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20febbraio |
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Un video accusa i militari: picchiarono i manifestanti
senza motivo.
Tre carabinieri violenti l'Arma ora li denuncia |
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In
un rapporto informativo consegnato alla Procura di Genova e
relativo
alla guerriglia urbana del G8, i carabinieri hanno identificato
e
segnalato almeno tre colleghi «violenti» sorpresi
dalle telecamere a
picchiare senza motivo apparente alcuni manifestanti. La relazione,
attualmente sul tavolo del pm Francesco Cardona Albini, è
stata redatta grazie all'esame di una lunga serie di video ed
in particolare di un film, «GHate», girato dai registi
indipendenti genovesi Franco Leo, Gianfranco Pangrazio e Matteo
Nigro. Nel fascicolo trasmesso ai magistrati, l'Arma ha denunciato
un gruppo di militari - dai tre ai cinque carabinieri - che
il 20 luglio scorso, in corso Torino, a poca
distanza prima dal luogo in cui venne ucciso Carlo Giuliani,
picchiò in
maniera «non giustificata» ed evidentemente violenta
alcune persone.
Il
rapporto è stato consegnato nelle passate settimane e
rientra in
quella operazione di completa trasparenza guidata dal colonnello
Giorgio Tesser, responsabile del Comando provinciale genovese:
un
atteggiamento sostanzialmente diverso rispetto a quello della
questura,
che ad esempio - come denunciato dalla stessa Procura - dopo
un'attesa
interminabile aveva fornito delle vecchie fototessera degli
agenti in
servizio nella caserma di Bolzaneto.
L'ufficiale dell'Arma a suo tempo aveva invece fornito agli
inquirenti l'elenco di tutti i militari che durante i disordini
legati al vertice internazionale erano stati costretti ad esplodere
dei colpi d'arma da fuoco a scopo intimidatorio.
Compreso
l'episodio di Boccadasse, quando un maresciallo sparò
in alto
per disperdere un gruppo di Black Bloc che stavano prendendo
a
sprangate un militare («Gli abbiamo smontato la testa»,
raccontò poi
una Tuta Nera di origine francese), che a causa delle ferite
avrebbe
poi perduto la vista da un occhio. Nei mesi scorsi, quando una
prima
perizia balistica aveva giudicato «non compatibili»
i due bossoli
rinvenuti in piazza Alimonda accanto al cadavere di Giuliani,
scatenando una serie di inquietanti interrogativi (quante pistole
hanno
sparato contro il giovane «disobbediente» genovese?),
i carabinieri
avevano spontaneamente consegnato in tribunale le pistole di
tre
colleghi che quel maledetto pomeriggio di venerdì 20
luglio, giusto in
corso Torino, avevano esploso dei colpi verso l'alto. Successivamente,
un secondo esame spazzò via tutti i dubbi stabilendo
che i due bossoli
appartenevano entrambi all'arma di Mario Placanica, il militare
che a
bordo del Defender sparò in direzione di Gliuliani, uccidendolo.
Nel
frattempo, mentre gli investigatori continuavano a visionare
filmati e
fotografie, il Comando ha continuato a trasmettere rapporti
alla
Procura. Compreso quello - in parte sollecitato dagli stessi
magistrati, che avevano dato un'occhiata a «GHate»,
giudicato dalla
critica il miglior film sulle tre giornate genovesi - con i
nomi dei
militari che a volto scoperto si accanisce coi manganelli contro
un
manifestante in particolare.
(m.cal.)
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