| operai e studenti, insegnanti e disoccupati, nord e sud. La nostra gente, i nostri compagni. A dir la verità, ce la siamo vista brutta. Arrivano proprio "cantando sotto la pioggia" - ma anche smoccolando il classico piove governo ladro - i primi coraggiosissimi a piazza Esedra, la fontana si confonde con l'acqua che viene giù a catinelle, la pagoda-zattera di Liberazione raccoglie un gruppetto di impavidi che cominciano ad organizzare la giornata, pettorina gialla addosso, mazzette del giornale in mano per la prevista diffusione militante. Piova o non piova. Il camper degli hamburger dopotutto è li pronto, e i fischietti degli immigrati del Bangladesh se ne fregano dell'acqua. Dal loro nutrito assembramento si alzano cartelli gialli e neri, con parole-accusa: "Sciopero di fame per permesso di soggiorno", e "Non sei stato "straniero" anche tu? Hai già dimenticato?". Pelle scura Pelle scura, occhi neri, bei visi, sono lì già prima di mezzogiorno decisi a mescolare la loro lotta con la nostra, come è giusto. Sotto la pioggia che viene giù, Lal Manohar, indiano di 25 anni, ci mostra il suo disperato dossier, carte su carte, dal 1995 ad oggi, alla ricerca di un permesso di soggiorno - permesso di vita - che non arriva mai. Benvenuto in mezzo a noi, come è giusto. Il bus da Bergamo per via dell'acquascrosciante, ha perso - ci raccontano - le uscite giuste; ma ecco in arrivo il primo sgocciolante gruppetto qlui giunto con la nave partita da Cagliari parecchie ore fa: tre ragazzi in gamba che alzano due bandiere legate insieme,quella di Cuba e quella sarda dei Quattro Mori, Nicola, Francesco e Stefano, un lavoratore precario e due disoccupati, anni 20-23, "siamo un vero gruppo-campione, non ti pare?". Ecco le prime bandiere rosse, spuntano dietro il luccichio della fontana; è il segnale, sono le 13,30 e non piove più (Dio c'è). Il cielo è (quasi) chiaro, lo spettacolo comincia, piazza Esedra è uno sfondo ondeggiante, colorato, si alzano le prime note dell'Internazionale, il colpo d'occhio è quello già visto, pieno di gente e pieno di rosso, slogan ritmati e tanto Che; oltre lo striscione della Direzione nazionale si leva quello con la parola d'ordine della manifestaziòne "Redistribuire la ricchezza, cambiare la vita". Cantata e ballata. Rosseggiante dall'inizio alla fine, belle bandiere e passione, le "radici" antiche e le sacrosante ragioni di oggi. Dice bene Luigi Elberti, operaio in pensione, già militante comunista "fin dal 1944", che marcia insieme al nutrito e appariscente gruppo qui arrivato da Napoli e dintorni a bordo di ben 25 bus: "Questo corteo mi ricorda gli anni passati, peccato, i Ds hanno perso ogni forza ideologica lo vedi? viene avanti il Vaticano". Dice bene Ferdinando, 62 anni, infermiere in pensione del Mugello: "Questa marcia mi ridà la giovinezza". Spunta il sole E dice bene Giovanna Zampierini, 60 anni, ex operaia della manifattura Tabacchi, che è molto contenta di camminare per Roma avvolta nel suo cartello-sandwich giallo e nero, fatto con le sue mani e con su scritto bello chiaro: "Mica siamo scemi. Modernizzazione Mondializzazione Globalizzazione uguale Capitalismo Selvaggio". No, mica siamo scemi. Il taccuino, ormai asciutto sotto il sole che improvvisamente ci ha baciato, diventa in fretta fitto fitto. Sfila Livorno (sono arrivati in più di cinquanta), Lodi con una bella compagnia di metalmeccanici e pensionati, Pisa con quattro pullman, e Pomigliano d'Arco, Brescia, Rimini, Forlì, Ravenna, Bologna, Secondigliano Scampia (con striscione colorato, 70 giovani e non e tutti con pugno alzato, "qui il Prc va bene, anche se con mille difficoltà"). Già Visto? La 'solita' manifestazione? Non importa, è sempre bello vederlo (almeno per noi) un corteo così: sincero, appassionato, "pulito", persino carico di ideali, una vera rarità ai giorni nostri. Bandiere e slogan; con falce e martello spuntano magliette Tupac Amaru e quelle bianche e rosse dei compagni di Gorizia in lingua slovena; ondeggia sopra le teste lo striscione multicolor, con tutti i padri del socialismo, dei compagni di Bari (con il classico "Da ciascuno secondo le sue capacità a ciascuno secondo i suoi bisogni"), e quello rosso-nero di Trieste ("Nazi raus!"). C'è il "pueblo unido" e insieme il cartello che, se noti è poetico, sicuramente è veritiero: "D'Alema, Veltroni Con questo governo Si ingrassano i padroni'. Ribelli e precari Dal fondo di via Sistina il corteo ora avanza come una lunga onda rossa fatta di bandiere; sopraggiunge Caserta con striscione bianco e rosso; poi i Giovani Comunisti che intonano 'Sempre Ribelli', sono di Torino, Brindisi, Alessandria (con tazebao portato allegramente da cinque ragazze di bell'aspetto, "due disoccupate, due studentesse e un'operaia"). Sfila Agropoli, sfila Sant'Arcangelo di Romagna con serico vessillo rosso e oro, il circolo di Palata (8000 anime nel Molise) con un bel gruppo di ragazzi, ad esempio Nicole 20 anni, diploma dell'lstituto nautico e Fabrizio, 25, stesso diploma ("tuttora disoccupato", dice); arriva Siena, e Agrigento (in 50 su bus, "siamo quasi tutti giovani, quasi tutti lavoratori precari", informano). Bellissmo lo show della Puglia, passano cantando e ballando "Bella ciao" con il complesso di Foggia "Sbadaband", cinque ragazzi ben affiatati e ben orientati. Ancora. La marcia avanza da oltre un'ora; arrivano i mille e più della Lombardia - Settimo, Baggio, Cinisello Balsamo, Sesto S. Giovanni, sparato dialetto milanese e "zone rosse" -; sfila Torino (un nutrito gruppo con bandiere canzoni e fischietti), Lucca; è la volta dei Giovani comunisti della Val d'Aosta ("Oggi come ieri la lotta continua"), di Piacenza ("Comunisti sempre"), della Basilicata (qui giunti in quasi 100), Pistoia, Perugia splendente con scritte in oro. Quelli di Verona innalzano lo striscione con su scritto "Intolleranza zero'; un bel gruppo è arrivato da Arcore, la bandiera di Massa Carrara è portata da una bella in bandana rossa, La Spezia avanza con bandierone lungo 22 metri. Siamo alla fine, ma anche la "coda" - una gagliarda Genova, Udine con due striscioni, Ronia e il Lazio, coi Castelli romani, Viterbo, Palestrina , Latina (anche il circolo 'Telecom, "scrivilo che siamo qui") - è effervescente. Alle cinque della sera Piazza del Popolo fiammeggia. di Maria R. Calderoni | |