Questo romanzo, il cui vero
titolo è "Catcher in the rye", è stato scritto da Jerome David
Salinger nel 1951 ed edito in Italia per la prima volta da Einaudi dieci anni
dopo, nel 1961.
Il titolo inglese può essere
tradotto come "Il prenditore nella
segale", ricorda un gioco di bambini che si divertono in un campo di
segale che termina con un dirupo, quando un bambino sta per cadere, c'è
qualcuno che lo afferra al volo.
Salinger è statunitense, è nato a
New York nel 1919, è stato ufficiale del controspionaggio durante la guerra,
dopo si è rinchiuso nella sua villa di Cornish nel New Hampshire, dove vive
tuttora appartato, al riparo da flash, giornali e televisioni.
Il libro appartiene al filone del
romanzo di formazione e narra la storia di un ragazzo di nome Holden Caufield,
di diciassette anni, che frequenta un college in Pennsylvania, Pencey. Viene
espulso da questa prestigiosa scuola per scarso rendimento, così come era stato
espulso precedentemente da altre due. Siamo a ridosso delle vacanze di Natale,
in un fine settimana, ed Holden prima di tornare a casa e prima che i suoi
genitori (un padre, ricco avvocato sempre impegnato a fare soldi, una madre
nevrotizzata dalla drammatica morte di un figlio, Allie) siano informati della
sua espulsione, "scappa" e va a New York, una città che nella sua
memoria si presenta come ricca di avventure e di vita. Lì incontra
approfittatori, persone amiche, "fidanzate", prostitute, professori e
una varia umanità con cui si incontra e si scontra, a cui si avvicina per poi
allontanarsene in una ricerca fatta di nevrosi e di paure. Ricerca di che? Di
un catcher in the rye, appunto, di un
acchiappatore nella segale, di una
figura paterna che curi le sue paure, le sue ansie, che dia una risposta alle
sue domande: "Dove vanno le anatre del laghetto di Central Park d'inverno
quando esso ghiaccia?", lo aiuti a divenire adulto. Ma, come ho detto è
una ricerca fatta di paure e di nevrosi che esplodono all'improvviso a contatto
con gli altri e lo spingono a fuggire. E' come se Holden abbia timore di
crescere. Ma alla fine, grazie alla sorellina Phoebe (la vecchia Phoebe, come
la chiama Holden), l'unica persona reale capace di penetrare nel groviglio
della sua coscienza (il fratello morto Allie è l'interlocutore virtuale dei
momenti di difficoltà e di maggiori ansie, vedi la fuga notturna dalla casa del
professor Antolini) prende una decisione di forte responsabilità che lo
condurrà nel mondo degli adulti.
Il libro è estremamente
leggibile, spiccio nello stile e senza fronzoli. Adotta il parlato giovanile
delle scuole e dei college, si rivolge in presa diretta al lettore che
coinvolge nelle avventure, vere e della coscienza, del protagonista; eppure di
fronte all'atteggiamento e al linguaggio di Holden, apparentemente scanzonato e
da "presa in giro", si sente la grande solitudine dei giovani, anche
di quelli del nostro tempo, e il loro disperato bisogno di comunicare e di
legarsi agli altri.
Sintomatica a questo riguardo
appare la conclusione del romanzo. Holden, rinchiuso in clinica per curarsi,
seguito da uno psicologo, parlando della sua storia, afferma: "Mi dispiace
di averla raccontata a tanta gente. Io, suppergiù, so soltanto che sento un po'
la mancanza di tutti quelli di cui ho parlato".
Concludendo, consiglio a tutti i
ragazzi, dai dodici ai trent'anni, e a tutti gli adulti, senza limiti di età,
di leggere questo libro: si può dire che Holden è un personaggio del nostro
secolo.
Giuliano D'Angelo
Carlo Limitone
IV Elettrotecnica A