Circolo di Rifondazione Comunista di Palata (Cb)
  Quadro storico
Attualità
---Massacro in Kurdistan
---Da Crotone
La situazione
Link utili
Azad
associazione per la libertà del popolo kurdo
Arci
pagine speciali sulla questione kurda
Carta
la rivista
Kurdi
Corte Europea - I tribunali speciali sono fuorilegge
La Turchia condannata in tredici sentenze

Strasburgo - Corte Europea

E' molto dura la condanna che la Corte europea dei diritti dell'uomo, con sede a Strasburgo, ha inflitto ieri alla Turchia. I 41 giudici - nominati in rappresentanza degli altrettanti stati membri del Consiglio d'Europa, e che compongono l'organo giudiziario chiamato ad applicare la Convenzione europea dei Diritti dell'uomo, sottoscritta anche da Ankara - hanno infatti condannato per tredici volte consecutive il governo turco, per gravi violazioni della libertà di espressione e del diritto di essere giudicati da un tribunale indipendente ed imparziale. In undici casi su tredici la richiesta era stata avanzata da giornalisti, scrittori ed avvocati che in Turchia avevano pubblicato articoli o libri sulla questione kurda e che, per questo, erano stati condannati a vari anni di prigione per "propaganda separatista". In quel paese esiste infatti l'articolo 8 della cosiddetta "legge antiterrore", che permette ai "Tribunali per la sicurezza dello stato" (tribunali speciali sotto giurisdizione militare, composti da giudici civili) di condannare qualsiasi avvisaglia di "propaganda separatista" e di "attentato all'integrità territoriale". Per scontare almeno dieci anni di prigione, in Turchia basta utilizzare il concetto di "popolo kurdo" o affermare che i Kurdi hanno diritto all'autonomia culturale: figuriamoci se si parla di indipendenzao anche solo di autonomia politica. Tra coloro che si sono rivolti con successo alla Corte di Strasburgo ci sono eminenti intellettuali turchi, come il giornalista Haluk Gerger, il professore Fikret Baskaya, l'editore Kamil Surek o l'ex-leader sindacale Munir Ceylan. La Corte europea dei diritti dell'uomo condanna, insomma, la Turchia per aver violato la libertà di espressione di questi cittadini turchi, e condanna, inoltre, Ankara per averli sottoposti al giudizio di organi speciali e non di normali tribunali civili. Per ciascuna di queste sentenze la Turchia dovrà pagare cospicui risarcimenti, oltre alle spese processuali, ma ciò che conta è il significato politico del verdetto. Si tratta infatti della prima, importante sentenza della Corte di Strasburgo sulla libertà di espressione in Turchia, che porta un sostegno fondamentale a quanti in quel paese lottano per le libertà civili e politiche. Al governo Ecevit la condanna scotta ancor di più poiché arriva pochi giorni dopo la farsa del processo Ocalan, e mette in luce l'esistenza di un sistema giudiziario che viola sistematicamente le libertà fondamentali. Ma a Strasburgo la Turchia è stata condannata anche per i ricorsi presentati dai familiari di due kurdi, incarcerati, torturati e poi fatti sparire dalla polizia turca. I 41 giudici hanno accertato che Zeki Tanrikulu fu giustiziato dai "soliti ignoti", in pieno giorno a Silvan (Kurdistan), con la complicità della polizia locale che non ha fatto nulla (anzi!) per arrestare gli assassini. Ahmet Cakici, invece, fu torturato durante la sua detenzione e poi fatto sparire: alla sua famiglia il governo turco dovrà corrispondere una somma di cinquantamila euro. Sentenze che aprono la strada ad ulteriori condanne della Turchia: a Strasburgo infatti giacciono ancora decine e decine di dossier sulle violazioni dei diritti umani che aspettano di essere analizzati dai giudici della Corte.
(di Stefano Squarcina - Il manifesto, 9/7/‘99)