d’interazione per bambini e ragazzi” – v. 1°
Chi
sono io? – p. 100
Allo
zoo – p. 104
Canto: Esci dalla tua
terra
...Sto
crescendo e mi accorgo di avere tante doti. Molte mi servono per orientami
nella vita e trovare il mio posto nel mondo. Ma mi accorgo anche che molte
servono per rapportarmi agli altri e che questi mi chiedono di donar loro ciò
che possiedo ovvero i talenti che Dio mi ha regalato, senza risparmiarmene
neppure uno. Ci sono diverse circostanze nelle quali è richiesto, anche non
esplicitamente, il mio contributo... Spesso non riesco a dire “eccomi”... Chi
potrà aiutarmi in questo?
Il
donarsi agli altri è un’esperienza alla quale ogni cristiano è chiamato ed in
particolare ogni scout... a “lasciare il mondo un po’ migliore di come lo
avete trovato”...
Si può leggere la parabola dei talenti (Mt 25)…
Obiettivo: riflettere su come impiegare le proprie doti.
Svolgimento:
1- Su un tavolo vengono messi diversi cartoncini indicante ognuno un dono (una dote, una competenza, o caratteristica personale, es.: pazienza, intelligenza, calma, volontà, buon umore, ecc.) Ad ognuno vengono distribuite 6 carte da gioco: ognuna delle quali dovrà essere riempita con un dono che si pensa di possedere.
Terminata questa fase viene spiegato il gioco.
2- Verranno presentate alcune situazioni tipo (i ragazzi non sanno quante sono) nelle quali ognuno decide di giocare una delle carte (doni) che possiede tenendo presente che:
Una carta giocata non può più essere
utilizzata;
Si può decidere di non giocarne
nessuna se a giudizio del giocatore non è impiegabile in quella precisa circostanza;
Le situazioni saranno lo stesso numero delle carte in possesso dei ragazzi.
Alla fine si contano i doni impiegati e quelli inutilizzati.
3- Dopo il gioco sarà importante far osservare:
a cosa le doti servono;
come si riesce ad impiegarle;
quanto a volte non si riesce a mettere
in gioco il dono giusto nella circostanza giusta;
Di qui una riflessione sull’importanza di imparare a giocare la “carta” giusta al momento giusto.
Situazioni tipo (in cui giocare le carte):
1) Il sentiero non sembra corrispondere alle indicazioni della carta… comincia a far buio e la nebbia scende. Non si sente alcun rumore intorno…
2) Gli abitanti della valle sono stati evacuati dalle loro case a causa della piena d'acqua proveniente dalla montagna. ci sono tanti bimbi impauriti e molti anziani in difficoltà che hanno paura di perdere tutto…
3) La catechista mi comunica che nella mia classe verrà inserito Matteo, un ragazzo con deficit motorio in carrozzina e chiede al mio gruppo di amici di averne una cura particolare, di giocare con lui prima e dopo la riunione di catechismo e di portarlo a passeggio con noi nei momenti liberi. "Con voi si troverà benissimo!" ci dice… Ma cosa ne sarà nella nostra abituale partitella prima e dopo il catechismo???
4) Gianni, il mio migliore amico, nonché compagno di scuola. non ne vuole sapere delle riunioni di gruppo. Mi confida che frequentando il gruppo del "muretto" ha scoperto il fumo… "Che ne dici di provare?" è stata la sua proposta…
5) Al campo estivo il vento si fa sentire e non poco. Alle due di notte, dopo una giornata di fatica e di lavoro per arrivare al luogo di destinazione e montarla, la tenda ci cade addosso… La stanchezza è tanta e la rabbia anche… Chissà gli altri come dormiranno tranquilli…
6) Marcello, un ragazzo arrivato da poco in parrocchia, non ne vuole sapere della riunione di gruppo: "E solo una perdita di tempo…" dice a Gionata che è l’unico che è riuscito ad avvicinarlo. Nessuna delle nostre attività sembra attirarlo…
1.
In K. VOPEL, “Giochi
d’interazione” v. 2° – Identità, pregi, capacità:
Competenze
(p. 109)
I
miei candidati (p. 123)
Piramide
positiva (126)
Profilo
dei miei pregi (129)
Albero pregi e difetti (131)
Qualità
del carattere (136)
L’asta
(139) x grandi
Venti
qualità (x 16 anni)
2.
In K. VOPEL, “Giochi
d’interazione per bambini e ragazzi” – v. 1°
I
miei talenti (98)
Cosa
mi piace fare? (112)
Pregi
e capacità (p. 133)
3.
“LE MIE DOTI” –
“Il MIO DOMANI”, in Note’s Graffiti “Gran Bazar” di NPG 5/98 pp. 73-74
4.
Cfr. anche “UNA
VITA PER…” - Note’s Graffiti in NPG
4/97 pp. 65-80
Preghiera conclusiva: Rm 12, 3-8
Dopo aver studiato le tecniche di orientamento i ragazzi vengono invitati a vivere un'esperienza pratica dove poter sperimentare quanto appreso e soprattutto poter interiorizzare il messaggio educativo.
Prova di orientamento. Esperienza di orientamento in una zona boscosa o desertica, ovviamente se il gruppo dà sufficienti garanzie di poterlo far bene, senza pericoli di “dispersi”.
Procedimento: Si formano delle coppie e si dà ad ogni coppia una cartina del posto. Ognuno ha un suo percorso da compiere, con partenza da punti diversi per ogni coppia, in modo che non possano vedersi o disturbarsi a vicenda. Devono raggiungere il punto di destinazione che è comune a tutti entro una certa ora.
All'arrivo al posto stabilito
i ragazzi vengono accolti dagli animatori. Mentre si attende l'arrivo di tutte
le coppie ci si racconta intanto come è andata, in modo informale.
Riflessione: Quando sono arrivati tutti, si discute sull’esperienza, cercando di evidenziare le difficoltà ed i mezzi utilizzati per risolverle. Mettere in luce soprattutto gli elementi che servono per introdurre l’attività successiva.
Dopo cena, riuniti intorno al
fuoco di bivacco, si distribuisce ai ragazzi una griglia di riflessione da
svolgere personalmente.
I segni…
“Ci siamo messi alla prova: abbiamo percorso una strada che ci è stata
indicata attraverso dei numeri o dei dati. Grazie a questi e alla nostra
competenza siamo riusciti a giungere alla meta. Non sempre è facile orientarsi,
specialmente di notte o quando mancano i punti di riferimento. Dall’esperienza
scout impariamo a “fare” per acquisire competenza e giungere ad “essere” uomini
e donne che sanno prendere in mano la propria vita ed orientarla nella giusta
direzione. Abbiamo parlato di vari strumenti utili nell'orientamento: la bussola,
il sole, la stella polare, la carta, le coordinate, ecc.
Tutti questi strumenti ci permettono di non vagare ma di dirigerci verso
un luogo... e chissà magari proprio quello del “tesoro”...
…fermiamoci
a riflettere…
Prova ora a pensare questi strumenti all'interno
della tua vita: che cosa possono simboleggiare?
Nella
mia vita il sole è rappresentato da
________________________________________________________
Nella
mia vita la stella polare è rappresentata da
_________________________________________________
Nella
mia vita la carta è rappresentata da
_______________________________________________________
Nella
mia vita la bussola è rappresentata da
_____________________________________________________
Nella
mia vita le coordinate sono rappresentate da
_________________________________________________
Altri
strumenti utilizzati
nell’orientamento che potrebbero avere un significato simbolico per me? Quale?
__________________________________________________________________________________________________
Gli strumenti dell’orientamento sono simboli che nella vita assumono significati diversi a seconda dell’ambito, delle circostanze e del momento in cui ci si trova.
Noi animatori/catechisti, pensando alla tua crescita umana e spirituale, abbiamo dato a questi strumenti i seguenti significati:
SOLE: Dio
STELLA POLARE: Gesù Cristo
BUSSOLA: Coscienza
COORDINATE: Gruppo /Chiesa
Può darsi che tu non abbia
pensato a questi significati, oppure che tu vi abbia pensato e addirittura che
qualcuno corrisponda a quello proposto da noi.
Prova ora a confrontare le
tue interpretazioni degli strumenti con quelle proposte dagli animatori.
1. Quali corrispondono? ____________________________
2. Quali sono simili? _______________________________
________________________________________________
3. Quali non corrispondono per niente?_________________
4. Prova ora a riprendere i vari simboli e a valutarli alla luce di quanto ti hanno suggerito gli animatori.
Quale proposta ti convince e pensi che potresti fare tua? ________________________________________________
________________________________________________________________________________________________
5. Perché_________________________________________
6. Quale invece non ti convince?
________________________________________________
________________________________________________
7. Perché_________________________________________
Tornati insieme si mette in comune quanto emerso dalla riflessione.
Prima di muoverci e "ritornare a valle" si legge il brano in cui si narra la discesa dello Spirito Santo sotto forma di lingue di fuoco (At 2) e ad ognuno si consegna una fiaccola da accendere con la quale si farà luce durante la discesa. La fiaccola vuole essere anche il segno dell'impegno ad essere luce per il mondo!
Ritorno a valle
La Domenica è il “giorno del Signore” per antonomasia. E’ importante viverlo concentrati attorno a questo. Noi l’abbiamo utilizzato per completare la riflessione, soprattutto per fare un collegamento tra i doni ricevuti (su cui si era già riflettuto) e quelli che si riceverà con la Cresima. Bisogna evitare il pericolo di disgiungere le due realtà. Capire che Colui che farà scendere i suoi doni al momento della Cresima è lo stesso che ci ha fornito di tante doti “naturali”. Entrambi esigono di essere messe a disposizione di Dio per farne dono agli altri. Ed inoltre, è importane desiderare questi doni, chiederli con la preghiera e ringraziare per essi…
Stai camminando verso il Sacramento della Cresima. Lo Spirito Santo scenderà su di te con i suoi doni…
Quali di questi pensi di possedere già, almeno in parte, e di quali invece pensi di aver più bisogno?
Segna accanto ad ognuno: Su una colonna quanto di sembra di averne in %. Sull’altra colonna quanto pensi di averne bisogno per la tua vita (non è detto che sia esattamente il restante della percentuale, ma il bisogno che tu senti vivamente).
ne
ho già vorrei acquistarne
SAPIENZA ____________% _________%
INTELLETTO _________% _________%
CONSIGLIO ___________% _________%
FORTEZZA ____________% _________%
SCIENZA ___ _________% _________%
PIETA’ _______________% _________%
TIMOR DI DIO _________% _________%
Ci sono altri doni che
vorresti chiedere a Dio? Quali?
__________________________________________________________________________________
Componi una tua preghiera in cui chiedi allo Spirito santo i doni di cui senti di averne più necessità.
Utilizzando le informazioni ottenute negli esercizi precedenti (“tu, che animale sei?”), fai un riepilogo delle doti emerse, aggiungendone eventualmente altre…
-________________________________________________
Come pensi di poter spendere queste doti?
Fai un piano di corretto e generoso impiego delle tue doti per gli altri. Cosa potresti fare della tua vita?
Terminato il momento di
riflessione, siprocede alla celebrazione vera e propria.
Ci si ritrova intorno ad uno scrigno, "il tesoro", chiuso e pian piano si spiega ai ragazzi il cammino compiuto fin qui. Si inizia quindi la Celebrazione Eucaristica e al momento dell'Offertorio si cammina processionalmente dietro il vino, il pane e lo scrigno che viene aperto. Dentro si trova una cartina topografica (la stessa usata dai ragazzi durante la marcia) con al centro impressa il volto di Gesù. Sono evidenziati numerosi sentieri che iniziano in un punto qualsiasi della carta e che confluiscono al centro sulla sua immagine. La carta viene posta ai piedi dell'altare. L'omelia (dopo l’offerta dei doni) viene utilizzata per portare a termine la spiegazione di tutto il percorso e presentare il rito della Confermazione. Al posto del credo si rinnovano le promesse battesimali. Al termine della celebrazione i ragazzi vengono invitati a scegliere se mettersi sulla strada di Cristo e quindi a richiedere il sacramento della Confermazione, apponendo il loro nome su uno dei sentieri evidenziati.
Vieni Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
Che solo in te confidano
I tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
Letture
1° Lettura 1 Cor 13, 1-8
Vangelo Lc 6,27-38
Dopo i soliti temi dell’esame di coscienza (rapporto con Dio, se stessi, gli altri),
si può far riflettere su quanto è già stato oggetto di riflessione nei giorni precedenti in modo che diventino anche progetto o impegno da prendere con la Cresima.
Quali sono i doni che ho scoperto in
questi giorni?
Quali impiego di più?
Quali di meno?
Quali tengo nascosti o solo per me?
Cosa potrei fare per metterli a
servizio degli altri?
Cosa sento che lo Spirito Santo mi sta
chiedendo?
Quali doni in particolare devo
impiegare meglio?
Come devo impiegarli?
Con quale “spirito” mi sto accingendo
a ricevere il dono dello Spirito Santo?
Quali doni devo chiedere in
particolare allo Spirito Santo?
Penso che la mia vita cambierà in
qualcosa dopo la Cresima?
Se sì, in che cosa, in particolare?
Confessione
individuale
Preghiera
Conclusiva
Atto di affidamento allo Spirito Santo
O Santo Spirito
Amore che sgorga dal cuore del Padre e del Figlio
Fonte inesauribile di grazia e di vita
a te desidero affidare tutta la mia persona,
la mia storia passata, presente e futura,
i miei desideri e le mie scelte,
le mie decisioni, i miei pensieri, i miei affetti,
tutto quanto mi appartiene e ciò che sono.
Tutti coloro che incontro, che penso, che conosco, che
amo,
siano ispirati dalla potenza del tuo amore,
della tua luce, della tua pace.
Tu sei Signore e dai la vita,
senza di te nulla può dirsi in pace.
O Spirito dell'Amore eterno,
vieni nel mio cuore, rinnovalo,
affinché io possa diventare, ora e sempre,
Tempio e tabernacolo della tua Divina Presenza.
Preghiera Semplice
Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace.
Dove c’è odio, io porti l’amore.
Dove c’è offesa, io porti il perdono.
Dove c’è discordia, io porti l’unione.
Dove c’è errore, io porti la verità.
Dove c’è dubbio, io porti la fede.
Dove c’è disperazione, io porti la speranza.
Dove ci sono tenebre, io porti la luce.
Dove c’è tristezza, io porti la gioia.
O divin maestro, che io non cerchi
tanto di essere consolato, quanto di consolare.
Di essere compreso, quanto di comprendere.
Di essere amato, quanto di amare.
Infatti: dando, si riceve.
Dimenticandosi, si trova comprensione.
Perdonando, si è perdonati
Morendo, si risuscita alla vita.
(S. Francesco)
…modellami Signore…
Mi abbandono a te, o Dio,
nelle tue mani,
come creta nelle mani del
vasaio.
Dalle una forma e poi
spezzala, se vuoi. Domanda, ordina,
cosa vuoi che io faccia?
Innalzato, umiliato, perseguitato, incompreso, calunniato, sconsolato,
sofferente, inutile a tutto,
non mi resta che dire,
sull'esempio di tua Madre:
"Sia fatto di me secondo
la tua Parola!"
Dammi l'amore per eccellenza,
l'amore della croce,
ma non delle croci eroiche che
potrebbero nutrire l'amor proprio, ma di quelle croci volgari, che purtroppo
porto con ripugnanza… di quelle croci che si incontrano ogni giorno nella
contraddizione, nell'insuccesso, nei falsi giudizi, nella freddezza,
nel rifiuto e nel disprezzo
degli altri,
nel malessere e nei difetti
del corpo, nelle tenebre della mente
e nel silenzio e aridità del cuore.
Allora solamente tu saprai che
ti amo, anche se non lo saprò io... ma questo mi basta.
PREPARAZIONE:
A lato dell’ambone si pone il cero pasquale con un catino di acqua prelevata dal fonte battesimale e un numero di candele adeguato al numero dei partecipanti alla celebrazione.
Al lato opposto all’ambone si pone una icona di Gesù con un recipiente pieno di sabbia ove piantare le candele.
CELEBRAZIONE:
1.
Buio
Si inizia la celebrazione in un luogo completamente al buio, meglio se del tutto sconosciuto.
Cel.: Buio. Grande incertezza, angoscia, paura, disperazione. Sono questi i sentimenti che albergano nel nostro animo quando ci troviamo in un ambiente completamente privo di luce, a noi sconosciuto. Si avanza a tentoni, con l’angoscia nel cuore: non sappiamo dove poggiare il nostro piede, cosa troveremo davanti… Cresce l’incertezza, lo smarrimento, la paura: non sappiamo dove stiamo, verso dove andiamo. L’incedere è estremamente incerto, lento…
2.
Accensione del cero pasquale.
Il presidente accende il cero pasquale.
Cel.: Una luce fioca si intravede. La disperazione lascia il posto alla speranza: c’è una direzione verso la quale marciare. Più ci si avvicina alla fonte luminosa, più il nostro passo è deciso, sicuro: l’incertezza cede il passo alla sicurezza, la paura al coraggio, l’angoscia alla gioia. Il passo successivo non fa più così paura: tutto ci risulta più chiaro, più semplice… L’ambiente nel quale ci troviamo acquista una sua fisionomia, ci risulta sempre meno sconosciuto... Ritroviamo la nostra identità: ci sentiamo più noi stessi, liberi.
Gesù risorto è la nostra luce; Egli rischiara le nostre tenebre: grazie alla sua luce, ritroviamo noi stessi. La sua parola è luce ai nostri passi.
3.
Liturgia della parola.
Una lettura proclamata
possibilmente alla luce del solo cero pasquale.
Possibili letture:
a – Marco 1, 9 – 11 (Battesimo di Gesù).
b – Giovanni 9, 1 – 11 (Guarigione di un cieco nato).
c – Giovanni 15, 1 – 11 (La vite e i tralci).
Segue omelia.
4.
Rinnovazione delle promesse battesimali.
(Cfr. Veglia pasquale).
5.
Segno della croce con l’acqua e accensione della
candela al
cero pasquale.
Dopo la rinnovazione delle promesse battesimali ciascuno si avvicina al recipiente contenente l’acqua prelevata dal fonte battesimale e segnandosi con il segno di croce dice:
“Io, …,
sono battezzato/a nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen!”.
Poi, accende la candela dal
cero pasquale e si reca al proprio posto.
Al termine il presidente può sottolineare:
a – Gesù ci affida a noi, si mette nelle nostre mani… si fida di noi
b – A noi la responsabilità di alimentare la luce e la fede che ci è stata donata: con essa possiamo giocarci, spegnerla, nasconderla, porla in evidenza, …
c – Le candele che abbiamo accese al cero pasquale non hanno attenuato la luce di questo, ma l’hanno moltiplicata contribuendo a rendere tutto più luminoso: la nostra fede non si impoverisce mai partecipandola agli altri, ma anzi rende più chiaro il nostro cammino a noi e agli altri, arricchisce tutti. Così è anche dei frutti della fede: l’amore, la pace, l’amicizia, …
6. Preghiera
comunitaria: “tu sei la mia luce”.
Signore, tu sei la mia luce;
senza di te cammino nelle tenebre,
senza di te non posso
neppure fare un passo,
senza di te non so dove vado,
sono un cieco
che pretende di guidare un altro cieco.
Se tu mi apri gli occhi, Signore,
io vedrò la tua luce,
i miei piedi cammineranno
nella via della vita.
Signore, se tu mi illuminerai
io potrò illuminare:
tu fai noi luce del mondo.
7. Riposizione
della candela accesa presso l’icona di Gesù.
Cel.: Il dono della fede, come tutti i doni del Signore, non è un tesoro da conservare gelosamente e avaramente per se stessi, ma un dono da condividere con gli uomini.
La fede in Gesù risorto ci costituisce portatori della sua luce per nel mondo siano vinte le tenebre. Ciò avviene ogniqualvolta la nostra fede contribuisce a rendere più luminoso il volto di Cristo per gli uomini del nostro tempo: è l’esperienza della gioia che scaturisce dal dono della luce che abbiamo ricevuto nell’incontro con Gesù e che noi vogliamo condividere con ogni uomo, nostro fratello.
Processionalmente
ci si reca presso l’icona di Gesù per riporre la propria candela accesa che
contribuirà a rendere il volto di Cristo più splendente. Riposta l’ultima
candela, si possono accendere le luci.
8.
Inno a Dio Salvatore in Gesù Cristo.
Cel.: Tutti insieme rendiamo lode a Dio del dono che ci ha fatto nella luce di Cristo.
A cori alterni
Ringraziamo con gioia Dio,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
perché ci ha messo in grado di partecipare
alla sorte dei santi nella luce,
ci ha liberati dal potere delle tenebre,
ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto,
per opera del quale abbiamo la redenzione,
la remissione dei peccati.
Cristo è immagine del Dio invisibile,
generato prima di ogni creatura;
è prima di tutte le cose
e tutte il lui sussistono.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui:
quelle nei cieli e quelle sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili.
Egli è il capo del corpo che è la Chiesa;
è il principio di tutto,
il primogenito di coloro che risuscitano dai morti,
per ottenere il primato su tutte le cose.
Piacque a Dio di far abitare in lui ogni pienezza,
per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose,
rappacificare con il sangue della sua croce
gli esseri della terra e quelli del cielo.
9.
Padre nostro.
Cel.: Il Cristo risorto è il dono più grande della paternità di Dio ad ogni uomo. Grazie a lui la nostra vita acquista senso e la convivenza degli uomini diviene esperienza di fraternità. Esprimiamo la nostra gratitudine a Dio riconoscendoci ancora una volta suoi figli.
Padre nostro…
10. Preghiera
conclusiva: “Fammi vivere”.
Liberami, o Signore,
dalla pigrizia che ho
e dalla paura che mi prende,
dal comodo compromesso
e dal facile disimpegno.
Aiutami, o Signore,
ad essere come non sono
e come vorresti che io fossi.
Non importa ciò che muore in me,
m’interessa ciò che nasce
insieme a te.
Aiutami, o Signore,
a prendere sul serio il tempo,
a rispettare la vita,
a conservare l’amore;
ho bisogno di te
per vivere come tu vuoi.
Donami, o Signore,
la tua forza per agire,
la costanza dell’impegno,
la gioia di una fede che cresce,
la speranza
al tuo amore.
Credo in Dio, Padre,
Padre di tutti,
anche di quelli che mi sono antipatici,
di quelli che soffrono,
che muoiono di fame,
di quelli che prendo in giro
e tratto male,
dei genitori, dei nonni,
dei fratelli più piccoli,
dei vicini di casa,
dei professori,
di quelli che incontro sull’autobus?
Credo in Dio, Padre
che può tutto
E che, quindi,
non mi permette di dire:
“Non ce la faccio.
Non ci riesco proprio”?
Credo in Dio che mi
sta vicino,
con il suo amore
forte e invincibile,
che mi aiuta a fare il bene
e che non vuole che io sia
un pessimista
e un rassegnato che dice:
“Sono fatto così,
cosa ci posso fare!”?
Credo in Dio,
creatore,
creatore della terra,
dell’aria, dell’acqua
che contribuisco a inquinare
e a rovinare;
creatore dei beni della terra,
del pane, della pasta,
della carne
che io spreco
mentre altri muoiono di fame;
creatore dei vestiti
che riempiono l’armadio
mentre altri soffrono il freddo;
creatore dei prati,
delle strade, dei mobili
che sporco con lattine,
sacchetti e scarabocchi?
Creatore del corpo e del sesso
che non sempre rispetto?
Credo in Gesù
Cristo,
Figlio di Dio, nostro Signore?
conosco la sua vita?
I suoi insegnamenti?
Cerco di vivere, come lui,
facendo del bene a tutti?
Mi ricordo di lui durante la giornata?
Sono amico, come lui, dei più poveri,
dei più deboli, di quelli che sbagliano?
Credo in Gesù
Cristo
che è morto e risorto?
Sono pronto a “morire” con lui
quando incontro le difficoltà,
quando le cose non vanno come vorrei,
quando la scuola è faticosa
e l’amicizia impegnativa?
Mi impegno a vivere bene,
a rispettare il mio corpo e quello degli altri,
per risorgere e vivere sempre con lui?
Credo nello Spirito Santo
Che ho ricevuto nel Battesimo
E che ricevo continuamente
nella Eucarestia e nella Penitenza?
Partecipo alla Messa
con fedeltà e impegno?
Mi accosto con frequenza
alla Penitenza?
Credo nello Spirito
Santo,
amore di Dio,
presente in tutti coloro che amano gli altri.,
nei genitori, negli insegnanti,
in coloro che non la pensano come me,
in quelli che fanno parte di altri gruppi,
in quelli che mi sono antipatici?
Ascolto tutti?
Rispetto tutti?
Credo nella Chiesa,
comunità di fratelli
radunata da Cristo
per rendere presente
l’amore di Dio
su questa terra e là dove io vivo?
Frequento la parrocchia?
Accetto i suoi inviti?
Partecipo alle sue iniziative?
Mi impegno nel gruppo?
Credo nella comunione dei santi?
Credo, cioè, che tutti gli uomini sono misteriosamente uniti tra loro
per cui, il bene che io faccio
va a vantaggio di tutti
e il male che compio danneggia tutti?
Credo che le cose
non possono andar bene
se quelli che sono sani,
sazi e felici
si disinteressano
di quelli che stanno male?
Credo nella vita
eterna?
Do importanza esclusivamente
A quello che posso toccare,
misurare, pesare,
oppure so
dare spazio alla preghiera?
Cerco il guadagno
in ogni cosa che faccio,
oppure sono generoso
senza pretendere niente?
Credo alla pubblicità
che risolve tutti i problemi
con profumi, saponi,
vestiti e motorini,
oppure faccio spazio ai sentimenti?
Signore,
io credo,
ma tu vieni in aiuto
alla mia piccola fede.
Falla crescere,
falla diventare
come una luce
che illumina tutta la mia
vita.
T. Lasconi, La Cresima e
oltre, Paoline 1999
G. Ciravegna, E’ tempo di
crescita: un itinerario di fede per cresimandi e genitori, Esperienze 1996
P. Pellegrino, Il gigante
invisibile. Come comunicare lo Spirito Santo, Elledici 1997
C. Pellegrino, Cresima, il
miracolo di seguire Gesù, Elledici 1998
C. M. Martini, Tre
racconti dello spirito, Centro ambrosiano 1997
L. A. Gallo, Lo Spirito di
vita, Elledici 1998
G. Colzani, Lo Spirito del
Dio di Gesù, festa della vita, Elledici 1998
G. Biffi, Tre Riflessioni sullo Spirito Santo, Elledici 1997