musica araba
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Introduzione

La musica araba è la forma artistica vocale e strumentale prodotta nel mondo islamico. Nonostante le diversità nazionali e culturali, le arti musicali dei popoli musulmani condividono alcuni caratteri di base che permettono di considerarle in maniera unitaria. Questi elementi sono soprattutto evidenti nei paesi arabi del Medio Oriente e del Nord Africa, in Turchia e Iran. Via via che ci si allontana da questo epicentro i caratteri comuni, pur mantenendo una forte compattezza, si fanno più sfumati.

Caratteristiche e Stili

Esistono due tipi fondamentali di musica nel mondo islamico: uno viene definito "prosa musicale" per la libertà dei ritmi e per lo spazio concesso all'improvvisazione durante l'esecuzione. Esempi di questa prosa musicale sono numerosi generi vocali e strumentali; il modello è costituito dalla recitazione cantilenata, o salmodiata, del Corano (la cosiddetta qiraah, o "lettura"). Il secondo tipo, definito "poesia musicale", è caratterizzato dalla regolare ripetitività degli schemi ritmici. Pur permettendo anch'essi una certa libertà di improvvisazione, i generi che compongono la poesia musicale sono perlopiù basati su un motivo già composto o tradizionale.

Entrambi i tipi di musica tendono a dividere il brano in segmenti riconoscibili. La caratteristica deriva dalla tipica salmodizzazione del Corano: indipendentemente dall'esecutore, dal suo paese di origine, dal contesto in cui si esibisce o dal genere di musica che esegue, l'influsso della lettura coranica risulta evidente nella divisione del brano in frasi musicali separate da pause più o meno lunghe. Il pezzo può anche articolarsi attraverso alterazioni improvvise, quali il cambiamento dell'esecutore, della strumentazione, del modo melodico o ritmico, del tipo di ritmo (a scansione fissa o libera) e di altri parametri.

Nel corso dei secoli i musulmani hanno utilizzato non solo il tono e il mezzo tono familiari all'orecchio occidentale, ma anche intervalli di un quarto di tono, di tre quarti, di cinque quarti e di un tono e mezzo. La varietà degli intervalli accresce il vocabolario tonale e ne aumenta la complessità. Un dato numero di tali intervalli viene a costituire una sorta di scala, un segmento di tre, quattro o cinque toni. A loro volta questi segmenti vengono combinati formando una scala di una o due ottave che definisce il modo melodico, o maqam, sul quale si basa l'improvvisazione o la composizione. I trattati arabi prevedono fino a 52 maqam, 12 dei quali sono i più usati. Non meno complessa e fertile è la struttura ritmica. Anziché le misure standard di due, tre, quattro o sei battute, i musulmani preferiscono la scansione libera improvvisata della prosa musicale e gli intricati modi ritmici della poesia musicale. Il modo ritmico (iqa) consiste in un modulo che si ripete per ventiquattro e più battute; il ciclo ritmico comprende tempi in battere (dum) e in levare (tak). Ad accrescere la complessità della linea melodica si aggiunge l'ornamentazione: quasi ogni nota viene eseguita con un abbellimento o un espediente ripetitivo.

La musica islamica può essere definita "modulare", in quanto si basa sulla combinazione di brevi motivi melodici e ritmici più che nella produzione di lunghe melodie unitarie. I motivi vengono sottoposti ad ampie variazioni, e la ripetizione e combinazione di questi "gioielli" tonali e ritmici dà vita a strutture a loro volta ripetute o combinate con altre strutture. Fungono così da unità modulari intere frasi, sezioni e ritornelli.

L'uso della ripetizione nella musica islamica si evidenzia nella riproposizione, identica o variata, di motivi, toni importanti nel modo melodico, e frasi, linee o sezioni di ritornelli. Spesso il ritorno a un motivo o a una frase di ritornello coincide con la fine di un ciclo ritmico e con il ritorno al tono principale del modo melodico.

Gli strumenti

Lo strumento principale della musica islamica è la voce umana, spesso usata da sola o con un minimo accompagnamento strumentale. Il liuto a pizzico esiste in duplice versione, con il manico lungo e corto. Il più importante è quello chiamato 'ud, simile al liuto europeo, di cui è progenitore (da 'ud viene anche il nome liuto). Anche i liuti ad arco sono importanti, e molti di essi portano il nome di rabab. Gli strumenti a fiato di maggiore importanza sono quelli ad ancia doppia (della famiglia dell'oboe) – come il libanese mijwitz e l'egiziano mizmar – e un particolare tipo di flauto dolce ricavato da una canna, chiamato ney. Il tamburo a una sola membrana (taqblah, darabukkah) e il tamburello (daff, riqq, bandir), con o senza sonagli, sono tra le percussioni più usate. Leggermente meno diffusi sono il tamburo doppio e una sorta di piccolo timpano.

La Musica Popolare e La Musica Leggera

La musica popolare del mondo musulmano mostra le tracce di tradizioni preislamiche locali e delle culture di altri popoli con cui è entrato in contatto. Si ritiene che la ricca tradizione percussiva degli stati del golfo Arabico sia il risultato dei frequenti rapporti con i mercanti africani. In Egitto, la musica nubiana si basa su ritmi propri e un sistema melodico che utilizza una scala pentatonica, formata cioè da cinque note.

La musica leggera in generale si rifà tanto agli stili popolari quanto a quella islamica classica, a seconda degli interessi e delle esperienze dei musicisti e del loro pubblico. La forma più comune di musica di consumo, spesso osteggiata dagli integralisti per la sua apertura a diverse influenze, è il raï, che vede tra i suoi principali esponenti personaggi ormai affermatisi a livello internazionale.Le tastiere elettroniche accompagnano comunemente testi di carattere colloquiale nelle canzoni popolari. Le percussioni e i ritmi della musica leggera svolgono un ruolo importante nei concerti giovanili, nei quali gli esecutori cercano di equilibrare la tradizione musicale con le richieste di un pubblico i cui gusti si vanno sempre più avvicinando a quelli delle platee occidentali.


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