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Palata, 26 nov.2001. Ormai si attende soltanto l'ufficializzazione
delle nomine dei componenti del Consiglio regionale, che come
tutti sanno, è stato rinnovato quindici giorni fa.
Da un primo esame dei nominativi dei nuovi consiglieri appare
subito evidente un dato raccapricciante: nonostante la fioritura
di diversi partiti, nonostante la voglia di cambiare, che
troppo spesso è rimasta solo sulla carta, nonostante
siano stati coniati nuovi ed alternativi simboli di partito,
la triste verità che emerge è che ben 26 consiglieri
su 30 sono figli del mai troppo sepolto "Scudo Crociato".
E già, la Democrazia Cristiana non esiste più
ufficialmente, ma frequentemente viene riesumata o comunque
sopravvive attraverso rivoli e rivoletti, che nel frattempo
si sono ingrossati e reclamano vecchi privilegi.
Dunque CCD-CDU, La Margherita, PPP, Democrazia Europea si
riconducono ad un comune denominatore, una tesi peraltro avvalorata
dalle dichiarazioni di Patriciello, il noto imprenditore delle
cliniche private, il quale, nel commentare a caldo la vittoria
riportata dal centrodestra, ha chiaramente affermato di voler
ricostituire "la grande Democrazia Cristiana". Circa
La Margherita, la cui ossatura, come è noto, risulta
formata dal PPI, qualcuno potrebbe obiettare che si tratta
pur sempre di uno schieramento di centrosinistra, e dunque
contrapposto alla coalizione uscita vittoriosa dalle Regionali,
ma occorre riflettere che in Molise, La Margherita oggi si
pone come leader dei partiti di centrosinistra, almeno stando
alla notevole percentuale di voto ottenuta; ciò non
è poi così edificante: qualcuno si sorprenderebbe
se domani qualche esponente della Margherita fosse pronto
a passare dall'altra parte della barricata, e quindi, pronto
a salire sul carro del vincitore?
Ma c'è chi ha fatto di gran lunga peggio: la riesumazione
e la conseguente elezione di Antonio Di Rocco nelle file del
"partito-azienda" Forza Italia, un partito che in
questi anni pure ha adottato molti "orfani" di "mamma
DC", è di quelle che segnano la notte della politica.
Siamo pronti a giurare che l'unica autentica opposizione in
Consiglio regionale sarà quella di Rifondazione Comunista,
l'unico partito realmente vittorioso nell'ambito di una coalizione
troppo divisa, una coalizione, che alla fine ha pagato dazio
per aver scelto un candidato alla presidenza della Giunta
regionale, sicuramente protagonista di diversi errori, alcuni
dei quali addirittura marchiani, durante il breve periodo
di tempo che lo ha visto Governatore.
Dunque Rifondazione Comunista è cresciuta su tutto
il territorio regionale assestandosi al 3.5%, mentre i "cugini"
diessini continuano a perdere colpi, prigionieri di vecchi
schemi infruttuosi, come sono quelli ai quali li costringono
tanto i vertici nazionali del partito, quanto la segreteria
regionale di D'Alete, quest'ultimo, difensore ad oltranza
della candidatura Di Stasi, risultata poi decisamente fallimentare.
Poi ci sono i "cugini di secondo grado" del PDCI,
ai quali non è stato sufficiente neppure l'alleanza
con i Verdi per eleggere qualcuno che li rappresentasse veramente,
ma forse è giusto così: il consigliere De Lisa
è davvero uno di loro oppure è un diessino prestato
da D'Alete & soci?
Una cosa appare certa: nessuno potrà addossare la responsabilità
della recente bruciante sconfitta elettorale a Rifondazione
Comunista ed al suo elettorato; quando un partito come i DS
si mostra spaccato sino al giorno precedente la presentazione
delle liste circa il nome del candidato alla presidenza regionale,
reputiamo quasi fisiologico che la sconfitta sia dietro l'angolo:
chi ha orecchie per intendere lo faccia, ma faccia in fretta
perché, grazie al "camaleonte" Chieffo, le
elezioni provinciali del 2002 non saranno vicinissime, ma
neppure così lontane.
Ufficio Stampa PRC Palata
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