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Introduzione
La
cucina ebraica innanzi tutto è fondata sulla kasheruth, l’idoneità dei cibi;
kasher, quindi, è il cibo consentito sulla base di precise regole alimentari.
Gli ingredienti semplici sono la sua caratteristica principale, come si addice
ad una cucina povera che bandisce gli sprechi e non scarta nulla.
Quello che abbonda è la fantasia, che ha stimolato il fiorire di piatti
saporiti con tocchi di pura creatività pur nell’ambito della kasheruth,
l’insieme delle regole alimentari ebraiche.
Al buongustaio rimane solo l’imbarazzo della scelta tra i “carciofi alla
giudia” fritti in olio abbondante dopo essere stati privati delle foglie
esterne; gli “aliciotti con l’indivia” passati al forno; “la concia di
zucchine” fritte e marinate in olio ed aceto con l’aggiunta di foglioline di
basilico; lo “stracotto” tipico piatto del sabato; le fettine di coda di
pezza dette “coppiette” e la “carne secca” essicate al sole; i
“filetti di baccalà” immersi nella pastella e fritti dorati in grandi
padelle; le “trigliette in umido” con pinoli ed uva passa.
Fettine di "stracotto", il piatto
tipico ebraico che viene consumato il sabato.
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