|
Torna all'indice di settore
Introduzione
L’arte giapponese di disporre fiori secondo i
ritmi e le forme della vita ha più di mille anni di storia.
Sin dal VI secolo, quando dalla Cina entra in Giappone per la prima volta una
forma codificata di disposizione dei fiori, compaiono già gli elementi che
ancora oggi sono fondamentali: il triangolo che definisce il ritmo compositivo
risultante dall’armonia costruita attraverso l’asimmetria.
Ikebana, fiori viventi.
Ritmo, armonia e asimmetria divengono possibili solo attraverso la coscienza del
vuoto, che permette
di far risaltare ogni singolo elemento e i rapporti reciproci
esaltandone le caratteristiche.
Secondo le diverse scuole dell’arte giapponese dei fiori, tutto quanto esiste
in natura può essere trasformato in materiale compositivo purché interpretato
nella sua essenza di elemento naturale, riordinato e riespresso e, da inerte,
reso vivente.
Colore, forma, peso, materia e disegno si compensano a vicenda e si trasformano
da elementi grezzi in componenti di una costruzione armonica.
A prima vista invece l’aikido si presenta come un
elegante metodo di autodifesa personale finalizzato alla neutralizzazione,
mediante bloccaggi, leve articolari e proiezioni, di uno o più aggressori
disarmati o armati. Sintesi ed evoluzione di antiche tecniche marziali, l’aikido
(letteralmente “via dell’energia e dell’armonia”) è il risultato
storico di lunghi anni di studio condotti dal suo fondatore, Morihei Ueshiba
(1883-1969), nel campo delle principali specializzazioni dell’esperienza
marziale giapponese, conosciuta in epoca feudale come bujutsu.
Scopo dell’aikido è da un lato la difesa, in cui non si è costretti ad
arrecare danno al proprio avversario, dall’altro lo sviluppo armonioso
dell’essere umano nella sua unità fisica e mentale.
Torna all'indice di settore
|