La vedevo ogni giorno sull'autobus, al ritorno
dalla scuola. Chiunque avrebbe assunto una smorfia di disgusto nel solo
atto di guardarla: era bassa e gracile, capelli lisci e fini, apparecchio
scintillante fra i denti e un paio di occhiali da fare invidia ad una talpa;
vestiva sempre in modo trascurato e fuori moda. Nessuno avrebbe mai pensato
che tale individuo suscitasse in me un'attrazione particolare, basata non
certamente sul suo fisico quanto sul suo modo di porsi rispetto agli altri.
Era seduta negli ultimi posti, tacita e in completa solitudine, nonostante
la folla dell'autobus; non passava, giorno che qualcuno la deridesse dietro
le spalle o se ne allontanasse con disprezzo. Le amiche, di cui mi circondavo,
non potevano nemmeno essere confrontate con quella ambigua ragazza, che
non accennava mai ad un segno di vita. Molto spesso mi chiedevo: ma perché
quella ragazza deve essere esclusa solo per il fatto di non essere il frutto
di una stupida macchina consumistica che omologa gli adolescenti? Ogni
volta che ripensavo alla mia vita, giudicandola difficile e piena di problemi,
mi veniva in mente la strana ragazza dell'autobus, la cui situazione era
ben più dura della mia. Pian piano il desiderio di poter instaurare
un dialogo con quella strana ragazza divenne in me un'ossessione. Un giorno
d'estate, particolarmente caldo, in cui l'autobus non era gremito della
solita folla di passeggeri, mi decisi ad avvicinarmi a lei. Dapprima mi
sedetti semplicemente accanto, per poi iniziare il colloquio con un sussurrato
"ciao". Si guardò attorno per accertarsi che parlassi con lei, per
poi fissarmi con aria sbalordita, quasi come fossi un'extraterrestre. “Se
sei venuto qua solo per prendermi in giro, te ne puoi andare” mi rispose
con una voce squillante e un tono minaccioso. Quella reazione mi diede
alquanto fastidio, ma decisi di rimanere: "Guarda che volevo solo salutarti
e nient'altro, non sono qui per deriderti" risposi con un tono gentile
e amichevole, "Come ti chiami?". Sembrava proprio che stessi cercando di
addomesticare un animale selvatico, abituato ad una giungla ostile e piena
di insidie. "Mi chiamo Sofia" rispose tristemente con lo sguardo fuori
dal finestrino. "Io sono Marco. Scusa, ma dove abiti? quanti anni hai?
che scuola fai?..." e continuai con una sfilza incredibile di domande,
ma il suo atteggiamento era sempre ostile e diffidente. Il giorno dopo
salii sull'autobus e mi sedetti al mio posto. Guardai in fondo, cercando
la ragazza strana, ma non era al suo posto. Cominciai a cercarla in mezzo
alla folla, ma senza risultato. Tornando al mio posto, notai che davanti
a me non c'erano le mie solite amiche, ma la ragazza! Mi salutò
di sua iniziativa, molto gentilmente e iniziammo a parlare animatamente.
Da quel giorno scoprii nella ragazza strana una grande amica, che aveva
un carattere stupendo, nonostante la sua "scorza" dura e acida. Da quel
giorno è passato molto tempo; tante cose sono cambiate e successe.
Volete sapere che fine ha fatto la ragazza strana? Indovinate che nome
ho inciso sulla mia fede matrimoniale: Sofia.