"THE TRUMAN SHOW": IL FILM
A scuola abbiamo
visto il film "The Truman show". E' la storia parla di un uomo, Truman,
interpretato da un bravissimo Jim Carrey, che sin dalla nascita è seguito
a sua insaputa da tutta una serie di telecamere mimetizzate ed è protagonista
inconsapevole di una telenovela seguitissima dagli spettatori statunitensi che
permette di accumulare profitti altissimi agli sponsor.
Truman crede di vivere in un mondo reale, con il suo lavoro, la moglie l'amico,
la società cittadina che lo circonda e con cui è in contatto quotidianamente.
Noi spettatori sappiamo invece che è tutto virtuale, è solo un
ben organizzato set televisivo.
Truman ha un desiderio: viaggiare intorno al mondo, ma viene in tutti i modi
dissuaso e ostacolato, ad esempio sfruttando il ricordo della morte del padre
(che per esigenze di cast doveva uscire dalla programmazione) le cui circostanze
drammatiche gli hanno procurato la fobia dell'acqua.
Alla fine Truman, che per uno di quei banalissimi errori umani ha prima cominciato
a sospettare e poi capisce come stanno davvero le cose, riesce a spiazzare tutti
e a conquistare la libertà nel mondo vero. I telespettatori del film
guardano incuriositi e interessati il programma, si accorgono che a un certo
punto Truman non vuole più stare al gioco e iniziano a tifare per lui,
sperando che ce la faccia ad uscire da quella vita virtuale per realizzare il
suo sogno di realtà.
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Se
vogliamo, qualcosa di simile accade anche nel "Grande Fratello",
ma in modo molto più orribile e pilotato. Pilotato perché
i personaggi all'interno del programma non provano emozioni vere, salvo
forse, ma molto forse, qualcuno. Quanto al resto, solo burattini pilotati
dagli organizzatori del programma. Ritengo che non siano vere le emozioni
espresse dagli abitanti della casa perché essi sanno sono ripresi
perciò si controllano o fanno di tutto per mettersi in mostra (vedi
streap di Mascia). Truman no, lui crede che la vita che vive sia vera, non sa di essere ripreso e le sue emozioni sono limpide. Non appena si accorge che la sua vita è una vita virtuale, nonostante il suo inventore, un intenso e allucinante Ed Harris, gli prospetti la precarietà e la durezza della vita vera, preferisce rischiare, ma assaporare l'autenticità dei sentimenti: l'amore, l'amicizia, la famiglia .. I telespettatori solidarizzano con lui,salvo poi dimenticarlo e passare ad una altro programma. Così va la televisione. |
Perché la gente vede questi programmi di vita, per così dire, vissuta? Penso che i motivi siano diversi: ad esempio, sono moderni e la gente tende a vederli per essere secondo i tempi. Poi per curiosità e malizia. Terzo e ultimo motivo è che la gente si riflette nel comportamento assunto dagli attori, e misura così se stesso nell'osservare se gli attori fanno cose buone, cattive, stupide .
Inoltre
penso che ci sia anche un'altra ragione: il desiderio che la persona che
ci è amica, che ci è cara cambi immagine. Anche in questo
caso Ci sono diverse cause. La stessa TV, ad esempio, influisce molto
sulle persone, tanto da spingerle a imitare le "imprese" dei
suoi personaggi più famosi. Questo è negativo perché
vuol dire che le persone sono deboli caratterialmente, e schiave di idoli
finti. Però ci sono anche persone che vogliono far cambiare immagine,
modo di vestire a chi gli è caro per migliorarne l'aspetto, ad
esempio evitare i capelli sporchi, la barba lunga e incolta. Uno che si
trascura sarebbe discriminato in società e se un amico insiste
è bene.
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E' molto facile
capire, secondo me, se una persona è condizionata. Nella compagnia se
la maggior parte dei ragazzi fuma, uno è praticamente costretto a fare
altrettanto, anche se non vuole e fumare gli fa schifo, perché ha paura
di essere escluso, parlo per esperienza personale. Poi c'è la gente che
vuole le scarpe di Totti: siccome c'è le ha Giovanni o Pincopallino,
lui non può essere da meno
Anche dai compagni di scuola si può essere condizionati:per esempio,
non studio perché gli altri non studiano, oppure se studi e prendi un
bel voto, vieni chiamato "secchione" e ti deridono, è la paura
di essere diverso e di essere discriminato, messo da parte che porta a seguire
la massa.Infine vorrei concludere dicendo che la vita è tutta un condizionamento,
o quantomeno tre quarti di essa perché siamo portati a seguire la massa,
a non pensare in modo critico alle scelte che facciamo, perché significherebbe
assumercene le responsabilità
PAOLO D'AMICO
II H