E'
l'insieme degli
stili e delle tradizioni musicali delle isole del Mar dei
Caraibi. La musica caraibica proviene dalla musica delle
isole anglofone (le ex Indie Occidentali britanniche),
ispaniche (principalmente Cuba, Puerto Rico e la Repubblica
Dominicana) e francofone (principalmente Haiti, Martinica e
Guadalupa). Rientra nella categoria anche la musica
proveniente dai paesi continentali come la Guyana, il
Suriname e le regioni costiere del Messico, dell'America
Centrale, della Columbia e del Venezuela. La musica
caraibica spazia dai generi folk tradizionali come l'aguinaldo
di Puerto Rico o il mento giamaicano, alle forme
popolari tradizionali come la
salsa
e il
reggae.
È possibile
stabilire alcune generalizzazioni in merito ai tratti comuni
della musica caraibica, anche se le differenze al suo
interno risultano essere nettamente marcate. Molte
espressioni musicali della regione combinano caratteristiche
di derivazione africana con elementi occidentali: una
sintesi originale che, iniziata con la colonizzazione
europea e l'importazione degli schiavi dall'Africa e attiva
ancora oggi, dà vita a uno stile denominato creolo, o
sincretico. L'influenza africana si manifesta nel carattere
fortemente sincopato dei ritmi (con l'accentuazione dei
tempi deboli), nelle formule vocali responsoriali (a
chiamata e risposta) e nell'uso dell'ostinato (ripetizione
insistita della stessa frase musicale), il tutto sostenuto
armonicamente da semplici accordi.

Stili
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La musica
caraibica può essere suddivisa in tre categorie: folk,
classica e commerciale. Gli stili folk, perlopiù di diretta
derivazione africana, sono caratterizzati dalla predominanza
delle percussioni e delle formule a chiamata e risposta. In
questa categoria rientra la
rumba cubana, la bomba portoricana e musiche associate a
religioni afrocaraibiche come il
vudù haitiano e la santería cubana. Altri generi di
musica folk riflettono più da vicino l'eredità europea, come
il jibaro portoricano e il punto cubano, che
impiegano una forma strofica derivata dalla musica spagnola
e usano chitarre o strumenti analoghi. Gli indocaraibici,
discendenti da immigrati dall'India che costituiscono il
gruppo etnico maggioritario di Trinidad e della Guyana,
posseggono una ricca tradizione musicale autonoma, che
comprende sia canti folk tradizionali sia stili pop moderni
(il chutney).
Soprattutto a
Cuba, grazie a musicisti di formazione accademica, si
svilupparono nell'Ottocento forme di musica classica dalle
accentuate caratteristiche locali. Gli stili principali di
questa categoria sono la contraddanza (nota al di fuori
dell'isola con il nome di
habanera) e il danzón, uno stile di danza più
leggero e più ritmico. All'inizio del Novecento, Cuba
produsse diversi compositori classici di alto livello, come
Ernesto Lecuona, Alejandro García Caturla e Amadeo Roldán.
Le forme
musicali caraibiche più note sono le danze popolari moderne.
Nei Caraibi ispanici i generi principali vengono da Cuba, e
sono il son, il
cha cha cha, il
bolero e il
mambo. Dalla metà
degli anni Sessanta si è diffuso a livello internazionale il
genere chiamato salsa: una versione aggiornata del son
cubano e degli stili a esso collegato. Negli anni Settanta
ha acquistato popolarità il
merengue dominicano.
Lo stile
caraibico forse più celebre internazionalmente è il reggae,
emerso verso la fine degli anni Sessanta in
Giamaica come reinterpretazione locale del
rhythm and blues statunitense. La popolarità di questa
musica è legata ai suoi ritmi contagiosi, alla ricchezza di
spunti politici e sociali dei suoi testi e alle peculiari
doti interpretative di cantanti come
Bob Marley e Peter Tosh. Un'altra danza che ha raggiunto
rinomanza internazionale grazie anche a un interprete come
Harry Belafonte è il
calypso, originario di Trinidad.

Storia
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La storia della
musica caraibica ha inizio con i nativi che abitavano le
isole prima dell'arrivo degli europei. I cronisti spagnoli
descrivono alcune pratiche musicali delle popolazioni
indigene, tra cui l'areito, cerimonia in cui i
partecipanti cantavano e danzavano in cerchio attorno a una
piccola orchestra di tamburi di legno, sonagli e altri
strumenti a percussione. Già nel 1600, però, quasi tutte le
popolazioni indigene dei Caraibi erano state sterminate, e
con esse la loro musica e la loro cultura.
La musica
caraibica dell'epoca successiva emerse, come si è detto,
come un prodotto delle interazioni tra gli schiavi africani
e i coloni europei. Si usa distinguere tra colonie da
insediamento, come Cuba e Puerto Rico, e colonie da
piantagione, come quelle delle Indie Occidentali
britanniche. Le prime richiamarono grandi quantità di
europei e produssero vive culture creole, tendendo a
consentire la conservazione e la continuazione delle
pratiche musicali africane. Nel XIX secolo la borghesia
locale di queste colonie coltivava una viva cultura creola,
con generi musicali come l'habanera e il danzón. Nelle
colonie da piantagione britanniche la repressione culturale
fu pesantissima, e il commercio degli schiavi terminò prima,
così che le tradizioni neoafricane declinarono. Inoltre, in
queste colonie non si sviluppò una musica creola borghese a
causa dello scarso numero di residenti europei.
Nel Novecento,
l'avvento dei mass media – soprattutto dischi e radio –
stimolò la formazione degli stili musicali popolari da
ballo, spesso a scapito della musica folk tradizionale. I
nuovi stili si formarono sotto l'influenza della musica
commerciale statunitense, combinandola con le tradizioni
locali. Negli anni Sessanta le formazioni più ridotte e gli
strumenti amplificati elettricamente presero il posto delle
grandi orchestre, adottate dalle big band del jazz nei
decenni precedenti. Dopo l'impegno sociale di uno stile come
il reggae, le ultime tendenze della musica caraibica vedono
l'affermarsi della più sentimentale e apolitica salsa
romántica e del leggero e disimpegnato merengue, accanto
a forme edulcorate di reggae da discoteca.
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