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Sull'etimologia del nome
di Mornico e di quello annesso di Losana ci sono pareri
discordi. Losana potrebbe derivare dal nome gentilizio Locanius
poi trasformatosi in Losanius, oppure potrebbe essere il femminile
di Luzzano, giacchè il territorio è calcareo. Il nome principale
di Mornico potrebbe derivare da Maurinicus, aggettivo riferito
al nome proprio Maurinus. Potremmo, infine, attingere alla tradizione
popolare che vuole che il moro che regge un bicchiere di vino, raffigurato
nel vecchio stemma del paese, si chiami Nico.
Alcuni autori riconoscono una chiara origine celtica del nome del paese.
In considerazione al fatto che la parte di pianura padana ad est del
nostro territorio era occupata dagli Umbri-Etruschi e la rimanente parte
era occupata dai Liguri, identifichiamo l'origine celtica nei Galli
che, calati dalle Alpi verso il 600 a.C., essendo completamente diversi
per usi, costumi, tradizione e religione rispetto ai popoli già presenti,
preferirono non fondersi con loro bensì dividersi il territorio. Per
la precisione, in quello che sarebbe stato il nostro Oltrepò,
si insediarono gli Almani cui successero i Boi. Queste tribù, nel 386
a.C., guidati da Brenno, parteciparono all'assedio di Roma.
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La nascita del villaggio
di Mornico, anche se tardiva, è dunque collocabile nell'epoca gallica
ormai avviata verso il suo tramonto.
Ricacciati i Galli nel loro territorio, inizia la dominazione romana;
dopo pochi anni, però, i Liguri non tollerarono più la loro occupazione
e si alleano con i Cartaginesi che avevano disceso le Alpi alla guida
di Annibale. La tradizione vuole che il generale cartaginese
sia transitato da Casteggio alla volta del Trebbia, passando
per Mornico.
Solo dopo la pace con Cartagine del 201 a.C. i nostri territori ritornano
sotto la dominazione romana e con Dertona e Libarna il casteggiano attuale
verrà compreso nella IX regione nata dopo la ripartizione augustea delle
terre italiche.
Se non abbiamo prove tangibili dell'insediamento gallico in Mornico
ne abbiamo invece di quello romano con il ritrovamento nel 1919 di un
vaso di terracotta contenente circa 14 chilogrammi di monete romane
datate intorno al 150 d.C.
Sotto l'impero di Teodosio nel 397 d.C. il territorio di Mornico
entra a far parte della giurisdizione civile ed ecclesiastica di Piacenza.
Dalla riforma di Costantino del 313 d.C. nascono le diocesi o
territori soggetti alla giurisdizione spirituale di ciascun vescovo
residente. Ogni diocesi si suddivide in provincie e ogni provincia
in regione, corrispondente, grosso modo, alla città. Il territorio
rustico della città è denominato pago. Montalto è uno
di quei pagi. Il pago si suddivide in tanti vici e i vici che
fanno parte del pago di Montalto sono Mornico, Torricella,
Oliva, Calvignano, Libardi, Lirio e Feniceto.
Le prime fonti documentate riguardo all'esistenza del villaggio di Mornico
in epoca romana ci portano al tempo di Ottone III, imperatore del Sacro
Romano Impero il quale nel 1001 d.C. riconferma alcune donazioni
al monastero pavese di San Felice. Tra questi luoghi donati è
presente anche Morenise.
Nel 1154 Federico Barbarossa cala in Italia e nel 1164 la città
di Pavia, che lo ha sempre sostenuto nella lotta contro Milano
e la lega dei comuni, beneficia della conferma della sua piena giurisdizione
su 90 borghi situati nell'Oltrepò, in Lomellina ed in altre zone della
Lombardia. Uno di questi borghi è Mornico.
Nel frattempo prende forza il feudalesimo ed il nostro territorio, nei
decenni seguenti la cacciata del Barbarossa, passa sotto la dominazione
dei Belcredi. E' il Settembre 1219 ed il mese successivo i maggiori
possidenti o capi casa della giurisdizione confermano la loro sottomissione
ai nuovi padroni. Tra i primi troviamo Pietro de Morenixio.
Probabilmente si deve ad Umberto Belcredi la decisione della costruzione
della rocca di Montalto alla quale fecero da posti avanzati i castelli
circostanti tra i quali quello di Mornico. La prima sicura prova dell'esistenza
della fortificazione va ricercata in un atto notarile del Marzo 1350.
Nel contesto delle lotte fra Guelfi e Ghibellini che insanguinarono
la maggior parte dei grandi comuni dell'Italia, i Belcredi, di
parte ghibellina, si mantennero fedeli ai Visconti entrandone
nelle grazie. Purtuttavia nel 1476 Galeazzo Maria Sforza, senza
una motivazione precisa a noi nota, spoglia i Belcredi del feudo di
Montalto per concederlo agli Strozzi di Mantova; questi ultimi,
però, si dimostrano magnanimi nei confronti dei Belcredi i quali, all'ombra
degli Strozzi, continueranno nell'acquisto di beni fondiari edificando
nel 1599 il maestoso maniero montaldese.
Nel 1525 con la battaglia di Pavia, il ducato di Milano entra
definitivamente a far parte della Spagna. Due anni dopo Carlo V
ordina il censimento e la misurazione della terra d'Oltrepò. Dal registro
della tassa sui focolari per l'Oltrepò e Siccomario del 1537 risulta
che a Mornigho, in tale anno, sono presenti 38 fuochi ossia nuclei
famigliari. Da questo censimento risulta che gli abitanti di Mornico
erano per lo più brazanti o, al massimo, massari, ovvero
coltivatori del masio, ossia del pezzo di terra che gli era affidato
dal signore o dal nobile possidente. Inesistenti a Mornico, contrariamente
ad altri luoghi d'Oltrepò, sono i commercianti e gli artigiani. E' in
quest'epoca che inizia l'uso del cognome e i primi, più antichi casati
mornichesi, sono quelli dei Morini, Ferrari, Bertone,
Guarnone, Montagna, Legè, Garberi.
L'egemonica posizione mantenuta in Montalto dai Belcredi anche dopo
la devoluzione del loro feudo, portava necessariamente gli Strozzi a
risiedere di preferenza in Mornico come dimostrano atti di battesimo
e registri di atti notarili.
Il 2 maggio 1617 Mornico diventa di proprietà di Ludovico
Taverna di Milano, ma la improvvisa morte avvenuta un anno dopo
la sua infeudazione obbliga la cessione del feudo a favore di un altro
Belcredi. Nel 1744 tutto l'Oltrepò passa ai Savoia in
seguito al trattato di Worms del 1743 ma Francesco Belcredi,
filoaustriaco, rifiuta di presentare giuramento di fedeltà a Carlo
Emanuele III. Un altro Francesco, l'ultimo dei Belcredi, nel 1826
aliena al Marchese Doria di Genova i beni di Mornico e parte
di quelli di Montalto ed Oliva scomparendo quindi dalla storia di Mornico.
Nel 1880 il castello passa alla famiglia De Filippi ed
in questo periodo spicca la figura di Giuseppe De Filippi il
quale, sindaco nel 1880 nonchè promotore di alcune primarie istituzioni
civili del borgo, fu il risollevatore dell'agricoltura mornichese.
Nell'ottobre 1896 don Luigi Orione, futuro beato, apre a Mornico
e con sede nello stesso castello la sua prima colonia agricola.
Notizie tratte da: "Mornico
Losana, pagine di storia di un borgo rurale nell'Oltrepò Pavese"
di Fabrizio Bernini e Franco Porcellana - Cooperativa Editoriale Oltrepò,
Comune di Mornico Losana - 1985.
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