STORIA DEI VOLI SPAZIALI

Breve storia del volo spaziale abitato e degli scenari politico-economici in cui essa nacque e si sviluppò, dalle origini fino all'attuale fase di realizzazione della Stazione Spaziale Internazionale.
 

Image: Yuri GagarinLe origini
La storia dei voli spaziali abitati dall'uomo ha inizio nel 1961 quando l'ex Unione Sovietica manda in orbita il satellite Vostok-1 con a bordo Yuri Gagarin; è il periodo della guerra fredda e la breve missione, di soli 108 minuti, oltre a dimostrare la possibilità per l'uomo di vivere e operare nello spazio, ha un importante valore politico e militare, aspetti dominanti della "corsa allo spazio" in quel periodo. Ciò nonostante, sono indubbiamente i successi e i progressi ottenuti in questi anni che aprono la strada agli investimenti e ai progetti di missioni spaziali con scopi civili.

[Soyuz 19 Craft] La serie Salyut e lo Skylab
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Si può cominciare a parlare di vere e proprie                 stazioni spaziali,dedicate   anche alla ricerca scientifica e tecnologica, a partire dal lancio della Salyut-1, avvenuto nel 1971, primo di una serie di velivoli orbitanti russi. Il programma si concluderà nel 1985, permettendo ai sovietici di acquisire una vastissima esperienza e di mettere così in orbita l'anno successivo la Mir, l'unica stazione spaziale tuttora funzionante. Nel contesto della guerra fredda, gli Stati Uniti, pur impegnati con costi altissimi nel Programma Apollo di voli sulla Luna, non mancano di mettere in orbita una loro stazione orbitante, lo Skylab, lanciato nel 1973 e operativa per un solo anno; questa esperienza, breve, ma impegnativa e molto istruttiva per i numerosi problemi che gli equipaggi dovettero affrontare e risolvere, pone la NASA nelle condizioni di avviare il programma per lo Space Shuttle, un velivolo spaziale capace di rientrare a Terra in modo non distruttivo ed essere quindi riutilizzato, una scelta diversa e alternativa a quella russa di una stazione fissa in orbita.
E' con i programmi Salyut e Skylab che ci si comincia a rendere conto delle grandi opportunità offerte alla ricerca dalla possibilità di effettuare esperimenti in condizioni di microgravità e al di fuori dell'atmosfera terrestre, e inoltre con l'importante vantaggio della presenza dell'uomo. Da subito i campi che traggono maggior vantaggio da queste condizioni sono le osservazioni della Terra e del Sole, le scienze dei materiali e dei fluidi, la microbiologia e naturalmente la fisiologia umana, applicata allo studio dell'adattamento del corpo e della psicologia dell'uomo alle condizioni di vita nello spazio. I primi risultati di queste ricerche sono molto interessanti, ma spesso contraddittori e incompleti, sia per la novità dei temi trattati, sia per la brevità delle missioni, sia infine per la mancanza di una libera circolazione dei dati, specialmente da parte russa, dovuta al persistente impiego anche militare dei Salyut.

La Mir e lo Spacelab
L'innovativo programma per la Mir, lanciata nel 1986 con l'intenzione di rimanere per lungo tempo nello spazio ed essere ampliata e aggiornata in tutti i suoi componenti, stimola un grande interesse nei paesi dell'Europa occidentale che, anche a causa dei problemi economici dell'ex Unione Sovietica, vengono ammessi a partecipare alle missioni e possono accedere, in parte, ai dati degli esperimenti scientifici condotti a bordo. Contemporaneamente l'Agenzia Spaziale Europa (ESA) partecipa al programma spaziale americano con la costruzione del laboratorio Spacelab, un modulo cilindrico che può essere alloggiato in più configurazioni nella stiva dello Space Shuttle. Il primo volo viene effettuato nel 1983, seguito da altri, che portano interessanti risultati scientifici, sebbene limitati dalla breve durata delle missioni, solo una settimana, proprio quando sulla stazione Mir gli astronauti russi raggiungono il tempo record di permanenza nello spazio di un anno.

La Stazione Spaziale Internazionale
In questo contesto prende forma nel 1984 negli Stati Uniti l'idea della costruzione di una stazione spaziale permanente in orbita, da subito aperta ad una larga partecipazione internazionale a causa degli elevatissimi costi da sostenere. Il progetto è ben accolto dalle agenzie spaziali europea, canadese e giapponese, e nel 1988 viene firmato il primo accordo per il programma Freedom, che oltre alla Stazione Spaziale abitata prevede un laboratorio orbitale completamente automatizzato, due piattaforme polari di osservazione e grandi infrastrutture di terra comprendenti lanciatori, centri di controllo e analisi dati, e sistemi di comunicazione; nelle fasi preliminari del programma sono previste anche missioni dello Space Shuttle sulla Mir e la permanenza di astronauti americani ed europei sulla stazione russa. La congiuntura internazionale non è però la migliore per un progetto di tale portata: proprio in questi anni tutti gli Stati sono costretti ad una più o meno drastica riduzione dei bilanci per lo spazio a causa di una diffusa crisi economica e il progetto viene quasi subito ridimensionato e ritardato.
Anche la situazione politica va nel contempo mutando: con la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda sono mature le condizioni per una partecipazione del nuovo governo russo al programma. L'adesione dell'ex Unione Sovietica nel 1995 rivitalizza il progetto, che nel frattempo ha subito duri attacchi anche da parte di alcune componenti della comunità scientifica internazionale, che ritengono che il grosso impegno finanziario richiesto porti restrizioni di budget alle discipline non coinvolte, o che sono rimaste deluse dalle precedenti esperienze di voli spaziali (a causa delle scarse possibilità di volo e dei frequenti ritardi delle missioni). Ma queste difficoltà vengono superate, anche grazie al nuovo scenario politico-economico che  vede da una parte l'occasione imperdibile della prima cooperazione tra tutte le maggiori potenze mondiali (non ultima l'opportunità per l'occidente di accedere alla grande esperienza russa in fatto di voli spaziali abitati), dall'altra il diffondersi di un notevole interesse commerciale per le attività spaziali, che apre la via agli investimenti di soggetti privati e quindi all'aumento dei finanziamenti disponibili.
L'accordo finale firmato all'inizio di quest'anno prevede la realizzazione di una Stazione Spaziale Internazionale (ISS) che a fine assemblaggio, attualmente previsto per il 2004, sarà costituita da sei laboratori e due moduli abitativi pressurizzati, e da nove piattaforme esterne per l'alloggiamento di strumentazione scientifica; potrà ospitare fino a 6 astronauti e mantenere sotto osservazione, grazie alle caratteristiche orbitali, l'85% della superficie terrestre, dove vive il 95% della popolazione; sarà visitata ogni tre mesi dallo Shuttle o dai vettori russi, che provvederanno al trasporto di materiale scientifico e di sussistenza e al ricambio dell'equipaggio.
Anche se, data la complessità del programma, ritardi e problemi sia tecnici sia finanziari sono ancora possibili, questa sarà ormai molto probabilmente la configurazione della ISS in orbita, con motivazioni, obiettivi e prospettive più ampi e promettenti di quelli per i quali fu ideata vent'anni prima della sua realizzazione.