Ero un imprenditore di un'azienda molto stimata
e famosa in tutto il mondo; in quel tempo avevo una moglie e due figli
che purtroppo non riuscivo a vedere mai a causa del mio lavoro, che mi
spingeva a viaggiare molto. Lavorando in questa azienda potevo permettermi
molte cose come auto, vestiti firmati, ville al mare, in montagna, in campagna
e tante altre che non tutti possono permettersi. Un giorno decisi di portare
la mia famiglia in vacanza: comprai quattro biglietti d'aereo e una bellissima
villa, che si affacciava sul mare. Il giorno prima del viaggio, preparammo
tutti insieme le valigie e questo fu un momento molto bello perché
potevo stare finalmente con i miei figli. La mattina seguente ci svegliammo
di buon’ora e ci avviammo verso l'aeroporto; lì mi arrivò
una telefonata dalla mia azienda. Non potevo più partire per gravi
problemi. Allora per non rovinare la vacanza a mia moglie e ai miei figli,
li feci partire e dissi loro che li avrei raggiunti al più presto.
Dopo aver risolto il problema in ufficio tornai a casa, lì mi stesi
sul letto e accesi la tv e appresi che l'aereo su cui viaggiava la mia
famiglia era precipitato tre ore dopo il decollo. Io non ero si curo di
quello che avevo sentito ma la conferma mi venne data da una telefonata
dei carabinieri, che cambiò totalmente la mia vita. Per un periodo
di tempo non andai più a lavorare e la mia azienda andava pian piano
in malora fino a quando non fallì: in poco tempo mi vennero tolte
la macchina, le due case e tante cose a me care. Nel giro di due settimane,
ormai indebitato, mi ritrovai a dormire sotto i ponti e a rovistare nei
cassonetti per trovare cartoni con cui coprirmi la notte e resti di cibo
per nutrirmi. I primi giorni da straccione li passai da solo, però
nei locali di una metropolitana conobbi un altro barbone di nome Massimo,
che mi insegnò alcuni trucchi per vivere. Anch’egli, come me, una
volta era stato ricco però aveva sperperato tutti i suoi averi con
il gioco, le donne e l'alcool. La notte dormii su una panchina con il mio
nuovo amico, la mattina seguente mi portò in un centro per poveri:
lì ci davano da mangiare due volte a settimana e per il resto di
questa chiedevamo l'elemosina ai passanti, che ci davano qualche spicciolo.
La vita da barbone, oltre a essere infelice, è anche pericolosa:
infatti, una sera, mentre io e Massimo dormivamo, alcuni ragazzi ci malmenarono
con dei bastoni. Noi, malridotti, andammo in ospedale, però lì
ci cacciarono perché eravamo sporchi. Siamo alle porte del secondo
millennio e io sono ancora solo, senza cibo e senza un letto su cui dormire.
Ricordo un vecchio proverbio che diceva sempre mio nonno a Capodanno "Anno
nuovo, vita nuova" ma per me, ormai, è sempre la solita vita, senza
niente e senza nessuno. Spesso penso ai miei cari e a come la mia vita
sia cambiata da noto imprenditore a sconosciuto barbone, anche al fatto
che non ho passato molto tempo con i miei famigliari e a cosa darei per
tornare indietro. Si apprezza ciò che si aveva quando è troppo
tardi!