tradizioni rom
       TRADIZIONI   rom
  Home
  Introduzione
  Indice
  Conclusioni
  Bibliografia
  Torna all'indice di settore

Fidanzamento e matrimonio

Tra le feste tipicamente romanès troviamo o bu'cvibbé la serenata, ovvero la proposta di fidanzamento Esso rappresenta uno dei mezzi consentiti per avvicinare una famiglia non consanguinea e a cui non si è legati da rapporti di amicizia Attraverso la serenata o 'chavò tal nò (il ragazzo celibe) chiede ufficialmente la mano di una 'chà tarnì (ragazza nubile).La serenata zingara, la cui origine si perde nella notte dei tempi e che probabilmente è stato acquisito dai Rom nell'ambiente napoletano ma perpetuato fino ai nostri giorni, viene eseguita da un gruppo musi­cale assoldato per l'occasione, sotto l'abitazione della prescelta, senza alcun accordo fra le parti, se non un preavviso dato dagli ambasciatori a qualche parente dei genitori della ragazza. Tre brani musicali sono destinati alla prescelta e due ai parenti più stretti, specialmente a quelli che possono esprimere un parere favorevole o che possono esercitare una influenza positiva sui genitori. Dopo aver suonato alla prescelta si va in giro per i parenti, poi si torna di nuovo alla prescelta e per evitare qualsiasi fraintendimento di persona si pronuncia a gran voce il nome dell'interessata. La festa si protrae per tutta la notte, all'aperto, con la partecipazione di amici e parenti del giovane pretendente. Al mattino di buonora i genitori del ragazzo preparano un banchetto m un locale riservato per l'occasione e con dolci, biscotti, pasticcini, caffè preparano l'accoglienza alla giovane prescelta e ai suoi parenti.                  Gli ambasciatori intanto si recano a portare gli onori dovuti ai genitori della prescelta. Il loro compito è particolarmente delicato e perciò si scelgono persone particolarmente adatte e soprattutto influenti, appartenenti a famiglie estranee e non legati da nessun rapporto comparatico, ne con una famiglia ne con l'altra. Il padre della ragazza, dopo l'annuncio delle pretese del giovane, riunisce la famiglia in consiglio per vagliare la proposta, si consulta anche con la figlia e quindi si reca con i propri familiari al banchetto, per esprimere il suo parere. Se il parere è negativo il padre dichiara "Non ho figlie da maritare", oppure "Mia figlia non desidera maritarsi". Se, al contrario, il parere è positivo, viene chiamata anche la figlia e presentata al pretendente, con cui cambia l'anello di fidanzamento. Il fidanzamento (ngu"stiasibbé) viene cosi festeggiato con una festa calorosissima, con molta musica e molte libagioni. Gli ambasciatori diventano quasi sempre "Khirìvé di ngu^stlì" compari d'anello. Dopo il periodo di fidanzamento, in cui gli sposi approfondiscono la conoscenza, si fìssa la data del matrimonio (xlosevibbé o prandilipé). Se durante il fidanzamento sorgono dei contrasti fra i due gruppi fami­liari o fra gli stessi fidanzati o se, più semplicemente, il padre della ragazza decide di rompere il fidanzamento, egli è obbligato a rimborsa­le alla famiglia del fidanzato tutte le spese sostenute: musicisti, anelli, vestiario, banchetto, viaggi etc. Proprio per mettersi al sicuro da questi imprevisti e consentire alla ragazza di trovare agevolmente un altro fidanzato, i promessi sposi non sono mai lasciati soli. La purezza fisica della ragazza è un elemento fondamentale e un valore assoluto nella cultura zingara. Le spese del fidanzamento sono a carico dei genitori dello sposo, quelle del matrimonio sono a carico dei genitori della sposa, salvo accordi contrari. Nel passato molto spesso si verificavano "le fughe d'amore" proprio per evitare le grandi spese del fidanzamento e del matrimonio poiché non lutti potevano permettersele. Il matrimonio romanès oggi si svolge seguendo i canoni della cultura maggioritaria, in chiesa, seguendo il rito cattolico a cui i Rom sono allineati più per convenzione che per sincera devozione, essendo la loro religione soprattutto esistenziale. Il matrimonio fra i Rom è una grandissima festa, quasi sempre gli sposi vengono accompagnati da una scintillante carezza trainata da più pariglie di cavalli.     La festa nuziale, tra lauti banchetti e abbondanti libagioni, costitui­sce un momento particolare di incontro fra gruppi familiari diversi ed occasione ghiotta per sviluppare nuove relazioni sentimentali. Ogni invitato vuoi ben figurare e mette in mostra il proprio status sociale e fa volentieri mostra di benessere e di agiatezza con ori, automobili, vestiti ed altri oggetti preziosi. La festa, comunque è sempre dominata da un profondo calore umano e da una trascinante vivacità, con tanta musica e con tanti buoni bicchieri di vino. Oggi sono molto frequenti i matrimoni misti che un tempo erano molto rari. 

kriss: il tribunale civile zingaro 

I kriss è un vero e proprio tribunale civile zingaro, esso è costituito da persone anziane Rom phuré a cui le parti contendenti si rivolgono per risolvere problemi di natura morale, matrimoniale, economica, civile. I Rom che vengono scelti a costituire il tribunale sono detti Rom di Kriss o Rom pativate e sono persone scelte per le loro particolari doti umane e morali, per la loro reputazione, per il loro prestigio, per la loro saggezza. Un Rom è tanto più rispettabile (pativalò) quanto più si dimostra pubblicamente degno ed intelligente durante una kriss. I kriss è anche il sistema giuridico zingaro attraverso il quale si tende a preservare i patìve (l'onore) di ogni singolo individuo all'interno della comunità zingara. La sentenza espressa dai Rom pativate (uomini d onore) è inappellabile e di immediata attuazione. In tempi passati, quando i Rom vivevano lontano dalle città perché barbaramente repressi, se la colpa era particolarmente grave la punizione poteva con­sistere nell'allontanamento dal gruppo. Si restava cosi completamente soli lontano dal gruppo e dalla società maggioritaria inospitale. Nelle famiglie in cui scende la considerazione della kriss subentra la vendetta come sistema giuridico. 

Okalipé: il lutto 

La morte (o merribbé) è un evento sentito profondamente dai Rom. Nel dolore per la morte di un congiunto si riuniscono i mèmbri della famiglia in un sincero spirito di solidarietà. Un Rom moribondo non viene lasciato mai solo, fino all'ultimo respiro. Amici e parenti si avvi­cendano al capezzale con affetto e rispetto, anche quando si tratta del più disadattato dei Rom. Quasi sempre il feretro è portato da una carezza mentre il corteo funebre è accompagnato da una banda musi­cale e da una folla commossa, i Rom per l'occasione arrivano anche da molto lontano. I Rom più vicini alla famiglia in lutto portano il conso­lo, ovvero il pranzo del conforto, con grande abbondanza di cibo per­ché, dopo la veglia funebre tutti possano ristorarsi. Dalla tavola però sono banditi i latticini, la carne, le uova di cui i Rom in lutto (kalipé) si privano per lungo tempo; si consumano invece il pesce, i farinacei e le verdure. Il periodo di "kalipé" varia a secondo del grado di parentela e il grado di amicizia con il defunto, di solito dai sei mesi ai tre anni. In segno di lutto è obbligatorio vestire gli abiti neri e privarsi di ogni divertimento. Non si partecipa perciò a feste, a cerimonie, a banchetti. Non si ascoltano programmi radiofonici o televisivi e non si entra in locali pubblici come bar, discoteche, ristoranti, osterie etc. Gli uomini non si tagliano la barba die lasciano crescere incolta per varie settima­ne. Nel periodo di lutto, soprattutto le donne evitano di uscire di casa e limitano i contatti sociali ai soli familiari. I Rom hanno un vero e proprio culto per i propri morti che chiamano "muluré" con un diminutivo che ha un valore profondamente affettivo. L'offesa più grave che un rom possa dare o ricevere  è l’insulto dei morti.

 


Torna all'indice di settore