Gli studenti e la loro protesta

Un autunno dopo l’altro, regolare come l’arrivo della brutta stagione, rinasce la protesta giovanile, a base di sgangherate autogestioni e occupazioni con o senza la "K". E’ questo che la maggior parte della gente, e soprattutto dei docenti, avrà pensato al presentarsi di questa ennesima protesta. Però quest’anno c’è stato forse un motivo più ponderato, rispetto a quelli affannosamente ricercati nelle finanziarie degli scorsi anni: la mini riforma sulla scuola stilata dal ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer. Infatti questo decreto, ufficializzato il 27/11/97, inaugura l’era della flessibilità, e quindi proclama il "liberi tutti" (dalle elementari alle superiori) da quei jurassici schemi che tanto hanno ingessato la suola fino ad oggi; inoltre, la controversa questione del finanziamento alle scuole private, ha fatto esplodere con prorompente animosità, la protesta degli studenti, timorosi di probabili ingiustizie.

Ma gli studenti che sfilano nei cortei, si autogestiscono, occupano, sono veramente motivati?

Il motivo delle occupazioni deriva veramente dalla "microriforma", o questa è stata solo un pretesto per anticipare le vacanze di Natale? Purtroppo, dalle indagini da me condotte, è amaramente venuto fuori che, solo i leader dell’Istituto, in quanto rappresentanti, seguiti da un piccolo schieramento di irriducibili contestatori, sono in qualche modo convinti e consapevoli delle loro azioni; ma essi si portano dietro una grande folla di "indifferenti" e di "qualunquisti" che, di fronte alla allettante opportunità di non fare scuola, ovviamente si aggregano. La loro indifferenza li porta poi a distruggere, spesso in preda a deliri di onnipotenza, tutto ciò che per loro rappresenta un incubo, più o meno legato alla scuola.

Ed è per questo che tali forme di proteste perdono in credibilità, nonostante i "nobili" principi che le generano; tra gli altri, uno che i giovani sentono fortemente, quello cioè di farsi sentire, per dire ciò che vogliono; magari attraverso ciò che non vogliono.

Non distruggiamo, con la superficialità, questa grande possibilità che abbiamo.

 

P. Giangiulio