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Un carro L/6-40 con le insegne Del III Gruppo Corazzato “Lancieri di Novara”
Il confronto con un carro leggero tedesco (qui un PzKpfw II) risulta impietoso sotto ogni aspetto |
La produzione di un simile veicolo corazzato può risultare alquanto incomprensibile; se poi si considera che i primi esemplari giunsero al fronte in pieno 1941 i dubbi che possono sorgere sull’utilità di produrre questo carro armato diventano più di uno. In realtà, l’impostazione originaria data a questo mezzo dall’Ing. Rosini, era quella di un ricognitore veloce che potesse sopperire qualitativamente alle lacune dell’ormai vetusto L/3. Studiato in misure e pesi appositamente per soddisfare i parametri dei nostri ponti militari e delle nostre strade alpine di fatto giunse in dotazione ai reparti quando ormai le premesse iniziali del progetto erano state del tutto stravolte dagli eventi. Tutti gli investimenti però devono avere un ritorno e così la produzione del modello (nelle sue varie configurazioni) continuò anche dopo l’8 Settembre con accorgimenti e modifiche che però non fecero mai dell’ L/6-40 un mezzo competitivo. Prodotto allo stadio di prototipo con un armamento di due mitragliatrici da 8 mm (lo stesso adottato dalla AB/40) venne ben presto dotato di un cannone da 20 abbinato ad un Breda modello 38 da 8 mm. Questo aggiornamento però finì per snaturare le finalità del carro che divenne troppo lento come ricognitore ed assolutamente impalpabile come carro da combattimento. Il responso dei campi di battaglia fu ovviamente disastroso. Balcani, Russia ed Africa dimostrarono immediatamente l’inidoneità del mezzo. Si cercò perciò di correre ai ripari convertendo gran parte della produzione o in semovente, grazie all’installazione di un cannone da 47/32 sullo scafo al posto della torretta (un’idea questa già studiata dall’Ansaldo per i telai L/3 ma rimasta a livello di prototipo), o in carri strategici e di appoggio (comando plotone, comando semoventi, portamunizioni e soccorso). Si studiò anche, su questa struttura, un’alternativa al lanciafiamme L/3 ma questa derivazione non venne praticamente utilizzata. Si può dire che il telaio dell’L/6 fosse tutto sommato un buon progetto, se limitato a compiti di trasporto veloce o di vigilanza metropolitana (esistono a proposito ampie documentazioni fotografiche relative alla CVP 5, una cingoletta derivata dal telaio L/6 simile all’ Universal Carrier anglo-canadese, o Ford CO1UC) ma, con l’installazione di un cannone in torretta finì per perdere tutte le caratteristiche salienti del progetto iniziale. Un vero Davide contro Golia; ma questa volta i giganti ebbero vita facile. Per la cronaca: una delle ultime foto di Mussolini in pubblico, durante i tristi giorni di Salò, lo ritraggono, a Milano, in piedi sulla torretta di un L/6-40 della Guarda Nazionale Repubblicana. |
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