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Resoconto della visita di delegati di Azad e Uiki al campo profughi di Crotone
di Dino Frisullo
13.8.2000
Facevano parte della delegazione Dino Frisullo e Alfonso Di Stefano (Azad) e Mehmet Yuksek (Uiki - Ufficio d'informazione del Kurdistan in Italia).
L'accesso al campo è stato insolitamente facile, previa telefonata al prefetto. Ci ha accompagnati, con molta disponibilità, il funzionario della prefettura dr. Gallo. Erano presenti 801 persone, fra cui i 241 (di cui 113 minori) arrivati a Crotone il giorno prima in condizioni miserabili sulla carretta denominata Iman. Tutti kurdi, tranne una cinquantina di afghani.
Il campo consiste di file di roulotte (di cui solo una parte coperte da tettoie parasole), più alcuni servizi igienici e lavatoi collettivi, una mensa, una scuola d'italiano (attualmente non funzionante), un'infermeria. E' gestito dalla prefettura d'intesa con il comune di Capo Rizzuto e con varie organizza-zioni convenzionate (Croce rossa, Caritas, Misericordia ed altri). Il sole cocente costringe le persone a stare nelle roulotte o nelle rade zone d'ombra. Abbiamo visto persone dalla pelle ustionata dal sole. Abbiamo incontrato persone e famiglie in attesa del permesso di soggiorno provvisorio (per "attesa d'asilo) da oltre un mese, mentre il periodo di attesa dovrebbe essere di quindici giorni al massimo. In alcuni casi si è riscontrata una certa sommarietà nell'unificazione delle pratiche relative a gruppi familiari. Queste circostanze sono state giustificate dalla prefettura con la continua emergenza dei nuovi sbarchi. Appena ricevuto il permesso di soggiorno, gli interessati sono espulsi dal campo per far posto a nuovi arrivi. Solo in un caso abbiamo trovato una donna kurda il cui soggiorno nel campo è stato prolungato per motivi umanitari, perché in attesa del marito incarcerato in Croazia. Abbiamo verificato però che non tutti intendono proseguire il viaggio in direzione di altri paesi europei. Diverse famiglie kurde (sia di Turchia sia d'Iraq) hanno espresso la loro disponibilità a fermarsi in Italia, se si vedessero garantita una condizione civile di vita e di lavoro. Una donna di Diyarbakir ci ha detto "noi cerchiamo sicurezza sociale ma è più importante il calore umano, e in Italia il calore c'è". Dunque si pone, anche per la lunghezza dell'attesa dell'asilo, il problema di una seconda accoglienza sia in Calabria, sia nel resto d'Italia. La prefettura ci ha detto che stanno vagliando alcune ipotesi in Calabria, facendo ricorso ai fondi europei messi a disposizione dal governo. I profughi lamentano carenza di vestiario e scarpe (l'indomani, ci è stato garantito, sarebbero stati distribuiti dalla Croce rossa). Si nota una certa carenza d'informazione, che produce anche continui tentativi di fuga dal campo di persone che temono il rimpatrio (uno si era ferito cadendo dalla recinzione). Non c'è un servizio informativo al quale i profughi possano rivolgersi di fronte a un rifiuto o un rinvio da parte degli agenti di polizia che gestiscono i colloqui e la consegna dei certificati. La presenza degli interpreti non è continuativa per tutte le lingue kurde fondamentali (kurmanci, sorani, zazaki), anche perché gli stessi sono adoperati negli accompagnamenti in ospedale o nelle deposizioni in tribunale. Quanto al contributo economico "dei primi 45 giorni" (poco più di mezzo milione a testa), la prefettura ha garantito che viene richiesto per tutti, dopo la formalizzazione delle richiesta di asilo, e che la prima tranche, pari a 500.000 lire, viene consegnata a tutti all'uscita dal campo. Abbiamo però poi verificato che molti dei richiedenti asilo dimessi dal campo, stabilitisi per esempio a Badolato, non hanno ancora ricevuto una lira del contributo a distanza di mesi dall'uscita da questo ed altri campi di prima accoglienza.
Abbiamo potuto ricostruire alcune storie, che confermano le nostre idee circa il "business dell'esodo":

1.. Kurdistan irakeno: lo svuotamento di Zakho. Una delle navi più recenti era costituita totalmente da 550 profughi da questa città, posta nell'area controllata dal Pdk di Barzani a ridosso del confine turco. Perché fuggire da un'area sotto controllo formalmente kurdo? Risposte: non c'è sicurezza, in città hanno mano libera i militari turchi e i servizi Usa e irakeni, le milizie kurde si combattono fra loro e non guardano all'interesse collettivo, incombe la guerra fratricida e/o l'invasione turca o irakena... Come siete fuggiti? Un convoglio di minibus (dunque almeno quindici veicoli) ha percorso in tre notti tutta l'Anatolia fino all'imbarco, dunque ha attraversato di notte un confine e poi una vasta regione sotto coprifuoco: impensabile che le milizie del Pdk da un lato, le guardie di confine e poi i posti di blocco militari turchi dall'altro, non abbiano notato il convoglio e non si siano impadroniti di parte del prezzo del viaggio, 3500 $ per gli adulti e 2000 $ per i minori. In quanti sono disposti a partire o sono già partiti? Risposta: tutta la città...

2.. Kurdistan turco: lo sbarco dell'8 agosto ha portato in Italia trecento persone in fuga dai villaggi distrutti e dalle baraccopoli. Concentrati nel quartiere Aksaray di Istanbul, sono stati poi convogliati dai subagenti (le agenzie madri, confermano, sono nella centrale Sultanahmet) in autobus di notte verso Izmir. Un viaggio di molte ore e con molte strane soste. Qualcuno alza la testa, che devono tenere rigorosamente abbassata, e sbircia: ad ogni sosta, mazzette di denaro alle pattuglie della polizia, una delle quali scorta gli autobus. A Cesme, porto presso Izmir, il conducente porta dentro il comando dell'esercito un mazzo di banconote di 20.000 dollari. Il viaggio avviene, guardati a vista da mafiosi turchi armati di pistola, su due pescherecci di legno fradicio rispettivamente lunghi venti e trenta metri, che, era stato detto, dovevano invece solo portarlia l trasbordo in mare su una nave "seria". Uno degli scafi imbarca acqua costringendo a puntare sulla costa calabrese. Rischiano la pelle... Da cosa fuggono: è cambiata la situazione in Turchia nell'ultimo anno? No, il regime fa ancora quello che vuole (citano gli arresti dei sindaci kurdi dell'Hadep), ma con qualche remora in più. Fra gli sbarcati, alto tasso di politicizzazione (incontriamo anche vecchie conoscenze del Newroz '98 e del Treno della Pace).

3.. Kurdistan siriano e iraniano: anche da qui viene l'esodo, ed è il più miserabile. I profughi si fingono però spesso kurdo-irakeni o kurdo-turchi, sperando di ottenere più facilmente asilo, a causa delle buone relazioni fra la Siria, ma anche il regime iraniano, e l'Occidente. E' il caso dell'ultima nave, la Iman, che pare sia partita da un porto egiziano (ed ha viaggiato in condizioni, se possibile, ancora più terribili).

In conclusione:

a.. aumenta, nei racconti dei profughi, il cinismo dei trafficanti e il rischio di morte nelle traversate;
b.. si riscontra un aumento dei prezzi e una diversificazione delle rotte e degli imbarchi (frutto delle misure "proibizioniste"?), che anch'essa accresce costi e pericoli;
c.. i profughi, avvertiti dei respingimenti dai porti italiani, tendono a preferire ai trasporti di linea le grandi navi i cui sbarchi sono "garantiti" dalla loro stessa dimensione e impatto, il che accresce profitti mafiosi e rischi;
d.. si estende sia la dimensione geografica dell'esodo (ora anche il Kurdistan siriano e iraniano), sia la sua entità, dell'ordine di grandezza delle centinaia di migliaia che premono sugli imbarchi, anche per la crescente sfiducia nelle organizzazioni kurdo-irakene da un lato, nella disponibilità a cambiare del regime turco dall'altro;
e.. si conferma il pieno coinvolgimento dello Stato e della polizia turca, e il ruolo centrale di Istanbul nella direzione del traffico;
f.. aumenta il flusso di bambini e donne, cioè di famiglie che non hanno altra via legale per il ricongiungimento (per mancanza di passaporti, o per carenza dei requisiti richiesti dalle legislazioni europee, o per la sordità dei consolati europei...).
La visita ha anche tre esiti pratici positivi:
a.. si rintracciano un paio di famiglie che sanno tessere al telaio, che quindi potrebbero inserirsi nel progetto di tessitura cooperativa in corso a Riace. (1)
b.. Il rappresentante del prefetto porterà nella Consulta provinciale per l'immigrazione la proposta di stampare migliaia di copie dei libri di favole per bambini kurdi curati dal MKM (Centro di cultura della Mesopotamia) di Istanbul, con testo a fronte in italiano, da distribuire ai bambini del campo per aiutarli ad acquisire la nuova lingua senza abbandonare la propria. Una parte dei libri, con il solo testo kurdo, sarebbe inviata al campo profughi di Mahmura, nel Kurdistan irakeno.
c.. In settembre (14-15/9, se possibile rispetto alla sua programmazione) il gruppo teatrale "Teatro di nascosto".di Volterra porterà direttamente nel campo profughi i suoi spettacoli sul Kurdistan.

(1) - A Riace si sta sviluppando un'esperienza molto interessante di accoglienza di due famiglie kurde, recupero di abitazioni per loro ed altri e per un turismo alternativo, e creazione di lavoro nell'"artigianato dell'esilio" con una cooperativa di tessitura che dovrebbe immettere tessuti e tappeti kurdi, specialmente per la rete del commercio equo e solidale. Ne sono protagonisti gli operatori dell'associazione Città futura.