Circolo di Rifondazione Comunista di Palata (Cb)
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A cura di Filemazio
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Come ci si può difendere
1. IL PRINCIPIO DI CAUTELA

Il principio di cautela afferma "occorre usare con prudenza e cautela quelle tecnologie che non risultano completamente e sicuramente innocue, superando il criterio corrente secondo il quale va ammesso l'utilizzo di processi e prodotti finché non sia dimostrata la loro nocività."
Infatti, agire solo su prova certa, cioè su verifica del danno subito, vuol dire, di fatto, consentire una sperimentazione su cavie umane.
Non è vero, inoltre, che non esistano prove della correlazione tra esposizione a campi elettromagnetici e insorgenza di patologie, di cui alcune molto gravi, come la leucemia infantile. Gli istituti scientifici del Ministero della Sanità, l’Istituto Superiore di Sanità e l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro, affermano, infatti come l’indagine scientifica e la ricerca epidemiologica, sebbene non conclusive, mostrino un’evidenza di aumento di determinate patologie in relazione al livello di esposizione. Essi così concludono: "gli studi epidemiologici suggeriscono un’associazione fra esposizione a campi magnetici a 50 Hz (gli elettrodotti) e la leucemia infantile."
Anche per le cosiddette radiofrequenze (ripetitori per telefonia cellulare, impianti di trasmissione radiotelevisivi, radar), pur essendo tecnologie nuove e, quindi, la ricerca scientifica più recente, viene affermata la necessità di adottare il principio di cautela. Scrive, infatti, l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro: "indicazioni provenienti dall’epidemiologia e dalla sperimentazione, tra cui quella di grande rilievo dovuta al recente studio australiano, spingono ad assumere valori di guida più cautelativi rispetto ai valori limite vigenti per gli effetti acuti. Conforta in questa direzione il fatto che, per l’esposizione alle radiofrequenze, è tecnologicamente ed economicamente possibile raggiungere una riduzione degli attuali tetti massimi di esposizione, soprattutto nelle aree residenziali e destinate all’infanzia o alle strutture sanitarie."
Secondo noi, quindi, una legislazione moderna di tutela ambientale e della salute, di prevenzione del rischio, rovescia il dovere della prova. Secondo noi, quindi, la legislazione deve essere rivolta ad impedire o limitare l’esposizione delle persone finché non sia dimostrata l’innocuità degli elettrodotti o delle antenne.

2. I DATI DEL PROBLEMA

Le principali fonti di inquinamento risultano essere le tecnologie usate per il trasporto e la distribuzione dell’energia elettrica (elettrodotti), per le radio telecomunicazioni (emittenti radio – TV, ripetitori per telefonia cellulare, radar), per le applicazioni in campo industriale e nei servizi, nonché, infine, per le apparecchiature elettrodomestiche.
E’ chiaro come lo sviluppo tecnologico abbia fatto crescere notevolmente il livello dell’inquinamento elettromagnetico e che, a tale eccezionale aumento di livelli di inquinamento non abbia fatto riscontro un corrispondente diffondersi di normative di protezione della salute.
Gli effetti nocivi degli elettrodotti sono da tempo presi in esame anche dalla legislazione italiana con il DPCM del 23.4.1992 ma solo per gli effetti acuti. Il limite di esposizione esistente, infatti, è di 100 micro tesla, mentre l’Istituto Superiore di Sanità e l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro, propongono un limite di cautela, per la protezione dai possibili effetti a lungo termine dell’esposizione, di 0,2 micro tesla, 500 volte inferiore al limite attuale.
Rifondazione Comunista si batte affinché venga approvata subito una norma di legge che introduca per gli elettrodotti il limite di esposizione al campo magnetico di 0,2 micro tesla e che si attui un piano di risanamento per tutte le tratte che fanno superare quel limite rispetto ad abitazioni, scuole, ospedali, luoghi di lavoro, ovunque la popolazione risiede per oltre 4 ore al giorno.
La preoccupazione è molto aumentata anche per quanto riguarda i possibili rischi per l’esposizione prolungata a campi elettromagnetici prodotti dalle cosiddette radio frequenze (ripetitori per telefonia ecc.).
Rispetto a queste tecnologie, si è introdotto recentemente, nel novembre del 1998, un decreto interministeriale che ha fissato limiti di protezione anche per i possibili effetti a lungo termine e obiettivi di qualità per minimizzare l’esposizione.
Questo decreto è ancora insufficiente e inadeguato in quanto non comprende tutte le sorgenti fisse che producono campi elettromagnetici in alta frequenza (esclude, per esempio, i radar militari), fissa un limite di cautela ancora troppo elevato (6 volt metro, mentre l’ISPESL proponeva un valore di 3 volt metro), non fissa con precisione gli obiettivi di qualità da raggiungere per minimizzzare l’esposizione della popolazione. Per questi motivi, Rifondazione Comunista chiede una modifica di questo decreto affinché venga migliorato. Ciò nonostante, questo decreto è molto importante perché per la prima volta introduce il principio di cautela nella nostra legge e da precisi compiti e responsabilità ai Comuni e alle Regioni. Noi riteniamo che questo decreto non venga applicato correttamente e che sia fondamentale conoscerlo per farlo rispettare in tutte le sue parti, in particolare quelle che introducono il concetto di minimizzazione dell’esposizione.


 
Petizione del PRC
Moratoria di nuovi impianti fino all'individuazione
di norme di
garanzia per la salute

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