Sono
passati circa trent’anni e ancora oggi ricordo l’oscurità di quella
stanza, il freddo che pian piano mi indeboliva, le urla di quei tanti prigionieri
come me; immagini che resteranno sempre dentro il mio cuore che non scorderò
mai.
E’
difficile comprendere ciò che ho provato e spero che riuscirete
a capire i miei sentimenti.
La
mia drammatica avventura ebbe inizio nel primi giorni di luglio del 1970.
Tutto
cominciò quando io e due miei amici, di nome Fred
e Marko, decidemmo di fare un viaggio in
un villaggio conosciuto da pochissime persone.
Forse
neanche sulle cartine è riportato il suo nome, tanto è isolato
dal mondo. L’unica cosa che ricordo è che si trovava in Asia. Fred
e Marko erano due ragazzi della mia età,
i miei migliori amici; con loro ho trascorso momenti indimenticali
della mia vita. Fred era un tipo molto
socievole, mentre Marko era molto chiuso,
non parlava mai, anche se sapeva divertirsi.
Tornando
al viaggio, posso assicurarvi che fu molto lungo e stressante. Una volta
raggiunta la meta, ci recammo nella nostra abitazione, un posto tranquillo
in mezzo alla natura, lontano da tutti. Le nostre giornate sembravano non
finire mai, ci divertivamo molto, a volte anche esagerando e combinando
qualche guaio. Avevamo diciotto anni, ma ci comportavamo da bambini.
Il
tempo passò molto velocemente e ben presto venne il momento di ripartire
e di tornare a casa.
Prima
di partire, però, il nostro amico Fred
ci rivelò che amava troppo quel paesaggio e quindi non sarebbe ripartito
con noi. Io e Marko, sebbene meravigliati
e altrettanto dispiaciuti della sua decisione, lasciammo il piccolo villaggio.
Ripenso
ancora al profumo dei fiori, alla limpidezza dell'acqua, alla purezza di
quel paesaggio, forse le immagini più belle di quell'avventura.
Erano
trascorsi circa sei anni dal nostro ritorno quando sentii bussare alla
porta. Non so perché, lo scampanellio mi scaldò il cuore.
Andai ad aprire e mi trovai davanti ad una donna sui cinquantacinque anni,
la guardai e notai subito che nel suoi occhi c'era una tristezza velata
e uno sguardo che mi lasciò perplesso. La feci entrare e cercai
di capire cosa potesse volere da me. La donna mi disse che la mia vita
stava per essere sconvolta; non solo la mia, ma anche quella del mio amico Marko.
Mi raccontò che, tre anni prima, il mio amico Fred
era stato condannato per omicidio. Vicino alla sua abitazione era stato
trovato un cadavere, la polizia, non avendo trovato il colpevole, aveva
arrestato lui. AI processo, il giudice lo condannò a morte.
Questa
è la storia che la povera donna mi raccontò e aggiunse che
potevamo aiutare Fred a salvarsi.
Nessuno
però può immaginare cosa mi disse poi la misteriosa donna:
per
salvare Fred
dalla pena di morte, io e Marko avremmo
dovuto scontare tre anni di prigione.
Non
so descrívervi il mio stato d’animo
in quel momento, posso solo dirvi che ero sconvolto e non sapevo come comportarmi.
Quella notte non dormii; pensai solamente a cosa mi stava accadendo.
Il
giorno seguente m’incontrai con Marko. Parlammo
lungamente, senza arrivare ad una conclusione. Avevamo tuttavia circa tre
mesi per decidere, prima che quella donna tornasse. Passai molto tempo
a riflettere, a volte anche piangendo. Purtroppo non ero pronto a sconvolgere
la mia vita, avevo troppa paura e non mi sentivo sicuro di me.
Venne
il giorno in cui io e Marko ci rincontrmmo.
Era arrivato il momento di decidere, nessuno di noi due poteva più
scappare dalla triste storia che stavamo vivendo. Alla fine, capimmo che
la cosa giusta da fare era quella di partire per salvare il nostro amico.
La donna, dopo tre mesi dal nostro primo incontro, tornò e le riferii
che io e Marko saremmo partiti. Ella ci
ringraziò, dicendo che la nostra difficile scelta ci avrebbe cambiato
la vita. Io avevo già immaginato questo e la cosa mi preoccupava
molto.
Partimmo
in inverno, in una giornata molto fredda e piovosa, dall'aeroporto di New
York. Durante il viaggio, la donna ci raccontò che Fred
era stato rinchiuso in uno dei carceri più duri dell'Asia. Qui,
molte volte, le persone impazzivano o si uccidevano. Quelle parole risuonavano
continuamente nella mia mente come colpi di pistola.
Dopo
molte ore di viaggio arrivammo nel piccolo villaggio; questa volta però
il posto ci fece un effetto diverso; sembrava di stare in una di quelle
città che si vedono nei film di guerra. La donna ci portò
in un albergo dove avremmo risieduto durante la nostra permanenza; ci aspettava
l'incontro con Fred e quindi pensammo soprattutto
a riposarci e a meditare.
Passarono
i primi due giorni e arrivò il momento di andare nel carcere e di
affrontare la prima prova alla quale io e Marko
ci stavamo per sottoporre. Sapete, solo a guardarlo metteva i brividi,
quel terribile luogo, ed ebbi paura. Una volta entrati, dei sorveglianti
ci accompagnarono alla cella di Fred e
ci ricordarono che avevamo solo quindici minuti per parlarci. Lentamente
aprii la porta e in fondo al muro c'era, inginocchiato, il nostro amico.
Si alzò e cominciò a parlare di cose strane, senza nemmeno
far caso alla nostra presenza. Poco dopo però riuscì a ricordarsi
di noi, lo abbracciammo e lui, spaventato, cominciò a piangere.
Era evidente che in lui qualcosa non andava; forse quel carcere l'aveva
fatto impazzire. Quelle immagini ci ferirono molto, tanto da farci ripensare
alla nostra decisione di aiutarlo. La nostra Visita durò solamente
dieci minuti perché non potendo più resistere, ce ne andammo.
Tornati in albergo, parlammo alla signora di ciò che avevamo visto
e del nostro desiderio di fuggire da quel luogo.
La
povera donna ci scongiurò di non partire e ci disse che se veramente
credevamo nell'amicizia e volevamo bene a Fred,
non dovevamo partire. Poi ci lasciò liberi di scegliere. Quella
notte pensai a quelle parole e dopo aver riflettuto decisi di restare.
Il
mattino seguente, dopo essermi alzato, scoprii che Marko
era fuggito. La donna non rimase meravigliata perché sapeva che
solamente io sarei rimasto ad aiutare Fred.
Ormai mi restava solo da sperare che il mio aiuto sarebbe servito a salvare Fred.
Prima
del processo avvenne un fatto che determinò la fine tragica della
mia storia. Non si sa da quali fonti, ma i giornalisti americani vennero
a sapere di ciò che stava accadendo. Gli americani, che non erano
in buoni rapporti con i paesi asiatici, non mancarono di criticarli. Ci
fu uno scontro polemico tra le due parti che sicuramente peggiorò
la situazione.
Il
tempo passò in fretta e arrivò il giorno del processo. Al
cospetto del giudice e sotto giuramento, mi dichiarai pronto a scontare
la pena pur di salvare il mio amico. Il giudice, quindi, mi condannò
a tre anni di reclusione, ma prima di questo disse che la sua nazione si
era sentita offesa dalle critiche americane. Non poteva quindi far altro
che far eseguire la condanna a morte di Fred.
In
quel momento mi sentii spento, come se la mia vita fosse finita. Tutto
quello che avevo fatto non era servito a nulla, il mio amico stava per
essere giustiziato. Prima che tutto questo avvenisse, Fred
mi volle vedere. Mi disse che anche se non era più lo stesso, riusciva
a capire e a parlare con lucidità. Quello che avevo fatto per lui
l'aveva colpito molto e anche se stava per essere ucciso, era contento
perché aveva capito che io gli volevo bene e lo consideravo come
un fratello. Io piansi, ma lui mi abbracciò sorridente: una scena
che ogni giorno rivivo. Finì così Fred
dopo due giorni fu impiccato e io rinchiuso e pronto a vivere la mia permanenza
nel carcere.
La
povera donna che mi aveva guidato nella mia sventura mi ringraziò
ancora una volta, ma prima di darmi l'addio mi disse alcune cose. Lei era
la matrigna di Fred e si scusò per
non avermelo detto subito, ma pensò che se io fossi venuto a conoscenza
della verità sarei rimasto condizionato nelle mie decisioni. Lei
infatti voleva vedere se veramente ero amico di Fred.
Dopo queste parole mi salutò e ripartì per continuare la
sua vita. E' passato molto tempo da tutto, questo, ma ricordo ancora ogni
singolo particolare della mia storia. Anche se in ritardo ho messo su famiglia
e vivo la mia vita. Non so che fine abbia fatto Marko
e non mi importa; si è comportato troppo male per essere perdonato.
Non rimpiango ciò che ho fatto, perché io per un amico darei
anche la vita. La mia storia finisce qui, spero che non vi abbia annoiato.