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08febbraio |
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Intervista a Fausto Bertinotti sul Forum mondiale
di Porto Alegre |
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Tra
le decine di migliaia di persone presenti al Forum sociale mondiale
di Porto Alegre erano presenti anche alcuni esponenti di partiti
politici di vari paesi. Con uno di questi, Fausto Bertinotti,
segretario del partito della Rifondazione comunista italiano,
abbiamo parlato del significato e del valore politico del Fsm
e del rapporto tra il movimento mondiale sociale e il mondo
dei partiti, cioè tra cosiddetta società civile
e professionisti della politica, rapporto piuttosto difficile
e complesso.
Cosa rappresenta questo Forum sociale mondiale, giunto alla
sua seconda edizione?
Siamo di fronte a un fenomeno che merita di essere capito più
a fondo e approfondito. Certo, il Fsm ha la natura dellevento,
non è un ordinario episodio delle relazioni nel mondo
della politica e/o nel mondo sociale. In realtà è
un evento straordinario, perché esprime una novità
saliente che è intervenuta nellera della globalizzazione.
Noi siamo di fronte a un fatto assolutamente nuovo che fa ricordare
il vecchio adagio che avevamo accantonato perché sembrava
troppo rassicurante: Quando la notte si fa più
profonda, si fa più vicina lalba. In pratica,
è successo qualcosa proprio nel momento in cui la globalizzazione
capitalistica neoliberale sembrava essere irresistibile nella
sua ascesa, quando fondava pensiero unico, nuove tecnocrazie
di comando, tendenza allesclusione e allinclusione,
nuove forme degemonia culturale ed era persino indifferente
allaumento degli squilibri territoriali, allaumento
della distanza tra povertà e ricchezza, alla concentrazione
di malattie terribili nei paesi poveri, al ridursi delle tutele
anche di civiltà del mondo del lavoro nei paesi più
sviluppati. Malgrado tutti questi tragici effetti, questa grande
rivoluzione capitalistica restauratrice riusciva a proporsi,
come diceva Le Monde Diplomatique, come pensiero unico.
E questo buio pesto è stato rischiarato?
In qualche modo sì, perché proprio mentre si affermava
inesorabilmente il pensiero unico, stava nascendo
dentro e contro questa restaurazione capitalistica un nuovo
soggetto: il cosiddetto popolo di Seattle, il movimento dei
movimenti che, comunque lo si voglia chiamare, è un fenomeno
durevole, non episodico, porta il linguaggio e i segni di una
generazione, muove dalla critica degli effetti di questa rivoluzione
capitalistica restauratrice per parlare, come dice il suo slogan,
di un altro mondo possibile e diventa protagonista
della possibile rifondazione della politica. Ed eccolo qui,
questo straordinario laboratorio che è Porto Alegre e
che esprime questa soggettività.
Eppure,
questa grande novità costituita dal movimento che sincontra
al Fsm sembra non essere colta dal mondo dei partiti politici,
che anzi spesso prendono le distanze in modo netto.
Il punto principale è la discriminante che il movimento
ha costruito, ed è una discriminante precisa: contro
la guerra e il terrorismo, e contro le politiche neoliberiste.
Questa discriminante ha attraversato il mondo politico dei partiti
ma, a parte alcune eccezioni (come il Partido dos Trabalhadores
brasiliano, che ospita il Fsm o come il partito della Rifondazione
comunista italiano, che fin dallinizio sono interni a
questo movimento), il rapporto è difficile perché
il movimento propone una riforma della politica. Io penso che
noi siamo dentro a una grande crisi della politica, frutto della
stessa globalizzazione che ha scardinato, rotto, devastato spazi
nazionali, tessuti democratici, compromessi democratici. Tutto
ciò ha aperto una crisi nei tradizionali partiti comunisti
e ha spostato la socialdemocrazia con la terza via
lungo un asse sostanzialmente neocentrista e neoliberale. Quelli
che hanno resistito, però, oggi trovano finalmente un
interlocutore che cambia tutta la situazione: questo movimento
di movimenti.
Quindi un movimento potenzialmente così forte da mettere
in crisi lattuale globalizzazione del pensiero unico
e da costringere i partiti a riflettere?
Penso proprio di sì. La manifestazione di apertura del
Fsm ha detto quello che doveva dire: una grande comunità,
un grande popolo che va dai Sem Terra, alle Organizzazioni non
governative di ogni tipo, alle associazioni cattoliche, ad alcuni
partiti, a centinaia di migliaia di cittadini... è veramente
un fatto straordinario! Cè un popolo che si è
messo in cammino. In questo cammino ci saranno grandi sfide
da fronteggiare nella politica, nel movimento stesso, ma il
punto saliente e decisivo è questo: un popolo si è
rimesso in cammino e non si torna più indietro.
Intervista a Fausto Bertinotti di Enrico Panero [08.02.2002]
[Agenzia dinformazione nazionale Testimoni di Genova]
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